Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: Miss One Direction    05/10/2013    11 recensioni
- No, ragazze, no! Non lo voglio conoscere! - urlai in preda alla disperazione.
- Tu lo conoscerai e basta! - risposero in coro.
- E se poi è un secchione, asociale, con gli occhialoni, i brufoli, i peli e passa le giornate a mangiare schifezze e leggere libri di fantascienza che si capiscono solo loro? - chiesi terrorizzata, rabbrividendo al solo pensiero.
- Tu non stai bene ma non fa niente. Lo conoscerai, vi metterete insieme e vivrete felici e contenti - esclamò Daniela, con aria sognante.
E poi ero io quella che non stava bene...
_________________________________________________________
- No, ragazzi, no! Non la voglio conoscere! - urlai, preso dalla disperazione.
- Non fa niente, la conoscerai e basta! - urlarono loro a tono.
- E se poi è una racchia con i brufoli, gli occhialoni, asociale oppure una snob con un carattere orribile? - chiesi terrorizzato, schifandomi al solo pensiero.
- No! È bellissima, dolcissima... forse un po' strana, ma perfetta per te quindi, caro il mio Harold Edward Styles, dimostra di avere le palle e conoscila! - alzò la voce Louis, afferrandomi per le spalle.
E poi ero io quello strano...
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
TRAILER: https://www.youtube.com/watch?v=RVqNKUOLIAQ
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
                                                         
          

 



 
 

Cosa si farebbe per amicizia? Tutto.
Ecco, in quel momento stavo odiando me stessa per aver capito quanto quella frase fosse fottutamente vera.
- Non ho mai detto questa frase - esitai, abbassando la testa, sapendo fin troppo bene che, invece, l'avevo pronunciata fin troppe volte.
- Non dire bugie, ce lo hai promesso! - urlarono le ragazze, in contemporanea, come delle bambine.



 
- Cosa si fa per amicizia? Tutto; e va bene, leccaculo che non siete altro, ve lo prometto - sospirai, non facendocela più di tutte quelle preghiere.
- Ti vogliamo bene! - urlarono le ragazze, abbracciandomi.
- Anch'io, ed è solo per questo che lo farò! - .



 
Ricordavo fin troppo quella promessa,  ma non avevo nessuna intenzione di mantenerla, non più.
- Non devi fare niente! Devi solo dirgli: "Ciao, piacere, io sono Manuela"! - alzò la voce Margaret, posizionando le mani sui fianchi.
- Ma non voglio! Perché devo conoscerlo? - chiesi nervosa, tanto quanto loro.
Un po' di tempo prima, avevo promesso alle mie ragazze che avrei conosciuto un amico dei loro fidanzati, e sì: le mie amiche erano felicemente fidanzate mentre io, modestamente, ero ancora l'unica anima libera.
Quei quattro avevano ottenuto la mia approvazione praticamente da subito: erano  molto carini e simpatici, passavano le giornate a casa nostra con le loro rispettive ragazze, ma era ormai da un sacco di tempo che stavano cercando di convincermi, in tutti i modi, a conoscere il loro migliore amico, facendo affidamento sul fatto che quest'ultimo si fosse da poco lasciato con la fidanzata.
Daniela stava con Niall: biondo (anche se tinto), occhi azzurri, irlandese dalla risata facile e mangione come pochi,  ma molto simile al classico principe che ogni ragazza sogna da bambina.
Margaret era impegnata con Liam: capelli castani, occhi marroni tenerissimi e una faccia da cucciolo indifeso nonostante un carattere forte e deciso.
La piccola Giulia, piccola per modo di dire, manteneva una storia salda e inusuale con Louis, il mio migliore amico: occhi acqua marina, capelli castani sempre scompigliati, e un animo da bambino, nonostante i suoi quasi ventidue anni.
Infine, Mara era legata a Zayn: occhi nocciola, pelle olivastra e leggermente più riservato degli altri, anche se, una volta presa confidenza, diventava un bambino.
Tutti, e sottolineo tutti, non facevano altro che ripetermi quanto fosse carino e simpatico quel benedetto ragazzo a me sconosciuto, anche se, invece che invogliarmi ad incontrarlo per davvero, stavano ottenendo la reazione contraria.
- Ragazze, mi spiegate il motivo, per cortesia? -
- Non puoi restare single per il resto della tua vita, okay? Sei una ragazza bellissima che può avere un sacco di ragazzi ai suoi piedi, eppure preferisci stare da sola a guardare i Puffi mentre noi usciamo a divertirci! - sbottò Mara, alzando le braccia in aria.
- Preferisco, di gran lunga, sentire le perle di saggezza di Grande Puffo, piuttosto che procreare con qualche essere umano di sesso maschile -
- Manuela, cazzo, sono passati sei mesi da quando Nick ti ha tradita. Fattene una fottuta ragione! - aggiunse Daniela, sbuffando allo stesso modo delle altre.
Fu in quell'istante che la situazione iniziò ad appesantirsi ancora di più. Quella con Nick, secondo il mio punto di vista, si era dimostrata una storia d'amore cruciale durata più di un anno. Era vero, erano passati circa sei mesi dal suo tradimento, ma la ferita non era ancora riuscita a ricucirsi del tutto. La verità? Le relazioni importanti non servivano praticamente a niente, facevano solo illudere.
Sogni, sei felice, cadi, soffri. E poi tutto da capo.
Stavo per scoppiare a piangere, perfettamente consapevole del fatto che fosse stata colpa mia se Nick mi aveva tradita così spudoratamente, ma ricordarmelo di certo non avrebbe migliorato le cose.
- Sistah, aspetta, non intendeva- - cercò di correggersi Daniela, avvicinandosi di un passo.
Non la lasciai finire che corsi in camera mia, cercando di non farmi vedere in quello stato confusionale, e chiusi la porta con violenza non appena entrai: non era mio solito avere reazioni simili, ero stata abituata a trattenermi in ogni occasione. Eppure, in quella situazione, mi resi conto di aver immagazzinato troppe lacrime: lacrime che, in quel momento, stavano cercando in tutti i modi di farsi vedere.
Mi buttai a peso morto sul letto e, abbracciando un cuscino, scoppiai in un pianto liberatorio: ero stanca di illudermi.



 
 
 
HARRY'S POV.
 

- Dai, bro, fallo per noi! - mi pregò Louis, per la ventesima volta, in soli dieci minuti.
Avevamo deciso di sederci sul divano per goderci un pomeriggio rilassante, chiacchierando del più e del meno, ma all'improvviso, e senza un effettivo motivo, ci eravamo ritrovati a parlare delle fidanzate dei ragazzi: erano simpatiche e carine, non avrei mai potuto negarlo, ma, dopo la mia ultima storia con Taylor, non volevo nemmeno sentir parlare dell'altro sesso.
- Lou, sono almeno venti volte che lo ripeto: NO. -
Stavo iniziando ad alterarmi, sentendo tutte quelle chiacchiere inutili sulle ragazze: le rispettavo, quello sì, ma non riuscivo a capire a cosa servisse avere una relazione seria, tanto finivi sempre per rimanerci fregato.
A rendermi ancora più nervoso, ci stavano pensando proprio i miei amici, determinati a voler farmi conoscere una loro amica che io, personalmente, non avevo mai visto nemmeno in foto.
- Ma è così carina! - cercò di convincermi Niall, tirandomi una mini gomitata.
- Oh, davvero? Perché non ti ci metti tu? - risposi sarcastico, girandomi con un sorriso beffardo verso di lui.
- Io sto con Daniela, e la amo più di me stesso, quindi mi ritiro - si giustificò con superiorità, alzando le mani in segno di resa.
Gli altri annuirono alle parole del biondo e io scossi la testa disperato. Sapevo già che sarebbe stato tutto inutile: ormai erano cotti e fottuti. Problemi loro.
- Voi siete proprio andati -
- No, siamo innamorati - risposero tutti e quattro in coro, in una sorta di occhi a cuoricino, impegnati a guardare un punto indefinito sul soffitto.
Stavo avendo serie difficoltà nel capire se stessero scherzando, o se fossero seri.
Mi avvicinai di soppiatto a Liam e, seguendo il loro stesso sguardo, mi preparai a prenderli in giro. - Sì, avete ragione a guardare il soffitto: si sta formando una macchia d'umidità -.
Scoppiai a ridere per la mia stessa battuta, mentre i ragazzi si risvegliarono e mi regalarono un'occhiata puramente omicida.
- Qui l'unico fuori di testa sei tu, caro Harold. - ribatté Liam, continuando a guardarmi in modo strano.
Risi ancora di più e continuai a battere le mani a ripetizione. Vederli così accigliati, in quelle espressioni così dure, non aveva davvero prezzo.
- Harry, basta! Noi siamo seri; la conoscerai, fine della storia - conclusero tutti e quattro in coro, come se si fossero preparati la risposta già da tempo.
Posizionai una gamba sull'altra e allargai le braccia sullo schienale del divano, prima di ribattere: - Non ci penso nemmeno, io non mi muovo da qui -.
- Infatti non ti dovrai scomodare più di tanto: le abbiamo invitate qui stasera - rispose, sorridendo, Louis, alzando le spalle come un bambino innocente.
Bastò quella singola risposta a farmi rizzare subito le orecchie: avevano organizzato un appuntamento al buio, senza nemmeno avvertirmi?
- Non guardarci così, hai capito benissimo - mi prese in giro Niall, pizzicandomi la guancia.
- No, no e no! Non la voglio né conoscere, né uscirci! È fuori discussione! - esclamai a gran voce, alzandomi dal divano all'improvviso, non riuscendo ancora a crederci.
- Ormai non si può fare niente; anzi, vai a prepararti che solo già le sei e le ragazze saranno qui alle otto - mi informò Liam, avviandosi verso la cucina.
- Ci metto due ore per vestirmi? - chiesi secco, ancora più irritato di prima.
Quando ero arrabbiato, infastidito, deluso o altro, le mie risposte provenienti dalla mia bocca riuscivano sempre a mantenere quella nota di acidità che, in realtà, non mi apparteneva.
- Devi anche mettere l'acqua di colonia, sistemarti i capelli e prepararti per bene. Non ci far fare brutta figura - mi raccomandò Zayn, passandosi una mano tra il ciuffo.
Mi avviai a passo svelto al piano di sopra, non prima di rivolgere un bel dito medio a tutti i presenti, e soffocai un urlo strozzato: non ce la facevo più a dover prendere ordini, per colpa di quei pochi anni di differenza che mi portavo con gli altri.
Mi ero da poco lasciato con Taylor e non volevo assolutamente conoscere un'altra ragazza perché non ne trovavo il motivo.
Conoscendo i ragazzi, avrebbero potuto elogiare la loro amica solo per farmela conoscere: ma se, in realtà, mi fossi trovato davanti ad una oca? Avevo smesso con il genere femminile, non ne volevo più sapere. Non era una cosa carina da dire, ma mi stavo convincendo sempre di più del fatto che le relazioni impegnative non facessero altro che far soffrire noi uomini: la mia rottura con Taylor ne era la prova lampante. Un'intera storia di sei mesi, appassionata, pura, sgretolata da un messaggio che mi ero ritrovato una mattina sul cellulare:

"Non funziona più niente tra noi, meglio chiuderla qui. Consiglio da donna: evita di trasformarti in una lumaca ogni qual volta qualcuno ti bacia.
È stato bello finché è durato.
Xoxo Taylor"

Sei mesi, di norma, non rappresentano un tempo duraturo per una storia, ma non nel mio caso: avevo passato i giorni più belli della mia vita accanto a quella dolce ragazza bionda, anche con gesti del tutto semplici. Eppure, nonostante avessi voluto addirittura presentarla alla mia famiglia, tutto mi era scivolato tra mani in pochi secondi, come un castello di carte.
Era quello il motivo per cui non volevo avere altri problemi: sapevo già che, se avessi conosciuto qualcun'altra e mi fosse piaciuta, sarei sprofondato nel baratro, persino di più.
Una volta entrato in camera mia, sbattei la porta e mi sedetti sul letto, poggiando i gomiti sulle ginocchia. Sapevo che i ragazzi stavano cercando di aiutarmi, ma non volevo soffrire di nuovo: ormai mi si era costruito un guscio attorno, dove erano racchiuse tutte le mie emozioni e non dovevano uscire.
Molti pensano che, alla fine di una relazione, solo le ragazze soffrano. In teoria è così; io ero l'eccezione che confermava la regola.
Fui risvegliato dai miei pensieri solo grazie al rumore della porta, che aveva cigolato leggermente, facendomi intuire già di chi si trattasse.
- Louis, che vuoi? - gli chiesi, massaggiandomi le tempie lentamente.
- Aiutarti, bro: quello che vogliono fare anche gli altri, del resto - mi spiegò, alzando le spalle e avvicinandosi a me.
Apprezzavo davvero tanto il gesto, ma non me la sentivo proprio, non ci riuscivo.
- Grazie, ma non mi serve -.
- Senti, Harry - continuò, sedendosi accanto a me e mettendomi una mano sulla spalla. - Noi siamo qui per aiutarti. Sappiamo quanto è stato dolorosa per te la rottura con Taylor,  ma non puoi abbatterti così per una troia. La vita va avanti! Guarda me: fino a pochi mesi fa io e Eleanor ci eravamo lasciati, poi è arrivata Manuela a consolarmi e, grazie a lei, ora sono felice come non mai perché sto con l'amore della mia vita -.
Era vero: al mio migliore amico era capitata la stessa sventura del sottoscritto. La differenza era che lui era riuscito a risollevarsi, io continuavo a non riuscirci.
- Sì, tu e Giulia state benissimo insieme, ma chi è questa Manuela? - gli chiesi confuso, ragionando sull'ultima parte della frase che aveva pronunciato.
Un nome tutto tranne che inglese aggiunsi col pensiero.
- La ragazza che devi conoscere stasera, genio - afferrò divertito, tirandomi una mini sberla in testa.
Riflettendoci non era un nome poi così brutto, era semplicemente diverso, non usuale a Londra.
- Ah, si chiama Manuela? Non lo sapevo. È... carino come nome, ma se poi alla fine è una ragazza con i brufoli, gli occhiali, asociale e che legge libri scientifici dalla mattina alla sera? - chiesi terrorizzato, girandomi verso di lui con occhi sbarrati.
- Non siamo così stronzi. Non è brutta! Anzi - confessò, ridendo e fissando un punto indefinito del pavimento, mantenendo comunque un sorrisetto strano.
Non osai nemmeno immaginare quali pensieri orribili stessero passando per la mente di quel cretino, ma dovetti ammettere di essere un po' infastidito. In realtà, mi dava fastidio chiunque giocasse con il cuore di qualcuno: se avevano bisogno di giocare, avrebbero potuto comprarsi una bambola, non utilizzare e poi rompere il cuore di una ragazza o di un ragazzo.
- Lou, tu hai Giulia! - lo sgridai, spingendolo.
- Hey, Harry, scherzo! È la mia migliore amica, dai. Comunque, lo vedi? Sei geloso anche da prima di conoscerla! È destino - affermò di nuovo, alzando le spalle, come se fosse la cosa più normale del mondo.
Mi presi la testa fra le mani e iniziai a riflettere. Louis aveva ragione: non serviva soffrire così tanto per una troia e poi magari, facendo nuove conoscenze, mi sarei potuto anche divertire.
Perché non buttarsi nel precipizio?
Tanto non avevo niente da perdere: se ci fossi andato d'accordo, avrei trovato una nuova amica, in caso contrario non sarebbe cambiato niente. Sbuffai rumorosamente e, dopo un profondo sospiro, mi alzai e guardai in faccia il mio migliore amico, esclamando un: - Va bene, Louis, ma lo faccio solo per voi -. Non appena mise a fuoco le mie ultime parole, balzò in piedi, abbracciandomi, e urlando una serie di "Sì!", uno più acuto dell'altro.
Dopo che se ne fu andato per avvertire i ragazzi, io mi misi l'anima in pace ed iniziai a prepararmi per davvero per la serata. C'era un'unica cosa che ancora non mi andava giù: il fatto che i miei amici mi avessero oppresso così tanto senza rispettare la mia decisione. Non seppi perché, ma quell'atmosfera leggermente allegra che si era appena creata fu spezzata in un secondo dal mio malumore. E fu lì che sperai con tutto me stesso di non darlo a vedere a nessuno. 


 

 
 
MANUELA'S POV.

 
Ero ancora chiusa in camera con gli occhi lucidi, il cuscino ormai fradicio tra le braccia e non avevo nessuna intenzione di volermi alzare. Nick era diventato un argomento tabù: nessuno doveva permettersi di nominarlo nemmeno per scherzo, a meno che il colpevole non avesse voluto ricevere una padella in faccia dalla sottoscritta.
- Sistah - sentii dietro di me, con un tono di voce molto basso e pieno di senso di colpa.
- Vai via - pronunciai singhiozzando, stringendo il cuscino ancora più forte.
Odiavo piangere davanti a qualcuno, forse per il mio orribile aspetto durante quei momenti, e avrei preferito sotterrarmi piuttosto che far vedere i miei occhi: ero convinta che ci avrebbero trovato il vuoto, e non volevo la pietà di nessuno, nemmeno delle mie più care amiche o di Louis.
- No, noi non ce ne andiamo - risposero decise tutte e tre, entrando a tutti gli effetti nella stanza.
Non mi girai a guardarle, non ne avevo la forza. - Che volete? Sbattermi di nuovo in faccia che Nick mi ha tradita perché ero troppo strana per lui e ha preferito la strada più semplice? Avete perso tempo allora, perché già lo so -.
I ricordi della nostra storia decisero di lacerarmi di nuovo: dal nostro primo incontro in biblioteca alla sera in cui lo avevo trovato sopra a una nostra ex compagna di liceo. Ogni singolo istante mi passò davanti agli occhi senza sosta e provai un irrefrenabile senso di vuoto allo stomaco: se fossi stata da sola, mi sarei circondata la pancia con le braccia fino a far scomparire quel dolore lancinante allo stomaco, ma in quel momento non potevo. Era tutta questione di orgoglio.
- Manu, ti prego, noi non volevamo dire questo - si scusò Mara, sedendosi sul letto accanto alle mie gambe.
Quando sentii altre due pressioni sul letto capii che anche Daniela e Margaret si fossero sedute, ma non mi girai ugualmente. - E allora che volete? -
- Vogliamo solo farti capire che non vale la pena soffrire così: Nick è uno stronzo, lo sanno tutti! Non sei tu che non meriti lui, ma è lui che non merita te! - mi spiegò pazientemente Margaret, iniziando ad accarezzarmi il polpaccio.
Non era la prima volta che qualcuno mi diceva quelle parole: mia mamma aveva esclamato lo stesso, quando le avevo spiegato il motivo per cui io e Nick ci eravamo lasciati. L'unica cosa che mancava a quella spiegazione quasi del tutto vera era, appunto, il mio pensiero: non facevo altro che darmi la colpa tutto il tempo, ignorando qualsiasi tipo di conforto.
Trovai la forza per sussurrare un lieve: - È dura - a cui però le ragazze si affrettarono a rispondere. 
- Lo sappiamo, anche noi ci siamo passate. Eppure guardaci adesso: siamo felici, e tutto questo perché abbiamo ricominciato a vivere. È quello che devi iniziare a fare anche tu e noi siamo qui per aiutarti- mi incoraggiò Daniela, con un tono di voce leggermente più allegro.
Non seppi dove i miei muscoli trovarono la forza necessaria, ma alla sua risposta riuscii a sedermi a gambe incrociate per guardarle, finalmente, negli occhi: sembravano davvero dispiaciute e, vederle in quello stato solo per colpa mia, mi fece sentire solo peggio.
- Ma se anche questa volta dovesse andare male? - sussurrai singhiozzando, cercando di recuperare un po' di voce.
- Devi finirla con questo pessimismo! Per una sola volta nella tua vita, sii ottimista! - mi sgridò, Mara guardandomi severa.
Non era di certo colpa mia: crescere in un'intera famiglia di pessimisti non mi aveva di certo aiutato a vedere sempre il bicchiere mezzo pieno nelle varie situazioni.
- E se è un ragazzo con i brufoli, gli occhiali, asociale e che legge libri scientifici dalla mattina alla sera? - chiesi terrorizzata, non riuscendo a trovare nessun altro appiglio.
Sinceramente: avendo gusti un po' differenti da quelli delle mie amiche, la possibilità che mi avessero "trovato" un orribile pretendente mi si stava materializzando davanti agli occhi sempre di più.
- Sistah, ti assicuro che non andrà male. Harry è perfetto per te: fedele, dolce, romantico, stupendo - mi rispose Daniela con un sorrisetto strano e un occhiolino alla fine.
- Chi? -
- Sto cazzo! - urlarono in coro, per poi scoppiarmi a ridere in faccia.
- Siete delle stronze, non si copiano le battute. - risposi, per poi attaccare a ridere anch'io.
Il fatto che le ragazze cercassero sempre di farmi ridere era una delle cose che amavo di loro: avrebbero fatto di tutto pur di vedermi felice; era scontato che io avrei lottato contro chiunque pur di restituire il favore.
- Fidati di noi: andrà tutto bene. Ma ora se non alzi quel culo da qui e non ti prepari, ti abbasso di altri dieci centimetri! - alzò la voce Mara, spingendomi in piedi.
Era una sua caratteristica genetica sfottermi per la mia altezza alquanto ridotta: nel gruppo Margaret e Mara erano i grattacieli, mentre io e Daniela eravamo dei miseri condomini.
Anche le altre seguirono Mara fuori dalla stanza e io fui costretta ad alzarmi e preparami davvero per il mio "incontro" con quel Harry; mi stavo rendendo conto di non avere niente da perdere, in fondo: se fossimo andati d'accordo avrei avuto l'opportunità di ricominciare, in caso contrario avrei potuto confermare il mio slogan "Smetti di soffrire, i maschi sono tutti stronzi".
Andai in bagno, per potermi fare una doccia veloce, ma trovai le ragazze intente a giocare a pari e dispari per aggiudicarsela. Sorrisi per la loro tenerezza, quatta quatta mi avvicinai e mi chiusi in bagno più veloce di un fulmine.
- Non vale! - mi urlarono fuori dalla porta, con un tono da finte arrabbiate.
- Tra le tre litiganti, la quarta gode! - urlai di rimando, per poi scoppiare a ridere.
La nostra amicizia era unica, ma era anche il motivo per cui era magnifica. Non lasciai loro nemmeno il tempo per rispondere che mi fiondai nella doccia e ci stetti per un buon quarto d'ora: l'acqua calda riusciva a rilassarmi; avrei potuto restarci anche mezz'ora, solo per distendere i nervi.
Una volta finito, uscii con calma dal bagno con un asciugamano legato in vita e un turbante in testa, ma, una volta aperta la porta, trovai Mara a pochi centimetri di distanza dal mio viso.
- Guarda che il proverbio dice: tra i due litiganti, il terzo gode. - mi rinfacciò, con il tono di chi la sa lunga.
La mia amica ci provava sempre gusto a dire la sua: in quel caso, ci stava provando gusto a fronteggiarmi.
- Sì, ma modestamente io posso - risposi a tono, per poi tornare tutta convinta in camera mia.
Mi chiusi dentro e aprii subito l'armadio più grande, in cerca di qualcosa di carino da indossare: avevo tantissimi vestiti (la maggior parte comprendeva felpe, leggins, sneackers e anfibi), ma non riuscivo mai a trovare cosa abbinare, così, alla fine, finivo per mettere le prime cose che mi capitavano davanti.
Non avevo ricevuto nessun tipo di istruzione riguardo alla serata, motivo per cui decisi di usare un metodo veloce ed efficace: urlare.
- Coglione, che mi devo mettere? -
Dopo circa tre secondi scarsi, la porta venne spalancata da Daniela e Margaret, prima che mi si parassero davanti con le mani sui fianchi. Missione compiuta, funzionava sempre.
- Se urli un'altra volta così tanto, ti chiudo nell'armadio e ti ci faccio restare fin quando non esce la muffa - mi minacciò Margaret, avvicinandosi pericolosamente.
- Tesoro, calmati! Lo so che questa cena ti rende nervosa, ma, se ti scaldi così, poi ti escono le rughe! - esclamai a gran voce, scoppiando a riderle in faccia, per poi portandomi Daniela dietro.
Dopo non molto, anche Margaret si unì a noi e tornò quella di sempre.
- Dio, tesoro, hai ragione! Ma stiamo scherzando? - esclamò, imitando una delle tante galline che erano venute a scuola con noi.
Potevamo sembrare stronze, ma ci divertivamo troppo ad imitare quelle oche che avevamo dovuto sopportare al liceo: classiche parenti strette di volatili estremamente irritanti, senza cervello, convinte di sapere tutto, ma che poi scoppiavano a piangere  quando non ricevevano quello che volevano. 
Io e le altre eravamo ragazze semplici: caratteri diversi, questo sì, ma comunque semplici, ognuno nel proprio stile.
- Ragazze, forza! Sono le sei e mezza e alle otto dobbiamo stare dai ragazzi! - ci informò Daniela, ritornando seria, indicando lo schermo del cellulare con fare nervoso.
- Io non so cosa mettermi! - urlai irritata, aggiungendomi alla mini situazione di panico che si stava creando.
Personalmente, nonostante fossi una ritardataria cronica, nel prepararmi o vestirmi ero sempre riuscita a cavarmela in cinque minuti scarsi - grazie ai miei comodi leggins, felpa e Converse -, ma quella serata si respirava un'aria diversa: persino la sottoscritta si stava facendo sotto dall'ansia.
Attribuii il motivo al fatto che le ragazze mi avessero "contagiata" e guardai confusa l'armadio, in cerca di una mano dal cielo che mi aiutasse a decidere cosa indossare.
- Devi essere te stessa, ricordati questo. Marghy, muoviti, dobbiamo prepararci - mi rassicurò Daniela per poi uscire dalla stanza, seguita da Margaret.
"Sii te stessa" continuai a ripetermi, e fu nel preciso istante in cui il mio sguardo cadde su un beanie nero che mi si accese una lampadina in testa. 





 
                                                                                                                             ******



 
 
Erano arrivate le otto meno un quarto e noi eravamo ancora a casa. Ero d'accordo sul fatto che ogni essere umano di sesso femminile dovesse farsi attendere, ma, per quello che mi riguardava, quella sera non vedevo letteralmente l'ora di andare: controllavo il cellulare ogni cinque minuti, camminando avanti indietro davanti la porta d'ingresso, pregando che le mie amiche si dessero una mossa. Ogni minuto che passava, cercavo seriamente di non pensare a quanto fosse assurda quella situazione: erano mesi che l'intero gruppo aveva cercato di convincermi e rimettermi in gioco, ricevendo sempre dei 'No' categorici, e in quel momento ero lì, perfettamente sistemata e impaziente di guidare verso la dimora dei ragazzi.
- Donzelle, non per qualcosa, ma siamo in 'leggero' ritardo! Non vorrete mica far aspettare i vostri principi? - urlai da sotto le scale, controllando l'orario per l'ennesima volta.
- Non spingere, che cado! - urlò Mara, aggrappandosi al corrimano per non cadere.
Una volta scese, tutte pronte ed emozionate nei loro vestiti perfettamente indossati, mi vennero gli occhi a cuoricino. Daniela indossava un vestito con la scollatura a cuore, il corpetto era nero e la gonna, invece, spiccava con il suo verde acqua; quel colore le donava moltissimo e metteva anche in risalto i suoi occhioni verdognoli.
Margaret, invece, aveva optato per un vestito un po' più elaborato, di un rosa cipria molto carino, pieno di brillantini sul corpetto e una piccola cintura in vita. Quel look le faceva risaltare i capelli biondo scuro, racchiusi per la serata in uno chignon senza nemmeno un capello fuori posto.
Mara, infine, indossava un vestito mono-spalla color corallo, i capelli lasciati mossi sulle spalle e un filo di trucco che la rendeva ancora più bella di quanto già non fosse.
Io, giusto per non smentirmi, ero andata sul comodo: degli short blu scuro, calza a rete, una maglietta con la scritta "I love cats", Converse bianche e beanie nero. In confronto alle mie amiche, potevo essere perfettamente scambiata per una barbona, ma potevo andare fiera di essermi impegnata leggermente di più rispetto al mio solito.
- Ragazze, siete... - inizia a dire, sentendo sempre di più gli occhi lucidi.
Mi stavo sentendo come una madre alla prima recita delle sue figlie.
- Bruttissime, vero? Ragazze, andiamo a cambiarci, forza! - esclamò Daniela, iniziando già ad avviarsi verso il piano superiore.
Con una velocità impressionante, riuscii a bloccarle per il polso per un pelo. L'espressione sul mio viso doveva essere così categoricamente negativa che, non appena tutte e tre la notarono, capirono al volo il mio messaggio silenzioso. Motivo per cui, dopo un lungo sospiro ciascuno, uscimmo tutte di casa, per poi avviarci verso il vialetto.
- Certo che anche tu hai un certo stile, Manu, eh? - commentò Margaret, squadrandomi da capo a piedi.
- Modestamente - ammisi sarcastica, spostandomi una lunga ciocca di capelli dietro la spalla.
Non lo ero mica per il motivo che pensavano loro: avevo capito dall'inizio che, se mi fossi presentata con leggins e felpa, le ragazze mi avrebbero rinnegata dal gruppo. - Seriamente, so già che vomiterò per le troppe smancerie - esclamai disgustata, cercando di tenere nascosto il pizzico di invidia che minacciò il mio stomaco.
Il romanticismo era stata una delle cose che mi era sempre mancata, riguardo all'essere fidanzati: Nick non era mai stato il perfetto principe romantico quale sembrava, ma mi era sempre andato bene così. I ragazzi, invece, non avrebbero potuto avere rivali in termini di romanticherie.
- Non ti preoccupare che tra non molto le farai anche tu - mi disse Daniela, cercando di deviare il discorso.
Sapeva perfettamente che non le avrei fatte vincere, questione di orgoglio, ed ero convinta che fosse quello il vero motivo per cui aveva deciso di battere in ritirata.
- Preferisco andare al patibolo - riferii secca, prima di saltare in macchina senza neanche aprire la portiera e aspettare che "le principesse" salissero lentamente.
Sentii un formicolio nel preciso istante in ci girai la chiave, facendo rombare il motore, e cercai di non illudermi del fatto che dipendesse dall'incontro che si sarebbe svolto da lì a poco. Dovevo semplicemente rimanere calma. 



 

 
HARRY'S POV.
 

- Ragazzi, avete fatto? - urlai, per l'ennesima volta, con Louis al mio fianco sul divano.
- Un secondo e arriviamo! - risposero subito, ancora indaffarati a girare per casa.
I ragazzi avevano impegnato ogni singolo istante, dopo la nostra chiacchierata "amichevole", a prepararsi, improfumarsi, sistemarsi i capelli e ogni singolo altro dettaglio paragonabile ad una ragazza in piena crisi isterica. Io e il mio migliore amico eravamo in attesa già da un po', ormai, e stavano iniziando ad averne davvero abbastanza.
- Dimmi che io rimango l'unico fidanzato ancora normale in questa casa - affermò Louis, guardandomi disperato.
Alzai le mani, giusto per celare la verità e non mettermelo contro, prima di chiedergli di Giulia. Lui, in risposta, iniziò a giocare con un braccialetto al polso, prima di rispondermi: - È tornata in Italia per la scuola -.
Feci un cenno verso il filo verde ancorato al suo polso e: - Cosa c'entra quello? - chiesi di nuovo, giusto per fare conversazione.
Ero perfettamente a conoscenza delle difficoltà che Louis e Giulia erano costretti ad affrontare per via di quasi mezza Europa a dividerli, ma non avrei potuto essere più fiero di lui: al contrario di quello che avrebbe potuto fare chiunque altro, il mio migliore amico era rimasto fedele alla sua ragazza ogni singolo giorno, a contrasto con i numerosi pianti notturni per non poterla stringere quando ne aveva più bisogno e le altrettante numerose sfuriate contro sé stesso per non poter fare niente al riguardo.
-È il bracciale che ho indossato quando l'ho conosciuta e a lei non piace proprio - rispose ridacchiando, immaginandosi, probabilmente, una delle tante lamentele giornaliere di Giulia. - Ma questa è l'unica cosa che non le voglio dar vinta: quando guardo questo bracciale, mi sembra di vederla davanti a me e non ci rinuncerei per nulla al mondo -.
Sorrisi non appena ebbe finito di parlare, cercando di trattenermi dall'emettere qualche verso intenerito, decisamente poco virile, e approfittai della situazione per stuzzicarlo leggermente: - Non so se sciogliermi per la tua infinita dolcezza o vomitare arcobaleni -.
Mi lanciò un cuscino dritto in faccia, facendomi scoppiare a ridere, prima di rispondere tranquillamente alla mia provocazione: - Tanto le dirai anche tu queste cose e, fidati, poi sarò io a vomitare arcobaleni -.
- Preferisco andare al patibolo -.
La nostra conversazione fu interrotta dall'entrata in scena dei ragazzi, tutti perfetti in completi eleganti: sembrava dovessero andare a un matrimonio, per quanto si erano tirati a lucido. Fu in quel preciso istante che ringraziai la mia precedente intuizione di aver cucinato qualcosa di decente.
Io e Louis eravamo gli unici normalmente vestiti e dovetti ammettere di sentirmi leggermente in imbarazzo: in tutto quel contesto, io e il ragazzo accanto a me eravamo davvero fuori luogo.
Decisi di smorzare la situazione nel preciso istante in cui notai i miei amici respirare profondamente per calmare i nervi e: - Sembrate pinguini - affermai, con la speranza di farli ridere.
A quanto pare, però, non feci che peggiorare la situazione.
- Tu invece sembri un barbone, guarda un po' - rispose Niall, guardandomi male.
Sollevai entrambe le sopracciglia, profondamente sorpreso di cotanto nervosismo, ma ricevetti subito le scuse del mio amico: - Scusa, okay?È che non ce la faccio più: voglio vederla! -.
Iniziò a passarsi ripetutamente una mano tra i capelli, prima che Zayn iniziasse ad urlargli contro:- Niall, i capelli! Ci ho messo un quarto d'ora a sistemarteli! -.
Nemmeno al ritiro del diploma li avevo visti talmente terrorizzati.
- Okay - risposi, guardandoli male, prolungando la "o" per far capire il mio senso di disagio.
Il campanello fu una sorta di "Scatenate l'inferno", dato il panico totale che si materializzò in salotto pochi istanti dopo: i miei amici iniziarono a correre verso ogni possibile superficie specchiata, cercando di sistemarsi ancora meglio, mentre io e Louis scuotemmo la testa in contemporanea.
Il mio migliore amico andò ad aprire, lasciandomi con la mani in tasca vicino al divano, impaziente: l'unica cosa intelligente da fare era rimanere calmo.

 


 

 












Spazio Autrice: Zalve. 
Ecco a voi la versione aggiornata, ufficiale (e scritta in vero itliano) del primo capitolo di 'Amore, odio un paio di Converse'!
Prima era leggermente sgrammaticata... poco poco.
La prima domanda la lascio comunque: le mie storie, questa soprattutto, fanno davvero ridere come molti babbani intorno a me dicono? 
Direi di aver finito e nulla, ce se rivede al prossimo capitolo!
Peace and Love
Xx Manuela



 
   
 
Leggi le 11 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Miss One Direction