Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
Segui la storia  |      
Autore: LianaGrindcore    07/10/2013    2 recensioni
Al giorno d'oggi, le persone, si affezionano facilmente e il modo più veloce per farlo, è quello di conoscere qualcuno su un Social Network. E' proprio così che Lexis cambia la sua vita, mettendosi nei guai.
C'è qualcuno, là fuori, che non vuole Lexis tra i piedi, qualcuno che deve nascondere un terribile segreto e che lei scoprirà. Un segreto così terribile, che potrebbe mettere nei guai il giovane cantante, non solo con la sua carriera, ma soprattutto con la sua vita.
Bill la perseguiterà, le renderà la vita un inferno, finché non cercherà di ucciderla.
Ma Lexis è forte.
Genere: Mistero, Suspence, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
http://www.youtube.com/watch?v=aP-Rsx36wIM

Depressione; disturbo dell'umore, caratterizzata da episodi di umore depresso accompagnati da una bassa autostima e perdita di interesse o piacere nelle attività normalmente piacevoli. 
Il disturbo depressivo è una malatia invalidante che colpice negativamente la vita familiante, lavorativa e lo tudio della persona colpita, le aitudini riguardo al sonno, al mangiare e la salute generale. La diagnosi si basa sulle esperienze auto-riferite dal paziente, sul comportamento riportato daparenti o amici eun esame dello stato mentale. Non esiste un test di laboratorio per la sua diagnosi.
Molti si chiedono come si può finire in depressione, con lo stato mentale a pezzi. Si chiedono come una persona possa smettere di mangiare, iniziando a perdere chili e di dormire, iniziando a distruggere il proprio corpo. Non tutti trovano la risposta, perché non tutt ci passano. 
Alcune persone sono così viziate che niente e nessuno potrà mai distruggere la loro felicità; infatti queste persone sono cattive con il prossimo. Altre invece sono forti esteriormente, ma interiormente sono molto vulnerabili e quando cedono, finiscono in depressone. 

I genitori di Lexis hanno inizato a chiedersi com'era possibili che la loro unica figlia, sempre sorridente e felice, da un giorno all'altro sia finita in depressione. Non riuscivano a capirne il motivo, ma Lexis invece questo lo sapeva. Era una cosa che sa bene, ma non voleva parlarne, almeno non con i propri genitori. 
Ecco com'era finita su quella poltrona, seduta in modo scomporso, ad annoiarsi e masticare il laccio della sua felpa. Era una cosa che non aveva mai fatto, quello di masticare il laccio ma, non sapeva perché, era una cosa che in quel momento ne sentiva fortemente il bisogno. 
Alzò lo sguardo sulla dottoressa, seduta accanto a lei.
-Allora, Lexis?- domandò, con una dolce vocina piena di pazienza.
-Cosa?- chiese lei, di tutta risposta, continuando a scrutarla.
Non era una brutta persona, anzi. I capelli mori erano ben curati, legati in una lunga coda. I suoi occhi verdi erano dolci e il suo abbigliamento davvero niente male. Una donna fine, non c'era che dire, ma aveva un qualcosa di particolare. Ispirava fiducia, ma Lexis non voleva illudersi.
-I tuoi genitori- fece una piccola pausa, guardando sul block-notes che teneva in mano -sono molto preoccupatti per te, Lexis. Mi hanno detto che in passato eri una ragazza molto dolce, semplice e sempre sorridente.- disse, scrutando gli occhi della ragazza, che si metteva comoda sulla poltrona. Quel trucco nero, molto forte, intorno a quegli occhi blu mare, non avevano niente in comune. 
-Bhè, sa... le cose cambiano.- rispose la ragazza, con indifferenza.
La dottoressa Weller sorrise -Sì, questo lo so molto bene. Però le cose devono cambiare in meglio. Tu, chiudendoti in te stessa, ferisci te e le persone che ti stanno accanto.- poggiò il block-notes sul tavolino -Lexis, ti voglio aiutare. Facciamo così, per questa volta non scriverò niente, va bene? Voglio che questa cosa rimanga tra noi, me e te. Nessuno verrà a saperlo, te lo prometto.-
La ragazza rialzò lo sguardo, incrociando quello della dottoressa e, per poco, non si sciolse. 
Era così dolce, quel viso. 
-Lei mi ricorda me.- disse di punto in bianco.
-Io?- sorride -e come ti ricordo te?- chiese curiosa.
-Non...- si blocco, abbassando lo sguardo -non sono mai stata presa per una brava ragazza, tutti pensano che io... sia cattiva. Però a volte, guardando il mio viso, leggono dolcezza, amore e tenerezza. Ma... sa, io sono sempre stata quella che i genitori chidono ai proprio figli di non frequentare.- confessò con poca voce.
La dotoressa la guardò, quasi sul punto di piangere -Lexis, so che sei una brava ragazza, non importa ciò che pensano i genitori degli altri. I tuoi, di genitori, sono preoccupati per te. Rendiamo felici loro, va bene? E anche te!- esclamò, poggiando una mano sulla sua gamba -Che ne dici se mi parli di qualcuno? Ci sarà stato qualcuno nella tua vita che ti è stato accanto, no?-
La ragazza guardò un punto indefinito.
Sì, si che c'era e no, non le era più accanto. Lui l'aveva abbandonata, come avevano fatto tutti, lui le aveva promesso che restava, lei ci aveva creduto. Però per lui il suo "resterò" era come dire "sto andando via, ma tu fa finta di non vedere.".
-Io... mi ricordo di lui.- ammise.
-Lui, chi?- domandò la dottoressa.
Lexis non rispose, si irrigidì. La dottoressa capii che non era ancora il momento di rivelare chi lui fosse -Tranquilla, parlami almeno di lui.-
-No. Io non so com'è fatto, non so che aspetto abbia, che colore siano i suoi occhi o se i suoi capelli siano neri o biondi. Mi ricordo bene di lui, anche se non ho niente, nessuna linea che gli definisca un contorno parziale. Lui è solo una sensazione, un'atmosfera. Come se il solo sapere che lui c'era, ti rendeva felice. Come una specie di sapore che ti resta dopo un periodo passato con qualcuno, o in uno di quei posti nei quali ci getti dentro tutti i sogni e le speranze, e scalpiti per andarci, ti carichi dieci sd e memory card a fotocamera, fai la valigia tre settimane prima e conti i giorni alla rovescia perché non vedi l'ora di metter piede su quell'aereo. Ecco, lui era così.- confessò, tutto d'un fiato, con la voce che tremava.
-Come l'hai conosciuto?- le chiese.
-Su Facebook, in chat. Io non so chi sia, lui non me l'ha detto, lei capisce? Non puoi anadar in giro a chiedere di lui, perché le anime non le puoi vedere e... "ehy scusa, hai visto..." chi? Chi, bella domanda! "Quel ragazzo lì, con una mano fasciata, alto più o meno così?", anzi no. No, no, no, riproviamo. "Hai visto qualcuno con i jeans scuri, con l'aria da bambino, che sembrava esser cresciuto un po' troppo per la sua età, ma si teneva stretti quei suoi 24 anni, che non pretendeva di essere saggio o matura o tutte quelle stronzate  di chi crede che fare i grandi sia figo. Lo è, fin quanto non lo sei davvero. Lo hai visto quel ragazzo che cercava in tutti i modi di essere se stesso, tra gli amici, tra pazzie, ma che dalla profondità che aveva dentro non poteva fuggire."- si bloccò, ripensandolo, con la voce che tremava sempre di più e alcuni singhiozzi che le morivano in gola -C'era sempre una specie di consapevolezza in lui, come se avessee vissuto tutte le vite del mondo, tutte insieme contemporaneamente. E continuava a ripeterti di non sapere un cazzo di lui, di questa vita. Ho visto un'alba, la forza dell'oceano dentro le parole di un ragazzo che si nascondeva da se stesso, perché forse quel sentiee troppo era troppo persino per lui. Ed era nobile nel suo non sentirsi affatto grande. Era la prova che quando ridi come uno scemo, puoi essere bellissimo comunque.  Con tremila parolacce fra i denti e le ferite che bruciavano in continuazione, la rassegnazione e le prospettive strane, quel suo notare sempre i particolari immaginandoci dietro le vie degli altri. Poi ha smesso di scrivermi. Suppongo resterà sempre- si strinse tra le spalle, con una lacrima nera che le rigava la guancia -Suppongo resterà per sempre ciò che è, un senza nome, un'idea statiica che non sbaglia, non può sbagliare più.- portò via la piccola lacrima, con il palmo  della mano. 
La dottoressa era rimasta lì, a fissarla tutto il tempo, mentre lei si sfogava e dava vita ai suoi pensieri. Senza interromperla, comprendendola. E Lexis, per un momento, si sentii bene. Si sentii maledettamente bene. 
Non ricordava qual'era stata l'ultima volta che s'era sfogata così, con qualcuno che l'ascoltasse.
-Lexis, tu hai un'idea di questo ragazzo davvero meravigliosa. Lo descivi come un alieno, in senso buono. Perché una persona così non può esistere su questa terra, ma tu ti sei affezionata alla sua parte che ha voluto farti conoscere. Questo ragazzo, senza nome, è un ragazzo che ha paura di esporsi, per tanti motivi. Uno, per esempio, può essere il fatto che non sia un ragazzo.- le spiegò.
Lexis scuoté la testa -No, no lui è un ragazzo. Non dica questo, io sono sicura del fatto che sia un ragazzo.- non poteva essere altrimenti, perchè lui le aveva rivelato che fosse un ragazzo, ed era l'unica cosa che sapeva su di lui, doveva essere per forza vero.
La dottoressa sospirò, sarebbe stato un duro lavoro.
-Domani, Lexis, ci sarà un incontro con altri pazienti, ti andrebbe di venire? Oguno parlerà della sua storia. Tu, se non te la senti, puoi anche star seduta ad ascoltare, sono sicura che dopo ti sentirai meglio. No, ti prego- le disse, notando la smorfia sulla sua faccia -non dirmi di no. Prova a venire, fidati di me. Starai lì, seduta ad ascoltare. Condividere un dolore, fa star meglio.- 
Lexis non rispose, si limito ad annuire.
-Loro hanno il compito di scrivere ciò che sentono, fallo anche tu. Anche se non vuoi leggerlo davanti a loro, scrivi per te. Ho sentito quanto sei brava con le parole, non è da tutti.-
_

Lexis attraverò la strada, senza dar retta al semaforo che illuminava il colore rosso. Le macchine iniziarono a suonare il clacson e a frenare di botto, molto vino a lei. Lexis si girò, con uno sguardo omicida e alzò, ad una macchina qualsiasi, il dito medio. L'uomo si affacciò dal finestrino, urlandole "l'educazione te la sei persa col cervello?", mentre la ragazza si allontava, senza voltarsi indietro. 
Si strinse nella sua grande felpa rossa, camminando velocemente.
La notte scorsa l'aveva passata a scrivere. All'inizio non voleva nemmeno partecipare a quel corso di gruppo per depressi, lei non era depressa. Era semplicemente cambiata, ma questo nessuno lo capiva. Poi, senza sapere come e perché, si ritrovo seduta sul suo letto a scrivere. Aveva scritto molto e dubitava che qualcuno si sedette lì con lei, ad ascoltarla. Non aveva mai scritto niente in vita sua, ma quella notte capii com'era bello potersi esprimere. Finalmente. 
Spinse la porta e appena fu aperta, entrò.
Si guardò intorno, un po' confusa. Non aveva chiesto dove si sarebbero riuniti. Fece spallucce, avvicinandosi ad un uomo -Mi scusi.- sussurrò, quasi timidamente.
-Mi dica!- sorrise quell'uomo a 333 denti. 
-Il gruppo...- abbassò appena la testa, ora si che si vergognava -Ecco, dovrei andare dalla dottoressa Willen.- 
L'uomo rise appena -Non devi vergognartene, guarda, è quella porta lì. Proprio difronte a noi.- indicò la porta poco distante da lì.
La ragazza sorrise, quasi a volerlo ringraziare, ma lei non ringraziava mai nessuno.
Si diresse verso la porta, ed entrò.
-...così il mio ragazzo iniziò a picchiarmi. Io non volevo più star con lui, ma non trovavo il coraggio di liberarmene.- disse una delle ragazze.
Lexis la guardò, finché tutti si girarono verso di lei.
-Benvenuta, Lexis. Sono felice che tu sia venuta, alla fine.- sorrise la dottoressa -vieni, siediti qui, vicino a me.- le indicò la sedia alla sua sinistra.
La ragazza si sedette, imbarazzata.
-Lexis, che ne dici di presentarti?- domandò sottovoce. 
Lexis annuì -Ciao a tutti, sono Lexis. Ho 18 anni e tutti pensano che io soffra di una delusione-depressiva-di-non-so-cosa. Però adesso sono qui, ed è un piacere conoscervi.- alzò la mano, come per salutare.
-Ciao Lexi.- risposerò in coro. 
-Bene! Continuiamo. Chi vuole leggere adesso? Chi se la sente?- domandò, sempre sorridendo, la dottoressa.
Lexis si guarò intorno, notando che nessuno alzava la mano. Guardo il ragazzo alla sua sinistra, truccato un po' come lei. Sembrava normale, perché tutti credevano che erano depressi? Guardò i suoi capelli, un po' strani, ma belli. Il ragazzo alzò lo sguardo, incrociando il suo e lì, Lexis, lesse tutta la tristezza che aveva dentro. 
Anche i propri occhi erano così?
-Posso farlo io?- domandò la ragazza, con un'innefrenabile voglia di confidarsi.
-Certo! Mi fa piacere.-
Lexis prese il foglio che teneva nella tasca destra dei jeans. Aprì il foglio stropicciato, prese un respiro profondo.
-"La mia vita è come un libro.
Sono qui, seduta sul letto, ad ascoltare musica e ad attendere il finale. Il finale di questa vita senza senso, senza valori, senza sogni. Oh, un momento. Nella mia vita ci sono sogni, ma sono troppo codarda per renderli reali. 
Una volta, tempo fa, il mio unico pensiero era uqelo di realizzare i miei sogni, tutti. Poi, un giorno qualunque, ma non so quale, tutto cambio."- prese un profondo respiro.
-"Successe tutto così in fretta, che nemmeno me ne resi conto. Era come se una parte di me fosse morta, era ocme se la vecchia Lexis fosse deceduta, forse per cause naturali, perché lì intorno non trovarono nessun cadavere. Lexis era morta e diede spazio ad una nuova ragazza, con lo stesso nome, ma vi assicuro che erano due persone completamente diverse. Forse no, forse non erano, cioè non sono due ragazze diverse, forse Lexis non è morta, forse io sono morta davvero.
Sono morta dentro.
Sono come uno zombie, ma non come quelli che si vedono nei film, no! Sono uno zombie completamente diverso. Non vado in giro camminando come Michael Jackson nel video di Thriller, non mi nutro di cervelli e la mia pelle non è come quella di un morto."- Lexis sentii ridere tutte le persone presenti e sul suo viso si formò un piccolo sorrido -"Forse sono come una qualunque ragazzina della mia età, ma dubito che qualcuno possa sopportare ciò che ho sopportato io e, a quel punto, non decida di suicidarsi.
No, non mi sento speciale, sono solo diversa."- Lexi si fermò.
Le lacrime sul suo viso iniziarono a scendere, senza volerne sapere di fermarsi. Le parole le si bloccarono in gola, senza uscire. La dottoressa la guardò, l'avvolse con un abbraccio e se la strinse al petto. 
Lexi si stava liberando.
-Lexi, tu non sei diversa, sei davvero speciale.- sussurrò una ragazza, seduta di fronte a lei.
Lexi alzò lo sguardo, sciogliendosi dall'abbraccio e fissando quella ragazza. Aveva poco più della sua età, portava lunghi capelli scuri e occhi che trasmettevano tranquillità. Lexi le sorrise, mentre la ragazza si alzava dal suo posto e si avvicinava a lei -Sono Adie.- sorrise, porgendole la mano.
Lexi si asciugò le lacrime, stringendole la mano -Sono Lexi.- rispose con un filo di voce. 
-Nessuno di noi è qui per giudicarti, siamo un po' tutti nella stessa situazione.- rispose un'altra ragazza, alla sua destra. Un po' più bassa di lei, con un cappellino di lana nero in testa. -Io sono Ailye.-
-Non sei sola, ora ci siamo noi, ci siamo passate.- sorrise la ragazza alla sua sinistra, con i capelli corti e rossi -Puoi chiamarmi Chantal.-
Il ragazzo strano, seduto accanto a lei, gli poggiò la propria mano sulla sua -Sono Daniel.- sussurrò, senza aggiungere altro.
Lexis si sentiva strana, il suo stomaco aveva appena fatto una capriola. Era andata in quel posto, senza  voglia e ne era uscita con degli amici.
Ora sapeva di non essere sola.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel / Vai alla pagina dell'autore: LianaGrindcore