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Autore: _Lo_    07/10/2013    3 recensioni
La finestra sarà l'unico testimone della mia debolezza...
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: G-Dragon, Seungri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Silenzio.
Pochi secondi di pace, poi la pioggia. Di nuovo.
Le gocce iniziarono a scorrere sempre più veloci lungo il vetro della finestra, come se recitassero in una parodia del suo pianto.
Jiyong rimase fermo davanti alla finestra, svuotato. Fissò la sua immagine riflessa e pensò che era diventato proprio quello: un riflesso, niente di più. Da un mese mangiava senza sentire il sapore del cibo, stringeva mani che per lui non avevano calore, sorrideva perchè gli era stato detto di  farlo. Eppure la gente diceva che aveva tutto, che poteva ottenere qualsiasi cosa con facilità. Allora perchè non riusciva ad avere quell’unica cosa, perchè doveva soffrire, perchè doveva piangere ogni singola notte?
L’aveva sempre saputo, non aveva mai mentito a se stesso. Sapeva che il suo lavoro sarebbe stato la sua gioia e il suo dolore più grandi.
G-Dragon e Jiyong.
Aveva dovuto imparare nel peggiore dei modi che G-Dragon doveva accontentarsi di un semplice messaggio per il suo compleanno, di una stretta di mano a una fan, di sorrisi falsi di persone che non lo vedevano per quello che era veramente, ma che pensavano di aver capito tutto di lui.
Mentre Jiyong era disposto a buttare, anzi a distruggere, tutto quello che aveva G-Dragon per poter passare anche solo un’ora con l’unica persona al mondo che non avrebbe mai confuso la finzione con la realtà... G-Dragon con Jiyong.
Un mese. Un mese senza il suo sorriso. Un mese senza i suoi baci, senza il calore del suo corpo sdraiaito al suo fianco.
Un mese senza Lee Seunghyun, un mese senza amore.
Chiuse gli occhi, deglutì e fece un respiro profondo, ma non riuscì a impedire che altre lacrime scendessero lungo il suo volto. Le lacrime, le sue fedeli compagne. Le sbarre di una prigione invisibile che stranamente lo facevano sentire libero, che gli ricordavano che era ancora capace di provare qualcosa e che non era quell’involucro freddo che tutti volevano fotografare.
Si appoggiò contro il muro e scivolò fino a trovarsi seduto sul pavimento. Con la vista annebbiata da quelle maledettissime lacrime, tolse il cellulare dalla tasca e rilesse quel breve messaggio:
"Hyung, mi dispiace...non potrò esserci domani...ho un’intervista”
“Hyung”
Era la parola che faceva più male di tutte. Non aveva mai voluto che lo chiamasse in quel modo. Non voleva essere uno “hyung”, lui voleva essere solo Jiyong. Il SUO Jiyong. E per quanto si sforzasse, non riusciva a ricordare l’ultima volta che Seunghyun lo aveva chiamato con il suo nome.
Lanciò lontano il telefono. Si odiava. Sì, Jiyong si odiava. Come poteva essere tanto egoista? Avrebbe dovuto essere felice per lui, per il successo che stava ottenendo. E soprattutto: come aveva potuto permettere che una semplice persona facesse la differenza tra felicità e tristezza? Ma Lee Seunghyun, il suo Seungri, non era una semplice persona. Era il cuore che pompava il sangue nelle sue vene, era l’aria che respirava, era la sua vita. Il suo tutto.
Anche solo uno dei suoi sorrisi luminosi poteva cambiare la pioggia con il sole, guarire tutte le ferite, cancellare ogni ricordo o pensiero sgradevoli. Cercò di ricordare quel sorriso, il tocco delle sue mani sul corpo, il sapore dei suoi baci, il calore del suo respiro sul collo, la sua voce tremante che gli diceva quelle due semplici parole, quel “ti amo” sussurrato all’orecchio mentre facevano l’amore...
Interruppe bruscamente il flusso dei ricordi.
Faceva male. Troppo.
Si guardò intorno e si stupì di vedere che aveva smesso di piovere e che dalla finestra entrava un timido raggio di sole. Non lo prese come un segno o altre stupidaggini del genere. Era stufo di illudersi in quel modo infantile.
Trovò la forza di alzarsi e si diresse verso il bagno.
“Lava via il dolore, Jiyong”
Era tempo di cancellare le prove della sua debolezza.
Era tempo che Jiyong si trasformasse di nuovo nel freddo G-Dragon.
Uscì dal bagno con il viso ancora umido di quella che per una volta non era l’acqua delle sue lacrime.
Sentì bussare alla porta. Era un suono debole, esitante. Ignorò quel rumore. Non aveva voglia e coraggio sufficienti per parlare con la gente.
Un altro colpo, più deciso.
“Ji... Jiyong, ci sei?”
Il cuore mancò un battito. Era quella voce. La voce che aspettava da tanto. La voce di Seunghyun.
  
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