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Autore: afumacdougall    03/10/2013    5 recensioni
"Guarda quei due piccoli buchi che hai sull’incavo del collo. Guardati allo specchio, Simon, e nota il tuo colorito. Scrutati, scrutati in quello specchio e vedi tutte le cose in cui sei diventato e quelle che non potrai mai avere indietro.
Metti una mano sul petto, all’altezza del cuore. Aspetta le ore, controlla se batte.
Ti ricordi quando lo faceva, Simon? Ricordi quando batteva normalmente? Quando eri vivo e lo eri davvero."
Spero vi piaccia, qua dentro c'è tutto l'amore che posso provare per quel ragazzo.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Clarissa, Simon Lewis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve! Come state? Intanto vi ringrazio per aver aperto questa os, e spero vi piaccia :) chi mi conosce sa quanto amo, in una maniera pure strana e per niente sana, quel cretino di Simon Lewis. Perché più di un cretino non è. E niente,  posso solo dire di aver pianto da morire mentre la scrivevo ahahha e che la dedico alla mia Ania, e alla mia Clairesperia :) buona lettura (?), Afu.

                                                              _______________________________________

A volte la vita cambia in modo radicale.

Totalizzante.

E non puoi far niente per non farlo accadere.

Anzi, puoi. Ma non lo fai, perché alla fine ti va bene.

Ti va bene tutto, tutto, e dovresti solo dirle dannazione no, lo sai, vero?

Dovresti solo correre via da lei, perché quello non era il tuo mondo, e va bene che di mostri ne vedevi ogni giorno, ma erano nascosti da uno schermo, e dovevano continuare ad essere così.

Finti, irraggiungibili, inoffensivi.

Invece guarda che hai fatto.

Guarda quei due piccoli buchi che hai sull’incavo del collo. Guardati allo specchio, Simon, e nota il tuo colorito. Scrutati, scrutati in quello specchio e  vedi tutte le cose in cui sei diventato e quelle che non potrai mai avere indietro.

Metti una mano sul petto, all’altezza del cuore. Aspetta le ore, controlla se batte.

Ti ricordi quando lo faceva, Simon? Ricordi quando batteva normalmente? Quando eri vivo e lo eri davvero.

Ti ricordi il tuo cuore battere furiosamente quando Clary si avvicinava?

Non ti manca farlo? Non ti senti a metà?

Non ti senti un po’ morto?

Perché è quello che sei, Simon. Sei nella via di mezzo tra la vita e la morte, tra il bianco e il nero, e sei diventato così dannatamente grigio che butti all’aria quello specchio e ti scusi con Jordan dicendo che poi glielo ripaghi.

Sbatti la porta della tua stanza, in quella casa; così diversa da casa tua.

Sbatti la porta e ti butti su quel letto troppo morbido e quante volte gliel’avrai detto a Jordan che a te piace il letto duro?

Quello sopra cui la schiena quasi si spezza, ma sta dritta.

Quello che avevi a casa tua.

Quello di cui Clary si lamentava sempre.

Clary, Clary, Clary.

Ma non ti vergogni che tutto si riconduca su di lei, nella tua vita?

Cos’hai fatto davvero per te, Simon? Per Simon e basta, SimonSimon.

Non Simon l’amico di Clary. Non Simon l’amico segretamente innamorato di Clary sin dai tempi delle mollettine blu. Non Simon l’amico manco più di tanto segretamente innamorato di Clary che viene trasformato in un vampiro, visto che sì, che mi frega, andiamo ad una festa di uno stregone  e beviamo la qualunque, tanto il mondo è buono e bello e tutto è un arcobaleno.

No.

L’arcobaleno è una fottuta stronzata in cui tu hai sempre creduto, perché quell’amore era come una continua tempesta e ti dicevi, dovevi dirti che sarebbe cessata e allora l’arcobaleno sarebbe sorto. Dandoti speranza.

Anche quando non deve esserci; perché Simon ti rendi conto di come ti sei ridotto?

Tua madre ti crede un mostro.

E la vuoi sentire l’ultima, Simon?

Lo sei.

Sei un mostro, Simon. Non importa che dentro quel cuore ci sia la persona migliore al mondo, Simon. Non importa che dentro di te la tua anima è più limpida dell’acqua di un ruscello, non importa se le tue intenzione sono tutte buone e i tuoi occhi continuano a vedere i colori dappertutto.

Perché tu non sei a colori, il tuo cuore non batte, e la tua anima si è fatta un po’ nera, perché è quello che succede se diventi un mostro.

In te non c’è niente di speciale.

In te c’era qualcosa di speciale. C’era un intero ed immenso mondo di cose speciali, dentro di te.

Quando la tua pelle era rosea e le tue guance potevano arrossire.

Sai che non c’era niente di più bello di quel rossore in quelle tue guance?

In te c’era un modo di cose speciali, perché tu lo eri. Sprizzavi colori e naturalezza e spensieratezza e gioventù e tutto quello che di giusto c’è.

E il sole ti baciava come se fossi il suo prediletto, e quei tuoi grandi occhi diventavano di un colore più chiaro, e quasi raggiungevi l’oro.

Ora il sole ti guarda e punta i suoi raggi su di te, e corrucciato si chiede perché non bruci.

Perché tu non bruci solo perché Jace ti ha dato quel sangue, Simon. Sennò lo faresti: sennò bruceresti.

 

E ora prendi quello specchio, e poggialo bene al muro. Prendi i cocci di vetro e buttali nella pattumiera, e no, non guardarti perché sei ancora arrabbiato, e non sai cosa potresti fare. Quindi stai fermo, e calma quella cascata di lava che hai dentro di te.

E smettila di sentirti bruciare, perché non puoi.

Smettila di autocommiserarti, perché la colpa è solo tua, caro.

Se solo non l’amassi in questo modo. Se solo la smettessi di amarla così.

In questo modo così devastante, che non te ne può fregar di meno se è solo dare e non ricevere. Che non te ne frega davvero niente che lei ami un altro con la stessa intensità con la quale tu ami lei, perché il tuo cuore non batte ma quando c’è lei lo fa, e non sai come possa essere possibile, e i tuoi occhi esplodono di colori quando lei è vicina, e davvero, dovresti smetterla.

Smettila di dare il tuo cuore, la tua anima, il tuo corpo, la tua vita, per lei.

Non ti amerà mai come tu ami lei. E non è che se continui a farlo lei cambia idea.

Non lo farà.

E non è colpa sua. Perché, Simon, sai come si sente in colpa?

Sai quanto vorrebbe schiaffeggiarsi a sangue quando vede quei buchi e ti abbraccia e non sente niente?

Sai quante volte si chiude in quella palestra e lo fa?

Sai quante volte si maledice?

 

Quante volte spera che tu te ne vada e la lasci sola?

Perché sa di aver sbagliato. Sa di aver fatto affidamento  su di te anche quando non doveva farlo. Soprattutto quando non doveva farlo.

E sa di aver sbagliato. Sa di averti chiesto troppo, e sapeva il perché dei tuoi sì.

Quindi, mentre piange, perché solo il pensiero di te lontano da lei la devasta, capisce che è l’unica cosa che tu debba fare.

E te ne parla, un giorno.

 

 

 

 

Un giorno viene da te, da Jordan, e si siede sul letto.

Non sbuffa, e fa strano.

Si gira verso di te e prende le tue mani nelle sue, e tu sai, sai che ora inizierà a parlare e straparlare. Le lacrime si formano di già.

Prova a non guardarti negli occhi, ma tu le stringi più forte le mani e la obblighi ad incatenare i suoi occhi ai tuoi. Ed inutile negarlo, riesci ancora a pensare di non aver visto niente di più bello.

«Che c’è?» le chiedi, esitante. Non sai bene se vuoi saperlo o no.

«Ho sbagliato. Ho sbagliato fin troppo con te. Devi andartene. Lontano. Via da me, da questo mondo. Createne un altro, ma vattene, vattene da me. Non ti faccio vivere.» ti spiega, con le lacrime che formano una tempesta e azzarderesti dicendo di aver visto pure un fulmine, lì dentro.

Boccheggi; anche se non hai mica bisogno di ossigeno per vivere. Ma lo fai, lo stesso, perché senti un pugnale nel tuo cuore morto che pare essere rinato solo per sentire dolore. E ne senti, ne senti tantissimo.

Ne senti e fai no con la testa, veloce. Sbatti i capelli da una parte all’altra, fai cadere gli occhiali che metti solo a casa, per sentirti un po’ normale, e questi cadono sul letto.

Lei li prende in mano, lasciando le tue.

«Simon, sai che è la cosa giusta da fare.» continua.

«Non voglio fare la cosa giusta! Non posso andarmene! Non posso…. Non posso lasciarti!» urli, cercando di farti capire, di farti sentire.

Però ora è lei a negare con la testa.

E guarda in faccia la realtà, Simon. Guarda che quello specchio rotto.

Non ha tutti i torti, e lo sai. Ecco perché fa così male.

«No… dove dovrei andare, spiegami? Come farei? E mia sorella? E tu? Non posso, è ridicolo.»

«Dove vuoi tu. Vai a Londra, a Parigi, a Roma, a Venezia…» quando dice Venezia la sua voce si incrina di più, ricordando tutto quello che è successo in quella città.

E forse è questa la goccia che fa traboccare il vaso. Forse è quella piccola inclinazione di voce che spacca tutti gli argini che ti sei costruito, e semplicemente scoppi.

Scoppi perché lei ti sta dicendo addio, ma non riesce a non pensare a lui.

Scoppi perché semplicemente non è giusto, e finalmente vedi un difetto in tutto quel perfetto rosso che vedevi.

E noti le sue occhiaie, e proprio non ti piace quel colore.

«Va bene.», rispondi, con la voce ferma. Lei dilata gli occhi, e ti guarda come se fossi un altro.

Non sa cosa dire, e prende a giocherellare con le tue dita. Ti senti tremare dentro, e vorresti solo che quelle mani ti toccassero per sempre.

Ma non puoi. Perché questo è un amore ad una sola direzione, e non puoi obbligarla. Non puoi perché questo è quello che tutti chiamano un amore non ricambiato. Quello dove puoi pure ucciderti, e tu l’hai fatto davvero, ma niente cambia.

Quindi ti godi quelle carezze, piangendo.

Di slancio ti abbraccia, ed è inutile di nuovo, perché è come se ti sentissi protetto da un salvagente in un oceano tempestoso.

E capisci che lei sarà sempre il tuo cuore, la tua anima. Sarà sempre il primo e vero e infinito amore, sarà sempre la tua migliore amica, la persona più importante della tua vita, sarà sempre quel rosso e verde che tanto ami, quelle lentiggini che cerchi in tutti ma che non donano ad altri tranne che a lei.

Sarà sempre il primo pensiero, e l’ultimo. Sarà sempre il motivo di quel sorriso scappato a metà, mentre parli di tutt’altro. Sarà sempre quel ricordo che ti cullerà, e le braccia che sognando ti abbracceranno.

Capisci che lei sarà sempre il tuo cuore, la tua anima. E vorresti davvero vivere questo amore. Essere felice, felice davvero.

Ma non si può avere tutto dalla vita, quindi le chiedi se ti può aiutare a fare i bagagli, e lei singhiozza  e non riesce ad alzarsi.

Ma poi lo fa, ti sorride, e ti chiede scusa.

«Scusa, Simon. So di averti rovinato la vita, so di averti… so di aver sbagliato tutto, con te. Spero che tu sarai felice, ovunque tu voglia andare.»

Tu annuisci, e le dai un bacio in guancia così vicino alle labbra e il mostro dentro di te urla perché ci mancherebbe così poco per prenderle ed assaggiarle.

 

 

 

Non sai ancora dove vuoi andare, ma intanto pieghi tutte le tue magliette, e sorridi, perché forse tutto questo finirà, o almeno sarà sopportabile.

E Jordan ti da numeri di vampiri e tu lo guardi storto, chiedendoti come diavolo faccia a conoscere questi nascosti, ma il suo sguardo ti dice tutto e niente, e a te va bene così. Lo ringrazi e prendi le tue cose. Guardi lo specchio all’ingresso, quello che hai ricomprato, e per una volta non guardi quei due buchini con disgusto.

È solo una nuova fase della tua vita, e tutto ciò che c’era di speciale in te è ritornato. Bastava così poco, per riaverlo indietro. Solo accettarti, Simon.

E ora che l’hai fatto puoi volare lontano, puoi fare quello che vuoi.

Passi per casa tua, e con gli occhi pieni di lacrime scuoti la mano a mo’ di saluto.

E non noti tua madre che scuote la mano anche lei.

 

E Simon, Simon… ora sei libero.

Spicca il volo.

 

 

 

 

 

  
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