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Autore: Blacket    04/10/2013    1 recensioni
[...] "Da semplici uomini fecero guerra in amore, viceversa in altro luogo e mai diversamente: or i gesti freddi e duri divenivano carezze, altri pizzichii lividi scuri. Si danzò dirimpetti e sfiorati d’acciaio e urle, ora forse l’uno sull’altro a scaldarsi la notte; balli nocivi e grotteschi, più simili ad ombre notturne che dal fuoco fuggono e si rincorrono predatrici." [...] - Flashfic.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Antica Roma, Germania Magna
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Lupus in fabula Titolo: Lupus in fabula.
Genere: Generale, introspettivo.
Avvisi: One-shot, yaoi.
Personaggi: Impero Romano (Augustus), Magna Germania (Ariovisto).
Note: Non ricordo nemmeno l'ultima volta che aggiornai "seriamente" qui. Spero di poter riprendere, rimettermi al pari con diverse fiction e idee, portarle infine avanti.
Venendo alla Shot. Pur essendo essenzialmente corta, ho seguito uno schema di prompt datomi da un'amica (lenzuola, mondo, danza) e spero di aver soddisfatto la richiesta, partorendo ciò. Ho inoltre volutamente tolto tempo e spazio, nonostante io tenga molto a questa precisione, in quanto la fic coglie un momento particolare ponendo di conseguenza in secondo piano il resto.
Avrei forse voluto aggiungere luogo e precisare l'anno -lo trovo mille volte più realistico- ma davvero ininfluente nei confronti della piccola trama.
Se vi va, lasciate un commento; e se ce ne saranno mai, un grazie anticipato. Ciao belli, ciao.







Tre volte cercò di unire la presa in un abbraccio, ed altrettante ringhiò infuriato i suoi dissapori.
Trasformò a diniego il suo cercare vano le mani dell’altro da quella che lotta diviene incontrollata cadenza di respiri e pugni e mugugnii, a ricordo alchemico di vino e sangue: ora le coperte, gli intralci vermigli di lenzuola, scioglievano serpentine il rosso sul fiore pallido di un barbaro.
E come avrebbe potuto anche sol perdersi nel bieco odio del suo bello, se il corpo morbido colpiva e dimenava come un toro- d’occhi argentei e fini come aculei, i capelli chiari sibilavano d’essere domati.
Pure indegno e sporco nemico della Caput Mundi, infine fiero guerriero che solo avrebbe dovuto toccar ferro delle catene; ma tanto prelibato e inestimabile che Roma stesso volle il suo nome come capriccio. Ah-!Tanto voluto da pretendere il suo respiro corto, e l’enorme, disastrosa caduta del suo orgoglio selvatico e indomabile, nel vedersi stritolare come biscia e amante un romano.
“Avanti, Ariovisto, cedi a me!”
Ed ebbe ora l’altro sotto suo peso, la mancina unita stretta ed in prigione, la compagna intenta a lottare per poter sentire i suoi brividi e disgusto, colpevole d’esser punto di divisione. Augustus avrebbe forse fatto capitale quel suo sguardo nolente, tanto chiaro e sibillino che l’Impero poteva berne le parole come avrebbe fatto un assetato al pozzo- conscio che a più volerne avere, ne sarebbe scivolato e morto nel suo ventre.
Da semplici uomini fecero guerra in amore, viceversa in altro luogo e mai diversamente: or i gesti freddi e duri divenivano carezze, altri pizzichii lividi scuri. Si danzò dirimpetti e sfiorati d’acciaio e urle, ora forse l’uno sull’altro a scaldarsi la notte; balli nocivi e grotteschi, più simili ad ombre notturne che dal fuoco fuggono e si rincorrono predatrici.

Ariovisto sospirò, muovendo il suo disappunto sospirando una litania d’indecisione, ora bloccato e inerme sotto il potere di Roma.
E se le sue mani fossero state acquedotti e dighe, le avrebbe distrutte e sradicate dal suolo, se i ricci che in quel momento pungevano sul suo petto fossero foreste e culture ne avrebbe visto del fuoco ardere. Nel caso Roma stesso, che rideva roco e vecchio fosse mondo, allora Ariovisto avrebbe fatto delle sue costruzioni cenere e sapere fuliggine; i popoli miseri e colti di miseria come mari e monti devastati dalla sua ira.
Eppure gli occhi, tanto ferini e gialli mentre t’accarezzano mordono- loro mai riuscirai a coprirli, barbaro, lo giurarono sulle tue labbra. 
  
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