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Autore: MaggieMary    06/10/2013    7 recensioni
× Quando sei solo un'unità ×
Una grandezza è una quantità che può essere misurata con strumenti di misura.
Non è quindi possibile misurare la bontà, la felicità, l’amore o perfino la bellezza di una persona.
“Ciao, mi presento. Mi chiamo Lee Sungjong e ho una bellezza pari a 5,5 unità di bellezza.”
[MyungJong] ~ [ + Possibili future nuove OTP /? ]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: L/Kim Myungsoo, Lee Sungjong
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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5,5




Una grandezza è una quantità che può essere misurata con strumenti di misura.
Non è quindi possibile misurare la bontà, la felicità, l’amore o perfino la bellezza di una persona.
 
“Ciao, mi presento. Mi chiamo Lee Sungjong e ho una bellezza pari a 5,5 unità di bellezza.”

 

 
 
 

Sono le sei del pomeriggio quando un ragazzo viene catturato da una lastra riflettente e si blocca davanti a essa.
 
Timidi raggi del sole tentano ancora di entrare in quella stanza. Quella stanza piccola, poco arredata, in netto contrasto con il resto dell’edificio.
 
Si odono passi veloci lungo i corridoi dall’altra parte di quella porta chiusa e gente che parla e ride all’esterno, lungo quei viali alberati di foglie secche.
 
Sono le sei del pomeriggio quando Lee Sungjong si sofferma sullo specchio sbeccato nella sua camera e rimane a fissare il suo riflesso.
 
Vede un paio di grandi occhi scuri, un volto dai lineamenti delicati, delle belle mani dalle lunghe e sottili dita.
 
Eppure sembra tutto così sbagliato.
 
Ciò che vede riflesso non gli piace. Non gli piace più da un paio di mesi.
 
Vede aspetti positivi del suo corpo, si vede bello, ma non abbastanza bello.
 
Scorre gli occhi sul suo volto e trova nuove imperfezioni.
 
Improvvisamente pensa che il suo mento sia troppo spesso.
Pensa che il suo naso sarebbe carino se fosse più sottile e aquilino.
Pensa che alla fin fine nemmeno i suoi occhi siano nulla di eccezionale.
 
Lee Sungjong continua a guardarsi e a riguardarsi, con occhio critico, sempre più critico.
 
È tutto così sbagliato, si dice, Io sono sbagliato.
 
Da quando aveva iniziato a criticarsi in quel modo?
Da quando aveva cominciato a ritenersi così imperfetto?
Da quando la sua mentalità era così drasticamente cambiata?
 
Sungjong ritorna a fissare il suo profilo, ancora un po’, fino a scordarsi dello scorrere del tempo.
 
Il giovane continua a fissarsi allo specchio e la stanza intorno a lui scompare.
 
Rimane solo quel suo riflesso in quella lastra di vetro.
O meglio, rimangono solo le sue imperfezioni.
 
Perché Sungjong ne trova, ne trova ancora e ancora.
 
Un ciclo infinito dove non vede altro che parti imperfette del suo corpo.
Parti che non dovrebbero essere così.
 
Parti che non sono nei canoni di quella bellezza comune.
 
E anche i lati positivi del suo corpo improvvisamente cambiano e si annullano.
Vengono annullati da tutto il resto, diventando imperfetti.
 
Sungjong continua a guardarsi, senza quasi sbattere gli occhi e torna a chiedersi qual è stata l’origine di queste sue paturnie.
 
Se lo chiede e se lo chiede di nuovo, quasi come se avesse improvvisamente scordato la risposta.
 
Ma ecco che i suoi occhi vengono catturati da qualcosa.
 
Vengono catturati da un cartoncino stropicciato e ingiallito attaccato da una spilla da balia sulla sua giacca.
 
Un cartoncino che appende sempre sui suoi abiti.
Appesi non per sua volontà, ma per volere di altri.
 
Altri che ora gli sfuggono di mente, di cui forse nemmeno sa realmente i nomi.
 
Sungjong smette di fissare lo specchio e sposta gli occhi sulla finestra della sua piccola, minuscola stanza, appena grande da tenere un letto singolo ed un piccolo armadio.
 
Da lì vede il mondo dal secondo piano di quel palazzo dai mattoni a vista.
Vede quei viali alberati pieni di gente che cammina e scherza felice.
Vede gente che brilla in mezzo a quel mucchio di persone che passano inosservate.
Persone che vorrebbero raggiungere i livelli di quelle persone, ma non ne hanno la possibilità.
 
Sungjong non sa quando, non sa come, ma da un po’ le cose sono cambiate in quella grande città.
 
Sa solo che un giorno le cose sono mutate e non è più stato lo stesso.
 
Forse una mattina qualcuno si è svegliato con quella stramba idea.
Quella stramba idea di ribaltare la popolazione e farne una classifica.
 
Ora non si vedono più persone brutte, o semplicemente imperfette.
 
Non si vedono più persone girare struccate.
Non si vedono più persone che camminano, felici del proprio aspetto.
 
Solo quelli del grande palazzo bianco camminano a testa alta.
 
Perché loro sono i fortunati.
 
Coloro che sono nati belli o sono diventati belli.
 
Sono loro quelli che camminano tra le strade alberate del giardino di quell’università.
E sono loro che Sungjong sta guardando dalla piccola stanza del suo dormitorio.
 
Solo facce belle, solo facce perfette.
 
Quelli come lui non si vedono quasi mai, perché come lui preferiscono rimanersene chiusi nelle proprie stanze al posto di sentirsi inutilmente degli emarginati.
 
E se si vede una faccia imperfetta tra quelle perfette, non lo resterà ancora a lungo.
 
Si stanno solo guardando in giro, nell’attesa di diventare uno del palazzo bianco.
 
È ingiusto, Sungjong lo sa.
 
Eppure non ci si può fare niente.
 
Sungjong vorrebbe semplicemente strappare quel foglietto che sta attaccato alla sua giacca.
Foglietto in cui ci sono incise due numeri che vorrebbe solo bruciare.
 
Perché Sungjong non fa parte del palazzo bianco e mai lo farà.
 
Non fa parte di quei canoni stabiliti da nemmeno lui sa chi, e nemmeno ha le risorse sufficienti per cambiare.
 

Così se ne rimane in quel dormitorio, che man mano si sta svuotando.


 

 

 
Sungjong un tempo aveva un compagno di stanza, se lo ricorda bene.
 
Convivevano entrambi in quella minuscola stanza, dividendosi parte di quel letto singolo.
 
Erano “brutti”, o meglio “nella media”, però erano felici.
 
Sapevano di non essere i soli, e Sungjong si sentiva bello in presenza dell’altro ragazzo.
 
Ma poi una sera il giovane era tornato a casa e non aveva ricambiato il saluto ed il sorriso dell’altro.
 
Si era solo limitato a tirare un calcio contro le ante di quell’armadio che ancora ora erano rotte, e ad imprecare qualcosa contro di sé.
 
Solo dopo Sungjong avrebbe scoperto la causa della sua rabbia.
Solo dopo avrebbe scoperto che il suo amico si era innamorato di una “9”.
 
Se solo lo avesse saputo prima, avrebbe cercato di far riflettere l’amico.
 
Era troppo distante dall’unità di bellezza della ragazza.
Le loro vite non si sarebbero potute incrociare.
 
Mai si erano visti una “9” ed un “5.4” felicemente innamorati.
 
Erano semplicemente incompatibili. Totalmente agli antipodi.
 
Ma Sungjong non aveva nemmeno fatto in tempo a dirglielo.
Non aveva nemmeno fatto in tempo a scoprire le intenzioni dell’amico che già quest’ultimo era entrato a far parte del palazzo bianco e Sungjong si era ritrovato da solo.
 
Ed era ritornato a vedersi imperfetto.
 
Proprio come in quel pomeriggio d’autunno.
 
Il freddo cominciava a farsi sentire e le foglie cadevano, e con queste precipitavano al suolo anche tutte le sue forze.
Quelle forze che fino a quel momento lo avevano fatto resistere e lo aveva fatto vivere in quel modo.
Quelle forze che lo avevano bloccato dal far diventare il suo corpo di plastica.
 
In quel paese era sempre stato così: la chirurgia estetica non era mai stata una cosa sconosciuta.
 
E Sungjong lo sapeva che un giorno o l’altro tutto sarebbe degenerato.
Lo aveva sempre saputo.
 
Il palazzo sempre splendentemente bianco brillava dall’altra parte di quella finestra spalancata, e quasi accecava gli occhi di Sungjong.
 
Quanto aveva desiderato poter far parte di quella cerchia.
Quanto aveva desiderato poter attraversare fieramente quel viale alberato.
Quanto aveva desiderato mostrarsi in pubblico e credersi bello, all’altezza dei 9.
 
Avrebbe voluto entrare a far parte di quel dormitorio. Chiacchierare con quelle belle facce e frequentare le loro stesse lezioni.
Avrebbe voluto sentirsi davvero bello.
 
Desiderava forse troppo?
 
Sungjong non lo sapeva.
 
Si allontanò dalla finestra, sdraiandosi sul letto, lasciando che quel venticello autunnale rinfrescasse l’aria di quella minuscola stanza.
 
Chiuse gli occhi, cercando di scacciare tutte quelle domande senza risposta, oramai quotidiane.
 
Stava per raggiungere il mondo onirico, dove il più delle volte era lui che poteva decidere chi essere e come essere considerato.
Stava per entrare nel suo piccolo mondo personale.
Stava per addormentarsi, ma un rumore improvviso glielo proibì.
 
Sungjong scattò a sedere nell’attimo in cui sentì qualcosa strisciare contro le pareti del suo palazzo, come se qualcuno stesse salendo, tenendosi aggrappato alla grondaia.
 
Che fosse un qualche animale, o semplicemente il vento?
 
Probabile, dopotutto … perché qualcuno avrebbe dovuto arrampicarsi per quel muro?
Per andare dove poi?
 
Ma il rumore continuava, anzi, sembrava avvicinarsi sempre di più.
 
Sungjong si alzò dal letto, dirigendosi verso la finestra per controllare da dove provenisse quel fruscio.
 
Ma non ebbe nemmeno il tempo di capire cosa stesse succedendo che si ritrovò schiacciato a terra.
 
Schiacciato da qualcuno.
Qualcuno che ancora stava steso su di lui.
 
Sungjong sbatté gli occhi, incontrando lo sguardo di un giovane ragazzo.
 
“Ma che cos-- “
 
Il giovane non ebbe nemmeno il tempo di finire di parlare, nella vana ricerca di chiedere spiegazioni, che l’altro gli mise una mano sulla bocca, non permettendo alle sue parole di uscire.
 
Sungjong strabuzzò gli occhi, cercando di mettere in fila i suoi pensieri.
 
Che accidenti sta succedendo?, si chiese immediatamente, mentre lo sconosciuto si era messo a cavalcioni su di lui, continuando a tenergli la bocca chiusa, Chi è questo qui?!? Cosa ci fa nella mia stanza?!
 
Tante, troppe domande a cui non sapeva dare una risposta.
 
Sungjong sapeva solo che uno sconosciuto era entrato nella sua stanza e ora stava seduto sopra di lui.
 
Sconosciuto che ancora non gli permetteva di parlare, limitandosi ad ascoltare le voci che da fuori urlavano il nome di qualcuno che lui non conosceva.
 
Dopo ancora qualche minuto, le voci squillanti si disseminarono e il silenzio ritornò anche all’esterno.
 
Il giovane tirò un sospiro di sollievo, senza però togliere le mani dalla bocca dell’altro.
 
E qui entrò in azione Sungjong che, stanco di non poter respirare o proferire parola, morse le dita dello sconosciuto, facendolo così scansare.
 
“AHIO!” – si lamentò il ragazzo, guardando dove l’altro lo aveva morso – “Ma che fai?!”
 
Sungjong sbuffò – “Che faccio io?! Non sono io quello che è entrato dalla finestra e mi ha schiacciato sul pavimento!”
 
Il giovane sembrò rifletterci e poi, come se si fosse accorto solo in quel momento della situazione, si alzò dal corpo del ragazzo,  permettendogli di alzarsi.
 
“Grazie eh.” – lo ringraziò falsamente, parlandogli seccamente.
 
Solo quando osservò meglio l’altro si accorse di aver appena fatto un terribile errore.
 
Si morse un labbro mentre scannerizzava il corpo dell’ancora sconosciuto, che dal canto suo si limitava a gettare occhiate fuori dalla finestra.
 
Stupido, stupido di un Lee Sungjong!, si rimproverò mentalmente, Ti pare che parli informalmente ad una simile persona, di parecchie unità più alte di te?!
 
Ma Sungjong non si sarebbe comportato certo così se prima avesse osservato meglio il ragazzo.
Se prima avesse solo appoggiato gli occhi sui lineamenti perfetti del suo viso.
 
Perché si capiva già da questo che era nettamente superiore a lui.
 
E la targhetta luccicante, attaccata al taschino di quella giacca di ottima fattura, era solo l’ennesimo particolare che faceva capire quanto lo sconosciuto fosse nettamente più bello di lui.
 
Non era necessario leggere quel 9.9 per capire che non fosse un 5.
 
“M-Mi scusi …” – si affrettò a dire, abbassando lo sguardo sulle sue calze usate e bucate.
 
C’era un avvertimento che tutti quelli come Sungjong sapevano: fatti odiare da uno del palazzo bianco e puoi rinunciare definitivamente all’idea di entrare a far parte della loro cerchia.
 
Lo sconosciuto si concentrò su di lui – “Scusi?” – ripeté, non capendo inizialmente questa improvvisa formalità.
Solo quando spostò lo sguardo su Sungjong, osservandolo da testa a piedi, mentre quest’ultimo non lo fissava negli occhi, cercando solo di sistemare quella giacca che già gli stava troppo piccola, capì.
 
“Ohh.” – si limitò ad esclamare il ragazzo, tossendo poi un secondo, imbarazzato – “Non avevo notato di essere arrivato fin qui.”
 
Sungjong ritornò a torturarsi un labbro.
Quello non era di certo il suo giorno fortunato.
 
Fino a poco prima non aveva fatto altro che interrogarsi su quanto fosse imperfetto, … quell’improvvisa comparsa non aiutava di certo.
 
Anche se il giovane stava zitto, il suo aspetto parlava per lui.
 
Quegli abiti che sapevano di ricco e prezioso. Quei capelli perfettamente sistemati. Quella riga sottile di eyeliner che gli metteva in evidenza quei begli occhi.
 
Tutto di lui sprizzava superiorità e, la cosa che dava ancora più fastidio a Sungjong, era che non c’era nemmeno lentamente un segno di ritocco sul suo corpo.
 
Quella era una vera bellezza naturale. La più difficile e rara da trovare.
 
Lo sconosciuto rispettava tutti i canoni del bel ragazzo.
Canoni che mai erano stati trascritti, ma che tutti rispettavano.
 
Quel ragazzo era bello e i lati del suo aspetto che sarebbe potuti sembrare imperfetti venivano oscurati dal suo fisico alto e asciutto.
Sprizzava carisma anche solo standosene zitto.
 
Sungjong non aveva mai avuto particolari contatti con i fortunati del palazzo bianco.
Non se lo permetteva e nemmeno aveva voglia di trascorrere tempo con gente che lo avrebbe semplicemente guardato dall’alto verso il basso, quasi fosse una sorta di aborto della società.
 
Sungjong sapeva di non esserlo, ma tutti stavano cercando di farglielo imprimere nella mente, in modo da farlo sentire un vero e proprio emarginato.
 
Era così che facevano.
 
Non obbligavano nessuno a farsi qualche ritocco, no.
Così sarebbe stato troppo facile.
 
Il loro era più un approccio psicologico, che spesso risultava più duro di qualsiasi punizione fisica.
 
Riempivano la città di belle facce, in modo da istigarti a diventare migliore, a diventare più bello.
E se non lo facevi, semplice, … ti emarginavano da tutto e da tutti.
 
Se frequentavi l’università di quel paese, venivi sbattuto nel dormitorio più diroccato e malmesso.
Eri costretto a vivere in luoghi stretti e angusti, al limite della sopportazione.
Per non parlare dell’abbigliamento. Se eri un 5, accedevi solo ai negozio dei 5.
 
Volevi passare per un 9? Impossibile.
 
La targhetta col tuo numero era sempre affissa in bella vista sui tuoi vestiti, che lo volessi o meno.
 
Poi c’erano i rivoluzionari, coloro che avevano gettato tutte le loro targhette, stanchi di vivere una vita fatta di sole unità.
Erano eroi per persone della grandezza di Sungjong, delle sorta di paladini della giustizia.
 
Solo che dopo un po’ sparivano dalla circolazione e nessuno sapeva dove andassero a finire.
 
Sungjong il più delle volte cercava di sopportare quella situazione, prendendola con leggerezza, cercando di non complessarsi per simili cose.
Dicendosi che era bello, si, era bello.
Si dava coraggio da solo, creandosi quell’autostima che però giornalmente gli distruggevano.
 
Oramai bastava anche solo un’occhiatina da parte dei 7 per farlo sentire deriso.
 
Si, perché anche se i 7 erano ben lontani da diventare dei 9 erano comunque più fortunati di lui.
 
Erano comunque più fortunati di un 5,5.
 
E così, chiuso nella sua piccola camera con uno sconosciuto dall’unità irraggiungibile per lui, Sungjong stava semplicemente aspettando il momento in cui il ragazzo avrebbe aperto bocca, deridendolo e dimostrando la sua naturale superiorità.
 
Facevano tutti così, sempre.
 
Loro erano i giovani del palazzo bianco, potevano permetterselo.
 
Eppure, le parole che giunsero alle orecchie di Sungjong non furono quelle che si era aspettato di sentire.
Erano così strane che nemmeno si rese conto di quanto fossero normali, preferendo immaginarsi che fosse solo frutto della sua immaginazione.
 
Ma quando lo sconosciuto allungò una mano verso di lui, non poté più negare l’evidenza.
 
“Piacere di conoscerti, mi chiamo Kim Myungsoo ~”
 
Sungjong sbatté le palpebre, davvero troppo incredulo.
 
Quel giovane non gli aveva riservato nessuna parola di disprezzo e non lo aveva bellamente schermito.
 
Anzi, tutt’altro.
 


Un 9,9 aveva appena sorriso sinceramente ad un 5,5.


 


Note dell'autrice
Maggie is here〜 Ok, ho moltissime cose da dire, quindi una cosa alla volta e sopportate tutte queste note ;;
Allora, prima di tutto, .. non vi aspettevate che tornassi già con una long, vero? Ecco, nemmeno io. Mi aspettavo di concludere il Panda (?) e poi iniziare a pensare ad una nuova fanfiction, ed invece NO. Durante un'interessantissima (?) lezione di fisica, PUFF l'ispirazione. La mia prof non è male, ma fa pause così lunghe tra una parola e l'altra che ho avuto tempo di pensare a tutta la trama per una nuova ff. Ed ecco, qui ... è nata "5,5". TIME OUT! Non è che abbia abbandonato "You're my Destined Panda", no eh. Anzi, spero che qualche PandaShipper (e lo so, ce l'ho con 'sto nome terribile. e.e) legga questa ff e ciò che sto scrivendo qui nelle note. Ho già scritto in parte la seconda one shot, ma in tutta sincerità era quella per cui - fin dall'inizio - avevo in assoluto meno ispirazione, quindi ci vorrà un po' .. Mi scuso, ma la scuola è iniziata anche per me e ho già l'acqua alla gola per la mole di studio. ;; However, non volevo pubblicare subito questo primo capitolo, ma ho già scritto altri 2 capitoli e ne sto scrivendo un altro ora (al posto di studiare filosofia e sociologia, gnè.) e poi sono andata casualmente nella sezione degli Infinite e ho visto che è deserta .. A quanto pare per lo scandalo di Myung (di cui avrei tanto da dire.) MOLTISSIME Myungjong shipper hanno abbandonato l'OTP, e non mi riferisco solo ad efp. Beh, non dico nulla al riguardo, ma sappiate che io li shippo ancora MOLTISSIMO. Poi, ho anche visto che "You're my panda" è la storia più popolare negli Infinite .. Piango
. Va bene che siamo in pochi a pubblicare su di loro, ma è comunque un ENORME soddisfazione ;W;
Che stavo dicendo ... ? Oddio, sarà meglio che concluda velocemente.
Ok, .. allora. Per quanto riguarda "5,5" gli argomenti trattati non sono proprio così leggeri .. si parla chiaramente di chirurgia plastica (nel prossimo capitolo si chiariranno meglio le cose) ed in particolare riguardo alla Corea. Non voglio tirare su un polverone, quindi sto giocando di fantasia e cercherò di non appesantire troppo la lettura, anche perchè io sono conosciuta per rendere tutto demenziale (?).
Parlando invece di Sungjong e Myungsoo ... perchè uno è un 5,5 e uno un 9,9? Semplice, era necessario per la fanfiction. Ormai, se siete mie lettori di vecchia data, dovreste sapere che ritengo Jongie più perfettamente perfetto della perfezione (sono troppo biased?
) e mi è costato un sacrificio enorme farlo passare per il brutto della situazione. Ma era doveroso ;; Scusa ultimate Q.Q
Poiiiii .. penso di aver finito.
Se pubblicherò prima la one shot del Panda o il secondo capitolo qui? Mah, al momento sono indecisa. Vedrò se piacerà a qualcuno questa ff poi deciderò.
Grazie per aver letto e per chiunque vorrà recensire, rendendomi immensamente felice.
Non voglio fare la lecchina ed elemosinare recensioni .. ma vorrei comunque sapere che ne pensate perchè sono un po' insicura ora per quanto riguarda questo nuovo progetto.

Love you


Tantissimi chu;
Maggie


 
Ps. Qualcuno andrà allo showcase dei VIXX?♡
   
 
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