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Autore: Kehia    30/03/2008    0 recensioni
Due giovani innamorati in mezzo ad una guerra, cosa accadrà quando cominceranno i bombardamenti?
Genere: Triste, Malinconico, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Andrò dovunque Andrai

Andrò dovunque Andrai.

Lo so, sono infantile, capriccioso e poco comprensivo. Lo so, sono possessivo e ossessivo. So anche di non essere perfetto, so di non essere il miglior uomo su questa terra, so di avere tanti difetti.

Ogni volta che i miei occhi incrociano i tuoi, blu come il cielo, provo una strana sensazione, una bella sensazione, vorrei stare con te ancora.

Lo so, ho sempre voluto che tu fossi mia. Sono egoista ed egocentrico e non ho mai capito come tu ti possa essere innamorata di me.

Mi piace accarezzare la tua pelle, bianca come la neve, adoro sfiorare i tuoi capelli, neri come il cielo notturno, amo sentire la tua voce rimproverarmi qualche errore commesso.

E quando sento che posso possederti, nella nostra stanza, tra i nostri ricordi, la mia anima gioisce più di ogni altra.

Sei mia, e tutto questo mi basta per vivere altri cento anni senza alcun rimorso al mondo.

Ha quel viso tondo da bambina, gli occhi grandi e la pelle liscia, nonostante sia due anni più grande di me, sembra molto più piccola.

E’ il mio piccolo fiore.

Mi arriva a malapena alle spalle e quando dal basso mi sorride, mi sento leggero, come un uccellino che si libra in volo nel cielo chiaro del mattino.

Il freddo della vita non mi gelerà mai se lei è accanto a me, perché prima di essere la ragazza che amo, è la mia migliore amica, è l’unica che ha potuto vedermi piangere, l’unica con cui sono mai riuscito a sfogarmi, è l’unica che sia mai riuscito ad amare.

Nel mondo costituito unicamente da guerra nel quale viviamo, l’unica via d’uscita per me è lei.

Era una fredda giornata di pioggia quando cominciarono i bombardamenti e i ribelli iniziarono a sparare all’impazzata, avevo molta paura, non per me stesso, per lei.

Così uscii di casa e corsi verso la sua, era due isolati più in là.

Sentivo le bombe cadere ed esplodere!

Erano lontanissime ma sembravano a due passi da me, correvo come un disperato, sotto quella pioggia gelida che mi trafiggeva la pelle.

E poi, lì, a pochi passi da me, la vidi, anche lei correva verso di me, aveva avuto la mia stessa idea, che dolce. La mia anima sorrise tranquilla.

Fu un istante, no, molto di meno.

Sentii un rumore assordante, era una bomba, non era distante da noi, allora la presi per mano ed insieme cominciammo a correre verso casa mia, sentivo le lacrime mischiarsi con le gocce di pioggia, se le fosse accaduto qualcosa non avrei saputo che fare, strinsi i denti e corsi più veloce pensando a portarla in salvo, ma pochi secondi dopo sentii la sua mano lasciare la mia, di conseguenza mi fermai di scatto.

Non seppi precisamente cosa fu, mi voltai verso di lei e la vidi in piedi, immobile, e mi guardava sorridendo, come amavo il suo sorriso.

Le mancava una parte di cranio, il sangue cominciò a grondare giù per il suo corpo bagnato, mi precipitai verso di lei senza esser riuscito ancora a realizzare cosa fosse accaduto, la presi tra le mie braccia prima che potesse cadere a terra, mi inginocchiai e la guardai, gli occhi erano spalancati e privi di vita, dalla bocca fuori usciva sangue limpido e denso.

Le mie lacrime si mischiarono con il suo sangue, ed insieme percorsero il suo corpo armonioso come la rugiada d’estate che si posa leggera sull’erba appena tagliata.

Le mie mani, sporche del suo sangue le accarezzarono il viso, freddo come il gelo dell’inverno che avvolge i cuori scarni e infranti.

La mia bocca pronunciò parole incomprensibili sotto gli spari e i bombardamenti, chiusi gli occhi cercando di svegliarmi da quel sogno infernale, chiusi gli occhi e lo sentii, successe all’improvviso, non ebbi nemmeno il tempo di rendermene conto, ma sono sicuro che successe.

Le mani della sua anima, sfiorarono il mio viso, le sue labbra sfiorarono le mie, poi scesero sul collo e andarono in alto, lo sentii, ne sono sicuro.

Poggiai il suo corpo senza vita a terra e l’accarezzai un ultima volta, poi mi alzai e mi diressi verso i ribelli, con l’intento di farmi sparare, ma appena vidi per terra uno dei loro fucili, una rabbia la quale mi fu impossibile capire da dove provenisse, mi assalì.

Lo presi e corsi verso di loro, non so quanti ne uccisi, e non m’interessa, loro oltre ad uccidere lei, avevano ucciso me.

Quando ormai la pioggia aveva cessato di cadere e il sole spuntava dall’angolo più remoto della città, io mi trovavo sul cornicione del grattacielo più alto.

Chiusi gli occhi e vidi lei che guardandomi mi sorrideva, sorrisi anch’io.

Quando li riaprii la rividi, che piangeva e si dimenava, mi urlava di non raggiungerla, mi urlava di non morire.

Non le diedi ascolto, feci un passo nel vuoto e cominciai a cadere, la velocità era impressionante e sentivo la pressione modellarmi il viso, spalancai le braccia.

Ora ero un angelo, potevo volare, volare più in alto di chiunque altro, da lì, ci fu il vuoto. Io potevo volare.

Andrò dovunque tu andrai, perché la mia anima è collegata alla tua e il mio spirito non è altro che l’essenza di te.

Quando aprii gli occhi, mi trovavo in una stanza d’ospedale, sapevo cosa era accaduto, le sue mani mi avevano preso al volo e adagiato sul terreno con più delicatezza possibile.

Mi alzai dal lettino e guardai fuori dalla finestra, perché non mi ha lasciato morire? Perché mi lascia in questo mondo maledetto a soffrire? Perché mi ha salvato? Nell’erba sotto la finestra c’era un fiore, i cui petali erano colorati e vivi, mi sorrise, allora capii tutto ciò del quale non ero stato altro che cieco in quel momento.

Lei è ciò per cui vivo, io sono ciò per cui vive.

Se io muoio lei muore, ma se lei muore io devo vivere. Secondo lei è questa la logica, sì, ne sono sicuro. Continuerà ad amarmi per sempre, e quando la raggiungerò potrò ringraziarla.

Perché chi muore per mani altrui diventa un angelo, ma chi muore per mani proprie diventa un anima rilegata dal proprio destino.

Lei sarà il mio angelo e mi proteggerà, andrà dovunque andrò.

-E come la pioggia con il mare, un giorno ci riuniremo in una cosa sola, e come il cielo con la terra, un giorno torneremo ad essere un tutt’uno. E come la luce con il buio, un giorno, tornerò a guardarti ancora negli occhi.

Andrò dovunque andrai. Andrai dovunque andrò. Il destino non ci dividerà mai, di questo ne sono sicuro. Perché il destino ora ce lo costruiremo noi, possederemo il domani, e faremo del futuro, tutto ciò che ci rimane-.

FINE

Spero vi sia piaciuta! Commentate in tanti!!

  
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