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Autore: makeDreamlast    06/10/2013    2 recensioni
"[...]
-Quanti anni hai?- Mi chiese in inglese. Per caso sembravo la più piccola di tutte? Magari lo ero.
Con il mio inglese scolastico gli risposi un -Diciassette. Perché?- Riuscii a chiedergli anche perché!! Incredibile. Non l’avrei mai detto, eppure mi aveva ipnotizzata. Catturata con il suo sguardo. E adesso mi stava tenendo stretta. Mi stringeva per rapirmi.
-Mannaggia. Allora niente.- Storse leggermente le labbra in segno di disapprovazione.
-Eh??- Avevo capito cos’aveva detto, non ne capivo solamente il senso.
Si avvicinò al mio orecchio, tra il mio viso e quello di Monica che stava impazzendo anche se io già da un po' non le davo più corda, e mi sussurrò -Puoi aspettarmi qui per i prossimi... Uhm... Venti minuti?-
Spalancai gli occhi.

[...]"
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Strify, Yu
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mia



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-Guarda, ho le gambe storte!- Dissi, ammirando la mia immagine riflessa.
-Ma quali gambe storte!! Dai che siamo in ritardo!!- Monica mi strinse il polso tirandomi via dallo specchio della piccola stanza..
-Cosa vuoi mai che sia? Devono solo entrare nell’hotel!- La rimproverai mentre uscivamo dal nostro, molto meno lussuoso.
-Ok, devono solo entrare nell’hotel ma sai cosa vuol dire se ci facciamo vedere sia stasera che domani al concerto?- Domandò alzando un sopracciglio. Mi chiesi che cosa l'avesse beccata nel cervello quel giorno.
-No, cosa vuol dire?-
-Che con una buona probabilità ci noteranno e se ci andrà fatta bene riusciremo a parlarci! Almeno parlarci, non chiedo molto!- Mi supplicò con le mani al petto e il faccino da gattina spelacchiata, come se io potessi fare in modo che i suoi sogni si realizzassero.
-Va beh ma anche se non ci parli? Non ti basta vederli dal vivo?-
A me in realtà non erano mai piaciuti così tanto come a lei. Li consideravo un semplice gruppo come tutti gli altri, con le loro canzoni e le loro emozioni, i loro spettacoli e le loro fans. Appunto per questo Monica iniziò ad urlare -NO MARY! NON MI ACCONTENTO SOLO DEL CONCERTO! SONO VENUTA FIN QUI, A BARCELLONA, PER LORO E CON LORO ME NE DEVO ANDARE!- Aggiungerei anche che mi ci aveva trascinata a forza a Barcellona.
-Ok, ok calma! Non credevo potessero piacerti fino a questi livelli!- Cercai di difendermi con le mani alzate in segno di arresa sperando che non mi saltasse addosso per sbranarmi.
-Ora lo sai, quindi sbrigati! Dovrebbero arrivare a momenti!-
I due hotel non erano molto distanti, lei si era impegnata a fondo per trovare il posto in cui avrebbero alloggiato, d’altronde un suo amico li conosceva, oppure conosceva il loro manager. Praticamente era nel giro delle band, perciò qualsiasi informazione lei volesse, lui gliela dava e anche nel giro di poche ore!!
Però mi sorse un piccolo dubbio che dovetti togliermi a mio rischio e pericolo.
-Scusa, come fai a sapere che stanno arrivando?-
-Perché ho calcolato il tempo che ci mette un autobus da Parigi a Barcellona. Poi comunque senti le urla.-
-Peccato che io di urla non ne sento.- Mi indicai un orecchio con l'indice. Non ero diventata sorda, vero?
Entrammo in un piccolo viottolo. Strano che un hotel così importante fosse così altrettanto nascosto.
Quando lo raggiungemmo era totalmente diverso da ciò che ci eravamo immaginate. Prima cosa, c’erano veramente pochissime ragazze. Forse eravamo in appena otto. E l’hotel non era poi così lussuoso come era descritto.
-Scusa un’altra volta eh, ma… Non doveva essere un hotel a quattro stelle?-
Monica era rimasta esterrefatta, mi guardò con aria delusa e mi disse -Evidentemente se ne sono scordata una. No, ben due! Ma chi se ne frega dell’hotel!-
Appena pochi attimi dopo che ebbe finito la frase, iniziò ad urlare. Mi girai verso la direzione indicata dal suo dito tremante, nonché da dove eravamo arrivate noi, per accorgermi che stava arrivando un pullman interamente blu metallizzato.
-Ma nooo ma guarda te che bel colore!!- Esclamai portandomi le mani alla bocca.
-Mi stai prendendo in giro?- La mia amica serrò i suoi occhi su di me, l'avevo per caso fatta incavolare?
-No, perché dovrei? Mi piace sul serio!-
-Cioè NO!!- Ecco, quello si che era il peggio del peggio. Era il segno che stava arrivando un’altra delle sue solite crisi di panico isteriche maniacali. -SU QUEL PULLMAN CI SONO LORO E TU PENSI AL COLORE DELLA VERNICE??-
-Beh… Si! A cosa dovrei pensare?- Il pullman si era fermato accanto a lei, li separava solo una transenna e qualche centimetro di asfalto.
-A QUELLI CHE STANNO PER SCENDERE!!- Urlò, in italiano, tanto nessuno la capiva, puntando la mano verso la piccola porta che si aprì in quello stesso istante.

Ne scesero cinque ragazzi.
Tutte intorno a me iniziarono ad impazzire. Poi quando si accorsero che si stavano avvicinando per gli autografi si calmarono evitando di mandarli via (o scappare direttamente) per la troppa confusione.
Prima di Monica c’era una ragazza spagnola, molto carina, mora con gli occhi scuri scuri scuri, neri come la pece. Anche la pelle era più bronzea della nostra. Ricevette gli autografi dei primi due ragazzi, di cui non ricordo il nome, quello moro più tracagnotto e il biondo più alto e snello.

Quando me li ritrovai davanti io non seppi che fare. Forse non trasparivo emozioni, ma dentro mi sentivo solamente spiazzata e inappropriata per quella situazione in cui non c’entravo nulla.
Meno di zero.
Monica invece era ancora in preda al panico. La vedevo come cercava di trattenere le lacrime. Ormai le sue espressioni le conoscevo. Mi ritrovai davanti un ragazzo abbastanza basso, molto basso! Tutto biondo e ben truccato. Mi pare fosse…Kri...Kir…Kiro? Gli sorrisi e lui automaticamente, senza che dicessi nulla, scarabocchiò una firma sul foglio bianco che mi aveva dato Monica minacciandomi con le testuali parole -Fai vedere che sei fan!-
Certamente, faccio vedere che sono fan.

Ma una fan può restare impassibile con un pezzo di carta in mano, immobile come un ebete?

In quel caso c’ero io a rispondere a questa domanda.
-Hi!- mi disse una voce. Io tra tutte quelle urla non capivo più nulla e la situazione di Monica stava degenerando, rischiando di fuggirmi dalle mani per tranquillizzarla, proprio perché di fronte a lei c’era U…Y…Uy…Yu??
Alzai lo sguardo accorgendomi che davanti a me c’era un ragazzo biondo con gli occhi di un azzurro che più azzurro di quello non si può. In quel momento ricordarmi il nome fu davvero un’impresa, ma non mi importava più di tanto ricordarmi il suo nome. Quel che in quell’istante più mi importava era la sua bellezza. Certo, Monica me lo aveva fatto vedere molte volte in foto o in video, ma non era la stessa cosa che ritrovarselo a due centimetri dal viso.
Non riuscii a parlare. Balbettavo più che altro. E purtroppo lui se ne accorse.
-Quanti anni hai?- Mi chiese in inglese. Per caso sembravo la più piccola di tutte? Magari lo ero.
Con il mio inglese scolastico gli risposi un -Diciassette. Perché?- Riuscii a chiedergli anche perché!! Incredibile. Non l’avrei mai detto, eppure mi aveva ipnotizzata. Catturata con il suo sguardo. E adesso mi stava tenendo stretta. Mi stringeva per rapirmi.
-Mannaggia. Allora niente.- Storse leggermente le labbra in segno di disapprovazione.
-Eh??- Avevo capito cos’aveva detto, non ne capivo solamente il senso.
Si avvicinò al mio orecchio, tra il mio viso e quello di Monica che stava impazzendo anche se io già da un po' non le davo più corda, e mi sussurrò -Puoi aspettarmi qui per i prossimi... Uhm... Venti minuti?-
Spalancai gli occhi.

Che voleva fare oh? A me nemmeno piaceva! Non sapevo il suo nome, men che meno quanti anni avesse! Cioè, avrei potuto saperlo se solo me lo fossi ricordato. Ma in quel momento non ricordavo niente. Forse nemmeno il mio nome! Eppure, ancora rapita dal suo sguardo, mossi la testa su e giù. Lui sorrise e poi proseguì a firmare gli album delle altre ragazze.
Firmò il mio foglio anche l’altro ragazzo, quello che piaceva a Monica, quello di cui prima ricordavo il nome e in quel momento invece non sapevo nemmeno chi fosse. Poi svanirono tutti dietro alle porte vetro dell’hotel a due stelle.
-OH… MIO …DIO!!- Lei premeva le mani sul suo petto, sul suo cuore cercando di farlo stare fermo -Non ci posso credere! Cioè sai chi era quello?? Yu! Presente Yu? Il chitarrista dei Cinema Bizarre? Ooooh ci seiii??- Mi agitò una mano davanti agli occhi. Io continuavo a fissare il vuoto. -Heeey Terra chiama Mary!! Meidei meidei!! C’è qualcuno in quella testolina o dobbiamo chiamare un’ambulanza?- Mi picchiettò con l’indice sulla fronte.
-Eh? Chi? Io? Chi sei? Dove sono? Sono morta?- Scossi la testa tornando a dove ero, cioè nella realtà, davanti alla mia amica che in quel momento mi stava guardando come se fossi stata drogata.
-Tu sei semplicemente scema!!-
-NO!! Cioè.. Chi era quello? Mamma mia!!-
-E chi vuoi mai che fosse! Era Strify, lo sai, te l’ho detto tante volte come si chiama. Aaah ecco, anche tu ora sei stata colpita da una forte attrazione verso di lui. Eh si, si è frequentissima tra le giovani della zona e mica solo della zona! Però insomma, ho visto che ci hai parlato, hai seguito il mio consiglio di fingere di essere fan eh? Brava, brava! Ti è venuto bene. Magari a fare così diventerai una fan senza dover fingere. Il che sarebbe ancora più bello, dato che ogni volta devo trascinarti a forza!- Parlava gesticolando, ma sembrava stesse parlando solo con la transenna di fronte a lei.
-TACI!!! Zitta, per un solo attimo zitta. Devo fare mente locale!!- Chiusi gli occhi e piegando il viso strinsi la testa tra le mani premendo le tempie con le dita. Mi sembrava di star impazzendo.
E per l'appunto non solo io lo pensavo -Sei impazzita? Non inizierai ad avere attacchi di crisi isteriche maniacali anche tu come me eh!-
-Vieni con me.- La tirai per il polso proprio come lei aveva fatto qualche tempo prima per trascinarmi fuori dalla camera d'hotel. Ci allontanammo di almeno una decina di metri dalla parte opposta, lontane da tutte le fan che stavano andando via.
-Che hai fatto? La conversazione con Strify ti ha sconvolta?-
-Mi ha chiesto di aspettarlo qui fuori per i prossimi venti minuti.- Fui schietta. Che altro modo avevo per dirle una cosa del genere?
-CHE COSA?????- La traumatizzai, sicuramente la traumatizzai e molto probabilmente il doppio di quanto avevano già fatto i ragazzi pochi istanti prima. Le poche ragazze rimaste si voltarono di scatto fissandoci.
-Ssh. Sta zitta. Non urlare. Non voglio che scoprano.- Sussurrai.
Lei invece cercò di soffocare le urla -Ma tu sei scema! Strify ti ha chiesto di aspettarlo qui!! Sai cosa vuol dire questo?-
-Si. Vuol dire che così tu potrai parlare con Yu.- Roteai gli occhi ormai spazientita da tutta quell'euforia e agitazione che aveva in corpo.
-Solo parlare? Quelli vogliono che andiamo via con loro oh!-
-Si ma non posso farlo, ho solo diciassette anni!-
-E che te frega! Tra cinque mesi ne fai diciotto!-
-Ma che c’entra? Sono tanti cinque mesi!-
-Senti, non sarà l’età a fermarti. Ok, Strify non ti piace. Ma almeno aspettalo e vedi cos’ha da dirti.-
-Si come no. Sai cosa vuol dire quando un cantante vuole vederti?-
-Che molto probabilmente vuole solo portarti a letto, lo so, me l’hai detto trentordici miliardi di volte. E il tuo problema qual è? Non vuoi andare a letto con Strify? Nessun problema, ti sostituisco io!- Alzò le braccia e le ripiegò battendosele sulle cosce.
-Ma sei scema? Io non so nulla di lui, e lui non sa nulla di me. Non posso farlo. Non è con lui che vorrei farlo la prima volta.-
-Cara, qui la scema non sono io ma sei solo tu eh! Stiamo parlando di Strify, te lo ricordo!-
Le fan ormai erano andate via tutte, il sole stava calando. Erano appena le sei del pomeriggio e i venti minuti non passavano mai. Ci sedemmo sull’orlo di un grande vaso che faceva da vialetto all’entrata dell’hotel e subito fummo avvicinate da un grosso omone vestito interamente di nero.
-Non potete stare qui.- Esordì con un fare autoritario.
Io ero troppo scossa per parlare, stavo ancora prendendo una decisione, così parlò Monica -Scusi, ma noi stiamo aspettando una persona. Cioè, lei sta aspettando una persona.- Mi indicò con il pollice alzato verso il mio viso.
-E chi sarebbe?-
-No, Geme'.- Mi sentivo così protetta quando la chiamavo così, era il nostro "soprannome nell'intimità" e solo io potevo chiamarla in quel modo. -Per favore andiamocene, non voglio farlo. Non voglio vederlo. Ho paura. Non ho mai avuto così tanta paura.- Mi voltai verso di lei e credo che impallidii al solo pensiero di sapere che cosa volesse lui da me.
-Ma ormai siamo qui.-
-Allora? Chi state aspettando? Non c’è nessuno da aspettare qui.- L'enorme figura ricoperta di nero di fronte a noi ci incalzò ad andarcene ed io lo avrei ascoltato molto volentieri.
-Andiamocene ti prego!-
-Stanno aspettando me. Và pure, Brauni, non ti preoccupare.-
Era troppo tardi.
-Strify!!!- Lo sapevo, me lo sentivo, sarebbe di nuovo andata fuori di testa.
Lui rise, contento, le si avvicinò e le chiese -Ciao! Tu sei…?-
-Monica!- Si strinsero le mani e lei in italiano iniziò ad impazzire guardando me -Oddio gli ho stretto la mano!!-
-Bene Monica, facciamo una cosa che sicuramente ti piacerà.- Il ragazzo biondo si prese il mento tra due dita e assunse un'aria pensierosa e divertita al tempo stesso. Mi chiesi dove fossi finita. Non stavo bene a casa mia?
-Oh oh il ragazzo già mi piace!- Esclamò lei, sempre rivolta verso me. Dentro di me stavo morendo. Iniziai a sentire un groppo in gola che non se ne sarebbe andato finché non fossi tornata a casa mia, sotto alle mie coperte calde, tra le braccia di mia mamma.
Lui allora continuò -Tu con chi desideri parlare, o vedere, o insomma… Passare il tempo?-
-Io? Io con Yu! Yu! Yu!-
Strify rise nuovamente -Perfetto, vai pure, è dentro. Dì che ti ho mandato io.- Le fece un piccolo occhiolino accompagnato da un cenno della testa rivolto alla vetrata dell'hotel.
-Scherzi??-
-No!! Vai e vedi!-
-Oh mio Dio!!! Grazie mille!!- Gli buttò le braccia al collo stampandogli un bacio sulla guancia, poi guardò me -Mary, io amo il tuo fidanzato!!-

NON E’ IL MIO FIDANZATO.
Oppure… Magari lo fosse.
NO.

Niente magari.

Adesso gli spiego la situazione e me ne vado.
-Allora, com’è che ti chiami?- Abbassò lo sguardo su di me ancora seduta sull'orlo del grande vaso. Ero di nuovo rapita.
-Io… Mary…-
-Perfetto. Io sono Strify, ma credo tu lo sappia.- Mi fece l’occhiolino.
-Ok.- Fissai il suolo sotto di noi. Fissai le sue scarpe argentate.
-Ti va di venire su? Parliamo un po’.-
Se si tratta solo di parlare allora ok. Il problema fu proprio che acconsentii senza obbiettare.
Monica era sparita, erano spariti tutti i ragazzi. Salimmo al terzo piano con l’ascensore, Strify aprì la sua stanza e mi fece accomodare, appese il cartello "Do not disturb" alla maniglia richiudendo poi la porta a chiave. Mi guidò fino al letto, sul quale io mi accomodai sempre intrecciando le mie dita ormai impregnate di sudore.
Cosa mi stava succedendo? La sua presenza mi ipnotizzava mano a mano che il tempo passava e forse non mi importava più di tanto che fosse famoso. Forse non mi importava più nemmeno quello che stavo facendo, che fosse giusto o sbagliato.
-Bene, raccontami un po’.- Esordendo in quel modo si sedette adagiandosi delicatamente, quasi fosse una piuma, sull’altro lato del letto matrimoniale accanto a me. -Da quanto tempo ci segui?-
-Ehm… Veramente, io non sono vostra fan.- Speravo che dicendo così avrebbe cambiato idea e mi avrebbe lasciata andare. Ma ovviamente mi sbagliavo.
-Ah no? E come mai sei qui? Voglio dire… Mi pare tu sia italiana no? Il nome è italiano, non spagnolo.- Annuii lasciandolo andare avanti. -E allora se non sei nostra fan come mai hai fatto tutta quella strada per venire fin qui?-
-Ho accompagnato la mia amica.- Poi ci pensai su meglio e mi corressi -A dirla tutta, mi ha trascinata lei a forza.-
Riuscii a farlo ridere, anche se da ridere non c’era proprio nulla.
-Bene, quindi sai poco di noi.-
-Molto poco.- Ammisi, ingenuamente.
-Ancora meglio.-
Ci fu un breve attimo di silenzio, prima che lui riprendesse a parlare chiedendomi -Ti va di giocare?-
-A cosa?- Mi si chiuse lo stomaco, e forse storsi la bocca di un lato, la nausea si faceva sempre più pesante.
-Stai a vedere, chiudi gli occhi.-
In quel momento era come se non fossi più capace di dire no, di scuotere la testa o di negare qualsiasi altra proposta mi avrebbe fatto. In quel momento con lui e per lui esistevano solo si. Così chiusi gli occhi provando ad immaginare quello che stava facendo solo dal rumore dei suoi spostamenti. Lo sentii alzarsi, i suoi vestiti accarezzavano le lenzuola bianche, sentii poi il materasso cedere attorno a me, le sue ginocchia ci stavano sprofondando. Sentii le sue mani sfiorare i miei fianchi. Non posso negare di aver avuto un sussulto.
-Posso riaprirli ora?-
-No. Non ancora.-
Sentii il suo corpo avvicinarsi al mio, il suo bacino mi costrinse ad aprire le gambe permettendo così alle sue ginocchia di chiudersi, vicine, troppo avanti fino a sfiorarmi. Sapevo che stavo per fare l’errore più grande di tutta la mia vita, ma dentro quell’errore ci avrei trovato qualcosa di buono. Forse.
Non avevo forze per fermarlo, ero ipnotizzata e immobile. Impassibile. Come se una grande tela mi stesse avvolgendo. Quella tela era il suo respiro. Il suo respiro che lentamente sentivo sempre più vicino e caldo, fino a sfiorare la punta del mio naso. Percorse le mie guance, gli zigomi, le tempie e le orecchie fino a rifare il giro all’inverso per sfiorare le sue labbra sulle mie. Mi lasciai cadere sul cuscino, priva di forze, in preda ad un attacco di panico e crisi isterica maniacale interna. Il mio cuore non aveva mai battuto così forte. Lasciandomi cadere mi tirai dietro anche Strify che si ritrovò sdraiato su di me. E fu allora che capii che la cosa non mi dispiaceva per niente! A questo punto non dovevo far altro che andare avanti.
Iniziò a baciarmi così intensamente. Solo allora ebbi la conferma che nessuno mi aveva mai baciata così.
-Se vuoi, per questa notte posso farti mia.- Mi sussurrò.

Ancora una volta non riuscii a muovere la bocca per parlare, ma solo per baciarlo. Baciarlo talmente appassionatamente che tutto attorno a noi si fermò.
Ci accarezzavamo e ci sfioravamo come se ci conoscessimo da una vita. Quella vita era solo mezz’ora.
A quel punto non mi importava più di nulla. Di come ero finita lì, di cosa sarebbe successo e di come sarebbe andata a finire una volta che tutto fosse terminato.
Strify era mio.
Lentamente iniziammo anche a toglierci strati di vestiti e buttarli in aria, cadevano leggeri a terra. Ci ritrovammo coperti solo da un morbido lenzuolo bianco splendente che seguiva il corpo di Strify nei suoi delicati movimenti.
Non lo avrei mai detto, e forse nemmeno mai pensato, ma fu lui il primo.
E ne risentii per i giorni a seguire.

Perché mi mancava.
Perché avevo bisogno di lui, delle sue mani, delle sue braccia, di tutto il suo corpo e delle sue labbra e del suo respiro.
Quel respiro così protettivo.
Per una notte soltanto ero stata sua, giusto o sbagliato che fosse.
Un miraggio, un'illusione e non avrei potuto combattere per negarlo.
Era stato mio tanto quanto io ero stata sua e ogni sussurro mi attirava sempre di più, ogni respiro che ci sembrava di condividere ancora lo sentivo nelle mie vene.
Un parte di me è stata per sempre macchiata da quell'amore e non sarebbe mai più stata nuovamente pulita.

Mai più.


 

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Penso che tutti abbiate notato la diversa formattazione del testo.
Ho voluto fare qualcosa di diverso per rendere questo regalo più speciale.
Si, avete capito bene: questo è un regalo per una delle mie lettrici più speciali.

JinxxedOutlawGirl.
Per ringraziarla di tutto, dalle recensioni ai supporti morali che mi ha dato.
Grazie, semplicemente.
Non è molto, lo so, ma spero ti sia piaciuta almeno al'1%.
Cornelian
   
 
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