~This
is not my role~
Premessa (importantissima):
Allora inanzitutto vorrei dirvi come è nata questa
fanfiction, perché, a mio parere il modo è piuttosto
strano.
Solitamente le fanficion sui Tokio Hotel dove uno
dei 4 ragazzi si innamora di una qualche ragazza comprendono noi come
protagoniste… ergo, sono nate per rendere su carta, anzi, su schermo il nostro
sogno, un po’ più reale. Fino ad ora anche io mi sono sempre basta su questo…
poi oggi ragionando e pensando ho provato a immedesimarmi in una situazione
diversa dalla mia. Ho immaginato di
avere una famiglia che non mi appoggi, una vita molto più difficile, un aspetto
diverso, un modo diverso di vestire e di pensare, di vivere addirittura in un
altro luogo.
Ed ecco che avevo creato Rachele, la protagonista
di questa fanfiction. Il personaggio sta crescendo dentro di me, sta
modificandosi capitolo dopo capitolo e sta maturando come sto maturando.
Ho tentato ricreare una ragazza totalmente lontana
dai miei canoni estetici e dal mio modo di vedere il mondo, pensando che magari
Rachele può essere proprio una di voi, può assomigliarvi terribilmente, e spero
di essere riuscita nel mio intento. Naturalmente prima mi sono fatta una larga
opinione di noi fan dei Tokio Hotel… diciamo che Rachele rappresenta più o meno
la fan media di questo gruppo tedesco… o perlomeno, la maggior parte delle
sfaccettature del suo carattere non sono nate per puro caso ma prendendo spunto
da voi, che adesso state leggendo questa storia. O magari non proprio di voi,
della vostra amica di forum, di chat, della vostra vicina di casa o di
banco.
Detto questo mi rendo conto di essermi già
dilungata troppo, ma la premessa appena fatta era necessaria, e tengo molto al
fatto che voi la leggiate.
Naturalmente spero in tante recensioni, sia
positive che negative.
Non mi resta che aggiungere una
cosa…
I Tokio Hotel -purtroppo- non sono di mia proprietà
e questo scritto non è assolutamente a scopo di lucro.
E adesso, buona lettura!
Primo capitolo
Per Rachele quella mattina era esattamente come
tutte le altre. Stupida, incredibilmente noiosa e cupa.
Non era cambiato nulla dalla mattina precedente, o
da quella prima ancora… si era risvegliata nella sua stanza, l’unico luogo ad
appartenerle davvero in quella casa, e appena sveglia aveva incontrato lo
sguardo di Bill che la scrutava serio.
Si era alzata mezz’ora prima di tutti per
sgattaiolare in bagno e vestirsi senza problemi.Odiava il fatto di non avere un
bagno personale nella sua stanza. Almeno avrebbe potuto truccarsi e lavarsi
senza dover puntare quell’aggeggio maledetto ogni volta alle sei e
mezzo.
Aveva agguantato i suoi vestiti dall’armadio
bianco, anche se ormai di bianco si intravedeva ben poco vista la seconda pelle
di poster di cui il mobile era provvisto. Tutti uguali, ma diversi. Tutti che
rappresentavano gli stessi quattro sogetti. In pose differenti, soli o in foto
di gruppo… ma sempre di loro si trattava. Dei Tokio Hotel.
Dopo essere sgattaiolata nel bagno e aver chiuso la
porta a doppia mandata si iniziò a vestire.
Canotta a righe nere e bianche, giacchetto di
pelle, minigonna con una cinta torchiata sopra, pantacollant neri e le Vans con
i fenicotteri. Poi afferrò la trousse e calcò uno spesso strato di matita sugli
occhi, allungandola ai lati. Sistemò i capelli con la piastra. Neri, nerissimi,
con delle lunghe extescion sotto e sfilzati sopra. Non trovò il fiocchetto nero.
Sgattaiolando sempre in silenzio per il corridoio
rientrò nella sua camera, trovandola calda e accogliente. Iniziò a svuotare
tutti i cassetti tirandone fuori le più disparate cose, fino a ricordarsi
improvvisamente di aver lasciato il fiocco nella borsa di scuola. Rovistò un po’
anche la e alla fine lo trovò nell’astuccio. Riaprì l’armadio per specchiarsi e
una quindicenne magrissima le rispose con uno sguardo decisamente poco felice.
Sistemò un po’ dell’ ombretto grigio che aveva sbavato sopra la palpebra
sinistra, e che riprendeva perfettamente il colore dei suoi
occhi.
Pronta, se così si poteva dire, prese la tracolla
piena di spille, baciò un paio di poster e con passo felpato si lasciò il piano
di sopra alle spalle.
Era proprio nel mentre di aprire la porta di casa
che una voce la bloccò da in cima alle scale.
“Potresti fare anche un po’ più d’attenzione, sai
la gente dorme a quest’ora”.
Suo fratello maggiore, Luca, di 18 anni, la
osservava con sguardi di sufficienza.
“Scusa, ho fatto il più piano
possibile.”
“Tutto questo casino per agghindarti come un’emo
sfigata… ma va a scuola va.”
“Cosa cazzo vuoi, è? Pensa a te a ai tuoi amichetti
che vanno in giro col cavallo dei pantaloni così basso che potrebbero
inciamparci da un giorno all’altro.”
E senza aggiungere altro imboccò la strada di
scuola, camminando lentamente, mentre Rette Mich le risuonava nelle
orecchie.
A scuola anche, tutto nella norma.
Tutti la evitavano come la peste, come al solito.
Un sette in latino, un otto in tedesco. Fatto il compito di
matematica.
Tutto nella norma. A scuola almeno la ignoravano.
Passava semplicemente inosservata, ogni tanto qualche ragazza del 5° faceva
finta di vomitare quando passava per i corridoi, scatenando le risate generali
di tutti i presenti. Ma ormai ci era abituata.
Almeno con quella gente sapeva di non dover
condividere nulla. Non facevano parte della sua famiglia.
Il problema gigante si scatenò quando tornò a
casa.
Una casa enorme e vuota a quell’ora. I suoi al
lavoro, Luca a fare sega da qualche parte, Alice a
pallavolo.
Rachele trovò uno yogurt alla ciliegia in
frigorifero, lo prese e salì in camera sua. Si levò le scarpe e si mise comoda
davanti al computer, mentre questo caricava la schermata
iniziale.
Aspettò che il modem si connettesse a internet, poi
andò subito sul forum e entrò in msn.
Là, solo là c’erano le sue vere amiche. Anya e
Laura.
Anya, la sua stessa età, di Napoli, fan dei Tokio
Hotel, totalmente invaghita di Tom. Bionda, altissima a differenza di lei, con
due stupendi occhi castani. Frequentava il liceo linguistico e amava pattinare
sul ghiaccio. Viveva solo con il padre, avendo i genitori separati, e con
Matteo, il fratellino di otto anni.
Si erano conosciute nella sezione Off-Topic del
forum, e si erano scambiati i contatti di messenger, e in seguito i numeri di
telefoni. Ci volle pochissimo a far nascere un’amicizia stupenda… non si erano
mai incontrate di persone, ma erano legate come se si conoscessero dalla
nascita.
Poi c’era Laura. Bolognese, un’anno in più, l’unica
a capirla, a comprenderla e ad ascoltarla le ore al
telefono.
Laura era una ragazza solare, aperta con tutti e
pronta a aiutare i proprio amici… appassionata di scienze naturali faceva come
lei il liceo scientifico e vive con i genitori e Gustav, il suo gatto soriano.
Da qui si capiva la passione che la ragazza nutriva per il batterista della band
e la sua improvvisa attitudine a suonarla appunto la batteria. Si era infatti
fatta regalare per il suo compleanno dei corsi di batteria dalla nonna
paterna.
Anya e Laura erano così lontane, ma allo stesso
tempo così vicine. Le sue uniche amiche, le sue vere
amiche.
Anya non era collegata, probabilmente agli
allenamenti di pattinaggio visto che aveva in programma una gara importante a
cui teneva moltissimo.
Laura invece l’assalì di trilli appena dopo
l’accesso.
LaLaSchafer scrive:
Moreeeeeeeeeeeeeeeeehhhhhhhh
Princess483 scrive:
Dicaaaaaaaaaaaaaaaaa
LalaSchafer scrive: Guarda ho
una sorpresa per te!
Princess483 scrive: Se è
l’ennesima emoticon col cagnolino che ti sbaciucchia ti
uccido.
LalaSchafer scrive: Naaaa
molto, molto meglio! Accetta la foto tesoro.
LalaSchafer desidera inviarti
il file photo6849.jpg.
Princess
Rachele fece un doppio clic sull’icona di
trasferimento avvenuto con successo e attese che il tutto si caricasse
raschiando un po’ di yogurt dal fondo del barattolino.
Quando si aprì l’anteprima dell’immagine per poco
non svenne.
Si vedeva chiaramente in primo piano Laura, seduta
su una comoda sedia girevole rossa. I Capelli castani legati in due treccine, le
frangia da una parte, gli occhi nocciola che brillavano e una maglietta di Emily
the Strange a maniche corte. Dietro il suo letto, con centinaia di poster di
Gustav chiaramente visibili, e il soriano dormiente su un cuscino a forma di
fragola.
Ma la cosa più strabiliante non era il suo nuovo
copriletto giallo limone, bensì i tre biglietti azzurri che teneva in
mano.
Leggendo la scritta TOKIO HOTEL, Roma sei luglio,
Ippodromo delle Capannelle, per poco non svenne.
Princess483 scrive: …
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
LalaSchafer scrive: Sai com’è…
hanno riaperto le vendite… e mia nonna mi aveva appena dato un centinaio di euro
per non so cosa…
Princess483 scrive:
ODDIOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO
Un’euforia tremenda la colpì
all’improvviso.
I Tokio Hotel. Aveva il
biglietto per il LORO concerto. LO AVEVA. LO AVEVA.
Uno per lei, uno per Lalla e
uno per Anya! E ci sarebbero andate tutte e tre insieme, come nei loro più
vividi sogni.
Dopo l’euforia però un’altra
sensazione poco piacevole la colpì facendole mancare il fiato proprio
all’altezza della gola.
Princess483 scrive: I miei non
mi ci manderanno. M A I.
LalaSchafer scrive: Ma amore…
ho pensato anche a questo, cosa ti credi? Il tuo treno per Roma parte alle 4.30
del 6 luglio. E ti manderò il biglietto via posta insieme a quello del
concerto!
Princess483 scrive: Oddio...
io… non so come ringraziarti
LalaSchafer scrive: Allora non
farlo tesoro ;)
In quel momento non le importava più niente di
niente. Prese Zimmer 483 e lo mise nello stereo alzando il volume al
massimo.
Selezionò la prima traccia e iniziò a cantare a
squarciagola, con il telecomando dell’aria condizionata in mano, a mo di
microfono.
Non le importava se i suoi si sarebbero incazzati,
se Luca sarebbe entrato insultandola o se più semplicemente qualcuno in quella
merda di casa avesse ricominciato a guardarla disgustato e a ripetere che Bill
era frocio.
Fanculo ai suoi.
Fanculo a suofratello.
Fanculo a tutti.
Fanculo al mondo.
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