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Autore: inbadlounds    01/10/2013    2 recensioni
Della tesi secondo cui Blaine fosse il prototipo del suo ragazzo perfetto – come gli canzonavano spesso i suoi colleghi –, Kurt ne ebbe conferma solo alla sua terza volta.
Quella volta, Blaine aveva fatto il suo ingresso, mozzafiato come sempre, e accomodatosi al pianoforte, aveva cominciato a pigiare i tasti mentre, per la prima volta, da quando Kurt ricorda, iniziò ad intonare una canzone.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Underground

Forbidden Love.

 

 

« The music is all around us,

all you have to do is listen. »

 

 

Erano passati cinque anni da quando Kurt aveva assistito per la prima volta al concerto tenutosi dalla Julliard. Non lo aveva fatto per i volantini che si ritrovava ogni sera sul parabrezza della macchina o perché chiunque dei suoi colleghi fantasticava sul talentuoso pianista che, ogni anno, partecipava all’evento. Lo aveva fatto semplicemente perché la musica lo aveva chiamato.

Kurt la percepiva. La percepiva nell’aria, nella luce, nel traffico, persino nel silenzio. Bastava semplicemente aprire l’anima e ascoltare.

 

Quando Kurt sentì per la prima volta quel pianista, Blaine Anderson, suonare il pianoforte, rimase … dire sbalordito, sarebbe un eufemismo. La musica alleggiava attorno a lui, la musica era lui.

Blaine – notò Kurt – pigiava delicatamente sui tasti come se fossero filamenti di un’anima, dove ogni tasto emanava un proprio suono. La sua musica era speciale, come se fosse magica: entrava nell’animo più profondo delle persone, dimorandovi e la stessa cosa succedeva a Kurt, tant’è che sentiva le lacrime pizzicargli gli occhi, da quant’era quella meraviglia.

 

Ogni anno, come se fosse una sorta di rituale di purificazione – perché sì, Blaine riusciva a purificarti, con la sua musica – Kurt si recava al concerto, e come sempre si metteva in prima fila, chiudeva gli occhi e ascoltava.

Ascoltava la sua musica, che entrava dentro lui e spesso – fin troppo spesso e più di quanto voluto – lo lasciava esterrefatto. Era come se Blaine o la sua musica entrasse nel suo corpo e scovasse i suoi più profondi segreti – o peccati? – e li purificasse.

 

E Kurt ogni volta si sentiva maledettamente sbagliato, come se fosse un oggetto fuori posto, violato, sottomesso da quella musica che non aveva più segreti per lui, e tutto questo era così sbagliato da far male. Perché per Kurt, Blaine rappresentava la persona che molti l’avrebbero definito come “anima gemella” e tutto questo era terribilmente quanto perfettamente sbagliato.

 

L’aveva capito quando, la seconda volta, Kurt – seduto sempre al solito posto – aveva avuto modo di osservarlo. Blaine aveva capelli ricci – l’aveva adocchiato in un servizio fotografico per una rivista – che per l’occasione erano stati placcati senza pietà da un’enorme quantità di gel; un perfetto profilo, e due occhi color nocciola, che gli scaldavano il cuore.

 

Della tesi secondo cui Blaine fosse il prototipo del suo ragazzo perfetto – come gli canzonavano spesso i suoi colleghi –, Kurt ne ebbe conferma solo alla sua terza volta.

Quella volta, Blaine aveva fatto il suo ingresso, mozzafiato come sempre, e accomodatosi al pianoforte, aveva cominciato a pigiare i tasti mentre, per la prima volta, da quando Kurt ricorda, iniziò ad intonare una canzone.

 

E Kurt ricordava che era rimasto senza parole: Blaine aveva la musica nel cuore, gli circolava nelle vene come se fosse sangue e viveva di note e chiave di violino.
Perché non era possibile che al mondo esistesse una persona tanto perfetta quanto impossibile e soprattutto non era possibile che Kurt dovesse innamorarsi proprio di quella persona tanto perfetta quanto impossibile.

 

 

Era stato per questo motivo, o forse per una serie di motivi, che Kurt la quinta volta – quella dell’anno prima, per intenderci – aveva fatto quella che lui classificava come la sciocchezza – e imbarazzante e infantile – più colossale della sua intera esistenza. Perché sì, aveva avuto la brillante stupida idea, alla fine del concerto, di raggiungere il retroscena – ed essendo lui, un produttore/attore di Broadway con una certa fama, nonostante la sua giovane età, lo avevano fatto passare – e far consegnare, tramite una guardia del posto, un bouquet di rose rosse e gialle a Blaine Anderson, per poi darsela a gambe levate. Come se il significato delle rose non fosse abbastanza chiaro, ci aveva messo pure un biglietto.

“Come what may…I will love you until my dying day  , anonimo naturalmente.

Non aveva mai saputo che Blaine Anderson aveva ricevuto i fiori con il biglietto.

Non aveva mai saputo che un sorriso era spuntato sulle sue labbra, leggendo quelle semplici parole.

Non aveva mai saputoche Blaine si era domandato se la persona che gli aveva mandato quei fiori fosse la stessa che ogni anno si sedeva allo steso posto.

 

Kurt non lo seppe fino all’anno successivo.

 

Quell’anno – ed era la sesta volta – Kurt si avviò all’annuale concerto della Julliard e quando arrivò al suo solito posto, si trovò una sorpresa.

Una rosa rossa, con qualche petalo spruzzato di giallo, era poggiata sulla sedia; accanto, vi era un biglietto.
Non fece in tempo ad aprirlo che subito l’entrata di Blaine Anderson catturò la sua attenzione.

Questa volta, notò Kurt, Blaine si avvicinò al centro del palco e con il microfono in mano, iniziò semplicemente a cantare.

 

“Just one kiss on my lips, was all it took to seal the future, just one look from your eyes, was like a certain kind of torture”

 

La musica penetrò nell’anima di Kurt, ma per la prima volta, furono le sue parole a colpirlo. Semplici dolcissime parole penetrarono nell’anima di Kurt, mentre i loro sguardi, per la prima volta, rimasero incatenati.
Perché no, non era possibile che Blaine Anderson avesse capito.

 

Forbidden love, are we supposed to be together. Forbidden love, forbidden love. We seal the destiny forever, forbidden love, forbidden love.”

 

Kurt era esterrefatto. Sentiva le sue mani tremare, perché no, Blaine non stava realmente cantando per lui.

No, tutto ciò era impossibile.

Eppure, la risposta alle sue domande, Kurt ce l’aveva ed era racchiusa in un involucro di carta, ormai stropicciata, che aveva tra le mani.

 

“Oh, there are you. I’ve been looking for you forever”.

 

Mentre le ultime note della canzone riecheggiavano nell’aria, Kurt non poté impedire ad una lacrima solitaria di bagnargli il viso e mentre guardava Blaine Anderson ringraziare tutti, diede un’ altra occhiata al biglietto. Notò che alla fine, Blaine aveva scarabocchiato un numero che Kurt riconobbe come quello del suo camerino e non poté far meno di sorridere.

 

 

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N/A:

Con enorme ritardo, ecco a voi una piccola OS.
L'avevo scritta secoli fa e ... niente, ditemi che ne pensate.

Inoltre, a tutte le persone che aspettano pazientemente l'aggiornamento di WhiteRblood, arriverà. Dato che è la mia bimba, voglio far le cose con calma :)
A presto, 
R i n,
   
 
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