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Autore: hampi    06/10/2013    0 recensioni
La giovane giornalista Natasha Starling si reca a Burlington per scrivere un articolo.
L'oggetto dell'articolo è un serial killer giustiziato sulla sedia elettrica nel 1989.
Qualcuno, però, sembra convinto che la sua presenza viva ancora in quell'uggiosa cittadina del Nevada.
Cinica e disincantata, incontrerà qualcuno che forse le farà cambiare idea.
-
“Che l’amore ci salverà tutti.”
La rossa rise. “L’amore non salva proprio nessuno, semmai lo distrugge.”
“E tu che ne sai?”
Vero.
Cosa ne sapeva lei? Nessuno l'aveva mai amata, nemmeno i suoi genitori.
“Bundy è impazzito per una donna e ne ha uccise 35.”
“Appunto, era pazzo.”
“L’amore fa impazzire.”
“L’amore fa miracoli.”
“Smettila con questi cliché idioti, non siamo in un libro di Nicholas Sparks.”
-
Non ci credeva più nemmeno lui in quel destino crudele che li aveva fatti incontrare solamente per dividerli.
Perché essere destinati ad aversi, se poi il destino era avverso e contrario a quelli che aveva unito?
E cazzo, stava cadendo a pezzi e non sapeva che fare, perché lui non era speciale, lui le parole giusto non le trovava mai, lui era così sbagliato.
-
'What have we found? The same old fears, wish you were here.'
Genere: Avventura, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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“L’aereo atterrerà fra dieci minuti.” La voce dell’assistente fece svegliare la giovane.
Natasha scosse la testa stropicciandosi gli occhi, per poi passare una mano tra i suoi lunghi capelli rossi.
L’aereo iniziò la sua veloce discesa, atterrando sulla pista dell’aeroporto di Burlington.
La diciannovenne raccolse da terra la sua borsa e si diresse verso l’uscita.


Mentre aspettava per un taxi fuori dall’aeroporto sfogliò nuovamente i fascicoli ben rilegati.
“Ted Bundy”, erano intitolati.
Theodore Robert Bundy era stato l’autore di 35 omicidi di giovani donne, consumati durante gli anni ’70, per questo Bundy venne giustiziato sulla sedia elettrica nel 24 Gennaio del 1989, alle 7:06.
Apparentemente era un altro normale caso riguardante un serial killer ormai morto, ma ultimamente ‘il capo’ aveva iniziato ad avere sospetti in merito ad alcune ambigue supposizioni e voci di paese.
Qualcuno aveva affermato che il killer si fosse risvegliato. Nel vero senso della parola.
E quello non le sarebbe sembrato poi così strano, dato che la giovane giornalista d’inchiesta nell’ultimo anno ne aveva viste di tutte e di più.
Strinse con forza tra le mani la cinghia del borsone e si avviò verso il taxi che aveva appena posteggiato davanti al parcheggio dell’imponente edificio.
“Al Vermont Hotel, grazie.”

Arrivata al 40 di Cherry Street, la rossa si guardò intorno.
Gli edifici erano tutti approssimativamente simili : erano tutti provvisti di facciate ricoperte di mattoni rossi e mogano, le finestre incorniciate di un bianco sporco, e così anche le insegne dei vari negozi.
Il suo albergo era eretto innanzi ad un punto vendita della Macy’s e alla sua destra si trovava quello che dall’apparenza sembrava essere un tribunale.
Guardò di nuovo la lunga strada che le si stagliava davanti e si accorse che procedeva dritta fino a dei semafori, ai quali il lago della città faceva da sfondo.
La strada poi proseguiva a destra, e guidava i visitatori fino ad un grazioso stabilimento balneare, ‘Burlington Bay’.  Non era molto affollato, dato che l’uggioso e instabile tempo di Novembre scoraggiava i turisti e gli amanti del nuoto.
Procedendo silenziosamente lungo il largo marciapiede in cemento armato, la ragazza notò con piacere che una caratteristica predominante della cittadina erano i diversi praticelli sparsi ai lati della stradi. Erano ben curati e generalmente abbelliti da aiuole e alberi e arbusti.
Proseguì lungo la strada finché non si trovò davanti ad un cantiere, che la obbligò a girare verso destra.
Osservò incuriosita ogni piccolo particolare di quella graziosa cittadina, per poi avviarsi nuovamente verso il suo alloggio quando notò che il sole era iniziato a calare.


Gli interni dell’hotel erano in legno, l’atmosfera era calda e il receptionist davvero gentile.
All’entrata c’erano dei divani a righe e un tavolo in mogano su cui erano poggiate diversi vasi di fiori.
“Colazione dalle sei alle dieci, pranzo da mezzogiorno alle due ed infine la cena dalle sette alle nove.” Elencò l’anziano scortandola alla sua stanza.
“E questa è la sua camera da letto, le auguriamo un soggiorno rilassante!”
“Grazie mille!”
“Si figuri. E se le interessa, dalle nove alle undici si tiene l’aperitivo a bordo piscina!” Aggiunse mentre tornava alla reception.
Natasha annuì e fece scivolare la tessera dell’hotel nella maniglia, accomodandosi nella sua stanza.
Era decisamente fantastica, bellissima, favolosa ed ogni aggettivo positivo che si potesse riferire ad una camera d’albergo.
C’era un letto matrimoniale bianco sul quale erano posti due cuscini arancioni, una moquette grigia e nera, un divano in pelle, una scrivania in legno chiaro e, dulcis in fundu, un fantastico plasma.
Sul comodino accanto al letto c’erano una tazza di caffè ed una di tè, ancora calde.
“Fantastico,” sussurrò la rossa “questi albergatori hanno capito tutto della vita.”

La cena era stata deliziosa, e le famigliole che alloggiavano nell’albergo erano tutte educate e gentili.
Ma era arrivata l’ora di lavorare, così la diciannovenne si diresse verso l’esterno, dove si stava tenendo l’aperitivo.
Poteva sembrare un controsenso, ma quegli eventi erano sempre i migliori per acquisire informazioni.
Si guardò intorno : bambini, giovani ed anziani, c’erano proprio tutti. Perfetto.
Il chiosco delle bibite era posizionato a destra della piscina, ed era gestito da un giovane dai capelli mori e ricci.
“Un vodka martini, grazie.”
Il giovane alzò gli occhi dalla bibita che stava preparando e fissò la ragazza per un momento.
Nat, sentendosi osservata, alzò le sopracciglia in segno di domanda.
“Non sei un po’ troppo…giovane?” Le domandò il ragazzo sorridendo.
In quel preciso momento la rossa avrebbe voluto prenderlo a schiaffi. Odiava profondamente quel ‘un po’ troppo giovane’, se l’era sentito dire un po’ troppe volte.
“A quanto pare no,” rispose cercando di non risultare troppo scontrosa “e ora vorrei il mio drink.”
Il ragazzo rise e afferrò un bicchiere di cristallo. “Va bene, va bene.”
“Non sei di qui.” Constatò mentre infilava un’oliva nello stuzzicadenti.
“Infatti,” esclamò “sono Inglese.”
“E cosa ci fa un’inglese a Burlington?” Le domandò il ragazzo mentre le porgeva un drink.
“Lavoro.”
“Cioè?”
“E a te cosa importa?”
“E a te cosa importa perché mi importa?”
La rossa sbuffò.
“Sono una giornalista.”
“Così giovane?”
Lo fulminò con lo sguardo.
“Scusa, scusa.” Rise il moro.
“Non sono più giovane di te.” Constatò Natasha.
“Ne sei sicura?”
“Direi di sì, hai diciannove anni Harry, e tanti ne ho io.”
Il ragazzo la fissò stordito.
“Come..?”
“Alfons, il vostro receptionist, e dico vostro perché mi ha raccontato che sei il figlio del proprietario.”
“Così sembra.” Rispose Harry rigirandosi un bicchiere tra le mani. “Ma ora tu devi dirmi qualcosa di te, quid pro quo.”
Perché avrebbe dovuto raccontare la sua vita ad uno sconosciuto?
Perché non era uno sconosciuto, logico, era una fonte certa di informazioni.
“Uhm, sono Natasha, ho diciannove anni e da un anno lavoro per un quotidiano londinese.”
“E cosa ci fa una giornalista inglese qui in Novembre?”
“Ricerche. Sono stata assegnata ad un caso abbastanza ambiguo.”
“Ted Bundy?”
“Come fai a..?”
“Non c’è nient’altro di ambiguo in questa città.” Rise.
“Ottimo,” rispose sarcasticamente la giovane “e, uhm, tu che ne pensi di lui?”
“Stai cercando di estorcermi informazioni?” Ridacchiò il moro.
La ragazza arrossì, meravigliandosi di essere stata così ingenua e di aver avuto così poca cautela.
“Mi sembra logico,” continuò il giovane “non c’è nessun problema, sei una giornalista, no?”
“Ti dirò quello che so, ma non fidarti troppo, sono voci di paese. Si dice che Bundy da ragazzo fosse un bullo, ma poi iniziò ad appassionarsi allo studio e ad isolarsi sempre più dal mondo esterno. Eppure trovò una donna, se ne innamorò perdutamente, ma poi questa lo lasciò, causandogli uno shock dal quale non si sarebbe mai più ripreso, ad aggravare quella situazione ci furono diversi problemi di famiglia. Da quel momento iniziò a violentare ed uccidere donne, soprattutto quelle che gli ricordavano quella che gli aveva spezzato il cuore, o almeno così si dice. Comunque ti risparmio i dettagli, sono sgradevoli.”
La ragazza annuì.
“C’è una biblioteca nei dintorni?”
“Sì, mi sembra che ce ne sia una a mezz’ora da qui, potrei accompagnarti.” Rispose il riccio sorridendo.


 


 


ANGOLO AUTRICE (EH) :
Allora, buonasera bella gente.

Spero che il pilot vi piaccia, so che non è il massimo, ma ci ho provato.
Vi preeeeeeeeeeeego, ditemi che ne pensate, o mi sento una scrittrice di merda ahah.
Quuuindi, grazie mille.
  
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