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Autore: PennyLane9029    02/10/2013    0 recensioni
Una serata di pioggia. Lei, una lei sconsciuta e inaspettata bussa alla finestra del suo bagno.
"Lo guardava con due grandi occhi neri attraverso i capelli bagnati che le si erano appiccicati sul volto pallido, gli sorrise mentre con le nocche della mano sinistra picchiettò sul vetro costellato da gocce di pioggia. Si avvicinò timoroso alla finestra, lei continuava a fissarlo con gli occhi sorridenti, ne aprì uno spiraglio, lei si scostò i capelli, scoprendo il viso."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Lo guardava con due grandi occhi neri attraverso i capelli bagnati che le si erano appiccicati sul volto pallido, gli sorrise mentre con le nocche della mano sinistra picchiettò sul vetro costellato da gocce di pioggia. Si avvicinò timoroso alla finestra, lei continuava a fissarlo con gli occhi sorridenti, ne aprì uno spiraglio, lei si scostò i capelli, scoprendo il viso.
“ Posso entrare? Ho litigato con il mio…” fece una pausa “…ragazzo” non era del tutto convinta del termine che aveva scelto. “ Non posso più tornare a casa, almeno per un’oretta”. Fece un sorriso mostrando i denti bianchi e gli incisivi laterali che si accallavano leggermente su quelli centrali.
“ Ok… va bene… entra” le aprì completamente la finestra senza esserne del tutto convinto. La situazione era abbastanza surreale, un’emerita sconosciuta aveva bussato alla finestra del suo bagno ed ora se ne stava li in piedi mentre ,senza nemmeno guardarlo, continuava ripetergli ringraziamenti e cercava di scostarsi i vestiti bagnati che le si erano attaccati alla pelle.
“Aspetta ti do un asciugamano” gli sembrò la frase più normale da dire in quell’assurda circostanza.
“Oh si! Grazie! Sei davvero gentilissimo” gli fece un sorriso riconoscente.
Le porse un asciugamano che un tempo era stato bianco ora era solo ingrigito da troppi lavaggi, la guardò mentre si tamponava le punte dei capelli.
“Forse è meglio che ti prendo anche una maglietta” un’altra frase che gli sembrò di circostanza, o meglio decisamente sensata in quella circostanza.
“Ho scelto proprio la finestra giusta.” sorrise di nuovo mostrandogli i denti.
“ Grazie mille davvero.” e ringraziò di nuovo mentre si passava l’asciugamano sul collo.
“Ok te la prendo.” disse uscendo dal bagno con voce ben poco convinta.
Aprì l’armadio e lo fissò per qualche istante. Fece per prendere una maglietta ma poi ci ripensò. Ne scostò un paio per vedere quelle che si trovano in fondo al ripiano le guardò un attimo e ci ripose davanti quelle che aveva tolto. Improvvisamente uscì dallo stordimento che l’arrivo di quell’ospite inaspettata gli aveva provocato, realizzò che stava avendo difficoltà a scegliere una maglietta da dare ad una sconosciuta che ora si trovava nel suo bagno. Scosse il capo e prese una t-shrt grigia la prima che gli capitò sott'occhio.  Si fermò a pensare per un attimo se non fosse stata tutta un’allucinazione magari aveva fumato troppo. Si diresse verso il bagno, bussò, forse non c’era per davvero nessuno. Ma la porta si aprì e lei fece capolino con la testa allungando il braccio per prendere la maglietta. “Grazie! Esco in un attimo” gli richiuse la porta in faccia.
Si gettò sul divano prendendo un sorso dalla birra che aveva aperto prima che accadesse tutto, era calda la riposò a terra accanto al divano, sicuro sarebbe restata li per qualche giorno almeno fin quando non ci avesse inciampato e ne avrebbe rovesciato il contenuto a terra e sarebbe stato costretto ad asciugare e buttare nella spazzatura il contenitore vuoto.
Sentì la porta del bagno aprirsi e lei gli comparve davanti con la sua maglietta addosso e i capelli arruffati.
“She came in through the bathroom window...” * le cantocchiò appoggiandosi allo schienale del divano. L’intorpidimento mentale che lei gli aveva provocato era sparito ed ora si sentiva di nuovo in grado di comportarsi normalmente, o per lo meno alla sua maniera.
“ I Beatles” gli rispose, per nulla intimorita, sembrava perfettamente a suo agio in quella situazione.
 Si sorrisero a vicenda, lei gli si sedette accanto sul divano e fissando il pacchetto di Chesterfield aperto sul tavolino di fronte a loro glie ne chiese una.
Prese due boccate e gli chiese anche una birra.
“Sei stato la mia salvezza!” bevve un sorso abbondante dalla bottiglia “ Come minimo ti devo delle spiegazioni.”
Lui fece per rispondere ma lei lo inondò di parole, il racconto della sua storia d’amore con un tipo del tutto sbagliato ma che “scopava da Dio”, ogni tanto si interrompeva o per bere o per prendere una boccata dalla sigaretta, e poi ricominciava gesticolando e cambiando continuamente posizione.
Ora se ne stava con le gambe incrociate davanti a lui con nella mano destra la bottiglia, quasi vuota, e nella sinistra la sigaretta, la seconda, appena accesa.
“…ogni volta che tiro fuori il discorso per troncare lui da di matto, urla. Ho paura che mi metta le mani addosso, mi ero rinchiusa in bagno e la luce della tua finestra mi è sembrata l’unica salvezza, ora devo solo aspettare che se ne vada e cambio la serratura.” Gli sorrise soddisfatta del suo piano e si scolò ciò che rimaneva della birra.
“ Senti, se non ti dispiace chiamo una mia amica così passo la notte da lei.”
“Fai pure! Il telefono è li.” le indicò il corridoio con l’apparecchio attaccato alla parete.
Accese il televisore e una sigaretta nell’attesa, lei tornò poco dopo con un’espressione affranta.
“Non risponde!” disse con voce piagnucolosa.
“Puoi restare qui, il divano non è il massimo ma può andare.” altra frase di circostanza.
Lei gli sorrise era quello che voleva sentire. Si gettò sul divano e gli mise le braccia al collo lui fece in tempo a mettere in salvo la sigaretta da quella dimostrazione di affetto.
Nell’ora che seguì ci furono altre birre, altre sigarette e molte altre parole, le sue,  gli raccontò la sua vita. Veniva da un quartiere popolare, aveva lasciato la scuola per accudire la madre malata, i genitori erano separati suo padre era una figura del tutto inesistente, quando la madre morì era troppo tardi per ricominciare a studiare, andò a vivere da sola e si manteneva con lavori saltuari, ora faceva la cameriera in una tavola calda. Il tutto condito con qualche storia d’amore finita male.
Smise di parlare e lo fissò, lui ora era di nuovo stordito da quel fiume di parole che lei gli aveva versato addosso. Ora che aveva smesso cercò di riprendersi ma non fece in tempo, lei smise di fissarlo e gli si buttò addosso premendo le sue labbra contro le sue  e facendo forza perché lui aprisse la sua bocca permettendole di baciarlo. Lui si lasciò andare e lei lo baciò con passione, con la stessa passione che aveva messo in tutti i discorsi che gli aveva fatto fino a quel momento.
Lo baciò accarezzandogli i capelli biondo cenere e intrecciandoli attorno alle dita.
Lo baciò tenendogli il volto tra le mani.
Lo baciò stringendolo a se con le braccia attorno al collo.
Lo baciò richiudendo lentamente la bocca e staccandosi dolcemente da lui, non troppo, abbastanza per sentire ancora il suo respiro sul viso.
“ Da quando ti ho visto ho pensato che sei dannatamente bello!” gli disse sorridendo e con voce affannata.
Lui non rispose ma sorrise imbarazzato, le accarezzò la spalla sfiorandola solamente con il dorso della mano.
Lei lo baciò di nuovo, questa volta lui si fece baciare subito senza opporre un minimo di resistenza.
La baciò con la mano dietro la nuca.
La baciò mentre le toccava la schiena nuda sotto la maglietta che le aveva prestato.
La baciò mentre lei si sedeva sopra di lui e tirava verso il basso la zip della sua felpa.
Si baciarono togliendosi i vestiti.
Si baciarono mentre si gettarono sul letto.
Si baciarono mentre lei sentì il suo calore entrarle dentro e lui si sentì completamente avvolto da lei.
Fecero l’amore, con la passione di due amanti e la sfrontatezza di due sconosciuti.
Fecero l’amore finchè quel calore non esplose dentro ad entrambi, inondandoli.
A quel punto si baciarono, dolcemente, mentre stesi su un fianco l’uno di fronte all’altro si abbandonavano al sonno.



* Lei entrò dalla finestra del bagno. Canzone dei Beatles (1969)

 
  
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