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Autore: soraya_love_myguitar    06/10/2013    0 recensioni
Greys è una bella diciassettenne. Capelli rossi e ovcchi verdi.
La sua vita purtroppo non è rosa e fiori.
Tormentata da bulli e dimenticata dal padre.
Conosce un ragazzo: Ken
La aiuta e la sostiene.
La loro amicizia si tramuta in qualcosa di più.
Quel qualcosa di più regnerà fra di loro anche se con ostacoli
Leggetela non è una storia sdolcinata e banale.
Ve la consiglio. È la seconda storia che scrivo. Mi scuso per eventuali errori. Scrivo le storie su i pod
Genere: Drammatico, Generale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Li vedo. 
Li tutti e sei. 
Che ridono, bevono e fumano. 
Penso di scappare, ma uno di loro si è accorto della mia presenza
Ogni giorno devo sopportare la stessa tortura. 
Sempre dopo la scuola, in quel lungo viale silenzioso. 
Mi sistemo meglio la cartella. 
E poi ricomincio a camminare. 
Passo dopo passo. 
Passi sempre più lenti. 
Non riesco a capire se il mio cuore stia decollando o se si sia fermato completamente. 
Diglutisco varie volte.
Ora cè solo una piccola strada che mi separa dall'altro marciapiede. 
Non guardo neanche se stanno arrivando le macchine. 
Li vedo buttare le bottiglie e alzarsi. 
-sei in ritardo Greys- mi dice il "leader" spostadomi una ciocca di capelli. 
-io... Io... Abbiamo finito lezione dopo, mi dispiace- 
Abbasso lo sguardo. 
-senti scema, qualcuno ti ha seguita- mi dice Isabella. 
-n..n...non credo-   
La mia voce è dannatamente fievole e tremante. 
Una folata di vento mi sposta i capelli Rossi.  
-dove sono i fogli?. - mi chiede un altro scendendo dal cofano della macchina. 
 Mi afferro il braccio con una mano. 
Mi mordo leggermente il labbro. 
-ecco... Io.... Non sono riuscita a farli-  
-come?!- esclama Alexander facendomi indietreggiare. 
-io... Io no ce lho fatta, sono cose troppo difficili io non ci riesco ,non le ho mai studiate. -
-se questo test ci andrà male sai qual è la tua punizione?-  
Solo al pensiero di un altra notte in quel luogo umido e inquetante con gli occhi le mani e la bocca bendati. 
-forse è meglio se la punizione le la diamo anche oggi-  
-no... No... Perfavore, posso rimediare-  
-non puoi fare un cazzo-  
Il "leader, che si chiama Wiliam, mi predene con i pugni la felpa e mi sbatte contro la parete. 
Ho la gola bloccata. 
Mi soffoca col fumo della sigaretta. 
Mi tira su fino alla coscia i leggins(?) neri. 
Mi mostra la sigaretta. 
So quello  che vuole fare. 
Sto per urlare ma Alexander mi prend il viso e mi ammutolisce. 
Sento quella cosa bollente cadere sulla pelle e scivolare lungo la gamba. 
Spalanco gli occhi dal dolore. 
Sento scottarmi la gamba. 
Mi dimeno. 
Mi lascia cadere per terra. 
Poi mi solleva e mi mette su una spalla. 
Inizio a picchiarlo sulla schiena, agito le gambe urlo. 
Mi molla un ceffone sul viso, mi sanguina il labbro. 
-o stai zitta o stai zitta- 
Mitira 2 calci ne l fianco. 
 Sputo il sangue per terra. 
Vedo aprire il bagagliaio. 
Sono ormai mezza svenuta. 
Poi vedo una figura che corre verso di me. 
Viene bloccata dai tre ragazzi mentre le tre galline mi tengono sotto controllo. 
Ma chi è?  

POV Ken. 
Stavo ritornando da scuola quando sento delle urla femminili. 
Deve essere una ragazza. 
Corro ferso quella direzione e vedo una ragazza che viene sollevata e buttata nel bagagliaio. 
Non ci penso due volte corro verso quella direzione. 
Mi scontro con tre tizzi. 
Mettono i brividi. 
-lasciatela stare-
-sei un suo amico, il suo fidanzato?-
-no,non la conosco-
-tornatene a casa stronzo-  
 A quelle parole perdo il controllo di me stesso. 
Tiro un pugno a quello che mi a provocato. 
Gli altri due mi  attaccano. 
Vengo colpito in faccia. 
Poi sentiamo un rumore di sirene. 
-gli sbirri- 
Corrono tutti in macchina. 
Faccio in tempo a trascinare quella magra figura giu dal bagagliaio. 
Aspetto un quartodora ma non si sveglia. 
La prendo in braccio e la porto a casa mia. 
Prendo anche la sua cartella. 
Sono leggerissime tutte e due. 
La sdraio sul divano e la copro con una calda coperta. 
Passa un ora, ancora niente. 
Dopo due ore e mezza la sento emettere un suono. Mi volto verso di lei. 
La vedo aprire quei occhio che ho visto sempre chiusi. 
POV GREYS
Apro gli occhi lentamente. 
Poi quando la mente ritorna spalanco. 
Poi vedo un ragazzo. 
Chi è? 
Mi metto a sedere di scatto portandomi le ginocchia al petto.    
-shhh stai calma, non ti voglio fare del male-  
Lo guardo spaventata. 
È alto, ha i capelli neri e il ciuffo gli copre metá occhio destro. 
Ha un pircing sul soppracciglio. 
Indossa una maglietta nera 
E dei jeans scuri da cui pende una catenella argentea.
A l aria di un ragazzo dolce. 
Questo mi rilassa. 
Mi guardo in torno. 
Poi porto le mani davanti agli occhi. 
Non hanno corde. Non sono legate. 
Questo mi fa tirare un sospiro. 
- io sono Ken. Tu devi essere Greys?
Annuisco. 
Non parlo perchè non mi escono le parole. 
-so che sei spaventata. Ma qui sei al sicuro. -
-devo tornare a casa- faccio per alzarmi ma un dolore allucinante mi prende la gamba. 
Si avvicina a me e mi fa risedere. 
-anche se non ti conosco. 
Tu non puoi tornare a casa in queste condizioni.  
Mi fa bere un sorso d'acqua e poi mi riaddormento. 
Non sogno. 
Non ci sono immagini sotto le mie palpebre. 
Solo vocine lontane. 
Mi sveglio che sono le 11:30. 
Guardo dove mi trovo. 
Dopo un po' ricordo. 
Vedo il ragazzo che dorme sul divano davanti al mio. 
Sono troppo stanca per scappare. 
Così richiudo le palpebre. 
Sarà passata una mezzoretta quando sento il cellulare vibrare sul tavolino. 
Non è il mio. 
Ho una suoneria diversa. 
Sento il ragazzo  cercare l'aggeggio elettronico tastando il tavolo con la mano. 
-pronto?- chiede con voce insonnolita. 
-no inverità stavo dormendo-  
Si alza e si avvicina a me. 
Mi da una carezza sulla guancia e mi sposta i capelli dall'occhio poi se ne va sul balcone. 
-ieri sono stato a casa tutto il tempo-
-no, senti, non ció voglia di uscire con te.  Non voglio neanche rivederti. 
Quindi per favore smettila di chiamare.-
Deve essere la sua ex. 
E a giudicare dalla voce sembra piuttosto seccato. 
Quando rientra mi guarda e sorride. 
-dormito bene.-
Annuisco. 
Riesco ad alzarmi anche se con molti dolori.  
Mi propone di farmi una doccia e io accetto sempre silenziosa. 
Il getto di acqua tiepida mi fa rilassare ogni muscolo. 
Mi siedo e comincio a pensare. 
Penso al ragazzo che mi sta ospitando, penso alla punizione che mi darà mio padre...
Oh no mio padre. 
Spengo l'acqua, mi asciugo e mi rivesto. 
Esco di corsa dal bagno prendo la cartella e ringrazio il ragazzo. 
Mi guarda con aria interrogativa. 
È la prima volta che gli parlo. 
Corro come una matta. 
Perfortuna conosco bene la città se no mi sarei persa. 
Entro in casa. 
-dove sei stata?- 
-senti posso spiegarti-
-dove cazzo sei stataa!!- mi sbraita contro. 
Cerco di parlare ma la sua voce mi fa immobilizzare.  
Dopo un lungo tempo mi tira un pugno sull'occhio destro. 
Lo sento pulsare. 
Scappo fuori di casa. 
Corro, corro ancora più veloce. 
Arrivo al parco. 
Mi siedo ai piedi di un enorme salice. 
Porto le gambe al petto e metto le mani sugli occhi. 
Inizio a piangere in silenzio.   
Passa un ora, e io sono ancora li, a pingere forse facendo anche la figura della scema. 
-hey che ci fai qui- 
Quando sento quella voce il mio cuore sembra rallentare i battiti. 
-hey che ti prende?- 
Ho ancora le mani sul viso. 
Le tolgo, scoprendo così l'occhio nero. 
Lo vedo spalancare gli occhi. 
-chi te l'ha fatto?-
Abbasso lo sguardo
-mio padre-
Deglutisce.  
-io...io... Io non ce la faccio più di vivere così. Quei sei deficenti che non mi continuano a minacciare e se non ubbidisco mi fanno passare la notte bendata in una cantina. Torno a casa e c'è mio padre che mi urla addosso senza che io non apra bocca.  Io non ce la faccio, mi sto esaurendo. - mi metto le mani fra i rossi capelli e li stringo. 
Lui apre le braccia e io mi ci tuffo dentro senza esitare. 
Mi accarzza la testa mente io gli stringo la maglietta. 
Sto abbracciando un perfetto sconosciuto, peró riesco a calmarmi. 
Mi addormeto con la testa sulle sue gambe. 
Ho un senso di protezione che non avevo mai provato prima. 
Credo che si sia addormentato anche lui, lo capiso dal respiro. 
Credo di stare sorridendo. 
-ps Ken- 
Di chi è questa voce?
Di un suo amico?
Bo, non sono fatti miei. 
Sento che lo scuote.  
-ma.. Ma che ci fai qui?- dice svegliandosi. 
Mi ricomincia ad accarezzare i capelli. 
- ho incontrato, si, insomma lei e mi ha detto di dirti che...-
-quante cazzo di volte le lo devo dire. 
Io non voglio più sentirla, vederla. 
Riferiscile il messaggio. MI DEVE LASCIARE IN PACE.-
Lasua voce si è alzata ma non tanto. Forse aveva paura di svegliarmi? 
Bo. 
-ma lei è la tua ragazza?-  gli chiede a Ken con un sussurro nell'orecchio. 
Non sento la risposta. 
Ma deve aver fatto un cenno con la testa. 
 -e allora chi è? Perchè sta dormendo sulle tue gambe?-
-si chiama Grays. L'ho conosciuta ieri, la sto aiutando anzi la voglio aiutare-
-e perchè? Lei non è del tuo stile, si veste normalmente, ha il viso pulito, tranne per quell occhio nero. 
Tu sei diverso, tu ti vesti di scuro mente lei si veste anche di chiaro. -
-non voglio dirtelo, non posso andare in giro a parlare dei problemi di una ragazza. Comunque, non me ne frega niente. Ognuno a i propri gusti. E poi è bella vestita così semplice-  
-bo, se lo dici tu. Allora vado da Jessica le riferisco il messaggio e se mi vedrai domani a scuola vuol dire che sono vivo. Stammi bene. -
-ciao- appena se ne va lo sento tirare uno sospiro di solievo. 
Mi rigiro mettendomi su un fianco. 
Non dormivo così da secoli.  
Passano forse venti minuti da quando il tipo se ne è andato. 
Muovo la testa lentamente e apro gli occhi.
-ben tornata dal mondo dei sogni-
Sorrido mentre mi metto a sedere. 
-dormito bene?- 
Annuisco. -non dormivo così da tanto-  
-infatti sorridevi nel sonno-  
Arrossisco. 
 Ci alziamo. 
Mi riaccompagna a casa. 
-be se hai bisogno di aiuto ho di qualcosaltro sai dove trovarmi. 
Ci vediamo domani a scuola-
-grazie. - e gli do un leggero bacio sulla guancia. 
Salgo le scale con le farfalle nello stomaco. 
Oddio, mi saró innamorata di lui? Forse si. 
Entro in casa, mio padre guarda la tv. 
-ciao Greys-  
Fa come se non fosse accaduto nulla. 
Meglio così. 
Ricambio con un freddo "ciao". 
Mi butto sul letto. 
E penso. 
Penso al ragazzo su cui io ho dormito sulle sue gambe. 
Passo la giornata così. 
Drin, drin, drin,driiiiiiiiiiiiiiiiin.  
Cerco a tastoni quell assassina. 
Mi alzo e me ne vado in bagno.  
Mi vesto con dei jeans chiari e una maglietta azzurra. 
Mi lavo, mi sistemo, faccio il letto e poi esco. 
Aspetto l'autobus. 
Quando arriva mi rimetto lo zaino sulla schiena. 
Dopo otto fermate arrivo. 
Mi dirigo verso gli armadietti. 
Li vedo li tutti e sei. 
Questa volta cambio direzione. 
-Greys-  è Ken. 
Sta venendo verso di me.  
Faccio altrettanto. 
Mi abbraccia. 
Chiaccheriamo molto. 
Mi chiede come sto e se mio padre mi ha di nuovo ferita. 
Arriva un ragazzo vestito come Ken. 
-che vuoi Gas-
-ti devo parlare, e c'è poi una persona che ti aspetta. 
Sbuffa. 
Vedo Carol che mi saluta. 
-devo andare, Carol mi sta chiamando.- saluto Ken. 
E mi dirigo verso l'amica. 
POV KEN
Mi avvicino a Jessica e mi appoggio al muro. 
È vestita con la solita felpona nera e i jeans strappati scuri. 
-che cazzo vuoi?-
-chi era quella, così perfetta?-
-che te ne frega, tu non sei la mia ragazza, non ti voglio ne sentire ne vedere. Ah, osa fare qualcosa a quella ragazza e vedi cosa faccio a te-
Me ne vado
POV GREYS. 
Le lezioni sono finite scendo la scalinata con Carol e Riky. 
Ken sta chiaccherando con dei suoi amici. 
Volge lo sguardo verso di me e sorride. 
Scendo la lunga scalinata.
-okey Ari, allimite ci fermiamo di più in biblioteca-  
-mi sembra l'idea più sensata. Grazie-
-ciao-
-ciao-  
La guardo allontanarsi. 
-ehy Greys-
-ciao Ken- gli rispondo dandogli un piccolo  abbraccio. 
-andata bene la scuola?-
-si. Come al solito stesse cose -
Si fa passare una mano fra gli scuri capelli. 
Arriviamo alla fermata del bus. 
Ci sediamo su dei gradini e aspettiamo. 
Un vento pungente arriva. 
Si sente l'inverno arrivare. 
Poggio la testa sulla sua spalla. 
Restiamo così per un po'. 
Poi risento quelle voci. 
Brividi mi percorrono il corpo. 
Nascondo il viso nella spalla del mio amico. 
Capisce subito quelloche avverto, così mi abbraccia. 
Ci passano davanti lanciandoci uno sguardo pungente. 
Ken mi sorride. 
Arriva finalmente il bus. 
Saliamo. 
Come al solito niente posti a sedere. 
-sai, quando sto con te mi sento più al sicuro-
Mi sorride. 
-spero che ti sentirai sempre più sicura-  
Chiaccheriamo molto, iniziamo a gonoscerci. 
Ho scoperto che suo padre è in prigione, mentre sua madre sta frequentando un corso per alcolisti. 
Suo fratello maggiore avrebbe la responsabilità di Ken ma è partito per New York con la scusa di non poterlo portare con se a causa del lavoro. 
È per questo che il ragazzo con cui sto parlando è diventato un ragazzo di strada, Dark? Ma perchè è così dolce e gentile?
Forse perchè abbiamo tutti e due una vita non facile?  
Mi pongo tutte queste domande mentre scendiamo dall'autobus. 
Passano molti giorni, forse due mesi, da quando ci siamo conosciuti. 
Passiamo le giornate praticamente sempre insieme; studiamo in biblioteca, mi fa addormentare al parco sulle sue ginocchia, andiamo in giro...
Guardo la neve scendere lentamente sul marciapiede.
Nevica da giorni, il riscaldamento è rotto. 
Decido di uscire fuori. 
Mi infilo la giacca mentre scendo le scale. 
Uscire di casa mi fa stringere lo stomaco. 
Quel freddo pungente mi fa rabbrividire.  
Ho i capelli legati in una treccia alla francese. 
-ehy tu-
Mi giro verso la persona che mi sta chiamando. 
È una ragazza della mia età, vestita con dei jeans neri, un giaccone nero con delle borchie. 
Ha sul viso quattro pircing; due su i sopraccigli, uno sul naso tipo toro, e uno sull angolo del labbro inferiore. 
Le mache rosse flash spiccano in quei capelli così scuri. 
-rossina dico a te, sei tu Greys?-
La guardo con aria interrogativa e poi annuisco. 
Si avvicina a me con fare pesante. 
-hai un appuntamento con Ken?-
-È? Aspetta come fai a sapere che noi due ci conosciamo, comunque no-
-vi ho visti spesso in sieme, soprattutto al parco, quando tu dormivi sulle sue gambe-  
Sorrido ricordando quei giorni. 
-cosa vuoi da me o da Ken?-
Ho uno sguardo serio e fisso su di lei. 
Si avvicina a me, mi prende la treccia e me la mette su una spalla. 
Rimetto i miei capelli dietro la schiena. 
 Mi tocca il viso e poi passa agli orecchini. 
-hai la pelle così liscia, sei così perfettina-
Alzo gli occhi al cielo. 
-senti Greys ti consiglio di cambiare stile se vuoi che Ken si innamori di te-  
Spalanco gli occhi e mi metto a ridere. 
-credo che tu mi abbia scambiata per qualc unaltra, io non voglio fare colpo su Ken, e se poi devo prendere lezioni di stile da una tutta bucherellata in faccia, a bè allora potrei essere sbronza o pazza da manicomio. Ti saluto- 
Incomincio a  camminare. 
Mi rincorre
- fermati, tu non puoi più vedere Ken-
A quelle parole mi volto così infretta che sento le ossa del collo scrocchiare. 
-come scusa?-
-hai sentito benissimo-
Deglutisco due volte di fila. 
Sto per iniziare ad urlare contro ma poi cambio modo. 
Raddrizzo la schiena, metto la mano destra sotto il petto, dove fra i due polmoni c'è il cuore. 
Premo con la punta delle dita, e faccio respiri profondi e lenti. 
-che cazzo stai facendo?!-
Aspetto qualche secondo prima di risponderle. 
Riapro gli occhi e rilasso il corpo. 
-per evitare di farmi salire la pressione,se ti salto addosso, e svenire poi, preferisco utilizzare questa tecnica. -
Mi guarda con un espressione talmente interrogativa e spaesata che mi sto per mettere a ridere. 
-ora che ci penso, dovevo andare a casa di Ken per restituirgli una... Penna-
-allora non mi hai capita-
-senti che ti turba se io vado a casa di un mio amico-
Estrae  dalla tasca una siringa, deve essere piena fino all'orlo di droga. 
Mi fa cadere per terra. 
Credo che mi voglia conficcare l'ago in una vena ma riesco a rialzarmi e a correre. 
Non corre molto veloce. 
Per fortuna. 
Arrivo davanti alla casa di Ken, il portone è aperto, perfortuna mi risparmio di doverlo chiamare al citofono. 
Percorro a pied i cinque piani. 
In quel momento le scale sembravano infinite. 
Sbatto contro la porta della sua casa. 
Suono il campanello una volta cercando di non iniziare a sclerare. 
Non arriva. 
Tengo premuto il dito sul tasto prolungando quel suono orribile. 
-Arrivo, Arrivo- 
-Sbrigati gli urlo-
Intanto quella pazza mi a raggiunta. Cerca di lanciarmi addosso quella siringa ma mi abbasso in tempo facendo conficcare l'ago nel legno della porta. 
Mi alzo inpiedi. 
Mi appoggio alla porta.
Quest'ultima si apre e per poco non cado a terra. 
-ma che....  Ci fa questa cosa conficcata qui- fa Ken metre toglie la siringa. 
-la tua amica voleva far drogare una porta-
Scherzo io. 
-senti Ken posso spiegare-
-vuoi spiegarmi perchè volevi fare diventare come te anche la porta di casa mia?-
Tutte e due ci mettiamo una mano sul viso e scuotiamo la testa. 
-ken... Era ironico quello che ti ho detto prima, diciamo che io  sono la porta-
Mi guarda con aria interrogativa.
-oh ken quanto sei lento. Quella siringa sarebbe indirizzata ad una delle mie vene-
Il ragazzo lascia cadere la siringa dalla mano. 
Guarda la ragazza con occhi di fuoco   
Mi vengono i brividi solo a guardarli. 
-ken stai bene sei pallido- 
Mi prende il polso con delicatezza. 
Mi guarda e mi fa un segno di tranquillizzarmi. Ció non succede. 
-Ti avevo detto che non volevo più sentire neanche il tuo nome e qualche giorno fa ti ho anche ben spiegato di non toccarla-
-no Ken posso spiegare...-
-cazzo Jessica, non puoi spiegare niente. Quella droga uccide. Ho fatto uno sbaglio enorme a farmi prestare da te quella roba. Perfortuna  sono riuscito a pulirmi completamente. -
Mi gira la testa. 
Forse perchè quell'ago mi a graffiato la fronte o perchè mi sta salendo la pressione. 
Le loro voci sono così lontane. Mi appoggio alla parete mentre stringo il braccio a Ken. 
Non devo cadere,non devo svenire, non devo fare nulla, devo restare in piedi. 
Riesco a cogliere le parole di Jessica. 
-quella ha rovinato tutto, io ti amavo-
-ero sbronzo quando ti ho baciata e Greys non centra niente. Tu non la dovevi neanche incontrare. -
-ken credo di dover andare un secondo a casa-
Ho perso il controllo di me stessa. 
-ti senti bene?-
Sorrido. 
Poi tutto diventa nero e cado per terra. 
Sento solo che Ken scaccia Jessica, se no avrebbe chiamato la polizia. 
Mi sveglio con un sussulto. 
Sono in un letto e sono fra le braccia di Ken. 
Ok sono finalmente in paradiso
Quel pensiero svanisce quando mi da un bacio sulla fronte dicendo qualcosa. 
Sorrido. 
Poi mi nascondo nella sua maglietta. 
Mi prende il viso. 
Le nostre labbra si incontrano per la prima volta. 
È un bacio timido che poi si trasforma come una farfalla. 
Diventa più appassionante quando mi siedo fra le sue gambe e lui mi scioglie la treccia per poi posare i le sue mani sui miei fianchi stropicciandomi la maglietta e togliendomela. 
Faccio lo stesso con lui mentre mi toglie i pantaloni. 
Faccio altrettanto con lui. 
Inizia a scendere con la bocca. 
Giocando con baci e lingua. 
Siamo ormai spogli tutti e due.  
(.....)
-Ti amo uno, ti amo dieci ti amo più di pasta e ceci. - mi dice dandomi un bacio prima che ci addormentassimo
(...)
Sono fidanzata con Ken da 8 mesi. 
Ora siamo sulla sua moto e ci stiamo dirigendo verso la spiaggia insieme a Carol e al suo ragazzo Jhon. 
(...) 
Il quarto anno di liceo è iniziato da fue mesi.
Sto camminando con Ken verso la scuola. 
Quando quello che non doveva succedere è successo. 
Scattato il verde del semaforo attraversiamo la strada. 
Sento un rumore di motore. 
Lo sento più vicino
Sempre di più. 
Mi volto e anche Ken lo fa. 
Ma è troppo tardi. 
Vedo il mio amore essere colpito dal mezzo rotolare sul tetto dell'auto e cadere. 
Io vengo sbalzata all'indietro. 
Mi alzo. 
Tremante. 
Vedo Ken disteso.  
Non si muove. 
Non respira. 
Vedo tutto che gira. 
La gente inizia ad accorrere. 
Io corro verso di lui lasciando la cartella la dove è. 
Lo prendo fra le braccia, lo scuoto lo bacio. 
Niente. 
Urlo. 
Lo chiamo. 
Intanto liceali e altra gente si raduna intorno. 
Senti persone che chiamano ospedali. 
Cercano di staccarmi da lui. 
Tiro calci a chi mi tocca. 
Sembro pazza. 
Sono pazza. 
(...)
Mi sveglio quando sento un suono fastidioso. 
Guardo Ken ancora li. 
Fermo. 
A torso nudo con tubi che gli entrano nel corpo. 
Mi alzo dalla sedia mi avvicino al suo viso e gli do un bacio sulla fronte. 
È gelida. 
Spalanco gli occhi. 
Li porto sulla fonte di quel rumore. 
C'è una linea perfettamente dritta. 
-dottore!-
-DOTTORE!-
Urlo mentre piango. 
Arriva insieme a degli infermieri uno mi trascina via mentre urlo e scalcio. 
-stai calma-
Mi fa sedere. 
Passa un tempo indefinito. 
Esce fuori il dottore con gli occhi rossi dalle lacrime. 
Mi abbraccia e scuote la testa. 
Mi libero dalle sue braccia e mi fiondo verso Ken. 
Gli hanno staccato i fili. 
Inizio a baciarlo sulla fronte a parlargli. 
Mi portano fuori mentre lo vedo che lo coprono con un telo. 
(...)
Mi alzo dalla panca quando il prete mi invita a salire per un piccolo discorso. 
Parlo singhiozzando. 
Parlo di noi due. 
Parlo delle sue qualità. 
Poi mi avvicino alla bara
-ti amo uno ti amo dieci, ti amo più di pasta e ceci-  gli dico. 
(...)
Vedo la bara scomparire sotto gli strati di terra. 
Quando tutti se ne vanno inizio a cantare mentre pianto dei fiori. 
(...)
La mia vita è tornata orribile. 
A scuola non parlo, durante le lezioni scappo in lacrime. 
Non apro la bocca neanche per mangiare. 
Non studio. 
I sei bulli fanno le loro scuse ma io lo ringrazio di avermi fatto incontrare Ken. 
Il suo armadietto è pieno di frasi di tutti gli studente e fiori. 
(...)
Salgo sulla sporgenza del balcone. 
Stringo in mano un foglietto. 
C'è scritto
"Seppellitemi vicino a Ken. Io lo amo e lo ameró per sempre". 
Canto una canzone e poi faccio un passo nel vuoto. 
Nella caduta penso a Ken. 
A noi due. 
Tocco terra pesantemente. 
Sento la mia anima volare in cielo e vedere Ken. 
Sento le voci della gente che mi chiama. 
Ma io non le ascolto. 
Percorro quel tunnel accecante e li vedo il mio tesoro. 
Il mio amore. 
Il mio unico e solo Ken. 
Mi dice nell'orecchio. 
-ti amo uno ti amo dieci. Ti amo piùdi pasta e ceci. -
  
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