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Autore: casstheliar    04/10/2013    3 recensioni
«Si risvegliò di soprassalto, con la sensazione di essere osservato. Infatti, i suoi occhi chiarissimi incontrarono un paio scuri e curiosi.
"Ti sei perso?", gli domandò lo sconosciuto che lo guardava dall'alto. Niall arrossì e si mise a sedere, "No no", rispose con voce arrochita dal sonno bruscamente interrotto.
"Non sei un barbone che ha perso la sua via?", scherzò l'altro, Niall continuò a scuotere la testa, "Facevo una passeggiata e mi sono addormentato", ammise, imbarazzato.
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Niall/Josh • photographer!Niall • American!Niall • 80's!AU
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Josh Devine, Niall Horan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Bluebells


Nello stesso momento in cui vide il tassista allontanarsi, lasciandolo lì in mezzo alla strada deserta con il borsone di pelle ai piedi e la Olympus OM-2 appesa al collo, Niall si pentì della sua decisione. E per peggiorare la situazione, delle piccole gocce di pioggia sempre più insistenti gli iniziarono a bagnare il volto niveo rivolto verso l'alto. Si chinò a terra e infilò frettolosamente il suo più grande tesoro nel borsone e ricacciò dalla tasca dei jeans uno striminzito fogliettino di carta, sul quale aveva appuntato un indirizzo ed un nome.
Vagò per le poche vie di Powerstock alla ricerca della casa che sarebbe stata anche la sua per le successive tre settimane. Non c'era anima viva in giro e quindi nessuno a cui chiedere informazioni, perciò ci mise più di un'ora per trovare la piccola villetta. Era ormai zuppo come un pulcino quando bussò con insistenza alla porta, venne ad aprirgli una donna di mezz'età, che però dimostrava più anni di quelli di sua nonna.
"Salve, sono Niall Horan...", si presentò, ma senza lasciargli altro tempo la donna lo afferrò per il polso e lo tirò all'interno della casa, "Ma guardati tutto bagnato, non si usano gli ombrelli negli Stati Uniti?". Niall arrossì, imbarazzato, nell'agitazione si era dimenticato l'oggetto più importante da portare con sé in Inghilterra: l'ombrello.
"L'ho dimenticato", provò a giustificarsi, beccandosi un'occhiata di traverso da parte della donna. "Ora vai di corsa a toglierti quei vestiti zuppi e ti fai un bel bagno caldo prima di prenderti un malanno". Il ragazzo tentò di obiettare ma la donna lo fulminò con lo sguardo e lo accompagnò direttamente nel minuscolo bagno.


Dopo essersi riscaldato, Niall uscì dalla vasca e si avvolse nell'asciugamano che la donna aveva posto su una vecchia sedia. Eliminò con la mano la condensa di vapore formatasi sullo specchio e si diede un'occhiata, rabbrividendo di fronte alle marcatissime occhiaie che gli solcavano la pelle chiara del viso. Improvvisamente si sentì stanco, distrutto dal jetlag e dalle ore di aereo e treno che lo avevano portato da New York a quella minuscola cittadina, invisibile anche sulle più dettagliate cartine dell'Inghilterra. Cacciò dal borsone l'unico paio di pantaloni che non si erano bagnati con la pioggia e un maglione caldo e li infilò.
Scese al piano di sotto dove la donna lo stava aspettando con in mano una tazza fumante di tè, "Ne vuoi?", gli domandò e lui annuì, sedendosi al tavolo accanto a lei. Quella che per lui era una completa sconosciuta, mai vista prima di quella mattina, era la cugina di secondo grado della sua matrigna, o meglio, dell'unica madre che avesse mai conosciuto, visto che la sua madre biologica era morta subito dopo il parto.
"Non so se Rose ti ha parlato di me, quando viveva ancora qui non eravamo semplicemente cugine, ma molto molto di più, era la mia migliore amica, la sorella che non ho mai avuto", Niall annuì affondando il volto nella tazza, "Mi ha parlato moltissimo di te e non so davvero come ringraziarti per la tua ospitalità", rispose cortesemente Niall, pur avendo tanto sentito parlare della donna non sapeva come comportarsi con lei.
"E' un piacere ospitarti. Nella sua ultima lettera Rose mi ha parlato dei tuoi lavori così bene, mi ha anche inviato una copia di una tua foto, ti ammiro molto", Niall arrossì inevitabilmente: reagiva sempre alla stessa maniera quando qualcuno gli faceva un complimento.
"Ti ringrazio, ma non sono nulla di che, sto ancora imparando", la donna annuì lentamente.
"Immagino che tu sia molto stanco, vuoi dormire prima che sia ora di cena? Ti vengo a chiamare quando è pronto in tavola", gli propose e lui accettò di buon grado. Salirono al secondo piano e Niall si sistemò nella vecchia stanza della figlia maggiore di Kimberly, che da qualche mese si era trasferita a Plymouth assieme a suo marito.
Si addormentò in fretta, Niall, e si risvegliò soltanto quando sentì l'insistente battere sulla porta della sua nuova stanza. Mangiò insieme a Kimberly che si scusò per l'assenza del figlio e dopo cena tornò a letto, dove rimase in coma per due giorni di fila: si alzava solo per andare in bagno e per mettere sotto ai denti qualche boccone.


Il martedì seguente decise che non avrebbe sprecato in quel modo la sua permanenza sul suolo inglese, perciò dopo un'abbondante colazione a base di salsicce e fagioli in salsa, indossò gli scarponcini e il giubbino ed uscì di casa, con al collo la sua fedelissima Olympus.
Powerstock era costruita sull'incrocio di due strade principali e di una secondaria. Era un posto per poche anime, Niall contò circa una trentina di case. Kimberly gli aveva riferito che la maggior parte dei padri di famiglia e dei figli maggiori lavoravano in fabbrica, nella non troppo lontana Dorchester, anche suo figlio lavorava lì ed era per quello che non aveva ancora avuto occasione di fare la sua conoscenza. Camminò per diverso tempo fino a lasciarsi completamente alle spalle le case, si inoltrò nelle campagne, osservando tutto con occhi sognanti. Nel suo appartamento a New York poteva soltanto immaginarla una tale pace. Senza pensarci più di tanto si lasciò andare sotto ad un albero, fregandosene dell'erbetta umida che gli bagnava i jeans chiari. Finì con l'addormentarsi, col volto rivolto verso il cielo colorato di grigio scuro. Ancora non era riuscito a riprendersi dal jetlag del suo primo volo oltreoceano.
Si risvegliò di soprassalto, con la sensazione di essere osservato. Infatti, i suoi occhi chiarissimi incontrarono un paio scuri e curiosi.
"Ti sei perso?", gli domandò lo sconosciuto che lo guardava dall'alto. Niall arrossì e si mise a sedere, "No no", rispose con voce arrochita dal sonno bruscamente interrotto.
"Non sei un barbone che ha perso la sua via?", scherzò l'altro, Niall continuò a scuotere la testa, "Facevo una passeggiata e mi sono addormentato", ammise, imbarazzato. Lo sconosciuto si accomodò a terra, accanto a lui e finalmente gli occhi di Niall poterono scrutarlo. Era un ragazzo più o meno della sua età, aveva un'espressione dolce e gli occhi vispi e scuri, seppur contornati da occhiaie violacee.
"Hai avuto una spledida idea, sono distrutto. Come si dorme qui?"
"Sufficientemente bene, non mi lamento", lo sconosciuto gli sorrise e gli porse la mano, "Il mio nome è Joshua, ma mi chiamano tutti Josh, quindi chiamami Josh", Niall osservò la sua mano per qualche istante prima di stringergliela: a dispetto della sua era calda, quasi bollente.
"Il mio nome è Niall", un lampo di luce attraverso gli occhi di Josh ma il biondino non se ne accorse, troppo preso a gustarsi la presa forte e calda della mano del ragazzo che gli stava dinanzi.
"Niall - ripeté il ragazzo con un sorriso stampato sul volto - ti dispiace se mi faccio una dormitina?", il biondino scosse la testa, "Me la faccio anche io", e dopo poco si addormentarono uno accanto all'altro: due perfetti sconosciuti nelle campagne dell'Inghilterra del Sud.


Fu la pioggia, fitta, a svegliare i due giovani. Josh si tirò in piedi, dopo la dormita sembrava più attivo e riposato, Niall lo imitò molto pigramente: adorava i risvegli dolci e lenti. Ma di lì a poco la pioggerellina fitta si tramutò in un acquazzone che li costrinse a correre via dalla campagna aperta, per tornare in tutta fretta in paese. Niall nascose il suo tesoro sotto al giubbino e seguì Josh verso il centro di Powerstock. Si infilarono all'interno di un pub, l'unico pub della cittadina, fradici, e si sedettero al bancone. Josh ordinò per entrambi il whiskey della casa, da bere secco per riscaldare l'animo. Niall non amava molto bere ma si lasciò convincere dalle parole del ragazzo. Dopo il primo sorso, le guance del biondino si colorarono di un rosso acceso ma dovette ammettere a se stesso che si sentiva decisamente più al caldo rispetto a prima.
"Non sei di queste parti, vero?", gli chiese Josh, ordinando la prima birra della serata, per entrambi.
"No, infatti. Vengo da New York", rispose Niall, mentre dal jukebox posto ad un lato del caratteristico pub inglese si diffondevano le note Born In The USA di Bruce Springsteen, come per un gioco del destino.
"E' la prima volta che vedo un americano - esclamò Josh - sembri uguale a me, però", Niall scoppiò in una risata fin troppo fragorosa, "Guarda che gli americani non hanno nulla di strano o di diverso da te, dagli inglesi, anzi..."
"Fatto sta che è la prima volta che vedo un americano! Sono emozionato", scherzò Josh, facendo ridere di nuovo Niall. "E che ci fa un americano qui a Powerstock?", l'altro finì il suo whiskey e alzò le spalle, "Avevo bisogno di ispirazione..."
"Ispirazione per cosa?", Niall si aprì il giubbino e gli mostrò la macchinetta, questa volta Josh si stupì realmente, mai in vita sua aveva mai visto un oggetto talmente prezioso, "Posso vederla?", chiese con esitazione ma Niall gli sorrise e gli porse la Olympus senza problemi.
"Lei è il mio tesoro, il mio lavoro, la mia passione, lei è Mia", Josh annuì e accarezzò con dolcezza i contorni della macchinetta, "Un giorno me la farai provare", Niall fu d'accordo con lui e "Quando vuoi" rispose. Solitamente non avrebbe risposto di sì con tale leggerezza, ma in quel momento si sentiva stranamente felice, probabilmente a causa dell'alcool che aveva in vena.
Parlarono di tutto e di nulla, Niall gli raccontò di New York e dell'ispirazione che da un giorno all'altro era venuta a mancare; Josh gli rivelò il suo sogno più grande, quello per cui stava risparmiando da anni: andare via da quel paesino minuscolo, vedere il mondo, vivere. Niall ascoltando le parole sognanti di Josh si rese conto di essere davvero fortunato, lui si guadagnava la pagnotta con la sua passione, viaggiava, vedeva posti nuovi. Calò il silenzio tra i due, ma una canzone catturò l'attenzione di Josh che si alzò di scatto dalla sedia e trascinò Niall al centro del pub semi vuoto, lo costrinse a ballare sulle note di Walking On Sunshine sotto gli sguardi vuoti e distanti degli altri clienti di mezz'età, per nulla toccati da quella spruzzata di allegria. E Niall si sentì davvero felice, come non lo era mai stato da solo a New York a nessuna di quelle feste a cui partecipava, durante le quali ascoltava annoiato i discorsi frivoli di gente altolocata. Ora era al centro di un pub oscuro, in una cittadina sconosciuta dell'Inghilterra meridionale, si stava scatenando sulle note di una canzone allegra, con le mani di un ragazzo da poco conosciuto strette ai suoi fianchi e si sentiva davvero felice.
Dopo lo scatenato balletto e un altro boccale di birra Josh decise che si era fatto fin troppo tardi, "Domani mattina mi devo svegliare alle cinque e devo andare in quell'inferno che è Dorchester", Niall lo seguì fuori dal locale, indeciso sul da farsi.
"Dov'è che stai di casa?", gli chiese con un sorrisetto di difficile interpretazione. Niall cacciò dalla tasca dei jeans un foglietto e glielo porse. Il ragazzo, alla luce di un lampione lo lesse, "Stiamo vicini", Niall gli sorrise e si incamminarono uno accanto all'altro. Cinque minuti dopo il biondino individuò la piccola villetta di Kimberly e la indicò, "E' quella, è lì che sto", Josh annuì e lo accompagnò fino alla porta, si infilò le mani in tasca e cacciò una chiave.
"E' qui che sto anche io", sussurrò, godendosi appieno l'occhiata sorpresa di Niall.
"C-come?"
"Joshua Josh Devine, piacere cugino", ridacchiò il ragazzo. Niall si infilò nella porta, corse al piano superiore e si chiuse in camera. Quel ragazzo, quel Josh, lo aveva preso in giro per tutto il tempo. Sapeva esattamente chi lui fosse e si sentì stranamente tradito, Niall. Tant'è che quella notte non riuscì a chiudere occhio, dando la colpa alla dormita in campagna, al whiskey, a Josh.


Per tutta la settimana Niall fece attenzione a non incrociare mai Josh. Scendeva tardi per la colazione ed esplorava le campagne di Powerstock senza mettere più piede in quelle nord-orientali. Era solo con se stesso e rifletteva e la maggior parte delle volte i suoi pensieri volavano verso quel Josh. Non riusciva a capire perché si sentisse tanto tradito, forse perché si era messo a nudo con una persona che gli aveva mentito fingendosi un completo sconosciuto. O forse perché quel martedì sera, in quel pub, Niall aveva sentito qualcosa, qualcosa che l'aveva decisamente colpito. Quello che rifuggiva non era Josh, ma erano le emozioni e le sensazioni provate con quel ragazzo, fin dal momento in cui la sua pelle era entrata in contatto con quella bollente di Josh. Aveva sentito che tra loro c'era sintonia, nonostante fossero agli antipodi, aveva sentito di poter rivelare a quel ragazzo anche il suo più infimo segreto, aveva sentito che lui non l'avrebbe criticato se Niall gli avesse confessato che, dai tredici anni, era attratto dai ragazzi. Ma tutte queste sue sensazioni si erano sgretolate davanti alla porta di casa.
Quel sabato mattina però non poté scampare al destino. Kimberly bussò insistentemente alla sua porta finché non le aprì, "Vieni sotto, c'è mio figlio che voglio presentarti". Niall controvoglia si vestì e scese al piano inferiore.
"Josh, questo è Niall, il figlio di Rose. Niall, questo è Josh, mio figlio", il ragazzo seduto al tavolo alzò lo sguardo e gli porse la mano, "Piacere di fare finalmente la tua conoscenza, Niall"
"Piacere mio", si limitò a rispondere Niall, gli voltò le spalle e si precipitò fuori casa. Sentiva di odiare quella faccia da schiaffi ma ne era comunque attratto. Per la prima volta in ventidue anni Niall trovò che fosse problematico il fatto che gli piacessero i ragazzi.


I piedi si mossero da soli sull'asfalto che presto diventò strada sterrata. Gli occhi si persero verso il piccolo boschetto che si stagliava all'orizzonte e che un pensoso Niall era deciso a raggiungere. Nella fretta aveva dimenticato di prendere la macchina fotografica. Affrettò il passo, aveva voglia di immergersi in una natura più selvaggia, quel tipo di natura che rispecchiasse il suo stato d'animo. Aveva appena ammesso a se stesso di essere attratto da Josh che, tecnicamente non era suo cugino, era poco più che un estraneo, ma la sola idea gli faceva accapponare la pelle. Corse non appena superò il naturale cancello formato dai primi alberi. Corse a crepacuore, finché le ginocchia non cedettero sul terreno. Si lasciò andare sul letto fatto di foglie di quercia. Gli alberi che lo sovrastavano erano alti e gli impedivano di vedere il cielo. Era una bella prospettiva quella e si pentì di aver lasciato a casa Mia.
Sentiva i rumori del bosco, le foglie mosse dal vento, il canto degli uccellini e degli insetti e passi. Trasalì quando avvertì dei passi che si avvicinavano a lui, chiuse gli occhi e serrò i denti, come se quel gesto potesse produrre qualcosa.
"Niall", la voce di Josh gli arrivò chiara alle orecchie e gli provocò sconvolgimenti nel petto.
Finse di essere addormentato, sperando di riuscire a far andare via il ragazzo.
"Lo so che non stai dormendo, stai solo facendo finta", si sedette a terra, accanto a lui e rimase in attesa. Niall aprì un occhio, "Che vuoi? Sei venuto a raccontarmi altre frottole?", domandò acido.
"Non ti ho raccontato mai alcuna frottola, ho semplicemente omesso una piccola informazione", si giustificò Josh, con un'alzata di spalla. "Non capisco perché te la prendi tanto", continuò con sufficienza, incassando senza troppi problemi le occhiatacce per nulla minacciose del minore.
"Perché...", ma non riuscì a rispondere perché la voce gli si incagliò in gola.
"Perché?", lo incalzò l'altro, inarcando un sopracciglio, ma Niall scosse la testa, "Non capiresti", si alzò di scatto in piedi, stava per scappare di nuovo ma la mano di Josh si strinse attorno al suo polso, con fermezza ma senza fargli male.
"Non vai da nessuna parte, ok?", Niall sbuffò, "Vado dove voglio, lasciami stare ti prego", provò a scrollarselo di dosso ma Josh non demordeva, lo fissava con un cipiglio divertito mentre gli occhi di Niall si riempivano di lacrime, "Lasciami, ti prego", si lagnò il biondino.
"Non ti lascio andare almeno finché non mi dici perché sei scappato via a quel modo prima", gli propose Josh, ma Niall continuò imperterrito a scuotere la testa, "Ah beh - riprese il maggiore tra i due - io non ho nulla da fare oggi, possiamo rimanere qui fino a sera".
E rimasero in quel boschetto per diverse ore, rimasero seduti a terra e in silenzio finché Josh non avvertì il brontolio proveniente dallo stomaco affamato di Niall.
"Hai fame?", gli chiese retoricamente.
"No", rispose lapidario Niall, senza nemmeno guardarlo.
"Hai fame eccome, basta sentire i rumori della tua pancia. Questa mattina non hai nemmeno fatto colazione, troppa era la fretta di correre via da me"
"Se ho fame, sono affari miei, ok?", Niall si rese conto di comportarsi come un pre-adolescente, ma non poteva assolutamente darla vinta all'altro: non avrebbe ceduto, a costo di morire di fame. O almeno era convinto di questo finché i morsi della fame non lo accalappiarono per la gola quando Josh estrasse un panino dalla tasca del giubbino e se lo gustò lentamente davanti ai suoi occhi, "Ne ho un altro, se vuoi. Ma prima dovrai parlarmi"
"Mai"
"E allora mi mangio anche l'altro", e così fece. Niall riuscì a resistere per un'altra ora prima di cantare come una civetta di notte.
"Mi ha dato fastidio il tuo comportamento. - iniziò, cogliendo Josh di sorpresa - E' una cosa irrazionale forse, ma mi sono sentito come violato. Capisci? Tu in verità non eri quel perfetto sconosciuto che io pensavo che fossi, sapevi chi io ero e mi sono sentito preso per i fondelli. Come se tu non fossi veramente interessato alle mie parole, ma che le avessi ascoltate soltanto per prenderti poi gioco di me", sputò fuori, senza poggiare gli occhi su di lui.
"Pensi male - rispose Josh, lentamente - davvero male, mi è piaciuto starti a sentire e credo che se avessi saputo chi io fossi non ti saresti mai aperto con me in quel modo. Si sa che si riesce a parlare a cuore aperto solo con i perfetti sconosciuti, con quelli che vedi una volta nella tua vita. Come avrei potuto dirti chi sono? Non avrei saputo tante piccole cose di te, cose interessanti. Ci saremmo limitati a salutarci alla mattina e se ci fossimo incrociati per strada, io non voglio questo"
"E cosa vuoi?"
"Voglio un... una persona con cui parlare, tutto qui. Mi sento solo in questo posto. E' un posto di indubbia bellezza, Powerstock, ma io non voglio starci qui. Mi sento solo, la gente di qui è o troppo giovane o troppo vecchia per me e mi sto stancando. E tu mi sei sembrato perfetto", Niall arrossì e si pentì di aver pensato tutte quelle cose su Josh, in fondo era un ragazzo come lui: solo in un mondo non suo.
"Voglio portarti in un posto", affermò improvvisamente Josh, beccandosi un'occhiata interrogativa da parte di Niall. Si alzò da terra e porse la mano al ragazzo che la afferrò prontamente. Si addentrarono più a fondo nel bosco, finché non raggiunsero una piccola radura, un'oasi verde sprovvista degli alberi. Niall guardò quel posto con lo sguardo dell'artista e si pentì amaramente di aver lasciato la macchina fotografica a casa: era partito per quel luogo sconosciuto, quasi fatato, con l'idea di trovare un posto del genere, un posto in grado di riempirgli la pelle di piccoli brividi.
"E' bellissimo", riuscì a dire, dopo diversi istanti. Josh annuì accanto a lui, "E' vero. Ma ancora non sono spuntate", c'era un velo di delusione nella sua voce, "Cosa?", chiese Niall curioso come un bambino.
"Ti riporterò qui e vedrai. Ma promettimi che non proverai a tornarci da solo, è un posto speciale che solo io conosco. Se provassi a venirci da solo sicuramente ti perderesti nel bosco e verresti mangiato dagli spiriti della foresta", Josh si beccò un pugno dritto nel bicipite destro.
"Sei un cretino - si lamentò Niall - dai dimmelo che ti costa"
"Mh a te costa qualcosa"
"Cosa? Farò tutto quello che vuoi"
"Un bacio", disse convinto Josh, guardandolo negli occhi. Niall arrossì violentemente, sgranò gli occhi, sentì il cuore spaccargli la cassa toracica.
"Un... che?", balbettò.
"Un bacio", ripeté Josh, chiudendo lentamente le palpebre.
Niall ci pensò seriamente a quel compromesso, soprattutto perché voleva baciare Josh almeno tanto quanto voleva sapere cosa il ragazzo gli nascondesse. Raccolse tutto il coraggio che riuscì a trovare nel suo corpo e poggiò le labbra sulla guancia di Josh. Fu un piccolo bacio. Niall constatò che non solo le mani di Josh erano bollenti, ma anche il suo volto.
"Campanule", sospirò il maggiore con un sorriso beato.
"Campanule?"
"Sì, te le farò vedere. Domenica prossima, promesso".


Niall visse quella settimana in funzione della domenica. Mai, nemmeno quando andava ancora a scuola, aveva aspettato tanto il giorno di festa. E mentre la maggior parte del paese era rinchiusa nella piccola chiesa metodista, loro sgattaiolarono verso la campagna e verso il bosco. La Olympus sobbalzava sul petto di Niall perché i due si erano ritrovati a correre. Josh stringeva nelle mani una busta di plastica dove aveva riposto un paio di panini e un thermos colmo di tè caldo che si era fatto appositamente preparare dalla madre.
Avevano corso tanto che le ginocchia di Josh, disabituate dall'attività fisica, furono sul punto di cedere. Ma l'esclamazione di stupore di Niall gli diede nuova vita. Avevano raggiunto con non poche difficoltà la radura. Ora quel verde accecante era puntellato di piccole macchie viola. Niall svitò il copriobiettivo e immortalò quell'immagine prima nella sua mente e poi sul rullino. Quella domenica mattina una leggera nebbia era calata sul bosco, si insinuava tra gli alberi, rendeva tutta l'atmosfera mistica e fatata. Sorrise felice a Josh.
"E' ancora più bello, oggi", esclamò con una vena di emozione nella voce.
"Ci tenevo che tu vedessi"
"Ti ringrazio, senza di te non l'avrei mai trovato..."
"Cosa?", domandò Josh non cogliendo il senso delle parole di Niall.
"Lo scatto perfetto. Il viaggio, la stanchezza, i chilometri. Ne è valsa davvero la pena. Grazie", Josh gli scompigliò i capelli chiari, Niall sgattaiolò via e per diverso tempo non smise di scattare foto su foto, riuscì anche a beccare uno scoiattolino intimidito dalla loro presenza.
Cadde sfinito a terra dopo una trentina di scatti, Josh gli sfilò dal collo la macchina e si stese accanto a lui. Puntò l'obiettivo su loro due, stesi uno accanto all'altro, giovani e sorridenti, e premette il pulsante di scatto.
"Quando svilupperai questa, ne voglio una copia. Questo è il tuo ringraziamento per averti portato in questo posto magico. Ci stai?", Niall rise, "Ma certo"
"Ma non basta", Josh parve tornare serio, "Eh?"
"Questo non basta per averti rivelato questo segreto, forse sarebbe meglio se ti lasciassi qui a farti divorare dagli spiriti della foresta, dopotutto", e si beccò l'ennesimo pugno sul braccio, "Smettila di prendermi in giro. Ormai l'ho imparata la strada, sarei capace di tornarmene a casa da solo!"
"Ma a chi vuoi darla a bere? Ti perderesti e moriresti di fame, senza di me sei perso", esclamò Josh con convinzione, sbettendogli la busta dei panini in faccia. Niall gli diede un altro dei suoi pugni, Josh gli bloccò il polso e si mise a cavalcioni su di lui. Si fissarono per secondi che sembrarono ad entrambi interminabili.
"Che c'è?", domandò Niall, voltando la testa di lato. Ma Josh gliela raddrizzò con la mano, costringendolo a guardarlo in faccia.
"Te l'ha mai detto nessuno che sei bello? Perché lo sei davvero, tanto", sussurrò il più grande, scandendo ogni parola che si andò ad incastonare indelebilmente nel cuore rampante di Niall.
"Smettila di prendermi in giro"
"Non ti sto affatto prendendo in giro", Josh scosse la testa, era stranamente serio, lì a cavalcioni su Niall, stesi sull'erba di quel piccolo angolo di paradiso un tempo tutto di Josh, ma ora loro.
"Invece lo stai facendo, e mi stai anche mettendo parecchio a disagio, quindi per favore smettila e... scendi da me"
"E' davvero quello che vuoi?"
No, urlava il cuore di Niall, ma il ragazzo lo zittì mentalmente, "Sì", rispose invece.
"Stai mentendo"
"Ti ho detto di sì, è sì", ma Josh non si arrese, "Voglio il mio secondo ringraziamento"
"Cosa vuoi?"
"Un bacio", Niall sbiancò e scosse la testa con convinzione, "No, assolutamente no, non se ne parl... ah", non riuscì a concludere la frase perché si ritrovò con le labbra morbide di Josh schiacciate sulle sue. Il maggiore aveva fatto leva sugli addominali e l'aveva avvicinato a sé premendogli il dorso della mano sul collo. Josh baciò dolcemente le labbra di Niall con le sue, le baciò a lungo finché non sentì i nervi tesi del più giovane allentarsi. Niall si lasciò andare sul corpo di Josh, permettendo al ragazzo di farlo suo su quel prato, in mezzo a quelle campanule viola.
"Sei contento ora?", gli domandò Niall, con gli occhi velati da lacrime.
"Perché piangi?"
"Non sto mica piangendo", il biondino sgusciò da sotto il corpo di Josh e si alzò in piedi.
"Lo stai facendo eccome", si alzò anche lui da terra e lo afferrò per il polso per fermarlo.
"Che vuoi Josh?"
"Un altro bacio, o forse due. E tu che vuoi?", il ragazzo gli rigirò la domanda per metterlo alla prova, "Voglio... non voglio andarmene via tra meno di una settimana, voglio questa radura a New York, voglio essere così felice anche a casa. Perché mi hai reso così felice? Per farmi pesare ancora di più la separazione? Per farmi mancare non solo Powerstock ma anche te?", delle lacrime salate gli rigarono il volto pallido. Josh lo abbracciò, Niall affondò il viso nell'incavo del suo collo e singhiozzò, "Se magari tutto questo ti mancherà, tornerai qui prima o poi non credi? O magari ti raggiungerò io, chi lo sa. E allora porterò nella tua grande New York un pezzettino di Powerstock". Niall si calmò nell'udire quelle parole e si lasciò accarezzare dal ragazzo finché non si addormentò nell'erba, un passatempo che era diventato suo durante la permanenza a Powerstock.


Erano passati più di tre mesi da quando si era lasciato l'Inghilterra alle spalle, e con lei Powerstock, il bosco, la radura, le campanule, Josh. Era tornato a New York ed incurante della stanchezza si era fiondato nella camera oscura che aveva allestito nel suo appartamento e rimase in piedi per ventiquattro ore a sviluppare l'infinità di foto che aveva scattato.
Per giorni le aveva fissate, ammirate, aveva addirittura pianto per la bellezza di alcune di esse, si era commosso per un suo stesso lavoro e decise di condividere le proprie emozioni con il resto del mondo. Allestì una mostra fotografica a Brooklyn. Mentre stava spedendo gli inviti all'inaugurazione i suoi occhi volarono sulla fotografia che Josh aveva scattato a loro due tra le campanule. La staccò dalla parete e dietro scrisse un indirizzo e una data, la infilò in una busta e la imbucò sotto casa come aveva fatto col resto degli inviti.
Quel giorno, scendendo dal taxi, si sentiva realmente speranzoso, Niall. E lo rimase per tutta la serata. Dispensava sorrisi a destra e manca, alimentato da una speranza crescente. A fine serata, cinque flûte di champagne dopo, ogni briciolo di speranza lo aveva abbandonato. Fu l'ultimo a lasciare l'edificio, chiudendo dietro di sé a chiave la porta. Sventolò una mano cercando di attirare l'attenzione di un taxi, si fece riaccompagnare a casa. Era venuto improvvisamente a piovere, perciò si precipitò fuori dall'auto, dopo aver pagato il tassista e corse fino all'entrata del suo palazzo. Stava per raggiungerla quando si ritrovò col fondoschiena a terra, "Scusami", il rumore della pioggia scrosciante non gli impedì di riconoscere quella voce. "Josh", sussurrò a mezza voce, accettò la mano che il ragazzo gli aveva porto e si tirò in piedi.
"Che ci fai qui? Sei proprio tu?", rimasero sotto la pioggia, Josh si toccò ironicamente la faccia e annuì, "Sono proprio io e sono proprio qui. Sono venuto per la mostra, non per te, sia chiaro". Niall gli si gettò con le braccia al collo, era tardi e nessuno avrebbe fatto caso a due ragazzi che si abbracciavano sotto l'acquazzone più tremendo che si fosse abbattuto su New York negli ultimi anni.


Niall era di nuovo felice ora che aveva avuto indietro il suo pezzettino di Inghilterra, il suo pezzettino di Powerstock, il suo pezzettino di radura, le sue campanule. Ora erano stretti nel letto grande di Niall e una di queste, una piccola campanula viola, era infilata tra i capelli biondi del ragazzo, testimone fiera di amore e felicità.

___
nda
Ciao mondo! Mi ritrovo a pubblicare due cose in due giorni, è molto strano per me.
Vediamo un po' cosa dire, intanto come avrete capito dal banner (spero di riuscire a metterlo, non so se sono capace) questa one shot partecipa al Niall!Fest indotto dal Wanki!Fic. Che fantastico gruppo.
E' la prima volta che mi dedico con tanta dedizione a Niall. Però non so, ho visto il fest e ho deciso di scrivere qualcosa per lui (?). Ovviamente la storia non poteva che essere Nosh, trovo questi due assolutamente adorabili, quel poco che accade tra di loro è così speciale e tenero, mi fanno sciogliere sempre il cuore (soprattutto Josh). Nelle info ho scritto i vari prompt. Per quanto riguarda l'80's!AU non so se sono riuscita a rendere bene l'idea. Ci ho provato inserendo appunto la Olympus OM-2, che è una macchina fotografica degli anni Ottanta, in più se ci avete fatto caso mentre Josh e Niall sono nel pub, passano due canzoni tipiche di quegli anni. Spero di essere riuscita a trasmettere un po' l'atmosfera.
Mi è stato detto - sì, Giulia, parlo di te - che l'intera storia ha un che di fiabesco, ho reso Powerstock un posto fatato, in realtà non so se sia realmente così, magari sì, dovrei andare e controllare di persona.
Per quanto riguarda la radura, le campanule, Powerstock, devo ringraziare chi silenziosamente e inconsciamente mi ha promptato questa one shot attraverso questa foto stupenda. La foto che Niall fa quella domenica mattina, beh è questa.
Spero di riuscire a postare qualcos'altro per il fest, ho alcune idee carine, devo solo mettermi sotto e scrivere.
Ci si vede,
Alexa

ps. ieri ho iniziato a postare un'altra long: reason to love , passate se vi va.
  
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