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Autore: Vandel    02/10/2013    0 recensioni
Mio nonno si voltò verso di me con un espressione scoraggiata.
“Così anche tu vuoi essere uno scrittore?!”
“Perché quell’aria delusa?” commentai io "Ti ricordo che anche tu sei uno scrittore. C'è qualcosa che non va?"
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mio nonno si voltò verso di me con un espressione scoraggiata.
“Così anche tu vuoi essere uno scrittore?!”.
I suoi occhi, ne pormi quella domanda si velarono di uno strato d’inspiegabile amarezza.
“Perché quell’aria delusa?” commentai io, che non mi aspettavo una reazione del genere proprio da lui “Ti ricordo che anche tu sei uno scrittore. C’è qualcosa che non va?”.
Lo sguardo di mio nonno, incorniciato dalle rughe che sottolineavano la sua età avanzata, si fissò sul pavimento, prima di rispondere:
“Niente…è solo che uno scrittore è vittima dei suoi lavori. Prima o poi si ritrova ad appurare che la realtà non è fantastica come il mondo che lui ha proiettato sul foglio e alla fine vuole vivere lì, piuttosto che in ciò che lo circonda…”.
Io guardavo l’uomo che mi era di fronte senza dire nulla. Quelle parole mi avevano colpito. Possibile che fosse vero?!
Il tono deciso di mio nonno mi fece credere che parlasse per esperienza diretta e quello mi mise in corpo un’enorme tristezza.
“Perché allora hai fatto lo scrittore?” chiesi a quel punto, fissandolo negli occhi.
Mio nonno alzò nuovamente lo sguardo e mi sorrise, scoprendo una dentatura forata in più punti.
“Perché ne vale la pena. Creare mondi immaginari dal niente, essere il Dio di ogni tuo personaggio, decidere le sorti di una battaglia e far emergere degli eroi in grado di compiere missioni al di là di ogni immaginazione…Perché non c’è nulla che tu non possa fare!” disse passandomi una mano tra i capelli e iniziando a scompigliarmeli.
Nei suoi occhi si era riaccesa quella luminosa scintilla che mi aveva sempre affascinato e mi aveva convinto a divenire uno scrittore al pari suo. Nelle sue parole, c’era un non so che di orgoglioso, mentre si aiutava con i gesti per descrivermi quante cose si potevano fare unendo l’immaginazione alla scrittura.
I toni tristi erano spariti dalla sua bocca e ora sembrava eccitato come un bambino il primo giorno di scuola. Quello era l’uomo che conoscevo! L’uomo che avevo sempre ammirato…
  
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