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Autore: Mellark_    06/10/2013    1 recensioni
Quanto può costare un giorno senza -A?
Dal testo:
"-Voglio una vita normale, Toby! Non voglio più che –A ci controlli! Ci tiene in mano come fossimo pupazzi, pedine del suo gioco da psicopatica…- esplose, cercando di trattenere le lacrime di frustrazione che minacciavano di sfuggirle dagli occhi. "
Spoby.
ALTO RISCHIO DI SPOILER PER CHI NON HA VISTO LA 4 STAGIONE. Non leggete se non volete Spoilers.
Momento imprecisato nella prima parta (l'unica che abbiamo) della quarta stagione di PLL.
1172 parole.
Enjoy c:
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Spencer Hastings, Toby Cavanaugh
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Spazio Autrice:
Alloooora, ciao a tutti! Sono tornata con un  OS su Pretty Little Liars e in particolare su una delle mie OTP: Spoby!
Si, amo quei due insieme. Amo Toby, amo Spencer, amo la Spoby, amo il loro amore (?). Va bhe, comunque, ho deciso di insierire i miei
-inutili- commenti all'inizio per due motivi: 
1) Avvertire chi non desidera spoiler sulla quarta stagione della serie. Quest'OS ne contiene parecchi. Vi consiglio di tornare a leggerla quando avrete visto gli episodi che fino ad ora abbiamo della nuova stagione.
2) Consigliarvi di leggere questo testo, come se non fosse già abbastanza romantico e smieltato così, con il sottofondo della canzone 'In my veins' di Andrew Belle. Questa stupenda canzone la troviamo già nella 3x12 (uno dei momenti Spoby più jksdhfl) e secondo me è perfetta per loro. 
Ok, ora, se avete ancora voglia di leggere dopo i miei sproloqui, vi lascio alla storia. 
Spero la gradiate! Baci, Angela c: 






Toby si sedette nella poltrona rossa e, battendosi una mano sulle cosce, invitò con un sorriso Spencer a sedersi sulle sue gambe.  Lei si precipitò immediatamente e si accomodò alla meglio perché, anche se la posizione non era delle più comode, la ragazza non avrebbe potuto desiderare nient’altro che quello.
Vedendola preoccupata Toby si sporse e le posò un bacio a fior di labbra e le spostò poi con delicatezza un ciuffo che le era caduto sul viso. Spencer sforzò un sorriso.
-Ehi, che c’è?- le chiese preoccupato.  Lei non  rispose, limitandosi a sporgersi verso di lui ed ad abbracciarlo.
La storia di –A la lacerava sempre di più. Era come inseguire qualcosa che continua ad allontanarsi da te. La soluzione era stata così vicina talmente tante volte e le era sempre sfuggita. A lei! Spencer Hastings, la ragazza che riusciva sempre a venire a capo degli intrighi, che riusciva ogni volta a sbrogliare la matassa, per quanto intricata fosse, adesso si faceva terrorizzare da chissà chi. Odiava questo senso di impotenza. –A le aveva preso troppo, aveva preso troppo a tutti quelli che amava, ed ora probabilmente aveva ucciso la madre di Toby. Si sentiva rinchiusa, privata della libertà.
Era sopraffatta, ecco cosa. Sopraffatta e stanca. Stanca dei misteri, degli interrogativi, delle minacce. Avrebbe voluto solo vivere una vita normale, per una volta. Anche solo per un giorno. Un giorno senza incubi del corpo nel bosco che credeva fosse Toby, senza temere che la madre di Hanna finisse in prigione, un giorno senza dover indagare sull’identità di –A, un giorno senza dover dubitare di tutti, anche di sua sorella. Un giorno semplice. Solo lei e Toby, tranquilli.
-Spence…- la pregò Toby, guardandola negli occhi lucidi.
-Voglio una vita normale, Toby! Non voglio più che –A controlli le nostre vite! Ci tiene in mano come fossimo pupazzi, pedine del suo gioco da psicopatica…- esplose, cercando di trattenere le lacrime di frustrazione che minacciavano di sfuggirle dagli occhi.
Toby sorrise amaramente e le carezzò la gamba. –Si risolverà tutto…-
-No, Toby, non succederà, ok? L’ho creduto troppe volte! L’ho pensato quando hanno rinchiuso Mona, la notte al capanno, ma non si è risolto nulla! –A potrebbe aver ucciso tua madre, ed io non posso pensarci, perché mi sento come se non ti stessi aiutando affatto, e lei intanto ci attira sempre di più nella sua rete. Non capisci? È una strada senza uscita! - sbottò, alzandosi. Le lacrime cominciarono a scivolarle sulle gote. Anche lui era tormentato da tutto ciò, ma non voleva turbarla ulteriormente dicendole queste cose.
-E a volte mi sento così in colpa, mi sembra di averti tirato dentro questo casino, sento che tutto questo è colpa mia. Tu non avresti dovuto essere in mezzo a tutto questo, se non ti fossi messo con me ora saresti più felice- concluse, ormai in lacrime.
Spencer non si lasciava spesso sorprendere dalle emozioni, se non in rare occasioni. Molto spesso era la roccia. Quella che, se tutti piangevano, batteva pacche sulle spalle e consolava. Era stancante, a dire il vero. Essere sempre quella forte, una da cui non ti aspetteresti mai un crollo emotivo.
Forse le sue amiche, la sua famiglia, si erano ricreduti dopo il crollo psichico quando pensava che Toby fosse –A, o addirittura morto.
Ma con lui non aveva bisogno di fingere. Si sostenevano l’un l’altra e non si giudicavano. Se Spencer aveva bisogno di essere  vulnerabile, per una volta, di certo poteva esserlo con Toby. Lui diventava la roccia e lei poteva, di tanto in tanto, liberarsi dai suoi pesi. 
Toby si alzò, le si mise di fronte e le prese la mano, accarezzandole la guancia con l’altra.
-Io non ero felice, Spencer, prima di conoscerti, e non lo sarei mai stato. Se c’è una cosa, una sola, di cui assolutamente non mi pento di aver fatto in tutta la mia vita, bhe questa è stata mettermi con te. E non c’è minaccia di –A che possa buttarmi giù quando so che ti vedrò, Spencer. Non devi dire più queste cose, e neanche pensarle, perché non ci sarebbe nessuna ‘vita’ vera e propria per me, se non ci fossi tu- disse, stringendole ancora di più la mano, e col pollice dell’altra cominciò ad asciugarle le lacrime che le bagnavano il viso. Lei sorrise debolmente.  -Ti giuro, Spence, che un giorno tutto questo finirà.  E noi potremmo sposarci ed avere una vita felice. Tu andrai al college ed io lavorerò, ti prometto che ce la faremo- concluse deciso, guardandola negli occhi.
Questa volta si sporse lei a baciarlo, perché lui era il ragazzo che amava, e avrebbe creduto a qualsiasi cosa, voleva crederci.
-Vorrei solo passare una giornata tranquilla, senza –A, senza preoccupazioni…. Una giornata di una vita normale- gli confessò.
Allora Toby  prese il suo cellulare dalla tasca e porgendo una mano verso di lei le disse:  -Dammi il telefono- -Perché?- chiese lei , tirandosi istintivamente indietro. 
-Dammi il tuo telefono. Fidati-
Ancora dubbiosa gli porse il cellulare. Lui li spense entrambi e li infilò dentro un cassetto.
-Ora siamo due persone normali. Niente –A, oggi- sorrise, e gli occhi di lei si illuminarono.
-Davvero?- chiese Spencer, asciugandosi le lacrime.
-Davvero- le rispose attirandola a sé.

Liberare la mente era qualcosa di paradisiaco dopo mesi di terrore ininterrotto.
Non fu facile, ma Spencer finì per tranquillizzarsi  ed ebbe la sua giornata tranquilla. Guidarono fino ad una cittadina vicina. Tranquilla, ad un ora e trenta da Rosewood. Immersa nel verde.
Pranzarono in un ristorante piccolo ed accogliente, lontani dagli occhi di –A e di Rosewood.
Videro un vecchio film al cinema, passeggiarono, stettero semplicemente seduti a guardare il cielo, cenarono.
Spencer e Toby erano in pace col mondo, per una volta, ma con un mondo che purtroppo non gli sarebbe appartenuto nei giorni successivi, ma in quei momenti sì. In quelle ore solo per loro.

Tornarono a casa di Spencer che ormai era notte inoltrata. La casa, come sempre, era deserta.
Erano stanchi, ma felici, per una volta completamente.
Si sdraiarono nel lettone di Spencer, abbracciati, vicini come non lo erano da mesi.
-Ti amo- biascicò Spencer, cercando di resistere al sonno.
-Ti amo anch’io, Spence- le sussurrò. Spencer gli si addormentò sul petto col sorriso sulle labbra.
Toby però faticò ad addormentarsi, quindi, attento a non svegliarla, si alzò per prendere un bicchiere d’acqua dalla cucina. Prima di uscire dalla stanza recuperò il proprio cellulare dal cassetto e, una volta in cucina di decise e lo accese.
Fissò l’apparecchio per due minuti buoni, aspettando qualsiasi segno di –A. Sorrise quando nessun suono si levò dal telefono.
Ma, mentre si versava un bicchiere di acqua fresca, il breve suono di un messaggio gli gelò il sangue.
“Ricorda, Toby, i prestiti prima o poi si devono ripagare con gli interessi, e le ore di oggi sono un prestito piuttosto sostanzioso.
Preparati a ripagarmi, o lo farà Spence. –A”

D’istinto spense di nuovo il cellulare e lo lanciò, assestando un pugno al muro. Trattenne un urlo.
I giochi non erano finiti. 

 
  
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