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Autore: Dragonheart 95    05/10/2013    1 recensioni
Questa storia sarebbe per me teoricamente Devil May Cry 5 e riprende gli eventi dopo il 4. Nero e Dante hanno battuto il salvatore e adesso Fortuna vive un momento di pace. Dante è tornato ai suoi incarichi mentre Nero ha preso il posto di Credo come comandante dell'Ordine e ha instaurato una relazione con Kyrie. ma la pace si sa ha durata breve e il ritorno di qualcuno legato a Dante e Nero presagirà una imminente catastrofe.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dante, Nero, Vergil
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano passati pochi mesi da quando Dante e Nero avevano sconfitto Il Salvatore e avevano portato la pace a Fortuna. Adesso gli abitanti vivevano finalmente in tranquillità, la comunità religiosa devota a Sparda si era sciolta e i cavalieri dell’Ordine della Spada adesso erano solo un corpo militare pronto a proteggere gli abitanti del territorio.
Dopo la morte di Credo, Nero era diventato il comandante dell’ordine e, nonostante fosse riluttante all’idea di ricoprire quell’incarico, accettò in memoria di colui che lo ospitò nella sua casa quando era un orfano. Inoltre la sua storia con la dolce Kyrie andava a gonfie vele, i due erano sempre assieme e Nero la difendeva da chiunque e da qualunque cosa. Si poteva dire che la vita per Nero era diventata più tranquilla dopo tutte le diffidenze con cui aveva avuto a che fare e dopo le sofferenze e la vergogna di avere in sé una parte demoniaca; da semplice guerriero era diventato l’idolo e l’eroe di Fortuna.
                                                                                    
Quel giorno a Fortuna splendeva un sole radioso che emanava una forte luce intensa di calore che avvolgeva tutto il creato in morbido abbraccio materno, il cielo azzurro mare e privo di nuvole testimoniava di come quella giornata fosse magnifica, una giornata che niente avrebbe potuto rovinare.
Al cancello d’entrata dell’ex feudo di Sparda erano di guardia due cavalieri dell’Ordine, uno di fianco all’altro costeggiavano i lati del cancello e scrutavano l’orizzonte in modo da individuare viandanti, mercanti, malintenzionati, visitatori.
Erano immersi in una profonda concentrazione, con le braccia dietro la schiena, il petto in fuori e la spada al loro fianco, pronti ad estrarla in caso di bisogno. Nel luogo regnava la più totale calma e il silenzio era interrotto solo da una piacevole brezza calda e dal canto degli uccellini che volavano nell’immenso blu del cielo.
<< Ahhh ma tu vedi se dobbiamo stare di guardia proprio in giornate come queste, è frustrante. >> disse uno dei cavalieri.
<< Ti capisco, ma il comandante Nero ha voluto affidarci questo incarico perché si fida di noi, non possiamo deluderlo. >> rispose l’altro.
<< Lo so, ma io non ce la faccio più, il sole è così intenso da spaccare le pietre e fa un caldo infernale, vorrei solo allontanarmi per prendere qualcosa di fresco. >>
<< Ma non possiamo lasciare la postazione, se qualcuno arrivasse, entrerebbe senza essere stato identificato e la colpa ricadrebbe su di noi. >>
<< Ma dai con questa giornata chi verrebbe mai qui? Non è giornata di mercato, nessuno si metterebbe in viaggio con questo clima e poi nessun ladro o assassino farebbe tutta questa fatica per venire qui. >>
All’improvviso i due avvertirono un rumore di passi che puntavano verso la loro direzione, volsero lo sguardo e notarono l’ombra di un uomo che si stava dirigendo verso l’ingresso della città.
<< Dicevi sul fatto che nessuno si sarebbe messo in viaggio con questo clima? >>
Quando l’uomo si fu avvicinato a loro poterono vederlo meglio, anzi potevano vedere meglio cosa indossava: un lungo mantello nero che lo copriva tutto, celando il suo vestiario e il suo viso.
<< Benvenuto a fortuna viaggiatore, per poter entrare in città la preghiamo di identificarsi. >>
Questo non rispose.
<< Ehi hai sentito bello? Ti ha chiesto di identificarti, obbedisci. >>
Nessuna risposta nemmeno questa volta. I due si stavano spazientendo , quando ad un tratto lo sconosciuto parlò.
<< Quindi questa è Fortuna? La terra che fu del demone Sparda >>
<< Esattamente, e adesso identificati subito!! >>
<< Sono giunto nel posto che cercavo allora. >>
E iniziò ad avanzare verso l’entrata, ma le due guardie sfoderarono le spade e le posero tra l’ingresso e lo sconosciuto.
<< Non cercare di fare il furbo, ne abbiamo incontrati diversi tipi come te. >>
<< Già e sai come sono finiti? Decapitati o imprigionati. >>
<< A me non interessa tutto ciò, sono venuto qui per riprendere ciò che è mio quindi non conviene a voi due umani deboli e patetici ostacolarmi. >>
I due sentendo l’ultima affermazione si arrabbiarono molto e impugnarono le spade pronti per scagliarsi verso lo sconosciuto che mostrava tanta insolenza.
<< Umani patetici e deboli? Adesso ti facciamo vedere quanto lo siamo!!! >>
Si scagliarono all’attacco della figura avvolta nel mantello.
<< Patetici. >>
Ai lati dello sconosciuto comparirono dal nulla due spade verde acqua trasparenti che velocissime si scagliarono verso le due guardie e trafissero i loro corpi dritti al cuore, provocandone la morte. I due cadaveri caddero al suolo e le spade si infransero come vetri scomparendo.
<< L’avevo detto, deboli e patetici. Adesso posso andare a riprendere ciò che è mio. Sento che mi sta chiamando, dopo tutti questi anni la Yamato tornerà al suo padrone. >>
Detto questo si tolse il mantello nero rivelando capelli bianchi portati all’indietro con un ciuffo che cadeva sulla fronte, occhi azzurri come il cielo, la pelle albina, e un vestiario fatto di un impermeabile blu con bordi dorati, stivali e guanti senza dita beige e un pantalone nero come la maglia senza maniche che portava.
Lo sconosciuto gettò il mantello addosso ai due cadaveri e entrò a Fortuna, deciso più che mai a riprendere quello che era suo.
 
  
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