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Autore: pallina90    03/10/2013    5 recensioni
Con quella stretta nel pugno, mi portai la mano al petto, quasi volessi trattenere il cuore che pulsava come un matto: ero agitata, sapevo di stare per infrangere tutte le regole della casa, ma ero anche curiosa. Ero indecisa, non riuscivo a capire cosa era giusto fare, ma se non mi fossi sbrigata a pendere una decisione, loro sarebbero tornati prima che avessi combinato qualcosa.
Con il cuore che mi rimbombava nelle orecchie, decisi di salire quei gradini, e ad ogni passo le gambe sembravano diventare sempre più pesanti; quando arrivai al pianerottolo, mi trovai davanti solo due porte e non sapevo a quali delle due appartenesse la chiave, così mi avvicinai a quella che si trovava di fronte a me.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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DARK SHADOWS

< Se tutto il resto perisse e lui restasse, io potrei continuare ad esistere; ma se tutto il resto durasse e lui fosse annientato, il mondo diverrebbe, per me, qualche cosa di immensamente estraneo. > Cime tempestose.

 

Da qualche giorno il signor Cullen aveva la febbre alta, e non lasciava mai la sua stanza.
Io, naturalmente, non potevo entrare lì dentro con lui presente, visto che le luci sarebbero rimaste accese per permettergli di lavorare o di passare il tempo leggendo, quindi mi limitavo a preparargli i pasti e portarli a William che poi glieli consegnava.
Non riuscivo a capire il suo comportamento nei miei confronti, ormai erano passati alcuni mesi dalla mia assunzione, eppure continuava a trattarmi come se fossi un’estranea, rivolgendomi la parola solo quando era indispensabile e senza mai mostrarmi il suo volto; ero stanca del suo modo di fare, ma avevo le mani legate, i soldi mi servivano per vivere e lasciare il lavoro poteva voler dire darsi la zappa sui piedi se lui avesse deciso di farmi terra bruciata intorno.
Approfittando del fatto che avesse smesso di nevicare e ci fosse un pallido sole, ero uscita a fare una passeggiata in giardino, concedendomi una piccola pausa dalle faccende domestiche, quando la mia attenzione venne catturata da un piccolo micio rosso che giocava con un rametto.
“ Ciao piccolino. ” Mi avvicinai cautamente, avevo paura potesse scappare, ma a quanto pareva anche lui era in cerca di compagnia, perché non si intimorì, anzi, allungò la sua zampetta verso la mia mano tesa e iniziò a giocarci.
Mi inginocchiai e presi ad accarezzarlo, mentre lui miagolava e faceva le fusa.
“ Cosa ci fai in giro con questo freddo? ” Gli chiesi, come se potesse rispondermi: era davvero piccolo, avrà avuto al massimo qualche settimana; doveva essersi allontanato dalla madre attirato da qualcosa, e chissà come, era finito nel nostro giardino. Lo presi in braccio e lo avvicinai al mio viso per osservarlo meglio e lui per tutta risposta mi leccò il naso, provocando le mie risate.
Iniziai a giocarci, solleticandogli il pancino e lui scacciava la mia mano, tutto intento a cercare di catturare il mio dito, e vedere la concentrazione con cui lo faceva scatenava le mie risa ancora di più.
Improvvisamente un brivido mi corse lungo la schiena, era come se sentissi gli occhi di qualcuno puntati addosso; mi voltai di scatto, alzando gli occhi e fu in quel momento che lo vidi: Edward Cullen mi stava spiando dalla finestra della sua camera. Fu un attimo, il tempo che lui capisse che mi ero accorta di averlo visto e i nostri sguardi si incatenassero, e scomparve dietro la tenda.
Lasciai andare il fiato, che non mi ero neppure accorta di stare trattenendo, e rimasi per un attimo immobile, turbata dal fatto che mi stesse spiando, perché altrimenti non si sarebbe ritratto così in fretta, e ancora di più perché in quel modo avevo avuto la prova che lui non fosse allergico alla luce del sole, ma semplicemente non si volesse far vedere da me, visto che la finestra era colpita dal sole in quel momento.
Feci un’ultima carezza al gattino e rientrai, profondamente scossa, correndo a chiudermi in camera mia; mi sentivo strana, il fatto che lui fosse rimasto lì a spiarmi da chissà quanto tempo mi faceva sentire inquieta, come se fossi stata privata della mia privacy, e debole perché ero in suo potere, considerando che lui poteva osservarmi in ogni minuto della giornata ma io non potevo fare lo stesso.

Quella sera dissi a William che non mi sentivo tanto bene, per cui doveva essere lui a preparare la cena per il signor Cullen.
“ Veramente Bella il padrone pensava di scendere a cena, da due giorni ha solo qualche linea di febbre, e poi io ho la serata libera, dovrei andare in città. ” Si scusò.
“ Oh, non preoccuparti, è solo un po’ di mal di testa, posso benissimo preparare la cena e poi salire di sopra.”
“ Sei sicura? Posso rimandare la mia uscita. ”
“ Vai, hai diritto al tuo giorno di riposo, non sto così male. ” Lo incoraggiai e finalmente parve deciso a godersi la sua serata libera.
La cena trascorse in un’atmosfera surreale, che sarebbe quasi potuta sembrare comica ad occhi estranei: con il tenue bagliore creato dal caminetto accesso dall’altro lato della stanza, Edward non aveva proferito parola durante tutto il corso della cena, e io mi ero guardata bene dal farlo, visto che avevo  solo voglia di andare in camera mia e rilassarmi leggendo un bel libro. Quando terminò, tirai un sospiro di sollievo e velocemente misi in ordine per poi chiudermi in camera.

Non sapevo bene che ora fosse, ma certamente era parecchio tardi quando sentii un urlo lacerare il silenzio della notte: riconobbi distintamente la voce di Edward, così balzai giù dal letto e corsi in camera sua senza pensarci due volte. Accesi la luce e mi precipitai verso di lui, che si dibatteva nel letto urlando come un pazzo.
“ Tanya, non lasciarmi, ti prego. ”
Non sapevo cosa fare, se toccarlo o meno, avevo paura di una sua reazione, ma in qualche modo dovevo tirarlo fuori da quell’incubo che sembrava lo stesse divorando dentro.
“ Edward, signor Cullen, si svegli. ” Lo chiamai, ma inutilmente, visto che le sue urla sovrastavano la mia voce.
“ Perché? Tanya, perché tu? ” Continuava a  dibattersi come impazzito, mentre notai che adesso il suo viso era bagnato di lacrime.
“ Edward, è un incubo, apra gli occhi. ” A quel punto lo presi dalle spalle e iniziai a scuoterlo, fino a quando non si svegliò.
Per un attimo si guardò attorno confuso, sembrava osservare qualcosa che non era realmente in quella stanza, e poi mi mise a fuoco, e in quel momento vidi il panico e poi la furia attraversargli lo sguardo.
“ Cosa ci fai tu qui? ” Ansimò, completamente sconvolto, agitandosi a tal punto che gli lasciai le spalle, allontanandomi, temendo che potesse farmi male.
“ Vi ho sentito urlare e sono entrata. ” Mi giustificai, mentre la paura di aver fatto la cosa sbagliata si impossessava di me.
“ Sai bene che ti è vietato accendere la luce. ” E fu in quel momento che capii il motivo per cui fosse restio a farsi vedere: la parte sinistra del suo viso era completamente deturpata da cicatrici, probabilmente derivanti da una profonda ustione. Inevitabilmente i miei occhi si fissarono su quella parte del suo viso, ma quando mi resi conto che lui mi stava guardando con odio, abbassai immediatamente gli occhi.
“ Io… mi dispiace. ”
“ Fuori da questa casa. ” La voce gelida, priva di qualsiasi emozione.
“ Come? ”
“ Pensavi che ti tenessi ancora qui dopo aver disubbidito più volte ai miei ordini? ”
“ Mi dispiace, davvero, l’ho fatto solo perché credevo vi stesse sentendo male. ” Cercai di giustificarmi.
“ Stavolta forse, ma quando sei entrata al secondo piano, dove ti avevo espressamente vietato di andare? Anche lì aiutavi qualcuno? ” Il suo tono di voce era duro, da saccente, fatto apposta per ferire e schernire.
“ Ho sbagliato, ma vi giuro che mi sono fermata prima, non ho aperto nessuna porta. ” Quasi urlai, accalorandomi nella mia difesa: stavo per sbagliare, ma mi ero fermata in tempo, non poteva punirmi per qualcosa che non avevo fatto.
Scattò su a sedere come un fulmine e si protese verso di me, come se si volesse alzare dal letto, e in quel momento lessi nei suoi occhi la rabbia e la frustrazione nel non poter muovere le gambe; cercò lo stesso di scendere dal letto, aiutandosi con le braccia per sollevare i suoi arti inferiori, ma fu tale la furia dei suoi movimenti, che perse l’equilibrio e istintivamente mi chinai su di lui per sostenerlo e non farlo cadere, e lo sentii diventare un pezzo di ghiaccio tra le mie mani. Chiusi gli occhi e tentai di reprimere un urlo quando vidi la sua mano sollevarsi e abbattersi verso di me, ma non colpì il mio viso, come mi sarei aspettata, bensì il comodino, ma lo schianto mi fece comunque paura.
“ Non voglio più sentire una sola parola uscire da questa bocca. Vai via. ” Disse ad un centimetro dal mio viso, mentre il suo era trasfigurato dalla rabbia.
“ La prego. ” Rantolai, il respiro affannato e le lacrime che mi bagnavano il viso.
“ Non lo sai che si pregano solo i santi? Dovevi pensarci prima, e adesso FUORI. ” Urlò, per poi afferrarmi per un braccio e spingermi all’indietro, facendomi perdere l’equilibrio e cadere a terra. Non riuscii a trattenere un singhiozzo: ero letteralmente sconvolta, non pensavo che in lui si potesse scatenare una tale furia.
Non me la sentivo di rimanere in quella casa un minuto di più, volevo solo fuggire, allontanarmi da lì il più velocemente possibile.
Scesi di corsa le scale, non curandomi di prendere la roba che avevo portato con me, l’avrei potuta ricomprare, era l’ultimo dei miei pensieri; mi dispiaceva solo non poter salutare William, ma non potevo aspettare il suo ritorno, non avevo intenzione di rimanere in quella casa un minuto di più.
L’aria ghiacciata della notte mi colpì in pieno, facendo aumentare i miei tremori e le lacrime che mi offuscavano la vista; non sapevo bene dove andare, tra il buio e la neve, che rendevano il paesaggio tutto uguale, mi sentii smarrita per un attimo, ma poi notai i segni degli pneumatici lasciati dalla macchina di William, così decisi di seguire quelli, per allontanarmi da quella casa e dal suo padrone.
La cosa che mi faceva più rabbia, poi, era il fatto che nonostante il modo in cui mi avesse trattata non riuscivo ad odiarlo, ma provavo solo tanta pena per lui: si era rinchiuso in quella casa per nascondere quelle cicatrici, ora ne ero certa, e il suo isolamento lo aveva portato a non riuscire più a comunicare con gli altri in maniera civile, era come se si fosse abbrutito. E poi c’era quel nome che mi vorticava in testa, non avevo idea di chi fosse, ma, a quanto pareva, era qualcuno di molto importante per lui, probabilmente la sua ragazza, che adesso non faceva più parte della sua vita, da quello che avevo intuito dalle sue urla, e questo aveva sicuramente peggiorato il suo carattere, portandolo a non avere più fiducia nelle persone.
Quelle cicatrici risalivano a prima o a dopo l’allontanamento della ragazza? Era stato per il suo aspetto fisico o per il carattere così scorbutico che questa Tanya lo aveva lasciato? Non si mostrava perché temeva che anche io potessi scappare di fronte al suo aspetto? Ma non poteva sapere che l’unica cosa che mi era rimasta impressa erano i suoi occhi: avevo avuto il privilegio di vederli bene solo questa sera, ma non avevo mai visto occhi tanto verdi. Verdi e freddi come due smeraldi a prima vista, ma ad un’occhiata più attenta rivelavano un fondo di disperazione che rischiava di fare annegare chiunque avesse provato a farlo risalire a galla.
Ad un tratto mi arrestai di colpo, rendendomi conto solo in quel momento che stavo girovagando a vuoto, senza più seguire la pista lasciata dalle ruote dell’auto, persa come ero nei miei pensieri, e la neve che aveva ripreso a scendere ne aveva cancellato le tracce.
Il panico si impossessò di me, non avevo idea di come muovermi ed il freddo mi era ormai penetrato nelle ossa così profondamente che non riuscivo più a sentire le mani o i piedi; mi accasciai al suolo, non sapevo dove andare, e la possibilità che qualcuno mi trovasse era davvero remota a quell’ora della notte: ammesso che fossi rimasta nel sentiero principale, senza addentrarmi nella campagna circostante, chi si sarebbe avventurato per quelle stradine durante una nevicata?
Rimasi lì, immobile, cercando di restare al caldo quanto più potevo, avvolgendomi le gambe con le braccia, combattendo lo stato di sonnolenza che si stava impossessando di me, fino a quando la battaglia non divenne troppo dura e le palpebre vinsero, chiudendosi.

 

Ho da dire due cose, prima di tutto.
La storia, come ho anche scritto nelle recensioni a chi me lo chiedeva, prende spunto dalla Bella e la bestia, ma a parte qualche similitudine, non hanno molto a che spartire le due storie.
Secondo, se qualcuno si è sentito offeso dalla mia " richiesta " di copertine me ne scuso: non volevo obbligare nessuno a lavorare al posto mio, lo trovavo semplicemente un modo carino per coinvolgervi, tutto qui. Non pretendo certo che perdiate tempo per me, se vi va di farlo sarò felice di pubblicare, altrimenti niente, userò quelle che ho avuto e andremo avanti tranquilli.

Detto ciò, grazie di cuore per l'affetto che state dimostrando alla storia, sono molto felice che vi stia coinvolgendo tanto già dai primi capitoli!
Ringrazio tantissimo anche Ilenia, che ci ha fortito una bellissima copertina per questo capitolo: sei un tesoro!
Bene, vi lascio il link del mio gruppo, dove possiamo chiacchierare e dove ogni tanto metto spoiler della storia, se voleste passare, siete le benvenute: Musica e Parole
Ci sentiamo tra una decina di giorni, Paola.

   
 
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