A te, perché riprendere in mano la propria vita
e se stessi non è facile. Nonostante curve e frenate
brusche, in ogni caso, ce la stai facendo.
Sono fiera di te, P. Tanto tanto fiera.

 
Quando il cellulare squillò Kurt maledisse – in ordine – se stesso, Fanny Brice e lo spumante della sera prima. Mugugnò qualcosa di indistinto, prima di strizzare gli occhi e muovere la mano a tentoni sino ad aver raggiunto il telefono.
- ..’onto? – mormorò, sperando non fosse suo padre.
Un figlio sbronzo non era un qualcosa che Burt si sarebbe augurato, ecco.
- Kurt? Tutto okay? – la voce di Blaine gli arrivò alle orecchie come lo stridere di un gesso nuovo sulla lavagna – Stai bene? -.
Il biondo si girò nel letto, prima di alzarsi di scatto.
Pessima mossa.
- Mal di testa – mormorò – dannata Fanny Brice – concluse, aprendo finalmente gli occhi.
Sentì il fidanzato sbuffare una risata.
- Avete esagerato? – chiese, cercando di non scoppiate a ridere.
- Disse quello che ieri sera era al Prom – sibilò Kurt, facendo schioccare la lingua contro il palato.
Come se non aspettasse altro, il moro rese a raccontargli della serata, di Tina, del vestito di Unique, di Kitty.
Contro ogni legge logica, la voce entusiasta e cantilenante di Blaine gli placò un poco il mal di testa e senza nemmeno rendersene conto il biondo stava sorridendo.
- Wow – commentò – persino “Hey Jude” -.
L’altro sbuffò una risata.
- Abbiamo passato una bella serata, ci sentiamo tutti un gruppo però… -.
- Mi manchi anche tu -.
La voce di Kurt si sostituì a quella del moro, dando voce al pensiero di entrambi.
- Anche se lasciare te, Rachel e una bottiglia di spumante vicino non sarebbe stata una grande idea – si interruppe, fingendo di pensarci su – al matrimonio solo sidro frizzante! -.
Al solo nominare le nozze, lo stomaco fece una capriola su se stessa e non riuscì ad impedirsi di sorridere.
- Ah, a proposito… dobbiamo aggiungere un’invitata – mormorò con fare cospiratorio, prima di alzarsi e spiare oltre il paravento solo per vedere Danielle e Santana stese l’una di fianco all’altra sul divano del salotto.
Prese a raccontargli della bionda, della sua bellissima voce e di quanto Santana paresse rigenerata.
Rimasero a chiacchierare ancora una ventina di minuti, prima che Kurt decidesse fosse il caso di alzarsi e farsi la doccia prima del proprio turno al Diner.
- Ci sentiamo stasera? Puoi? – chiese il moro.
- Non esci con gli altri? -.
Blaine sbuffò una risata.
- Due sere di seguito non credo potrei reggere -.
Si congedarono poco dopo.
- Ti amo -.
- Ti amo anche io. Ah, Blaine? Potresti dire a Sam che sarò felice di chiamarmi Anderson Hummel, e che non c’è il caso di mandarmi SMS ad ogni ora per controllare io abbia o meno cambiato idea? -.
La telefonata si chiuse così. Con una risata, la promessa di sentirsi e una rinnovata promessa d’amore.
Guardando fuori dalla finestra Kurt non poté fare a meno di sorridere.
It gets better, always.
 
NOTE: La frase “It gets better” non è scelta a caso. Come alcuni di voi forse sanno, da giovedì è disponibile la versione italiana del libro contenente i racconti della fondazione “IGB”, a partire da quella di Dan Savage per arrivare ad Aldo Busi e Anna Paola Concia. Lo tengo sul comodino da allora, continuando a leggerne testimonianze più o meno toccanti, discorsi più o meno vivi. Per quanto sia un po’ scettica riguardo alle politiche proLGBT nel Bel Paese, insomma, mi sembrava il caso di festeggiare. Le cose cambiano, magari a rilento ma possono cambiare.