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Autore: Shirokuro    04/10/2013    3 recensioni
{ ferriswheelshipping | one-shot di 690 parole circa | what if? | triste }
Per terra scorse il pugnale che aveva usato Ghecis: il manico d'oro era ingioiellato, decorato con zaffiri e smeraldi. Nemmeno per togliere la vita a quel ragazzo tanto generoso è stato umile, o magari voleva concedergli il prestigio di morire per mano sua e con un gioiello. Le sembrava squallido, orrido, come poteva aver cresciuto il verde? Non dimostrava affatto di esserne il padre, per quanto in fondo era suo intento renderlo una persona totalmente diversa da lui, qualcosa dovevano pur avere in comune. Ma ora a che serviva pensarci?
Genere: Angst, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: N, Touko
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Ma che bellezza, dopo aver scritto la precedente FerrisWheel {la mia AU estiva}, per la testa mi frullano un sacco di idee del pairing, della serie la mia pagina EFP sarà invasa da questa coppia nel giro di due mesi massimo e potrei toccare tutti i generi. Anzi, quando ho dovuto scegliere il genere della storia mi sarei voluta mordere l'indice, non ho mai scritto nulla del tipo, temo che angst e triste siano buttati lì per lì, chiedo scusa se rimarrete delusi; What If...? perché Anita non raggiungerà mai veramente il ragazzo che ama e Ghecis tanto meno, penso, ma io ce lo metto comunque per sicurezza. Come avrete capito, si parla della morte di N. Come m'è venuto in mente? Parlando di cose macabre con Elizabeth {la mia Ely <3} e disegnando Anita piangere. "Per cosa piange?" se ne esce fuori Ely: e lì viene tutto fuori. Veramente curioso, la seconda volta che accade, chissà se piacerà come l'ultima volta. E adesso ovvio che la dedico a Sofia Elizabeth /censura=cognome/, senza di lei non ci arrivavo qui, a pubblicare qualcosa di tanto triste. Spero che leggendola l'apprezzerai: tutta per te che crei personaggi inquietanti a gogo <3 inoltre piccola dedica alla Ale, che mi sopporta: collezionista di bandierine, ti dedico qualcosina, anche se non era in programma. Detto questo, buona lettura!


Anita era ancora alla ricerca del suo N. Almeno, pensava di esserlo, voleva crederci. Non importava quante lacrime potesse versare, quante volte quell'immagine le sarebbe tornata in mente, voleva solo convincersi che il suo Principe fosse ancora vivo.
«Quale padre potrebbe far questo al suo unico figlio?» sussurava mentre teneva stretto a sé il corpo pesante e privo di vita di N. Era stato lui, Ghecis, ad averlo pugnalato; quale poteva essere la causa di tanto odio? «Sei solo un mostro ignobile...» continuò «Con quale animo hai puntato la lama contro il corpo indifeso di un ragazzo che chiamavi figlio? Sei così sporco!» sibilò. In fondo lo sapeva che quell'uomo accusava il verde dei miseri fallimenti del Team Plasma, così dopo due anni di ricerche che la riportarono sulla Torre Dragospira, del suo amato rimaneva solo un corpo senz'anima. 
«Guardami,» disse la figura dell'uomo nell'ombra di una maceria «osservami, scrutami e fissami negli occhi. Secondo te, cosa provo adesso, sciocca ragazzina?» era sull'orlo di un pianto, molto probabilmente di pentimento e dolore. La castana però si ostinava a credere che lui ne era solo compiaciuto, che la sua insana smania della conquista di Unima lo avesse acceccato fino al punto di eliminare ogni traccia di N. Ma il Fato volle che lei si trovasse lì. «Lui ti si era avvicinato così puro, voglioso solo di riconciliarsi e, forse, nel tentativo di parlarti e farti ragionare; tu, invece, l'hai ucciso! Perché t-» venne interrotta dalla profonda voce di Ghecis. «E' stato un vigliacco! Ha tradito il suo stesso sangue e poi se n'è sparito chissà dove, per poi tornare solo nell'intento di fermare ancora il suo Team» cercava - agli occhi di Anita - di dissuaderla «Bugiardo!» 
«Ma, in qualunque caso, ti prego di guardarlo in viso, quello che stai straziando di lacrime».
La ragazza sgranò gli occhi quasi spaventata o magari solo stupefatta. N non solo non deve aver sofferto la sua morte, sembrava quasi sorridente. Perché sul suo viso non si poteva scorgere, anzi, perché nemmeno lei riusciva a notare un briciolo di dolore o di amarezza? Le lacrime pian piano smisero di scendere spontaneamente, Ghecis non parlava, non si muoveva, quasi in apnea osservava la scena. «Cosa...?» 
«Ha accettato la morte. Questo gli fa onore. Ma tu non puoi capire, cosa prova in fondo un figlio per il padre e viceversa: sapeva che le braccia della Morte l'avrebbero accolto grazie alla mia spinta, se solo si fosse avvicinato. Ma in fondo sperava che non ne avessi il coraggio» poi se ne andò, lasciando alla ragazza il suo N. 
Perché l'hai fatto? Cosa pensavi, stupido? Sapevi meglio di tutti cosa sarebbe accaduto! Allora, come mai...? cominciò a pensare, formulando e riformulando gli stessi pensieri più e più volte, con parole ripetute all'infinito in un circolo della stessa lunghezza, fino al mal di testa più forte che avesse mai avuto. Strinse con tutte le sue forze quell'essere che tanto l'aveva tormentata, stropicciando i lembi della camicia insanguinata: ora non le restava nulla. Le lacrime ripresero a scorrere con maggiore intesità, creando una piccola pozzanghera, grande quanto una gomma da cancelleria. 
Per terra scorse il pugnale che aveva usato Ghecis: il manico d'oro era ingioiellato, decorato con zaffiri e smeraldi. Nemmeno per togliere la vita a quel ragazzo tanto generoso è stato umile, o magari voleva concedergli il prestigio di morire per mano sua e con un gioiello. Le sembrava squallido, orrido, come poteva aver cresciuto il verde? Non dimostrava affatto di esserne il padre, per quanto in fondo era suo intento renderlo una persona totalmente diversa da lui, qualcosa dovevano pur avere in comune. Ma ora a che serviva pensarci? 
Ti prego, non dimenticarmi. Non è egoismo, ora che non ti trovi più in questa Terra «...vorrei che mi tenessi nell'anima, come io farò con te» per poi posare le labbra su quelle del ragazzo. Non era un bacio, lo sapeva, eppure sembrava quasi che potesse sentire ancora del calore, come se N non fosse ancora morto.
«Tu sei e sarai per sempre nel mio cuore, Anita» disse, con l'ultimo anelito che gli restava. Anita sorrise, eppure le lacrime non si fermavano ancora.
   
 
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