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Autore: _Bebe44_    04/10/2013    1 recensioni
"Stava guardando il cielo, così azzurro.. sconfinato.. impossibile..."
Mitsuky è un demone del fuoco.. Il suo passato è oscuro e ignoto, ma Qui.. Sapremo cosa si nasconde dietro a quegli occhi verdi e impassibili.
Vi era stata messa davanti senza nessuna presentazione, ora invece ci racconterà di come ha passato gli anni prima di incontrare Inuyasha e la sua banda!
Buona lettura!
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Avviso: Queta Fanic si svolge circa 400 anni prima della nascita di Naraku, e quindi della morte di Kikio e il sigillo di Inuyasha. Contando quanti anni sono passati dall'inizio dell'anime (cioè quando Kagome arriva all'epoca Sengoku) questa storia inizia 450 prima di tutto. Spero di aver fatto ordine a un pò di idee :3 
Vi era stato detto.. In questa fan fic parlerò esclusivamente del passato di Mitsuky, curiosità sul carattere e la famiglia. Non ho molto da dire.. i capitoli penso saranno solo due e molto lunghi, forse un terzo conclusivo.. Spero sia una cosa interessante ^^ buona lettura..



narratore esterno
narratore interno
“frasi parlate”
pensieri
 
 
Stava guardando il cielo, così azzurro, sconfinato, impossibile.. La bambina aveva un caschetto di capelli biondi e gli occhi verdi come lo smeraldo. Indossava un kimono tradizionale ricamato da gigli e ninfee. Una voglia a forma di fiammata le parte dalla spalla sinistra e attraversandole tutto il corpo finisce alla caviglia destra.. La bambina ha lo sguardo tipico di un demone completo. Dall’aria composta ed educata scrutava il cielo in cerca di qualcuno.
 
Stavo guardando il cielo, così azzurro.. sconfinato.. impossibile. Mi spostai una ciocca di capelli dagli occhi, continuai ad osservare. Tenni una forma composta e signorile, come mi era stato insegnato.  Perchè non arrivi….  Mi alzai, rassegnata. Lo aspettavo da due ore ormai, probabilmente non sarebbe tornato.

La bambina si incamminò verso la sua dimora, guardò un’ultima volta il cielo, poi proseguì.
 

Mitsuky no Jinsei – La Vita di Mitsuky

“Madre, sono tornata.”
“Mitsuky,  Uminawa ti cercava.”
“Lo raggiungo madre!”
La bimba corse per il vialetto. Sapeva dove cercarlo.. Sotto il loro albero.

Lo vidi appoggiato con una spalla all’albero, guardava verso di me, sapeva che sarei andata a cercarlo li. I suoi capelli erano azzurri, gli occhi blu. Indossava l’armatura da guerra. Era appena tornato dal campo di guerra?  Mi avvicinai cauta, quando fui più vicina vidi che stava sorridendo, appena gli fui a pochi centimetri davanti si sedette, e mi fece segno di sedermi tra le sue gambe. Io obbedì e mi misi comoda.
“Uminawa..”
“Mitsuky. Auguri..”
“Grazie! Te ne sei ricordato..!”
“E’ il tuo decimo compleanno, non posso dimenticarmene..”
Mitsuky gli sorrise, lui ricambiò. Uminawa era un demone Dio dell’acqua. Mitsuky Una demone Dea del fuoco. Promessi sposi, avevano 11 anni di differenza, ma non ci facevano caso. Al quattrocentesimo compleanno di lei si sarebbero sposati, a quel punto 11 anni non avrebbero cambiato niente…
 Che bella che è. Ha solo 10 anni, ma si capisce già che da grande sarà bellissima, e potente. Dovrà succedere al padre, e non è cosa semplice Le accarezzai i capelli per un po’, lei era mia…
 Il ragazzo fece per alzarsi, la bambina si spostò dalla sue gambe e si girò a guardarlo mentre si metteva in piedi.
“Devo ripartire.”
“Ancora.. Non puoi rimanere un altro po’?”
“Mi dispiace, il dovere mi chiama.  Ah! Mi raccomando, io non sono mai stato qui.”

Le sorrise, poi prese la spada e se ne andò.
 
******
                               
Passarono 150 anni da quel giorno, i due si vedevano una volta all’anno, se erano fortunati. Mitsuky seguiva allenamenti per intensificare i suoi poteri, si dimostrò subito un prodigio, e in poco tempo esaurì il programma d’allenamento di 400 anni.
Quel giorno stava sulla parte più alta dell’albero. Scrutava il cielo. Era seduta con una gamba che pendeva nel vuoto, e una incrociata sotto l’altra. Con il tempo si era abituata ad usare le posizioni formali solo in presenza di ospiti o del padre.
Ah, quel giorno sarebbe tornato, e le avrebbe lasciato l’eredità di famiglia.
 
Non stavo più nella pelle, quel giorno avrei ricevuto la lancia di Kasai! Finalmente sarei diventata una specie di regina. Per quel pomeriggio tutti i capifamiglia dei demoni degli elementi si sarebbero riuniti. Fuoco, Acqua, Aria, Terra, Fulmine, Buio. Tutti saranno qui, solo per me!
 
Il pomeriggio arrivò. I capifamiglia si sedettero in cerchio. Al centro Mitsuky e il padre, lui, aveva in mano un rotolo di stoffa vellutata. I saggi iniziarono un rito in una lingua antichissima. Il padre della ragazza iniziò.
Mitsuky. Figlia mia.” Sciolse la stoffa e liberò la lanciaPonendo di fronte a te la lancia di Kasai, io ti confermo il suo possesso. L’eredità di famiglia.La lancia iniziò a vibrare “..E la mia successione. Ti assumi qualsiasi responsabilità ti venga data in quanto nuova guida della famiglia del Fuoco?”
Accetto.
Bene. Con questo patto, io ti conferisco la lancia, che risiederà nel tuo animo.
Detto questo l’uomo prese l’arma e la mise in piedi di fronte alla ragazza. Poi recitò parole antice e con una fiammata colpì la lancia, che si posò sul petto di Mitsuky. Il dolore era tremendo, ma non si scompose, la lancia stava entrando in lei.
 
Faceva un male tremendo. Ma ne valeva la pena.. Sentivo la lancia diventare parte del mio corpo. Quando sparì completamente in me, mio padre ritrasse la mano e una luce candida mi avvolse, quando ne uscì non indossavo più l’abito cerimoniale, ma le Mie vesti.
 
****
 
Passarono due o tre settimane. Seduta sull’albero scrutava il cielo. Ormai era donna, ora poteva fare quello che più desiderava. Anche partire se lo voleva. Guardò il palmo della propria mano sinistra, poi il destro. Si concentrò e chiuse gli occhi, ebbe la sensazione di perdere qualcosa.. Quando li riaprì aveva la lancia in mano. Ora poteva controllarne la fuoriuscita, l’avrebbe avuta sempre con lei.
 
Guardai ancora un po’ quell’oggetto meraviglioso, poi lo feci riassorbire al mio palmo, e sentì la sua energia invadermi. Volevo partire, ma non ora, avrei aspettato qualche altro anno. Guardai la veste che stavo indossando. Un vestito, semplice, Bianco, con fiammate che partivano dal basso e dall’alto, una sola spallina che prendeva la spalla sinistra e basta. I capelli mi erano cresciuti, ma era tradizione non tagliarli, così li legai in una coda di cavallo e m’incamminai nella reggia nella quale abitavano i parenti di Uminawa
 
La bionda camminava con passo fiero, mentre  percorreva la strada vide due bambini giocare, avranno avuto si e no 7 o 8 anni, molto piccoli.. Li guardò meglio.. Ma non erano..
“Hiten! Manten!”
I due bambini si girarono, quando la riconobbero le saltarono in braccio
“Sorellona Mitsuky!” Urlò Hiten
“Come va!?” aggiunse Manten
“Bene piccoli, è sempre un piacere vedere i fratellini Raiju, come va con il vostro elemento?”
“Bene! Stiamo imparando a controllarlo!”
“Hiten, assomigli molto a tuo padre sai, me lo ricordo. Era un demone così per bene, e vostra madre, una donna così affettuosa e dolce. Manten, hai preso tutto da lei.. Mi raccomando bambini, crescete forti e giusti!”
“Certo sorellona!” Dissero all’unisono mentre lei li riappoggiava al suolo, poi corsero a giocare.
Lei li guardò correre via e sorrise, non poteva sapere cosa sarebbe successo a molti anni da li, sarebbero diventati due fratelli spietati e senza scrupoli, i piccoli demoni dei che ora erano così puri e spensierati.
Arrivata alla casa del suo promesso sposo non lo trovò. Vide solo la madre piangere, le si avvicinò calma e le mise una mano sulla spalla, la donna alzò gli occhi, l’azzuro dei suoi occhi sembrava quasi bianco, bagnato dalle lacrime.
“Che è successo signora, se mi è permesso saperlo?”
“Mio marito.. è stato ucciso in guerra.”
La notizia mi colpì profondamente, stavo per dirle qualcosa che potesse consolarla quando mi guardò compassionevole, non capii finchè non me lo disse.

“Mistuky.. tuo padre…. È morto…”

…Cosa….?   Mio padre, e il padre di Uminawa.. I più forti di tutti e 6 gli elementi.. uccisi.
Fui presa da un’incontrollabile rabbia. Mi scusai con la signora e uscì dal castello, corsi a casa e vidi ciò che temevo. Uminawa era li, e stava dando la notizia a mia madre, che lo guardò tristemente e annuì. Poi si girarono verso di me, avevo aperto la porta sbattendola
“Mitsy, lo sai già?”
Non capì come aveva fatto a capirlo, poi mi resi conto che i miei occhi si stavano gonfiando, Uminawa mi venne in contro abbracciandomi, mentre mi stringeva mi asciugai le lacrime. Non volevo che mi vedesse così. Io non piangevo.    No, no.. NO!    Mi liberai da quella stretta e corsi fuori dalla casa. Andai su un dirupo e sfogai la mia rabbia distruggendo enormi massi, non era da me, ma dovevo.
 
****
 
Sono passati molti anni da quel giorno
Lo ricordai con tanto odio, poi sorrisi. Oggi non dovevo pensarci, dovevo sposarmi con.. Uminawa, lo odiavo.
Mitsuky si alzò dal prato di erba, da quel giorno di circa 250 anni fa Uminawa era cambiato drasticamente, ora aveva un carattere orribile. Presuntuoso, possessivo.
Quanto lo odiavo, mi trattava come se fossi la sua schiava. Non era come 400 anni fa. Non ero più una bambina, nessuno mi trattava in quel modo, ora potevo pensare con la mia mente, ma non potevo decidere cosa fare della mia vita, quanto odio per il nostro matrimonio, quanto!
Entrai in casa, e vidi mia madre che parlava con un demone pulce, quando quest’ultimo se ne andò salutandola mi passò vicino e mi salutò, chiamandomi per nome, lo salutai educatamente e lui se ne andò. Quando fui sicura che si fosse allontanato domandai a mia madre curiosa:
“Madre, chi era?”
“Un amico di famiglia, è venuto a riferirmi della morte di una vecchia conoscenza.. però è avvenuta 200 anni fa, si era dimenticato di venirmelo a riferire..” disse l’ultima frase con un tono misto tra rabbia e ironico
“E potrei sapere chi era?”
“Il signor Inu no Taisho, un demone cane maggiore.”
“Ne ho sentito parlare, come è morto?”
“Combattendo, sembra avesse un figlio da proteggere.”
“Ma il figlio non ha la mia età?”
“Un altro, di nome Inuyasha, pare fosse un mezzodemone”
“Capisco.”
“Forza vatti a preparare per il matrimonio”
“Vado.”
 
Il signor Taisho, eccome se ne avevo sentito parlare, un demone maggiore dai tremendi poteri, forte anche più di mio padre, ma in questi 300 anni, lo ero diventata anche io.. Salì le scale di casa e mi misi l’abito nuziale, quando scesi mia madre era già andata e il capifamiglia del Fuoco non era ancora venuto a prendermi, però c’era Uminawa.
Mi guardò con disprezzo, io ricambiai il suo inutile sguardo
“Vieni.”
“Dove mi dovresti portare? E poi la sposa non si piò muovere senza il capofamiglia.”
“Dico io che puoi, seguimi.”
Mi afferrò un polso, e io mi lasciai trascinare fino a un dirupo, lo stresso dove mi ero sfogata quella volta.
“Cosa vuoi da me?”
“Tu ora sarai mia. Dopo il matrimonio verrai a vivere nel mio castello” un ghigno comparve sul suo volto “Non uscirai mia più di li. Sarai la mia donna, e non potrai fare niente senza il mio permesso”
“Te lo dissi già tempo fa. Sarò tua moglie, non la tua schiava.”
“Tu sarai la mia schiava in quanto mia moglie.”
Detto questo mi afferrò tutti e due i polsi e mi baciò violentemente, mi portò i polsi e le braccia lungo i fianchi cercando di tenermi ferma e prese il possesso della mia bocca, quando si staccò lo guardai sprezzante
“Non si rubano i baci alla propria donna.”
Lui non le diede peso, ignorandola, insinuò le mani nella sua veste e riprese a possederle la bocca senza alcuna delicatezza, lei, stufa, gli morse la lingua e lui si staccò di colpo e la guardò in cagnesco, lei sorrise malignamente
“Ho deciso. Io non ti sposo.”
“Tu non puoi decidere. Finchè sarai viva non sarai mai libera!”
*le sue parole mi colpirono.. La rabbia mi assalì senza volermi lasciare*
“Allora preferisco morire che passare la mia vita con te!”
“Allora muori!”
Il demone afferrò la treccia di lei, che le arrivava ai piedi e gliela tagliò con la propria lancia, i capelli di una donna tagliati erano un segno di odio e rinnegazione, poi la spinse giù da quel dirupo immenso e senza fine, lei cadde dalla montagna e si lasciò andare del tutto, addormentandosi..
 
***
 
Portai una mano alla testa, era bagnata, calda, mi guardai la stessa mano. Sangue. Mi misi a sedere, altro sangue sulle gambe. Sentì la testa maledettamente leggera.. I miei capelli, ora mi arrivavano si e no alle spalle    Bastardo.    Guardai in alto, vidi solo le nuvole che inghiottivano la montagna dalla quale ero caduta, non ci era permesso scendere, ma io ero lì, a terra. Probabilmente era il mondo degli umani.
 
Una bambina stava  camminando ai piedi della montagna, sentì un rumore, andò in quella direzione e vide una persona seduta a terra dai capelli biondi sporchi di.. sangue! La bambina corse in contro a quella persona e quando le fu a qualche metro la stessa si girò, guardandola con uno sguardo di ghiaccio.
 
Sentì dei passi di qualcuno dirigersi verso di me, a giudicare.. un bambino. Mi girai, la vidi, lei aveva uno sguardo preoccupato.. forse per via del sangue. Quando incrociò i miei occhi sembrò spaventarsi, però si avvicinò comunque, non c’era dubbio, era un cucciolo umano.
“Ti senti bene!?”
“Chi sei piccola?”
“Vivo nel villaggio qui vicino, riesci ad alzarti signorina? Sei ferita gravemente alla testa e alle gambe!”
“Me la caverò.. Non preoccuparti. Torna a cas..”
“Cosa stai dicendo! Non posso lasciarti qui!”
Mi sorprese il fatto che volesse aiutarmi.. però forse non si era accorta delle mie orecchie..
“Io sono un demone.”
La bambina sembrò un po’ titubante, osservò meglio la ragazza e notò le orecchie appuntite, però non mollò le sue intenzioni
“Non importa! Lei deve venire con me!”
“Non hai paura..?”
“Se avvessi voluto mi avresti già uccisa, no?”
“E se lo facessi una volta guarita?”
La bambina si spaventò, probabilmente non aveva pensato a questa alternativa, ci pensò un secondo poi le sorrise
“Lei non lo farà.. Vero?”
Guardai quella bambina sorpresa dalla risposta, occhi e capelli neri, un kimono azzurro e i piedi scalzi, sentì che dopotutto non sarebbe stato male vedere un villaggio umano..
“Va bene.. Affare fatto.”
“Eviva! Riesci ad alzarti?”
“Certo.”
Mi alzai un po’ dolorante, lei subito mi venne incontro aiutandomi. Beh, la cosa migliore era che non sarei mai più dovuta tornare a quella comunità. In quel luogo..   Da Uminawa.





_______________________
Il primo capitolo :3
Se avete incertezze o domande fate pure, mi rendo conto da sola che non sono brava a spiegare.. 
Allora, tornando a noi.. Come vi è sembrata? Orribile, lo so..  Nel prossimo capitolo mi impegnerò di più.. come semre chiedo scusa per gli errori ortografici
Spero di avervi accontentati ç_ç
Baci,
_Bebe44_
  
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