DARK
SHADOWS
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Se tutto il resto perisse e lui restasse, io
potrei continuare ad esistere; ma se tutto il resto durasse e lui fosse
annientato, il mondo diverrebbe, per me, qualche cosa di immensamente
estraneo.
> Cime tempestose.
Da
qualche giorno il signor Cullen aveva la
febbre alta, e non lasciava mai la sua stanza.
Io, naturalmente, non potevo entrare lì dentro
con lui presente, visto che le luci sarebbero rimaste accese per
permettergli
di lavorare o di passare il tempo leggendo, quindi mi limitavo a
preparargli i
pasti e portarli a William che poi glieli consegnava.
Non riuscivo a capire il suo comportamento nei
miei confronti, ormai erano passati alcuni mesi dalla mia assunzione,
eppure
continuava a trattarmi come se fossi un’estranea,
rivolgendomi la parola solo
quando era indispensabile e senza mai mostrarmi il suo volto; ero
stanca del
suo modo di fare, ma avevo le mani legate, i soldi mi servivano per
vivere e
lasciare il lavoro poteva voler dire darsi la zappa sui piedi se lui
avesse
deciso di farmi terra bruciata intorno.
Approfittando del fatto che avesse smesso di
nevicare e ci fosse un pallido sole, ero uscita a fare una passeggiata
in
giardino, concedendomi una piccola pausa dalle faccende domestiche,
quando la
mia attenzione venne catturata da un piccolo micio rosso che giocava
con un
rametto.
“ Ciao piccolino. ” Mi avvicinai cautamente,
avevo paura potesse scappare, ma a quanto pareva anche lui era in cerca
di
compagnia, perché non si intimorì, anzi,
allungò la sua zampetta verso la mia
mano tesa e iniziò a giocarci.
Mi inginocchiai e presi ad accarezzarlo, mentre
lui miagolava e faceva le fusa.
“ Cosa ci fai in giro con questo freddo? ” Gli
chiesi, come se potesse rispondermi: era davvero piccolo,
avrà avuto al massimo
qualche settimana; doveva essersi allontanato dalla madre attirato da
qualcosa,
e chissà come, era finito nel nostro giardino. Lo presi in
braccio e lo
avvicinai al mio viso per osservarlo meglio e lui per tutta risposta mi
leccò
il naso, provocando le mie risate.
Iniziai a giocarci, solleticandogli il pancino e
lui scacciava la mia mano, tutto intento a cercare di catturare il mio
dito, e
vedere la concentrazione con cui lo faceva scatenava le mie risa ancora
di più.
Improvvisamente un brivido mi corse lungo la
schiena, era come se sentissi gli occhi di qualcuno puntati addosso; mi
voltai
di scatto, alzando gli occhi e fu in quel momento che lo vidi: Edward
Cullen mi
stava spiando dalla finestra della sua camera. Fu un attimo, il tempo
che lui
capisse che mi ero accorta di averlo visto e i nostri sguardi si
incatenassero,
e scomparve dietro la tenda.
Lasciai andare il fiato, che non mi ero neppure
accorta di stare trattenendo, e rimasi per un attimo immobile, turbata
dal
fatto che mi stesse spiando, perché altrimenti non si
sarebbe ritratto così in
fretta, e ancora di più perché in quel modo avevo
avuto la prova che lui non
fosse allergico alla luce del sole, ma semplicemente non si volesse far
vedere
da me, visto che la finestra era colpita dal sole in quel momento.
Feci un’ultima carezza al gattino e rientrai,
profondamente scossa, correndo a chiudermi in camera mia; mi sentivo
strana, il
fatto che lui fosse rimasto lì a spiarmi da
chissà quanto tempo mi faceva
sentire inquieta, come se fossi stata privata della mia privacy, e
debole
perché ero in suo potere, considerando che lui poteva
osservarmi in ogni minuto
della giornata ma io non potevo fare lo stesso.
Quella
sera dissi a William che non mi sentivo
tanto bene, per cui doveva essere lui a preparare la cena per il signor
Cullen.
“ Veramente Bella il padrone pensava di scendere
a cena, da due giorni ha solo qualche linea di febbre, e poi io ho la
serata
libera, dovrei andare in città. ” Si
scusò.
“ Oh, non preoccuparti, è solo un po’ di
mal di
testa, posso benissimo preparare la cena e poi salire di
sopra.”
“ Sei sicura? Posso rimandare la mia uscita. ”
“ Vai, hai diritto al tuo giorno di riposo, non
sto così male. ” Lo incoraggiai e finalmente parve
deciso a godersi la sua
serata libera.
La cena trascorse in un’atmosfera surreale, che
sarebbe quasi potuta sembrare comica ad occhi estranei: con il tenue
bagliore
creato dal caminetto accesso dall’altro lato della stanza,
Edward non aveva
proferito parola durante tutto il corso della cena, e io mi ero
guardata bene
dal farlo, visto che avevo solo
voglia
di andare in camera mia e rilassarmi leggendo un bel libro. Quando
terminò,
tirai un sospiro di sollievo e velocemente misi in ordine per poi
chiudermi in
camera.
Non
sapevo bene che ora fosse, ma certamente era
parecchio tardi quando sentii un urlo lacerare il silenzio della notte:
riconobbi distintamente la voce di Edward, così balzai
giù dal letto e corsi in
camera sua senza pensarci due volte. Accesi la luce e mi precipitai
verso di
lui, che si dibatteva nel letto urlando come un pazzo.
“ Tanya, non lasciarmi, ti prego. ”
Non sapevo cosa fare, se toccarlo o meno, avevo
paura di una sua reazione, ma in qualche modo dovevo tirarlo fuori da
quell’incubo che sembrava lo stesse divorando dentro.
“ Edward, signor Cullen, si svegli. ” Lo chiamai,
ma inutilmente, visto che le sue urla sovrastavano la mia voce.
“ Perché? Tanya, perché tu? ”
Continuava a dibattersi
come impazzito, mentre notai che
adesso il suo viso era bagnato di lacrime.
“ Edward, è un incubo, apra gli occhi. ”
A quel
punto lo presi dalle spalle e iniziai a scuoterlo, fino a quando non si
svegliò.
Per un attimo si guardò attorno confuso, sembrava
osservare qualcosa che non era realmente in quella stanza, e poi mi
mise a
fuoco, e in quel momento vidi il panico e poi la furia attraversargli
lo
sguardo.
“ Cosa ci fai tu qui? ” Ansimò,
completamente
sconvolto, agitandosi a tal punto che gli lasciai le spalle,
allontanandomi, temendo
che potesse farmi male.
“ Vi ho sentito urlare e sono entrata. ” Mi
giustificai, mentre la paura di aver fatto la cosa sbagliata si
impossessava di
me.
“ Sai bene che ti è vietato accendere la luce.
”
E fu in quel momento che capii il motivo per cui fosse restio a farsi
vedere:
la parte sinistra del suo viso era completamente deturpata da
cicatrici,
probabilmente derivanti da una profonda ustione. Inevitabilmente i miei
occhi
si fissarono su quella parte del suo viso, ma quando mi resi conto che
lui mi
stava guardando con odio, abbassai immediatamente gli occhi.
“ Io… mi dispiace. ”
“ Fuori da questa casa. ” La voce gelida, priva
di qualsiasi emozione.
“ Come? ”
“ Pensavi che ti tenessi ancora qui dopo aver disubbidito
più volte ai miei ordini? ”
“ Mi dispiace, davvero, l’ho fatto solo
perché
credevo vi stesse sentendo male. ” Cercai di giustificarmi.
“ Stavolta forse, ma quando sei entrata al
secondo piano, dove ti avevo espressamente vietato di andare? Anche
lì aiutavi
qualcuno? ” Il suo tono di voce era duro, da saccente, fatto
apposta per ferire
e schernire.
“ Ho sbagliato, ma vi giuro che mi sono fermata
prima, non ho aperto nessuna porta. ” Quasi urlai,
accalorandomi nella mia
difesa: stavo per sbagliare, ma mi ero fermata in tempo, non poteva
punirmi per
qualcosa che non avevo fatto.
Scattò su a sedere come un fulmine e si protese
verso di me, come se si volesse alzare dal letto, e in quel momento
lessi nei
suoi occhi la rabbia e la frustrazione nel non poter muovere le gambe;
cercò lo
stesso di scendere dal letto, aiutandosi con le braccia per sollevare i
suoi
arti inferiori, ma fu tale la furia dei suoi movimenti, che perse
l’equilibrio
e istintivamente mi chinai su di lui per sostenerlo e non farlo cadere,
e lo
sentii diventare un pezzo di ghiaccio tra le mie mani. Chiusi gli occhi
e
tentai di reprimere un urlo quando vidi la sua mano sollevarsi e
abbattersi
verso di me, ma non colpì il mio viso, come mi sarei
aspettata, bensì il comodino,
ma lo schianto mi fece comunque paura.
“ Non voglio più sentire una sola parola uscire
da questa bocca. Vai via. ” Disse ad un centimetro dal mio
viso, mentre il suo era
trasfigurato dalla rabbia.
“ La prego. ” Rantolai, il respiro affannato e le
lacrime che mi bagnavano il viso.
“ Non lo sai che si pregano solo i santi? Dovevi
pensarci prima, e adesso FUORI. ” Urlò, per poi
afferrarmi per un braccio e spingermi
all’indietro, facendomi perdere l’equilibrio e
cadere a terra. Non riuscii a
trattenere un singhiozzo: ero letteralmente sconvolta, non pensavo che
in lui
si potesse scatenare una tale furia.
Non me la sentivo di rimanere in quella casa un
minuto di più, volevo solo fuggire, allontanarmi da
lì il più velocemente
possibile.
Scesi di corsa le scale, non curandomi di
prendere la roba che avevo portato con me, l’avrei potuta
ricomprare, era
l’ultimo dei miei pensieri; mi dispiaceva solo non poter
salutare William, ma
non potevo aspettare il suo ritorno, non avevo intenzione di rimanere
in quella
casa un minuto di più.
L’aria ghiacciata della notte mi colpì in pieno,
facendo aumentare i miei tremori e le lacrime che mi offuscavano la
vista; non
sapevo bene dove andare, tra il buio e la neve, che rendevano il
paesaggio
tutto uguale, mi sentii smarrita per un attimo, ma poi notai i segni
degli
pneumatici lasciati dalla macchina di William, così decisi
di seguire quelli,
per allontanarmi da quella casa e dal suo padrone.
La cosa che mi faceva più rabbia, poi, era il
fatto che nonostante il modo in cui mi avesse trattata non riuscivo ad
odiarlo,
ma provavo solo tanta pena per lui: si era rinchiuso in quella casa per
nascondere quelle cicatrici, ora ne ero certa, e il suo isolamento lo
aveva
portato a non riuscire più a comunicare con gli altri in
maniera civile, era
come se si fosse abbrutito. E poi c’era quel nome che mi
vorticava in testa,
non avevo idea di chi fosse, ma, a quanto pareva, era qualcuno di molto
importante per lui, probabilmente la sua ragazza, che adesso non faceva
più
parte della sua vita, da quello che avevo intuito dalle sue urla, e
questo
aveva sicuramente peggiorato il suo carattere, portandolo a non avere
più
fiducia nelle persone.
Quelle cicatrici risalivano a prima o a dopo
l’allontanamento della ragazza? Era stato per il suo aspetto
fisico o per il
carattere così scorbutico che questa Tanya lo aveva
lasciato? Non si mostrava
perché temeva che anche io potessi scappare di fronte al suo
aspetto? Ma non
poteva sapere che l’unica cosa che mi era rimasta impressa
erano i suoi occhi:
avevo avuto il privilegio di vederli bene solo questa sera, ma non
avevo mai
visto occhi tanto verdi. Verdi e freddi come due smeraldi a prima
vista, ma ad
un’occhiata più attenta rivelavano un fondo di
disperazione che rischiava di
fare annegare chiunque avesse provato a farlo risalire a galla.
Ad un tratto mi arrestai di colpo, rendendomi
conto solo in quel momento che stavo girovagando a vuoto, senza
più seguire la
pista lasciata dalle ruote dell’auto, persa come ero nei miei
pensieri, e la
neve che aveva ripreso a scendere ne aveva cancellato le tracce.
Il panico si impossessò di me, non avevo idea di
come muovermi ed il freddo mi era ormai penetrato nelle ossa
così profondamente
che non riuscivo più a sentire le mani o i piedi; mi
accasciai al suolo, non
sapevo dove andare, e la possibilità che qualcuno mi
trovasse era davvero
remota a quell’ora della notte: ammesso che fossi rimasta nel
sentiero
principale, senza addentrarmi nella campagna circostante, chi si
sarebbe avventurato
per quelle stradine durante una nevicata?
Rimasi lì, immobile, cercando di restare al caldo
quanto più potevo, avvolgendomi le gambe con le braccia,
combattendo lo stato
di sonnolenza che si stava impossessando di me, fino a quando la
battaglia non
divenne troppo dura e le palpebre vinsero, chiudendosi.
La storia, come ho anche scritto nelle recensioni a chi me lo chiedeva,
prende spunto dalla Bella e la bestia, ma a parte qualche similitudine,
non hanno molto a che spartire le due storie.
Secondo, se qualcuno si è sentito offeso dalla mia "
richiesta " di copertine me ne scuso: non volevo obbligare nessuno a
lavorare al posto mio, lo trovavo semplicemente un modo carino per
coinvolgervi, tutto qui. Non pretendo certo che perdiate tempo per me,
se vi va di farlo sarò felice di pubblicare, altrimenti
niente, userò quelle che ho avuto e andremo avanti
tranquilli.
Ringrazio
tantissimo anche Ilenia, che ci ha fortito una bellissima copertina per
questo capitolo: sei un tesoro!
Bene,
vi lascio il link del mio gruppo, dove possiamo chiacchierare e dove
ogni tanto metto spoiler della storia, se voleste passare, siete le
benvenute: Musica
e Parole
Ci
sentiamo tra una decina di giorni, Paola.