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Autore: YouCould    06/10/2013    3 recensioni
-E’ ora il momento di eleggere la fortunata ragazza che avrà l’onore di rappresentare il Distretto 4 nei 66° Hunger Games!
Grida tutta allegra. Infila una mano guantata nella boccia dove sono contenuti i nostri nomi, arriva fino a metà capienza e afferra un foglietto. Lo apre e legge un nome.
-Annie Cresta!
Mi sento come se l’aria fosse stata improvvisamente risucchiata. Sono io. Quest’anno tocca a me.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Altri tributi, Annie Cresta, Finnick Odair
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’addestramento
La mia camera nel centro di addestramento è incredibilmente confortevole. Ho un letto comodo, un bagno tutto mio con doccia e vasca regolabili in tutti i modi  possibili, un armadio pieno di abiti per il pomeriggio dopo l’allenamento. Posso scegliere che vista avere dalla finestra grazie a un semplice telecomando tattile. Ogni Distretto ha un piano del palazzo, noi ovviamente siamo al quarto. Ma chissà perché, tutti questi comfort non mi fanno sentire più tranquilla.
E’ verso le otto di mattina che Ghislayne Deker viene a svegliarmi, urlando che ci aspetta una “Grande, grande giornata. Grandissima, penso. Oggi mi renderò ridicola davanti a tutti gli altri tributi.
Nell’armadio ci sono quattro semplici tute ade enti,tutte d’un pezzo, che sono apposta  per l’addestramento. Ne indosso una a caso ed esco dalla mia stanza. Solo Matthew e Ghislayne sono seduti al tavolo della colazione e lei si congratula con me “per la mia squisita puntualità!” . Al massimo un paio di minuti dopo arriva Finnick, che senza preamboli e saluti attacca a parlare.
-Oggi inizierai l’addestramento.  E’ importante, perché gli altri Tributi si faranno un idea di te. Voglio che quando ti alleni con loro, tu faccia il possibile per sembrare indifesa. Tieniti lontana il più possibile dalle postazioni di combattimento e segui per lo più i corsi di sopravvivenza, nel pomeriggio ti allenerò personalmente in modo che tu possa migliorare il più possibile.
Annuisco. Matthew invece gli lancia uno sguardo infuocato, e quando parla la sua voce freme dalla rabbia.
-Non sono d’accordo. Essendo lei e Micheal alleati i suoi gesti si ritorcerebbero anche contro il mio Tributo, e vorrei evitarlo.
Finnick solleva gli occhi al cielo. Ha solo sedici anni, ma ne dimostra molti di più. E’ incredibile quanto può cambiarti un esperienza nell’arena.
-Quello che accade nel centro addestramento, rimane nel centro addestramento. Ciò che conta è la sessione privata con gli strateghi, e se mi avessi lasciato finire avrei detto che…
Non so se Matthew si sente preso in giro o cosa, ma fatto sta che si alza di scatto rifilando a Finnick un pugno su uno zigomo.  Ghislayne lancia un urletto terrorizzato mentre io mi alzo in piedi e cerco di separarli. Una porta si spalanca e Micheal esce trafelato dalla sua stanza, seguito da un servitore di Capitol City.  Micheal è ancora in pigiama, ma sembra capire in un istante la gravità della situazione:  insieme al servitore si avventa su Matthew e lo immobilizza. Ghislayne esce di corsa dalla stanza, sibilando qualcosa che assomiglia in modo sospetto a “maleducazione”.
Finnick si alza in piedi tastandosi la ferita con una mano. Sta perdendo sangue, ma dubito che sia grave o che gli faccia particolarmente male, in fondo nell’Arena di graffi così ce ne si procura un infinità.
-Ascoltami, ragazzino- sibila Matthew, la voce piena di rancore –non mi interessa che qui a Capitol tutti ti amano.  Sei sempre un bambino, non dovresti  neanche essere qui! Se non fosse stato per la tua bella faccia, non saresti sopravvissuto un giorno nell’Arena!!!
Finnick non risponde. Sembra calmo, ma nei suoi occhi c’è sorpresa, e qualcos’altro che proprio non riesco a capire… dispiacere, forse?
-Scusa.
E’ una parola sola, ma è una delle più sconvolgenti che abbia mai sentito. Finnick Odair che si scusa? E’ incredibilmente strano, ma la sua voce sembra sincera. Poi si volta di me, con aria stanca.
-Dovete andare, l’addestramento comincia tra una decina di minuti. Lasciateci chiarire da soli.
Visto che Micheal deve ancora vestirsi, decido di tornare nella mia stanza per digerire ciò che ho appena visto. Sdraiata sul letto, mi ritrovo sempre a pensare sempre le stesse cose. Matthew è geloso, perché tra i due mentori Finnick è quello più amato, però…  Matthew dovrebbe sapere di avere il Tributo con più possibilità.  Non posso nascondermelo, anche se mi alleo con Micheal non potrò mai vincere. Siamo ventiquattro, solo uno sopravvive, e di certo non sarò io.
Micheal bussa alla mia porta. Anche lui indossa una tuta da allenamento, sulla manica è stampato un 4. Saliamo sull’ascensore. Ricordo vagamente di un accenno al piano -2, così premiamo quel tasto. Mentre l’ascensore scende, Micheal si rivolge a me.
-Credi che dovremmo continuare con l’alleanza, adesso che…
Ci rifletto un attimo. Non ci avevo pensato, ma una faida tra i mentori potrebbe nuocere anche a noi.
-Si. Vogliamo sopravvivere, e in due abbiamo un sacco di possibilità in più, almeno all’inizio.
Micheal annuisce e passiamo il resto del viaggio in silenzio. Per fortuna il piano è quello giusto, anche se ovviamente siamo quasi gli ultimi. Mancano solo i Tributi del Distretto 2. La ragazza che avevo notato il giorni della Mietitura entra accompagnata da un ragazzo sui diciotto anni, alto e muscoloso. Lei ha lunghi capelli color miele, occhi azzurri, sembra il tipo di ragazza che si trova a suo agio in ogni situazione, e infatti non sembra minimamente imbarazzata per il ritardo. Ci troviamo in quella che dev’essere la mensa, e davanti a noi c’è un grande portone che riporta la scritta “Centro addestramento”.  Il portone si spalanca nel momento in cui siamo tutti, e non posso fare a meno di rimanere a bocca aperta. E’ un enorme palestra, con una quantità spaventosa di espositori con tutti i tipi di armi, pareti per l’arrampicata, diversi tipi di ambienti riprodotti nella zona dedicata alle tecniche di mimetizzazione. Da una terrazza sopra di noi, gli Strateghi ci osservano. Non c’è una piscina, il che mi dispiace un po’, ma in fondo sono molto più brava a nuotare di tutti loro. Beh, forse non di Michael, non saprei.  Una donna di colore è in piedi al centro della stanza, e ci fa cenno di avvicinarci. Quando ci siamo tutti, attacca a spiegare.
-Questo è il centro addestramento. La vostra sopravvivenza nell’arena dipende da quanta attenzione e impegno presterete nei prossimi quattro giorni. Troverete postazioni sulle tecniche di combattimento e quelle di sopravvivenza. Non dovete sottovalutare queste ultime, molto spesso la morte nell’arena è dovuta a cause naturali. Se non siete in grado di sopravvivere al freddo, saper uccidere vi sarà inutile.
Detto ciò si sposta, e con un cenno della mano indica le varie postazioni. Mentre la ragazza del 2 si fionda al combattimento con la spada, il tredicenne dell’1 sceglie la lancia. Micheal si volta un attimo verso di me, poi solleva le spalle e si avvia verso le tecniche d’arrampicata. I più piccoli, ragazzini di dodici anni provenienti dal 12, dal 5 e dal 3 scelgono le postazioni più semplici: Tecnica dei nodi, riconoscimento delle bacche. Decido di provare le tecniche di mimetizzazione. 
Dopo dieci minuti di spiegazione sulle ombreggiature e minimo mezz’ora di lavoro per trasformare un dito in un perfetto ramoscello, decido di cambiare postazione.  Guardo le tecniche di combattimento. Cerca di sembrare innocua. Molto bene.
Mi avvio verso l’espositore che contiene i coltelli. Ne scelgo uno a lama lunga, porto indietro il braccio e lo lancio con precisione, mirando. Il coltello si conficca esattamente nel cuore del manichino. Perfetto. Cerco di assumere un espressione sorpresa e prendo un altro coltello. Lo lancio. Questa volta manco il manichino del tutto, apposta. Lancio altri coltelli, mancando il manichino o colpendolo di striscio. Gli altri favoriti si saranno convinti che il primo è stato solo un colpo di fortuna, e la smettono di darmi attenzione.
Passo la mattinata vagando da una postazione all’altra, finchè, dopo quattro stremanti ore, ci viene comunicato che è ora di pranzare. In mensa c’è ogni tipo di bendidio, ma io ho poca fame, così scelgo del semplice pollo e un panino. I Favoriti invitano Micheal a sedere tra loro, io lo fulmino con lo sguardo e lui rifiuta, sedendo a un tavolo vicino. Mangio velocemente e sono la prima ad uscire, salendo in ascensore fino al quarto piano.
Ghislayne è seduta da sola al tavolo e sta mangiando.  Mi saluta con un cenno del capo, ma quasi non le do importanza, corro in camera mia e mi butto sul letto. Sono a pezzi, e il fatto che questo pomeriggio dovrò fare l’allenamento vero e proprio con Finnick non mi piace affatto. Dovrei tenere la tuta, ma è tutta sudata e mi da fastidio, così la tolgo e la butto nel bocchettone che porta dritto in lavanderia. Mi faccio una doccia e indosso un vestitino leggero di una sfumatura rosata. Il discorso è sempre quello, se nel centro addestramento gira uno stratega o uno sponsor, meglio che mi veda il più bella possibile. Sdraiata sul letto, mi addormento nel giro di cinque minuti.
--
Quando mi sveglio sono le quattro e mezza.  Pensavo che Finnick sarebbe venuto a svegliarmi per l’allenamento, ma evidentemente non è così. Mi tiro su dal letto ed esco dalla stanza. Nel nostro salotto-sala da pranzo- sala comune non c’è nessuno, così decido che ho diritto a fare qualcosa di rilassante. Mi pare che Ghislayne avesse accennato a un giardino sul tetto. Decido di salire lassù.
Salgo al tredicesimo piano, e l’ascensore si apre in un tubo di vetro che da su un vero e proprio giardino sul tetto del palazzo. E’ un trionfo di siepi tagliuzzate alla perfezione, fiori dai colori inverosimili e statue da giardino dall’aria polverosa. Al centro del giardino c’è un laghetto. Non è particolarmente grande, ma l’acqua è pulita e pesciolini nuotano allegramente tra le canne. Non so come, mi ritrovo in acqua. Non è come il mio mare, ma è incredibile l’effetto rilassante che ha… faccio qualche bracciata in avanti, poi immergo la testa sott’acqua, nuoto ancora. E’ una sensazione bellissima.
-Non credo che sia balneabile!
Mi volto verso la direzione della voce. E’ Finnick, che si staglia contro il tramonto. Sta ridacchiando.
-Mi manca il mare.
-Ma questo è un laghetto artificiale!
-In mancanza dei cavalli, ci si accontenta degli asini….
Replico, poi nuoto verso di lui. Lo raggiungo sulla sponda e sto per tirarmi fuori dall’acqua quando si tuffa anche lui. Lo guardo male per un attimo.
-Non hai detto circa trenta secondi fa che non era balneabile?
-In mancanza dei cavalli, ci si accontenta degli asini.
Assumo un espressione scandalizzata e lo schizzo. Lui risponde, tirandomi manciate d’acqua e ridendo, e per la prima volta mi appare com’è davvero, un ragazzo di 16 anni che è stato temprato dalla crudeltà. E’ dopo 10 minuti buoni che decidiamo di uscire dall’acqua, bagnati fino al midollo, e di avviarci verso la palestra privata del nostro piano.
Ghislayne, che è seduta su un divanetto, rimane scandalizzata vedendoci entrare,bagnati fradici e con i vestiti che grondano acqua sul pavimento di marmo. Io e Finnick ridacchiamo, e io mi avvio verso la mia stanza per cambiarmi.
Pochi minuti dopo raggiungo Finnick nella palestra, che ha solo armi e manichini, più una parete d’arrampicata. Anche lui si è cambiato, e ha addosso una normalissima tuta nera
-Allora, mi avevi detto che te la cavavi con il coltello. Fammi vedere che sai fare.
Prendo un coltello e lo lancio, colpendo esattamente il cuore del manichino.
-Wow! Mi avevi detto che te la cavavi, non che avevi una mira pazzesca!
Scrollo le spalle. Non sapevo neanche io di essere così brava, o forse non ci avevo mai riflettuto abbastanza, non so. Finnick decide che con il coltello sono abbastanza brava da sola, perciò comincia a insegnarmi come usare le altre armi. Passiamo più di due ore a perfezionare la mia abilità con spade, lance e archi, ottenendo risultati più o meno positivi. Per tutto il tempo lui appare incredibilmente distante, come se il ragazzo scherzoso con cui ho fatto il bagno poco tempo fa fosse stato risucchiato. Alla fine, mentre rimettiamo a posto le armi, trovo il coraggio di fargli la domanda che mi rimbomba in testa da stamattina.
-Hai chiarito con Matthew?
Lui mi guarda per un attimo, poi sospira.
-Si. Si è scusato e ha riconosciuto di aver esagerato.
-Beh, allora tutto a posto, no?
Chiedo. E’ una domanda stupida, ma non so che altro dire.
-Non è così semplice. Tu adesso non ci pensi, ma… i giochi non finiscono mai. Una volta che hai vinto, non è finita lì. Prima c’è il Tour della Vittoria, poi devi fare il mentore. A volte vorrei… non aver vinto proprio. Ti crea antipatie, essere un vincitore. A volte vorrei essere morto in quell’Arena, solo per non dover più sognare ogni notte… tutto quello che è accaduto. L’unico modo per tornare è diventare assassini, Annie. Ed è quello che sono io. Un assassino.
Ha gli occhi lucidi, e mi pento di avergli fatto quella domanda.
-Adesso devi andare. Ghislayne non ti perdonerebbe mai se tu arrivassi tardi a cena.
Mi dice. Vorrei rimanere, dirgli che mi dispiace. Ma so che non è quello che vuole.
Così mi alzo e me ne vado.
 
Nda
E anche questo capitolo  è fatto! A dire la verità non mi convince moltissimo, quindi se volete recensire e dirmi cosa ne pensate vi amerò.  Forse si risolleva un po’ con la fine, ma come già detto non mi convince tantissimo, e non so neanche perché, quindi ho bisogno dei vostri consigli più che mai! Mi dispiace, ma da questo capitolo non potrò continuare a scrivere con così tanta frequenza, quindi aspettatevi un capitolo a settimana, massimo due. Grazie a tutti quelli che hanno recensito e inserito la storia tra le Seguite, vi sto amando!
  
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