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Autore: Daturhalove    06/10/2013    0 recensioni
Ecco cosa succede quando ti "innamori" dei personaggi di film di fantasia.
Concetti filosofici
Genere: Generale, Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Loki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ovviamente ignara del pericolo, ho osservato una figura. Apparentemente reale, ma troppo perfetta per esserlo. Ma se fosse una creatura metafisica, ontologicamente non potrebbe essere visibile all'occhio umano. Se fosse una figura trascendente, la mia anima tenderebbe a lei, venendo istruita con il tempo. Invece l'animo sa già. Non ha bisogno di contemplazione. Come ti rapisce lo sguardo di un lupo, così questa ha preso me. Ma cos'è? Cosa è perfettamente? Secondo il mito degli androgini, questa è la metà di me. Ma come può se non è reale? Come può essere parte di un essere non essente? E come può essere e non essere? Contro ogni principio di non contraddizione, non c'è dubbio che quella sia l'altra metà. L'essenza di cui è fatta non è di questo mondo, e non è compatibile con la mia. Allora come spiegare? Gira voce che sia fatta d'inganno. Forse è per questo che appare all'occhio umano, pur non essendo? È possibile che io veda qualcosa che non esiste? Forse è per questo che io la sento tramite l'intelletto, pur non potendola sfiorare nel mondo sensibile? Ma è possibile che un inganno sia la mia metà? Possibile che il nulla sia parte di me? E che essendo nulla, io ammetto l'inammissibile, e non potrei non esistendo questo? Ma se posso pensarla, vederla, anche se non è reale, cosa sta succedendo? Chi infondo non è mai stato tratto in inganno? Chi non ha mai amato qualcosa di inesistente? Come i sogni! Chi non ama i propri sogni? E i sogni sono nella nostra mente, o nell'anima … e se chiudiamo gli occhi e immaginiamo, non è forse vero che vediamo ciò che non è ma che vorremmo, ammettendo l'esistenza del non essere? Ordunque, di fronte a quanto detto, mi sento di dire che parte di me è solo un sogno. La figura che io vedo, è la parte più affine a me. È quella a cui tende la mia anima, e cerca di ottenerla mediante la continua contemplazione, coinvolgendo sensi e intelletto. E tanto è il coinvolgimento da creare un luogo ideale in cui io possa stare a contatto con lei. L'attrazione tra la mia anima e il metafisico amore è tanto forte da influire sentimentalmente in me, e ogni giorno, subisco i contraccolpi di questa reazione chimica, quest'empatia tipica dell'uomo verso un qualcosa esterno a lui. È come se fossi legata a ciò che la ragione umana non può tener testa. Ma allora, com'è che la mia anima tende a volersi completare con l'ignoto? Con qualcosa che non ha uno scopo in questo mondo, proprio perché non vi appartiene né può essere compreso? Dato che è ovvio che nessuno conosce ciò che non conosce, e se nemmeno esiste, non può porsi il problema di non conoscere qualcosa che non è, alla luce di questo ragionamento, è lecito che io mi domandi come la mia anima conosca. C'è allora un fondo di verità, sottile come l'etere, che l'intelletto umano non può cogliere e comprendere? Se la risposta fosse affermativa, la tendenza dell'anima avrebbe un motivo. Ma chi se non la figura stessa può rispondermi? Chi se non la causa prima del mistero? Chi se non la materia di ciò che definisco nulla? Che sia la Bellezza, che ha preso vita dal concetto che l'uomo ha cercato di delineare servendosi della ragione? O la tanto bramata Perfezione, che nessun essere vivente ha potuto vedere nel sensibile? Cosa provoca in me la devastationem animi?
   
 
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