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Autore: Physics    01/10/2013    2 recensioni
Sappiamo che prima di Haymitch vi fu un vincitore nel Distretto 12. Della sua storia, però, non sappiamo niente. Non sappiamo il suo nome, né come è morto, e nemmeno come ha vinto nell'Arena.
Questa fan-fiction rappresenta come è la storia di questo tributo nella mia testa.
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Dal prologo:
Ma in quel momento di ridicolo non c'era proprio niente. C'era solo puro terrore
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Ventesima edizione degli Hunger Games.
Genere: Angst, Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri tributi, Tributi edizioni passate
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Fight or Die
→ Prologo
   Cadavere

Era un giorno triste nel Distretto 12. Insomma, lo era più o meno in tutti i Distretti poveri, in realtà. Ma per la maggior parte delle persone semplicemente sarebbe stato un motivo di festeggiamento dopo la Mietitura. Molte persone dovevano ancora abituarsi all'idea degli Hunger Games, anche se erano persone che non ci avrebbero mai partecipato. Vedere i loro figli tremare di paura davanti a quelle bocce di vetro non era comunque un bello spettacolo, e ancora meno era vedere la gente del proprio Distretto morire, attraverso uno schermo. E loro erano costretti a vedere quegli spargimenti di sangue. Costretti a vedere i loro figli, i loro amici, fratelli o qualcos'altro morire, morire per il divertimento della capitale.
« Ho paura. » Disse Allen Rinth al fratellone, che in tutta risposta accigliò le sopracciglia per un momento, guardando il bambino dai capelli scuri. « Hai solo undici anni.  Non possono sceglierti, Allen. »  Gli rammentò Nate, che di anni però ne aveva sedici, e di paura molta di più di Allen. Sarebbe stato stupido il contrario. I suoi nomi nella boccia, poi, non erano certo pochi, visto che avendo ben poco da riuscire a mangiare o cose varie aveva preso le tessere.
Gwen Linth, in realtà era la figlia di un commerciante, quello del negozio dei Dolci, ma vivevano nel Giacimento per via del padre minatore.
« Ho paura per te, Nate! »  Replicò l'undicenne. Il maggiore vide che i suoi occhi chiari erano lucidi. Aveva capito solo da poco cosa succedeva veramente negli Hunger Games.
Si moriva. Perché nel Distretto 12 tributo equivaleva a cadavere. C'era un motivo se in vent'anni di Hunger Games il Distretto più piccolo di Panem non aveva avuto nemmeno un vincitore. Nessuno imparava i segreti del minatore prima dei diciotto anni, e tutti erano magri e gracili.
« E cosa temi, Allen? Se mi scelgono io torno. » Nate sapeva che non era bello mentire in quel modo a suo fratello, ma sentiva che era la cosa migliore da fare. In fondo sentiva che non lo avrebbero preso. O forse lo sperava soltanto.
« Anziché pensare a cose del genere, fai qualcosa di utile e vai a prepararti. »  Aggiunse con un sorriso. Allen era tutt'altro che rincuorato, ma evidentemente trovava preferibile finire in quel modo la conversazione, con un pensiero ricorrente: Nate non sarà scelto.
I vestiti migliori, comunque, non erano niente di speciale. Ma erano puliti. Venyan, la sorella maggiore, di diciotto anni indossava un semplice abito blu e bianco, mentre i capelli biondi erano legati in una treccia, ma era comunque la più elegane dei tre, visto che Allen e Nate indssavano entrambi una semplice camicia e dei pantaloni scuri. Ma in realtà era più o meno così che si vestivano tutti alla Mietitura.
Poco prima dell'una si avviarono verso la piazza dove si teneva la Mietitura, dopo aver mangiato una minuscola fetta di quel durissimo pane che Nate e Venyan avevano ottenuto con le tessere. Allen guardava impaurito i suoi due fratelloni maggiori, mentre si mettevano in quei "recinti" di corde, aveva paura di perderli. Sul palco eretto davanti al palazzo di Giustizia vi erano soltanto due sedie. Una cosa veramente tristissima, che sembrava essere lì semplicemente per rammentare che il Distretto 12 era l'unico senza nessun vincitore. La mancanza anche di una sola sedia sembrava dire a quei poveri ragazzi impauriti "guardate, se andate nell'Arena state certi che non tornerete". O lmeno così pareva nella mente di Nate, che forse era semplicemente terrorizzato. Ma quel messaggio era ben impresso nella mente di tutti quanti i candidati. Alle due spaccate il sindaco Leeroly si alzò dalla sua sedia, mentre l'accompagniatrice Glasdy Riffin sorrideva, con le sue labbra chirurgicamente modificate. E non erano le uniche cose che si era cambiata, ovviamente. Controvoglia il sindaco iniziò la lettura, lanciando ogni tanto qualche occhiata preoccupata a suo figlio Marc, che aveva quel giorno la sua prima Mietitura. Probabilmente non sarebbe stata l'ultima: aveva un solo biglietto nella boccia, gli andava molto meglio che a diversi undicenni del Giacimento.
Il solito discorso che ormai quasi tutti conoscevano a memoria. Panem nata da un posto di nome America, i Giorni Bui che avevano fruttato quegli Hunger Games che i Distretti adoravano.
E come se non bastasse Capitol City costringeva quei Distrettti che erano poco più che schiavi, anzi, erano proprio schiavi, animali da baraccone per il loro Reality Show, ma anche rifornitori di viveri. Sopratuttto rifornitori di viveri e beni di lusso, o altre cose varie.
« E' il momento del pentimento, è il momento del ringraziamento. »  Intonò infine il sindaco. Nate non poté fare a meno di chiedersi se in un futuro dove nessun ribelle sarebbe stato vivo, ribelle o persona che era rimasta in vita dalla ribellione anche senza partecipare attivamente, i Distretti avrebbero dovuto  pentirsi, conoscendo Capitol City era probabile. Ma il momento vero e proprio della Mietitura cominciò quando sul palco salì Glasdy Riffin, facendo svolazzare i suoi lunghi capelli rosa e viola, che dovevano essere davvero in voga nella Capitale.
« Felici Hunger Games! E che la Buona Sorte sia sempre a vostro favore!  »  Disse Glasdy, con il suo ridicolo accento capitolino. Ma in quel momento di ridicolo non c'era proprio niente. C'era solo puro terrore. Anche il suo discorso non era cambiato di una virgola, le solite parole vuote sulla sua felicità nel essere l'accompagniatrice del Distretto 12. Ma anche se sprizzava gioia da tutti i pori non era certo per quel motivo.
Si avviò prima alla boccia che conteneva i nomi femminili, come al suo solito. Le ragazze erano tutte sulle spine, sperando semplicemente di non essere loro. Tirò quasi subito fuori una busta, che aprì con mal celata eccitazione. Chi sarebbe stata la vittima del Distretto 12 quell'anno? « Ezra Rienten! » Affermò, cercando Ezra tra la folla. Alla fine tra le tredicenni sbucò fuori, capelli scuri, pelle scura e occhi scuri da Giacimento. Nate la riconobbe come una ragazzina che Allen aveva conosciuto tornando da scuola, un giorno. Abitavano abastanza vicini. Era abbastanza deludente che fosse una tredicenne, ingiusto. Ma i fondo anche una diciotenne sarebbe morta, probabilmente. Dopo un applauso la capitolina si avvicinò alla boccia dei ragazzi. Nate trattenne il fiato, non poteva tocccare a lui.
« Nate Rinth! »  Il respiro che stava trattenendo lì mancò. Ho sentito male, provò a convincersi, con scarsi risultati. Ho sentito male. Ma Nate aveva sentito benissimo.


 
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Note dell'autore:
Premetto che questa è la prima storia che scrivo, quindi siate clementi, santo Finnick (?).
Se dovete fare delle critiche, abbiate almeno il buonsenso di farle costruttive, perché se mi scrivete semplicemente che faccio schifo e devo smetterla di scrivere pubblicherò dieci storie al giorno e popolerò i vostri incubi (?).
A parte questa pessima minaccia. Come già specificato questa storia sarebbe quella di quel tributo sconosciuto del Distretto 12. So che probabilmente, anzi sicuramente ci saranno degli orrori di ortografia, vorrei dire qualcosa in mia discolpa ma non credo sia possibile, quindi preparatevi i pomodori, e magari le arance da portarmi in prigione (?).
Saluti.

 
  
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