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Autore: pandosea    02/10/2013    3 recensioni
«Londra era famosa per molte cose. Per i suoi monumenti, per la sua famiglia reale, per il suo cibo e per i suoi parchi. In uno dei suoi parchi più famosi infatti, si svolgevano vari eventi organizzati dal comune: la domenica, nei giorni di festa e quelli lavorativi.
Harry Styles viveva a Londra da un anno e mezzo e aveva iniziato a partecipare a questi eventi da sei mesi circa. Il suo spettacolo preferito, poi, si svolgeva ogni domenica, rigorosamente alle 10:30 del mattino. Questo “spettacolo” non era altro che un’esibizione di mimi ballerini.»

FanFiction by: pandozeus.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Mime.

Writer: pandozeus.
Raiting: yellow.
Note: AU/fluff/soulful.
Inspiration: sad playlist on my telephone, my bed ‘cause I’m ill and, obviously, Louis Tomlinson and Harry Styles.
Hope you’ll enjoy it! :)
 

 
«You can’t just sit there and wait or life to come to you. You have to go get it.»
- Damon Salvatore; The Vampire Diaries. -

 
 
 
Londra era famosa per molte cose. Per i suoi monumenti, per la sua famiglia reale, per il suo cibo e per i suoi parchi. In uno dei suoi parchi più famosi infatti, si svolgevano vari eventi organizzati dal comune: la domenica, nei giorni di festa e quelli lavorativi.
Harry Styles viveva a Londra da un anno e mezzo e aveva iniziato a partecipare a questi eventi da sei mesi circa. Il suo spettacolo preferito, poi, si svolgeva ogni domenica, rigorosamente alle 10:30 del mattino. Questo “spettacolo” non era altro che un’esibizione di mimi ballerini.
Quella domenica Harry si  trovava nel solito posto addirittura con dieci minuti di anticipo. Era seduto su una panchina ed, esattamente di fronte a lui, i quattro mimi si stavano riscaldando per iniziare il loro solito spettacolo. Dopo un po’ uno di loro si avvicinò allo stereo e premette il tasto play facendo partire la canzone ‘Kangaroo Court’ dei Capital Cities. «Salve a tutti! Benvenuti allo spettacolo dei Smiles & Silence!» disse allora. Si misero in posizione iniziando il loro spettacolo di mimo.
Harry era sempre stato affascinato dai mimi. Insomma, non parlano, non muovono la bocca, semplicemente mimano; e riescono a farsi capire alla perfezione. Pensava che fosse qualcosa di spettacolare, un’abilità.
Lo spettacolo non durò molto, non durava mai molto, mezz’ora al massimo. Ci furono varie canzoni, vari sketch: la vecchietta sul pullman, giocatori di basket, celebrità montate, e varie coreografie. Spettacolari, come al solito. Alla fine, prese parola il ragazzo che aveva parlato all’inizio, di nuovo. «Speriamo vi sia piaciuto lo spettacolo, io sono Zayn Malik, lui -indicò alla sua destra - è Niall Horan. Lui - stavolta indicò alla sua sinistra - è Liam Payne. E infine, Louis Tomlinson.» indicò il ragazzo dopo Liam. Tutti e quattro fecero un inchino togliendosi il capello alla Charlie Chaplin. «Noi siamo i Smiles & Silence! A domenica prossima!» sorrise per poi congedare il pubblico che continuava ad applaudire e acclamare. Loro andarono dietro un piccolo sipario nero e Harry scorse varie famiglie seguirli, così decise di farlo anche lui. Dopo sei mesi, sei dannati mesi, sarebbe andato a parlare con loro, o meglio, con uno di loro in particolare. Prese un respiro profondo e segui la massa che si era recata dietro il sipario. Appena sporse il naso attraverso di esso vide che alcuni di loro stavano facendo delle foto con alcuni bambini. Cercò attentamente il suo obbiettivo e lo vide. Lì, seduto sulla sua sedia, con un bambino in braccio mentre la madre scatta loro una foto, Louis. Quel ragazzo. Il ragazzo. Il ragazzo che da sei mesi a questa parte ossessionava i pensieri di Harry, i suoi sogni, la sua mente. All’inizio credeva che fosse solo la sua immaginazione, ma quando iniziò a sognare gli occhi azzurri come diamanti del ragazzo ogni santa notte, capì che non era la sua immaginazione.. non lo era affatto. Quei due occhi azzurri che emergevano da sotto il trucco bianco e nero, che sembravano vivere di luce propria talmente erano brillanti.
Non appena la donna e il suo bambino si allontanarono, Harry prese coraggio e si avvicinò al ragazzo che aveva iniziato a togliersi il trucco dal viso ed Harry doveva ammetterlo, al naturale era ancora più bello. «Ehm.. - si schiarì la voce - Ciao!» sorrise e rabbrividì quando lo sguardo azzurro del ragazzo andò ad incastrarsi con il suo verde. Quello sorrise facendo formare delle rughe intorno agli occhi e salutò il riccio con la mano. Ad Harry diede un po’ fastidio, insomma, lo spettacolo era finito, ora poteva anche parlare. «Ehm.. Non ti stai più esibendo, puoi parlare.» disse incerto. Quello gli sorrise triste e Harry, non sapendo il perché, si sentì in colpa. Non si accorse nemmeno che il capo del gruppo gli si era avvicinato dicendogli «È muto.» La sua voce fredda fece gelare in sangue nelle vene ad Harry. Il ragazzo di fronte a lui si portò le mani sui fianchi e lo guardò con fare da rimprovero. «Che c’è?» Zayn alzò le spalle come per giustificarsi e Louis corse immediatamente verso il suo specchio per prendere una lavagnetta e un gessetto. Scarabocchiò qualcosa e poi lo rivolse verso Zayn. “Zayn Malik. Un po’ di gentilezza, no eh?Quello sbuffò. «Stavo cercando di farti un favore!» alzò gli occhi al cielo per poi andarsene. Louis posò la lavagnetta e prese a massaggiarsi le tempie. Harry, che dal canto suo era ancora congelato, si avvicinò a lui e «S-Scusa. I-Io non volevo.. cioè, n-non sapevo.» Il castano gli sorrise e gli fece un gesto alla “tranquillo, non preoccuparti”, così Harry prese un altro respiro profondo e «Ecco.. mi stavo chiedendo.. se magari.. ecco.. - dannazione, perché doveva essere così difficile?! - se ti andasse di.. prendere qualcosa al bar.. beh, sempre se vuoi, ovvio.» Disse tutto ciò non staccando gli occhi dalla punta delle sue scarpe. Louis si sentì leggermente avvampare, anche se non ce n’era motivo, non apparentemente, ma nonostante ciò prese la lavagnetta e ci disegnò una freccia che lo indicava per poi portarla sotto lo sguardo del riccio; quest’ultimo alzò lo sguardo e vide Louis sorridere ad occhi socchiusi e annuire freneticamente. Quella reazione fece spuntare un sorriso tutto denti ad Harry che ci mise poco a percepire le fossette affiorargli sulle guance. Davanti a quell’apparizione, il castano si immobilizzò. Il suo sguardo traspariva di tenerezza, divertimento, venerazione, ciò fece ridere Harry e riprendere Louis che scrisse sulla lavagnetta “Aspettami fuori, mi cambio e arrivo”.
Dopo dieci minuti Louis uscì da dietro al siparietto senza traccia di trucco, senza più i pantaloni neri, la camicia bianca, il gilet nero, il cappello alla Charlie Chaplin e le scarpe nere, ma, al contrario, con un pantalone rosso con il risvolto alla caviglia, vans bianche, maglioncino bianco e borsone a tracolla. Fece un cenno con la testa che voleva significare “Andiamo?” e, dopo la conferma di Harry, si avviarono, uscendo dal parco e andando in una delle caffetterie preferite dal riccio. “Barney’s and friends”. Così si chiamava il bar. Appena entrarono Harry si rivolse a Louis e «Tu cosa vuoi?» chiese, questo si guardò in giro e indicò un cappuccino, l’altro annuì e gli fece segno di andare a sedersi, dopodiché si avvicinò al bancone e «Barney!» esclamò facendo voltare un uomo abbastanza robusto, che subito gli sorrise e «Harry! Qual buon vento?» ricambiò. Il riccio ammiccò verso il tavolo dove ora sedeva Louis. «Oh, è quello del parco? Il mimo?» chiese Barney curioso. «Esatto.» sorrise Harry non riuscendo a trattenere un pizzico di emozione. «Sei un grande, ci sei riuscito! Visto? Che ti dicevo?» rise. «Che vi porto?» domandò poi. «Cappuccino per lui e tè verde per me.» sorrise e facendo l’occhiolino si diresse verso il tavolo. Cavolo, ancora non ci credeva che era in un bar con Louis, quel Louis. Pensava che se si fosse fatto avanti quello l’avrebbe mandato a quel paese dicendo di non conoscerlo e di non voler avere a che fare con lui e invece, beh.. era lì, con lui. Harry fece per sedersi di fronte a Louis quando, quest’ultimo, prese a scuotere le mani per attirare la sua attenzione. Il riccio lo guardò confuso e poi si ritrovò ad avvampare quando Louis gli fece segno di sedersi accanto a lui, ma non rifiutò. E come poteva? Prese posto di fianco a lui e, non appena le loro ordinazioni arrivarono, Harry chiese se si potessero avere anche dei biscotti. Che tè era senza biscotti?! Louis osservava ogni singola mossa del riccio e, quando gli rivolse la sua attenzione, prese a frugare nel borsone. Esultò nel trovare una penna, ma poi si abbatté quando non riuscì a trovare un pezzo di carta. Harry stava per chiedere un foglio al proprietario del bar quando il castano gli fece segno che non ce n’era bisogno. Prese a scriversi sul palmo della mano, poi la girò verso Harry. “Nome?” c’era scritto. Il moro si accorse solo in quel momento che non si era ancora presentato, che figuraccia. «Harry Styles.» Louis lo guardò confuso e si scrisse di nuovo sul palmo della mano. “Henry?” L’altro scosse la testa ridacchiando, poi prese la penna dalla mano di Louis, con quella libera afferrò la mano di Louis e a quel contatto un brivido percorse la schiena di entrambi, mentre con l’altra iniziò a correggere il nome scritto, attento a non calcare troppo per non fargli del male. Non poté non notare che le mani di Louis erano molto morbide e calde.. molto calde. Il castano lesse la scritta sulla sua mano. “Harry! :)” Ridacchiò in silenzio, ed Harry doveva ammettere che la sua risata muta era quanto di più bello avesse mai visto, portando la mano a colpire la fronte e Harry rise con lui. Arrivarono i biscotti e i due iniziarono a bere e mangiare. Appena Louis fece per bere il suo cappuccino, ritirò velocemente la tazza dalla bocca. Harry non capì, ma poi, vedendo Louis cercare di farsi aria sulla lingua, comprese che si era scottato. Scosse la testa, prese il viso di Louis tra le mani e iniziò a soffiare sulla sua lingua, non notò nemmeno che il viso del castano era diventato tendente al rosso pomodoro. Si accorse di quello che aveva fatto solo una volta che l’altro aveva sospirato di sollievo perché la lingua non gli bruciava più tanto. Voleva sprofondare, eppure era stato un gesto così naturale, osava dire automatico. Ci furono un paio di minuti di silenzio imbarazzante, poi Louis prese un biscotto dal piatto e ricominciò a mangiare come se nulla fosse, Harry lo guardò con un sopracciglio leggermente alzato, lui se ne accorse e sorrise portando il biscotto mordicchiato davanti a sé come per dire “Vuoi?”. Solo allora Harry si accorse che quello era l’ultimo biscotto, ma non prima di aver annuito. Louis avvicinò il biscotto alla sua bocca, quasi ad imboccarlo e, quando le dita fredde del castano toccarono per sbaglio le sue labbra, Harry spense il cervello permettendo all’altro di infilargli il biscotto in bocca. Trascorsero il pomeriggio a parlare e ridere, per quanto fosse loro permesso, poi verso l’ora di cena decisero di andare via. Una volta fuori si fermarono sul marciapiede e Harry azzardò «Beh.. ci vediamo?» Louis annuì, poi cacciò la penna dal borsone, prese la mano del riccio - altro brivido - e scrisse il suo numero, aggiungendoci un “SMS ovviamente.” L’altro sorrise e annuì leggermente, poi, quando fece un passo per girarsi, sentì delle braccia cingergli la vita e in naso di Louis schiacciarsi contro il suo petto. Ricambiò quell’abbraccio così dolce, così inaspettato, così.. unico. Prima di andarsene Louis mimò un “grazie” per poi lasciarlo da solo, in mezzo alla strada, terribilmente rosso in volto.
 
 
Erano ormai tre settimane che uscivano insieme, le tre settimane più belle della vita sia di Harry che di Louis. Harry si sentiva leggero e felice, si sentiva sereno. Certo, non si erano ancora baciati, né niente, ma ogni volta, quando uscivano, Louis sigillava il loro appuntamento con un abbraccio. Un abbraccio che valeva più di mille parole, perciò Harry stava bene. Mai stato meglio in vita sua.
In quel momento stava camminando per una delle strade principali di Londra quando vide uno spettacolo che, sicuramente, non avrebbe voluto vedere. Un Louis quasi sull’orlo delle lacrime, davanti ad un portone che riceveva una porta in faccia da un uomo urlante. Harry si precipitò velocemente verso di lui, urlando il suo nome, quest’ultimo si voltò e sbiancò in volto. Non voleva farsi vedere da Harry in quelle condizioni, non voleva. Si sedette sugli scalini afflitto. «Cosa è successo?» chiese il riccio, visibilmente preoccupato. Louis indicò le valigie, di cui l’altro si accorse solo in quel momento. «Ti hanno.. sfrattato?» chiese sentendo la voce incrinarsi alla pronuncia dell’ultima parola. Il castano annuì e Harry deglutì rumorosamente, sentendo un peso sullo stomaco. «Come farai ora?» azzardò. Louis scosse la testa, non ne aveva idea. Non sapeva come avrebbe fatto, non ne aveva la più pallida idea. Harry si passò una mano tra i capelli e «Vieni da me.» disse con voce ferma. L’altro lo guardò con gli occhi spalancati e il moro pensò di aver preso una pessima decisione nel dirglielo, ma poi quello lo guardò con uno sguardo come per dire “Sicuro?” e, a quel punto, Harry annuì più che convinto, completando il tutto con un sorriso.
L’appartamento Styles non era nulla di che, lo stretto indispensabile per sopravvivere. «C’è la luce, l’acqua calda, il gas e quello che serve. - disse aprendo la porta di casa e appoggiando le valigie di Louis in un lato dell’ingresso. - Il problema è che c’è solo un letto, io dormirò sul divano, così tu starai comodo.» sorrise voltandosi verso il suo ospite, il quale, prima lo guardò strano, poi scosse la testa. Harry era confuso, ma Louis indicò prima sé stesso, poi lui e poi congiunse le mani. «Insieme?.. Vuoi che io.. dorma con te?» il riccio ci mise un po’ a realizzare quando l’altro annuì. «M-Ma.. voglio dire.. non è..» Louis non lo fece terminare, che incrociò le braccia al petto in un’espressione da bambino cocciuto e Harry alzò le mani in segno di resa. «Ok! Ok!» disse prima di vedere il “bambino” saltellare sul posto battendo le mani ed Harry non poté fare altro che guardarlo intenerito.
Cenarono abbastanza presto, poi uscirono sul balcone che affacciava su Londra. Il palazzo di Harry era alto e lui abitava ad uno degli ultimi piani, perciò la vista era mozzafiato. Louis era seduto in pigiama su una delle sedie e Harry lo raggiunse poco dopo con due coppette di gelato in mano. Ne porse una a Louis e si sedette sull’altra sedia iniziando a mangiare. Ammiravano il panorama e le stelle mentre mangiavano gelato alla vaniglia e tutto ciò era così.. naturale. Dopo un po’ Harry sentì Louis sghignazzare. Si girò guardandolo con le sopracciglia incurvate. Il castano non disse niente, si limitò a spingersi in avanti e appoggiare una mano sulla guancia di Harry, il quale rabbrividì a quel tocco, ma non si sottrasse, per poi passargli il pollice sul labbro superiore perdendosi nei suoi occhi verdi, ora smeraldi alla luce notturna. Socchiuse un po’ la bocca, come desideroso di quelle labbra sulle quali era ancora poggiato il suo pollice, poi si riprese tornando alla realtà, risvegliandosi, e portò il dito alla sua bocca leccando via la vaniglia sorridendo malandrino. Anche Harry tornò alla realtà e si schiaffeggiò mentalmente per i pensieri che gli erano piombati in testa quando Louis si era leccato il dito.  Poi, come al solito, fecero finta che non era successo niente e tornarono a comportarsi normalmente. L’ennesima tesa situazione si verificò quando fu l’ora di andare a letto. Il letto era matrimoniale, ma sembrava che la mente di Louis fosse programmata sul “singolo” perché, non appena si sdraiarono entrambi, le mani del castano andarono a cingere la vita di Harry, il quale si girò su sé stesso per avvolgerlo in un abbraccio.
La mattina dopo era domenica, ciò significava: spettacolo di Louis. Si vestirono, si prepararono e andarono al parco. Harry si andò a sedere sulla solita panchina ed il castano andò a prepararsi con i suoi compagni. Una volta dietro al sipario Niall gli diede una pacca sulla spalla. «Loueh!» Al ragazzo per poco non venne un colpo, infatti si portò una mano all’altezza del cuore, deglutendo. «Ti ha accompagnato di nuovo?» fece poi il biondo. «Com’è che si chiama?» chiese mentre iniziava a passare lo spray bianco sui capelli. «Harry.» rispose Liam. Louis gli lanciò un’occhiataccia. Perché tutti sapevano i fatti suoi?! «Allora ci fai sul serio con quello?» stavolta era stato Zayn a parlare, mentre finiva di passarsi la matita sull’occhio destro. Il castano sbuffò e decise di prepararsi, ignorando i tre che si guardarono tra di loro con aria interrogativa.
Mezz’ora dopo era tutto pronto, come da copione, Zayn uscì per primo, recitando sempre la solita frase e facendo partire la base che quel giorno era “My sharona” un grande pezzo dei The Knack. Anche quella volta i quattro riuscirono a stupire ed emozionare tutto il pubblico, perfino Harry che veniva sempre tenuto allo scuro di tutto da Louis. “È una sorpresa.” affermava “Rovinerei tutto se te la dicessi!” continuava e “Domenica vedrai!” concludeva. Durante tutta l’esibizione Louis, appena poteva, lanciava occhiate e sorrisi ad Harry, come per assicurarsi che fosse ancora lì, che non se ne fosse andato. Alla fine dello spettacolo, Harry si precipitò dietro le quinte e, non appena Louis si liberò delle persone con cui stava comunicando, gli si buttò addosso e «Ora io e te andiamo a fare un bel picnic!» quasi urlò. Louis rise e annuì. Niall fu molto lesto e, prima che il compagno potesse portare via Harry, si avvicinò a lui. «E così tu sei il fantomatico Harry!» disse e Louis spalanco gli occhi. Cazzo, non ci voleva. «Piacere, io sono Niall.» gli porse la mano. «Piacere mio.» Harry gliela strinse sorridendo. Anche Liam e Zayn arrivarono da lì a poco presentandosi. «Così tu sei il nuovo interesse amoroso di Louis, eh?» Liam lo squadrò da capo a piedi. Harry avvampò e Zayn appoggiò le mani sulle spalle di Liam dicendo «Non farci caso, è solo geloso.» gli fece l’occhiolino. «Capita tra ex.» aggiunse Niall e Louis, davvero, volle sprofondare, così, prese per mano il moro, non curandosi più di tanto delle scuse e delle urla dei suoi compagni, e lo trascino via da lì. Harry era abbastanza divertito da tutta quella situazione. Liam lo aveva definito “interesse amoroso di Louis”, meglio di così non poteva andare! I due arrivarono laddove il riccio aveva preparato il picnic e entrambi si sedettero sulla tovaglia. Mangiarono e, una volta finito, Louis si distese sull’erba appoggiando la testa sulle ginocchia di Harry. Un gesto completamente, del tutto naturale. Harry sorrise e sentì le farfalle allo stomaco quando il castano prese una delle sue mani e iniziò a studiarne ogni minimo dettaglio. «E così Liam è il tuo ex?» azzardò. Sentì Louis sbuffare, ma non lasciare la sua mano. Scrollo le spalle in tutta risposta. «Niente di serio?» chiese e l’altro annuì per poi alzare gli occhi al cielo per dire “Era una noia!”. Harry rise. «Non è carino!» lo rimproverò, ma Louis non se ne curò. Era troppo preso ad appoggiare la sua mano su quella di Harry e contemplare il fatto che fosse minuscola in confronto a quella del ragazzo. Poi, il riccio sentì una morsa allo stomaco e il cuore iniziare a battere veloce, molto veloce, troppo veloce, quando sentì le dita di Louis intrecciarsi alle sue. Deglutì. Che fosse arrivato il momento del.. bacio? Avvampò in maniera incredibile e Louis sentì dei brividi percorrergli la mano, così alzò lo sguardo verso Harry che lo guardava perso. Appoggiò la mano libera sulla sua guancia accarezzandogliela appena. Il riccio agì d’istinto abbassando la testa verso di lui. Entrambi chiusero gli occhi e fremettero quando sentirono l’uno il respiro dell’altro. In un attimo la distanza si annullò e le labbra di Harry premettero su quelle di Louis, poi si staccarono di pochi millimetri, poi si scontrarono di nuovo, come se stessero bussando per chiedere l’accesso a qualcosa in più. Qualcosa che il liscio non esitò a offrire, si sollevò sui gomiti per poi mettersi sulle ginocchia, prendere il viso del ragazzo tra le mani e incominciare a baciare il ragazzo, modellandogli le labbra. Poi, Harry morse le labbra di Louis che le schiuse per approfondire di più il bacio. Il riccio non se lo fece ripetere due volte e fece scontrare le loro lingue, ancora, ancora e ancora. In quel momento entrambi si sentirono vivi, si sentirono infiniti, come se non ci fosse nessuno intorno a loro, come se esistessero solo e soltanto loro. Louis si mise a cavalcioni sulle gambe di  Harry e quest’ultimo gli prese i fianchi tirandolo a sé. Avevano aspettato questo momento praticamente da primo giorno in cui si erano visti. L’avevano aspettato così tanto che quando Louis si stacco per riprendere fiato, Harry fece un’espressione da cane bastonato che chiedeva perché? «Baci bene.» ammise il moro. Il liscio sorrise e fece un gesto come per dire “Anche tu!”. Il riccio rise. «Quindi.. cosa siamo ora?» disse mordendosi il labbro. Il castano si lanciò verso la borsa per prendere la penna, poi gli prese la mano e “Il mio ragazzo” scrisse sorridendo. Harry sorrise esibendo le fossette e si avventò sulle sue labbra facendolo cadere sul prato e rotolando sull’erba.
 
La convivenza andava sempre meglio, Louis si innamorava sempre di più di Harry e viceversa. Non mancavano, ovviamente, i momenti in cui litigavano, in cui Louis si sentiva malato per colpa della sua mutezza, ma i momenti belli, teneri, pieni di amore prevalevano.

Era passato esattamente un anno da quando Harry aveva fatto il grande passo, quello di rivolgere la parola a Louis. Era esattamente un anno che avevano iniziato a frequentarsi. Quella mattina Louis si svegliò per primo. Aprì gli occhi ritrovandosi appoggiato sul petto nudo di Harry, il quale dormiva tranquillamente, il braccio di quest’ultimo a cingergli i fianchi, le gambe intrecciate tra loro con il lenzuolo stropicciato che giaceva leggero sui loro corpi ancora imbevuto del loro sudore, della loro passione, del loro piacere. Alzò lo sguardo e, nel farlo, notò che un riccio era caduto davanti al viso del suo ragazzo così, per evitare che gli desse fastidio, cercò di spostarglielo con cautela facendo attenzione a non svegliarlo. Tentativo vano visto che non appena lasciò cadere di lato il riccio, la mano del diretto interessato afferrò la sua appoggiandosela sulle proprie labbra. Un leggero bacio sulla punta delle dita prima di mormorare un «Buongiorno amore» con voce rauca. Louis sorrise e, in tutta risposta, appoggiò le sue labbra su quelle del riccio. Si alzarono dopo essere stati a poltrire nel letto per circa mezz’ora e Harry si diresse in bagno, riempì la vasca d’acqua per poi entrare dentro. Si rilassò per qualche secondo, poi girò il capo verso lo stipite della porta dal quale spuntava un Louis con una sua camicia enorme, una delle sue, sicuramente. Harry sospirò, ritrovandosi a considerare quanto fosse fortunato ad avere quel ragazzo tutto per sé. Gli fece segno di unirsi a lui. L’altro non se lo fece ripetere due volte. Si avvicinò alla vasca da bagno, fece scivolare la camicia e poi si immerse nell’acqua posizionandosi tra le gambe del suo ragazzo. Sorrise teneramente nel sentire la propria schiena a contatto con il petto del riccio, il quale lo strinse di più a sé, poi si avvicinò al suo collo e gli lasciò un succhiotto bello in vista. Se solo Louis non l’avesse potuto coprire con il cerone per lo spettacolo, l’avrebbe strozzato. Ah, Louis aveva fatto del mimo la sua professione, non lo faceva più solo per hobby. Si esibiva nel teatro più importante di Londra ogni qualvolta venisse chiamato. Quella domenica era una  di quelle volte. Si preparò, così fece anche Harry, e andarono in teatro. La procedura era sempre la stessa solo che ora Zayn non presentava più gli spettacoli, ma iniziavano direttamente con la base e subito dopo con gli sketch. Quel giorno la canzone d’apertura fu “Burn” di Ellie Goulding. Durante l’esibizione misero in scena una storia che parlava di un ragazzo. Un ragazzo costretto dai genitori a vivere secondo i loro schemi, che un giorno si ribellò e iniziò a vivere secondo un proprio principio morale. Il miglior spettacolo di sempre. Alla fine Harry si precipitò dietro le quinte e mentre Louis stava ascoltando cosa aveva da dirgli la truccatrice, lo abbracciò da dietro dandogli un bacio sulla guancia. Louis sorrise. «Buon anniversario.» sussurrò Harry, il liscio si voltò confuso  verso di lui perché, effettivamente, non era ancora il loro anniversario. Harry ridacchiò e, prima di lasciargli un umido bacio sulle labbra, «Oggi è un anno che ci conosciamo» disse. Louis rise per poi staccarsi da lui e mimare ciò che sembrava a dir poco.. magia. In pochi e semplici gesti Louis gli fece capire che lo amava, più di sé stesso, più della sua stessa vita, che era importantissimo per lui, che era grazie a lui che si era ripreso dalla tristezza, dalla depressione che il suo problema gli portava. Con le lacrime agli occhi si avvicinò e disse un grazie muto, che però risuonò nelle orecchie di Harry come il suono migliore di sempre. Il ragazzo si avvicinò a lui, gli asciugò una lacrima che era sfuggita e che stava scivolando giù per la sua guancia portando con sé anche il trucco nero. «No. Grazie a te.» disse e quando Louis lo guardò con sguardo confuso Harry gli sussurrò, come se fosse un segreto, «Per farmi sentire vivo.» sigillandolo con un bacio.
  
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