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Autore: Ghen    04/10/2013    2 recensioni
La famiglia Brambilla è una perfetta famiglia tradizionale: padre, madre e due figli.
Udumberto è il capofamiglia: è alto, moro, occhi verdi, fa palestra e dirige un’azienda di famiglia. Magda fa la casalinga, è bionda, colleziona tazzine da tè e fazzoletti pregiati. I loro due figli Edenrico e Giannandrea sono sempre stati bravi a scuola, ubbidienti, quasi ordinati, e nonostante qualche birbanteria sono cresciuti bellissimi e intelligenti.
Tuttavia qualcosa turberà la serenità della famiglia tradizionale: Giannandrea è gay. Ops.
(Nel testo sono presenti vari stereotipi)
Genere: Comico, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Minaccia alla famiglia tradizionale
 
I Brambilla sono una famiglia tradizionale. Udumberto è il capofamiglia: è alto, moro, occhi verdi, fa palestra e dirige un’azienda di famiglia. Magda fa la casalinga, è bionda, colleziona tazzine da tè e fazzoletti pregiati. I loro due figli Edenrico e Giannandrea sono sempre stati bravi a scuola, ubbidienti, quasi ordinati, e nonostante qualche birbanteria sono cresciuti bellissimi e intelligenti.
Un giorno però accadde una disgrazia: Magda aveva fatto cadere uno specchio a terra e quella stressa sera Giannandrea ha raggiunto i genitori a cena con una terribile notizia:
«Papà... Mamma... sono gay»  
 Disonore e vergogna cadde nella perfetta famiglia tradizionale Brambilla.
Com’era potuto accadere? I genitori non facevano che interrogarsi sulla questione dì e notte.
«È colpa tua, te l’avevo detto di non chiamarlo con un nome che finisce per A!», sbottò Udumberto alla consorte.
A quelle parole Magda pianse l’intera notte: probabilmente il marito aveva ragione, nel sentire quel nome che finiva per A, come quello delle sue compagne di classe a scuola, suo figlio era diventato gay.
Eppure Giannadrea aveva una fidanzatina all’asilo e loro a tavola avevano sempre parlato a favore della famiglia tradizionale. Non riusciva a spiegarselo.
 
«‘Sti froci!», brontolò Udumberto col telecomando in mano, ascoltando il tg mentre si parla di un ragazzino suicida perché gay.
«Povero piccolo, doveva chiedere aiuto: esistono ancora i centri dove si cerca di curare l’omosessualità», disse invece Magda, servendo a tavola pasta Banilla. «Mangiate tutto, buon appetito»
 
Ecco cosa doveva fare! Ricordando quell’episodio pensò di cercare un centro che potrebbe far tornare etero il suo povero figlio, ora diventato servo di Satana. Prese il pc portatile e dedicò ore a cercare aiuto per Giannandrea: si era pericolosamente imbattuta in un branco di omosessualisti che con la loro propaganda omosessuale volevano convincerla che niente e nessuno può convertire l’omosessualità in eterosessualità ma Magda non si arrese e finalmente trovò un account su Facebook che condivideva le sue idee, affermando di essere una psicologa che da anni lavora nel settore per guarire questa terribile deviazione. Giannandrea era salvo.
 
L’incantevole Magdy
Salve lei e per kaso kuella ke dice d essere una psi ke cura i gay???
 
Ines Serenella
si sono io senti nn mi skocciare i gay sono contronatura e pedofili!!!!! possono guarire!!!!!
 
L’incantevole Magdy
si io volevo far curare mio figlio ke e diventato gay!!! cs posso fare??? sn una mamma disperata.........
 
Ines Serenella
sei vera??? devi fargli trovare dio!!!!!!
 
L’incantevole Magdy
si sono vera ma cm posso fare deve trovare dio ok ma cm???? deve pregare????
 
Ines Serenella
si
 
Magda stampò da internet almeno dieci pagine di preghiere e alcuni versetti della Bibbia, per abbondare, sperando che queste potessero far tornare Giannandrea sulla retta via. Tuttavia però, Magda scoprì una terribile verità: gli omosessualisti erano arrivati prima di lei e avevano fatto il lavaggio del cervello al povero figlio. Il ragazzo non voleva assolutamente starla a sentire e quella sera litigarono molto.
 
«Non sono mai stato etero! Non puoi farmi diventare ciò che non sono», strillò il giovane, agitato.
I fogli ancora freschi di stampa caddero precipitosamente sul tappeto color lavanda del soggiorno, insieme alle speranze della donna.
«Non dire così, Gian! Tu sei mio figlio, ti ho visto nascere e crescere, lo so che sei normale»
«Sono normale infatti»
«I gay non sono normali!!», urlò Magda: ormai il suo viso era rosso dal furore. «Ho sempre immaginato che avresti sposato Luisella e che mi dessi almeno tre nipoti»
Luisella era la loro vicina di casa con cui Giannandrea andava molto d’accordo. Magda non aveva mai visto quella donna in compagnia di un uomo se non con suo figlio e a volte si era sorpresa a controllarli dalla finestra sognando una loro vita insieme. Suo figlio ad ogni modo non sembrava aver visto lo stesso sogno e senza più dire una parola corse in camera sua, lasciando la donna in lacrime.
 
 
Il giorno dopo decise Udumberto di prendere in mano la situazione con suo figlio. Bastava fargli vedere per cos’erano stati creati gli uomini e tutto si sarebbe risolto, pensava.
Dalla mattina partirono presto per una giornata padre e figlio e viaggiarono fino al bar dietro casa.
«Dimmi cosa vedi, Gian», disse fiero l’uomo, gonfiando il petto e salutando con gesti della mano vecchi amici di bevute.
«E così stai qui quando dici a mamma che vai a controllare il lavoro dei dipendenti?», chiese il ragazzo e l’uomo lo prese fra le sue braccia, in un sorriso.
«Giannandrea, è arrivato per te il momento di scoprire tutti i segreti del vero uomo»
Udumberto ordinò una bottiglia di birra e due bicchieri, ma quando ancora il ragazzo stava a metà del primo bicchiere, suo padre ordinò altre due bottiglie. Il vero uomo, a detta sua, non doveva tirarsi indietro ad una bella bionda.
 
«C’è una ragazza che ti piace, Gian?»
Suo padre in macchina tentò la domanda ma non ricevette risposta.
Lo portò al campetto di calcio asserendo che quello è lo sport del vero uomo e brontolò quando il figlio disse che non gli piaceva, preferendo la pallavolo.
«La pallavolo è da donne!!», urlò. «Vedi di non farmi arrabbiare»
«Veramente esiste anche la squadra maschile», bofonchiò, inutilmente.
«Sei senza speranza... Vuoi essere senza speranza, eh? Vuoi esserlo? I giocatori maschili di pallavolo sono tutti finocchi e tu vuoi diventare come loro, eh?»
«Non devo diventarlo, lo sono»
Suo padre a quelle parole impallidì. Strinse forte gli occhi e i denti: gli sembrava di impazzire. Lui aveva educato entrambi i suoi figli alla virilità e all’amore per la gnocca, era inammissibile che uno di loro fosse una... checca. Faceva fatica perfino a pensarlo. Continuava a ripetersi che Giannandrea era recuperabile, che doveva solo ritrovare il piacere di due belle tette.
Corse fuori dal campetto e si affacciò all’edicolante accanto, ritornando con in un mano una rivista di autentica cultura: Play Porn.
«Ecco», disse Udumberto mettendo fra le mani di suo figlio il prezioso giornale. «Apri e dimmi cosa ne pensi, ragazzo mio»
Giannandrea aveva aperto la rivista con una tale forza che a suo padre pareva di vederlo aprire con quella stessa virilità le gambe di una dolce donzella. Finalmente, pensava, il suo piano stava riuscendo: suo figlio stava guarendo.
«Belle tette eh, Gian?», sorrise orgoglioso. Suo figlio guardava con così tanta attenzione quella pagina che gli sembrò di sognare. «E guarda anche il culo; forse si vede meglio sulla pagina a fianco»
Udumberto allungò una mano alla pagina ma Giannandrea lo interruppe.
«Aspetta, non ho finito di leggere»
«Leggere?», spalancò gli occhi, sorpreso. «Leggere cosa?»
«Qui spiegano come fare un buon milkshake», indicò un trafiletto sotto la ragazza raffigurata e Udumberto restò qualche attimo in attesa prima di strappargli il giornale dalle mani e tirare via suo figlio. «Andiamo»
 
Con la macchina questa volta viaggiarono tanto fino a qualche paesello più lontano. Giannandrea non sapeva cosa suo padre stava architettando, ma lo avrebbe scoperto presto poiché finalmente stava rallentando e sembrava aver intravisto ciò che gli interessava. Poi Udumberto fermò la macchina e prese il portafogli, contando quanto avrebbe potuto spendere.
«Arrivo quasi a cento», sussurrò poco dopo, cupo. «Forse se trovo un bancomat...»
Il ragazzo guardò con sorpresa suo padre e girandosi intorno vide delle donne ai lati della strada, sbiancando sul viso.
«Vuoi pagare una prostituta per stuprarmi?»
Udumberto subito fece la voce grossa, aggrottando le sopracciglia. Questa era la sua ultima spiaggia e non poteva permettere che fallisse.
«Sei tu che devi montare lei, cretino!», quasi urlò. «Scegline una»
«Non andrò con una prostituta», il ragazzo s’irrigidì: si stava arrabbiando seriamente stavolta, Udumberto aveva toccato il fondo.
«Sei mai stato con una donna?»
«No»
«E allora come fai a dire di essere frocio? Devi prima provarla: se la provi non la lasci più»
«Neanche tu sei mai stato con un uomo per dire che non ti piace», Giannandrea contrattaccò.
«È una cosa diversa», sbottò l’uomo. Non voleva rassegnarsi di avere un figlio dell’altra sponda: un malato, un deviato, una femminuccia a cui piaceva la pallavolo. Eppure da piccolo giocava con i dinosauri e le macchinine: in cosa avevano sbagliato nel crescerlo? «Senti, Gian, è quella che fa figli, ok? Cazzo in culo non fa figli», digrignò.
Anche Giannandrea decise di provarci e mantenne il sangue freddo, sedendo meglio sul sedile, per guardare in faccia suo padre e leggergli gli occhi. Sarebbe stata un’impresa di livelli epici.
«Io non sono sterile», disse subito. «O almeno credo. La sterilità in una coppia omosessuale è solo di coppia, come quella che hanno due eterosessuali che vogliono figli e non ci riescono»
Suo padre sgranò gli occhi: non capiva dove volesse andare a parare adesso.
«E così si ricorre ai traguardi della scienza, dove è possibile riuscire a concepire un figlio anche con la sterilità di coppia»
Inutile dire che Udumberto tagliò la discussione mettendosi ad urlare e riaccese la macchina con la furia negli occhi. I due restarono in silenzio per tutto il tragitto finché l’uomo affacciandosi alla strada di casa fece scendere il figlio per poi proseguire dritto, per fare una passeggiata in solitaria. Aveva bisogno di pensare e, forse, urlare.
 
 
Il giorno dopo ancora decise di tentare la fortuna, con il fratellino finocchio, il fratello maggiore Edenrico.
Edenrico amava l’immediato, senza giri di parole, e per questa ragione aveva portato suo fratello davanti ad una lampada. Giannandrea si domandava cosa ci fosse d’interessante da ammirare e il fratello smontò la presa, mostrandola al più piccolo di casa.
«Vedi?», esclamò subito ma ancora Giannandrea non capiva. «La presa e la spina sono un maschio e una femmina e incastrano»
«E con ciò? Anche due uomini incastrano»
«Ma due uomini non fanno figli, intelligentone», rispose Edenrico, credendo di aver vinto la sfida: ora suo fratello doveva per forza diventare etero. Davanti a una tale realtà dei fatti...
«Neanche la spina e la presa fanno delle piccole presine e spinine»
«Ma danno corrente»
«Volendo essere precisi, danno corrente anche le prese con gli spinotti e i buchi insieme e volendo possiamo vederlo come un uomo: perché ha sia quello per prendere che quello per dare. E, volendo essere ancora più precisi, io non mi ritengo una spina»
Edenrico restò in qualche attimo di completo silenzio prima di pensare ad una nuova mossa per convertire suo fratello. Eppure, pensava, da piccolo non gli era mai piaciuto il rosa, non poteva essere gay.
«Viti e bulloni?»
Giannandrea rise e lo lasciò solo.
 
 
Il giorno dopo ancora quando Giannandrea rientrò a casa ritrovò tutta la sua famiglia tradizionale seduta intorno al tavolo, in sua attesa.
Avevano provato di tutto ma sembrava non esserci più alcun rimedio. Loro però si consideravano una famiglia tradizionale, una famiglia perfetta, l’unica in grado di portare avanti la specie umana che con tutti gay si sarebbe estinta. Eppure, la loro famiglia tradizionale aveva tirato su un gay.
Magda una sera aveva letto su Facebook di un’idea che partiva dal prendere tutti i gay e tutte le lesbiche e metterli in un recinto: non potevano procreare e si sarebbero estinti. L’aveva raccontata ad Udumberto che le aveva dato ragione. Ora però i conti non tornavano: uno dei loro figli non poteva essere gay perché né Magda né Udumberto lo erano. Com’era stato possibile? Da famiglie tradizionali potevano nascere solo future famiglie tradizionali, non gay. Che senso avrebbe farli estinguere in un recinto se poi spuntavano fuori dalle famiglie tradizionali stesse? Non potrebbero estinguersi!
Giannandrea poi era il loro figlio, non un gay qualsiasi, e decisero di dargli quell’ultima possibilità.
 
«Noi siamo una famiglia tradizionale e non possiamo accettare altri tipi di famiglie», disse Magda per tutti.
«Essere una famiglia tradizionale non significa dover per forza odiare il prossimo. Esistono altri tipi di famiglie e sono tutte valide», rimbeccò Giannandrea.
«No!», tuonò suo padre. «E adesso ti dirò una cosa, ragazzo», gli puntò contro un dito. «Ti troverai una ragazza e sarai come tutti gli altri! Niente froci nella nostra famiglia»
 
 
 
I Brambilla sono una famiglia tradizionale. Udumberto è andato in pensione e Magda passa le sere tra Facebook e le pulizie di casa. Edenrico si è sposato e ha avuto un figlio. Poi ha divorziato, si è risposato e ne ha avuto un altro. Ama così tanto le famiglie tradizionali che sta pensando di farsene una terza.
E Giannandrea dite? Giannandrea si è sposato e ha avuto tre figli. Si è sposato in Norvegia con Pietrobaldo e hanno avuto i loro figli Lucrezio, Pierstefano e la piccola Ermengarda in Canada, aiutati con la gpa. Hanno una famiglia e hanno quella tradizionale di Pietrobaldo che hanno accolto Giannandrea come un figlio loro; e hanno la famiglia tradizionale di Gretina, la donna canadese che ha aiutato loro ad avere i figli che li accoglie in casa sua come membri effettivi della sua famiglia.
Giannandrea non ha più rapporti con la sua famiglia tradizionale di nascita.
 
La morale?
I gay non nascono dagli alberi. Occhio con ‘ste famiglie tradizionali.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Momento d’ispirazione sotto la doccia e nasce questa cosa. Mi sono proprio sbizzarrita con i nomi XD
Che dire? Gestisco insieme ad altri una pagina su Facebook contro l’omofobia e ne ho sentite tante, ma tante, ma tante che un paio ho deciso di utilizzarle qui dentro. E sì, alcune cose ti fanno davvero cadere le braccia. Poi sono FISSATI con questa “famiglia tradizionale”, come se una coppia omosessuale che si sposa possa mettere in pericolo le loro famiglie °-° Ma chi gliele tocca?
Vedono minacce inesistenti.
Naturalmente non ho nulla contro “la famiglia tradizionale”: non che ci sia bisogno di metterlo in chiaro, solo che io, personalmente, la chiamo “famiglia” e basta. Come sono famiglie -e basta- anche quelle allargate, quelle con genitori single, quelle con genitori omosessuali ecc.
 
Veniamo a qualche nota:
- “diventare gay”: molti omofobi sono assolutamente convinti che gay si diventi per ragioni misteriose
- “omosessualisti”è una delle parole più stupide che io abbia mai sentito. Per gli omofobi sono “omosessualisti” tutti coloro che lottano per i propri diritti
- “propaganda omosessuale”: dopo che in Russia è stata vietata per legge “la propaganda omosessuale” e cioè nessuno può parlare di omosessualità (lgbt in generale), né in giro, né in tv, né tra poco in famiglia (in Russia stanno succedendo le cose più atroci a causa di questa legge: un gruppo di nuovi nazisti cerca persone gay per umiliarle riprendendole con telecamere, picchiandole nelle maniere più inumane, come se fosse un gioco), in Italia questa cosa si sta spargendo tra gli omofobi che vorrebbero vietarla anche qui per legge (quando imparano una parola nuova la usano ovunque in qualunque contesto)
- “Ines Serenella” è la parodia di un fake che gira su Facebook gridando ai quattro venti di essere una psicologa che cura i gay in centri che, facendo una ricerca su internet, non esistono (come neanche il suo nome nell’albo degli psicologi)
- “centri che cercano di convertire gli omosessuali in eterosessuali” purtroppo esistono davvero, pur essendo illegali. Fanno credere che seguendo Dio si possa essere etero
- “pasta Banilla” è una parodia della Barilla. Dopo il caso scoppiato per ciò che ha detto Guido Barilla per le famiglie tradizionali in un’intervista ho colto la palla al balzo
- “la specie umana con tutti gay si sarebbe estinta: questa è una perla che sento spesso. Secondo gli omofobi, se si legalizzano i matrimoni per persone dello stesso sesso l’umanità corre l’estinzione. Sì, potete ridere
- La storia del recinto con gay e lesbiche è vera, purtroppo. Mi pare sia un’idea originaria di un uomo di chiesa oppure un politico, non ricordo bene, degli Stati Uniti comunque
- Io ho usato stereotipi e ho accentuato per rendere più enfatizzato il ridicolo, tuttavia so che molti ragazzi e molte ragazze si trovano in difficoltà in famiglia a causa dell’omofobia e, a volte, vengono anche cacciati via (più in altri paesi che qui, ma ciò non significa che qui non accada)
 
- Edenrico divorzia e si risposa: ricalca il classico omofobo che attacca le famiglie con genitori omosessuali perché la famiglia tradizionale è perfetta bla bla, come se il divorzio fosse contemplato nella famiglia tradizionale (dicono che la famiglia trad. è uomo+ donna=figli sotto matrimonio e poi sono i primi che hanno magari prima moglie, seconda moglie e/o figli fuori dal matrimonio. Beata coerenza)
- la gpa è la Gestazione per Altri ed è troppo lunga da spiegare qui, cercate su internet!
 
 
 
Il mio intento era far ridere, sì, perché dopo un po’ che senti tutte queste cose ti viene voglia di riderci, se non altro, ma non sono certa di esserci riuscita! Non importa, perché in fin dei conti, mi sono divertita a scriverla :)
Grazie a chi ha letto e a chi eventualmente lascerà una recensione!
 
... non linciatemi, sono in buona fede, davvero!
 
Ciao, ciao da Ghen =^___^=
 
 
   
 
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