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Autore: Purple Deep    03/10/2013    1 recensioni
Il carnevale esplodeva festoso e luminoso nell'oscurità della notte più profonda. Le maschere allegre che danzavano e bevevano gioiose coloravano le strade. Mancare ai festeggiamenti della Luna? No, quasi nessuno che se lo potesse permettere si lasciava sfuggire l'occasione.
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Ambientazione di questa storia? Mh, un pò difficile da descrivere. Diciamo che c'entra la Luna. Oh, e anche i pirati.
Rigorosamente UkSpain [Inghilterra/Spagna]
Mi è venuta in mente per colpa di una canzone, quindi, se dopo aver letto questa cosa volete incolpare qualcuno, quel qualcuno è la canzone.
True story bro(?).
Comunque, vi lascio alla lettura, a patto che vi abbia incuriositi (cosa che sicuramente non è successa ).
A presto!
#Matt
[aka Purple Deep]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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The universe isn't as big as it seems.




Il carnevale esplodeva festoso e luminoso nell'oscurità della notte più profonda. Le maschere allegre che danzavano e bevevano gioiose coloravano le strade.
Mancare ai festeggiamenti della Luna?
No, quasi nessuno che se lo potesse permettere si lasciava sfuggire l'occasione. Notti e notti, una dietro l'altra, passate a bere e ballare, tra una fugace avventura amorosa e una scommessa tra uomini.

E quella notte, anche il benestante capitano Kirkland aveva deciso di prendere parte all'euforia, lasciando, anche se per poco, la sua fidata nave e le profondità dello spazio.
Una maschera gli nascondeva metà del volto, fino all'elegante naso, lasciando scoperti solo gli occhi, verdi ed intensi, dallo sguardo sicuro. I capelli biondi rilucevano, ed un cappello dalle piume delicate gli cingeva il capo. Una camicia bianca, completata da un fazzoletto al collo, copriva i gioielli che titinnavano rumorosi ad ogni passo. Infine, una lunga giacca dal velluto rosso, decorata da ricami dorati, completava l'abbigliamento a dir poco eccentrico. Non che gli altri partecipanti fossero vestiti in modo più anonimo: tutti facevano sfogio di gemme ed abiti pregiati, al carnevale.

Stava attraversando una via meno affollata sorseggiando un bicchiere di vino, e chiedendosi per quale oscuro motivo, tra tutti gli alcolici, avesse preso quello, quando, di sfuggita, vide una figura sfrecciargli accanto, e sfiorarlo appena con un mantello bordò. l'unica cosa che gli occhi, avidi di immagini, erano riusciti a scorgere, erano due brillanti occhi chiari, e dei lunghi capelli bruni. Si voltò di scatto, e riuscì a vedere, piacevolmente sorpreso, il mantello. Iniziò a seguire la figura, mentre si dirigeva a grandi falcate verso la piazza vicina, il centro della festa. Tutto ciò che c'era di più interessante era sicuramente in quel luogo. Cominciò a farsi spazio tra la gente, senza mai perdere di vista il mantello ondeggiante. Al centro della piazza delle ballerine si esibivano in balli a dir poco osceni, catturando l'attenzione dei presenti, in piedi su dei palchi, con costumi che brillavano lucentemente noll'oscurità. La persona tuttavia, passò oltre, senza soffermarsi nemmeno per un attimo a guardare lo spettacolo. E Arthur si chiese, per la prima volta durante quell'inseguimento improvvisato, perchè stava facendo una cosa del genere. Correre dietro ad una persona mai vista nemmeno bene in volto, perchè?

La risposta gli arrivò fulminante, come uno schiaffo in volto. Il suo sguardo. Quegli occhi verdi, sicuri, il cui sguardo per un attimo lo aveva accarezzato, lo avevano conquistato. Doveva conoscere quella persona. A tutti i costi.

Svoltò in un vicolo, uscendo dalla piazza principale, e continuò a camminare, accelerando leggermente il passo. Era la sua occasione. La figura continuava a camminare a qualche metro da lui imperterrita, illuminata appena da un lampione alla fine della piccola stradina.
La musica proveniente dalla piazza e dalla grandi vie di Nuova Barcellona arrivava ora alle sue orecchie vellutata, quasi più piacevole, e veniva interrotta dal rumore dei tacchi dei suoi stivali che battevano a terra. E si avvicinò. Si avvicinò talmente tanto, da riuscire finalmente ad afferrare il polso della persona, e voltarla bruscamente. Degli occhi verdi indagarono nei suoi, confusi ed irritati. Il viso scuro era incorniciato disordinatamente da una chioma di capelli castani e fluenti, raccolti il meglio possibile. Le labbra leggermente schiuse, gli angoli della bocca nascosti dall'ombra dello spazio ristretto.

-Que quieres?-

Una voce forte, confusa, gli arrivò alle orecchie come un dolce sussurro. peccato che non avesse capito una parola. Spagnolo, probabilmente. Non era mai stato ferrato, con quella lingua. probabilmente perchè non gli interessava in nessun modo, e perchè le navi che arrivavano dalla Neo Spagna non erano mai state amichevoli con la sua ciurma, o con la sua preziosa nave.
Si limitò perciò a sorridere, facendo mostra della dentatura perfetta, senza muovere un muscolo. Eppure, quegli occhi così profondi, dove li aveva già visti? Sentiva che quel volto, quel petto lasciato scoperto, erano fin troppo familiari.
Sapeva di aver già incontrato quell'uomo, ma non sapeva dove.

-Como te llamas?-

Biascicò malamente quelle poche parole che conosceva.
L'altro gli rispose dapprima con uno sguardo anche più disorientato e ben più arrabbiato, e con un debole tentativo di liberarsi, subito represso dal biondo.

-Antonio Fernandez Carriedo.-

Oh, certo.
L'inglese ricordò di aver sentito quel nome da qualche parte. Era in un sudicio bar di Balears, quando lo avevano pronunciato per la prima volta davanti a lui. In fondo, quale bar non era sporco e malandato, in quel pianeta? Il pianeta dei pirati, così lo chiamavano. Le dimensioni erano modeste, ma la cosa importante era se l'atmosfera fosse respirabile o meno. Oltre ai pirati, tutta la feccia dell'universo ogni tanto passava a Balears. Serial killer, truffatori, chi più ne ha più ne metta. Certo, il tipo di festeggiamenti era molto meno spettacolare, o raffinato di quelli che si potevano godere sulla Luna. Giammai al carnevale qualcuno vomiterà in mezzo alla strada, per poi imprecare contro una prostituta che non aveva svolto bene il proprio dovere. Sarebbe stato troppo poco regale, per i ricchi visitatori della Luna.
Invece a Balears, lì accadeva di tutto. Fu proprio uno dei peggiori truffatori che abbiano mai fatto visita a quel pianeta, a raccontargli dello spagnolo. Mathias Søren Køhler, o almeno cos si faceva chiamare. Probabilmente, nemmeno lui si ricordava il suo nome, tante erano le volte che lo aveva cambiato, ma, ufficialmente, o almeno per la gente che svolgeva il suo stesso mestiere o affini, lui era Køhler. Un tipo alto, dai capelli chiari e sparati in modo a dir poco ridicolo in aria, ed un sorriso da vero idiota, che troppe volte lo aveva aiutato nel suo lavoro. Spesso lui ed Arthur bevevano una birra insieme. Non che all'inglese piacesse, ma quel tipo aveva sempre qualche informazione interessante. Una sera, forse aiutato dalla troppa birra del danese, riuscì addirittura a scoprire di un certo giovanissimo cacciatore di taglie che era sulle sue tracce: Carriedo. Gli aveva anche fatto vedere una foto. Dio slo sapeva dove l'aveva trovata, quella foto.

Gli scappò una risata.
Lo spagnolo lo guardò male, ormai arreso al fatto che era intrappolato lì, dalle braccia dell'inglese. L'altro lo fissò negli occhi per un pò senza muoversi, senza parlare. Antonio poteva solo sentire il respiro caldo sul suo collo. L'inglese si portò una mano alla tasca, fino ad arrivare al pugnale.
Se lo avesse ucciso adesso, si sarebbe risparmiato un rivale. Era ciò che meno gli serviva in quel momento: tutta la flotta spagnola voleva la sua testa, ci mancava solo un giovane e promettente cacciatore di taglie. Eppure, non riusciva a puntare il pugnale alla gola del giovane. Aggrottò le spesse sopracciglia, sorridendo, anche se in modo rabbioso. Non capiva cosa gli impedisse di togliere la vita ad un ragazzino. Tante volte quel pugnale aveva cancellato la vitalità dagli occhi di altre persone, e senza mai nemmeno un'esitazione. Cosa lo bloccava?
Lasciò scivolare la presa dal pugnale, che ritornò al suo posto. Sollevò con una mano il volto dello spagnolo, osservandolo silenzioso, con un'espressione, per la prima volta, abbastanza seria. E l'altro si limitava a lasciarsi osservare, passivo. Non provava nemmeno più a liberarsi, le braccia scure abbandonate pigramente sui lati del corpo, appoggiate al freddo muro dietro di lui.

-No me entiendes, verdad?-

La voce melodica vezzeggiò nuovamente le orecchie dell'inglese, che si ritrovò di nuovo a non comprendere nemmeno una sillaba. La curiosità, a dire il vero, lo stava uccidendo. Dannazione, avrebbe dovuto studiarlo, lo spagnolo.
E si rese conto, solo in quel momento, di tutti i problemi che si stava creando per un tipo così. Non rappresentava un reale pericolo. Non sarebbe stato un problema. Anche il più incapace e rozzo della sua ciurma avrebbe potuto farlo a pezzi.
Il ritmo della musica vellutata che arrivava confusa dalla piazza scandì i suoi pensieri: la verità, è che lo trovava maledettamente bello. Una bellezza come poche, al mondo. Lo sguardo fiero di un leone, racchiuso in due perle verdi, la pelle liscia, morbida, e i capelli che ricadevano disordinati sulla spalla, anche se raccolti in una coda. Si avvicinò improvvisamente allo spagnolo, facendo tintinnare tutti i gioielli sotto gli abiti, fino a quando i loro respiri non si incontrarono, fin quando non riuscì a sentire l'odore inebriante dell'altro colmargli le narici. E, in modo stranamente lento e delicato, portò le loro labbra ad incontrarsi. La cosa anche più stravgante, è che l'altro non rifiutò il contatto: semmai, cercò di approfondirlo. Le loro lingue si incontrarono, e si mossero armoniosamente, mentre l'inglese poggiava i palmi sul freddo muro. Appena si divisero, con le labbra ancora umide, l'inglese si trovò tuttavia ad essere presto solo. Era scappato? Aveva approfittato del fatto ceh avesse lasciato la presa, ed era fuggito.
Il biondo, con un'espressione a dir poco contrariata, aveva appena fatto in tempo a vedere un sorriso soddisfatto dipingersi sul volto perfetto di Antonio, seguito da un ormai lontano grido, quasi coperto dalle urla estasiate che ancora arrivavano dalle vie principali.

-Nos vemos!-

A giudicare dalla voce, troppo, troppo unica, doveva essere lui. Ma l'inglese, arrabbiato come non mai, si limitò ad imprecare, per non aver capito assolutamente nulla neanche dell'ultima frase. Anche se, probabilmente, era un'insulto. Sotto la luce dell'unico lampione della viuzza, Arthur si limitò ad accendersi nervosamente una buona sigaretta.

-Tanto ci rivedremo, bastardo. L'universo non è così grande come sembra.-



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Note dell'autrice:
Bene.
Ora vi chiederete: quale malato mentale ha concepito una cosa del genere? Io!
Spero che non ci siano errori, altrimenti bestemmio in cinese! (Perchè farlo in turco è troppo mainstream(?)-aru
~)
Se ci sono però, dovete venire a dirmelo, capito? :33
Comunque, mi dispiace per questa piccola schifezzuola, e ci vediamo presto!

Bye-o-nara!
~ (Cit. DR )
#Matt
   
 
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