Storie originali > Nonsense
Ricorda la storia  |      
Autore: AB Alter Ego    07/10/2013    2 recensioni
Non ha molto senso, è una specie di incontro tra la persona e le proprie sensazioni! In particolare una che è negativa e positiva e non si riesce a descrivere, è strato, è particolare, è diverso, è non sense!
Genere: Demenziale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Si narra di una sensazione, una sensazione che assale le anime più tormentate, le più infelici...un giorno la incontrai passeggiando. Cadeva una lieve neve, un po' di vento e qualche foglia per terra, bagnata da quei minuscoli fiocchi caduti dal cielo, in un inverno appena nato, che appena gattonava diventando giorno per giorno sempre più freddo, forte e adulto...ma quel giorno, quel pomeriggio mi fermai a guardare il traffico della mia città dall'alto di una sottospecie di montagnola dimenticata dal mondo, rifugio dei miei pensieri...la sentivo lontana, si avvicinava piano come un leone sulla preda, mi guardava tra i fili d'erba ghiacciati di quella grande collina, sentivo più freddo, una sorta di tristezza, sebbene non fosse successo nulla, e nessun pensiero mi avesse turbata... Stavo bene eppure mi sentivo debole, si avvicinava, si sentivano i suoi passi pesanti anche se invisibili. Mi girai ed era li, dietro di me, mi guardava, si coricò di fianco a me e guardammo il cielo insieme. Avevo il giubbotto bagnato dalla neve e sentivo freddo ma non mi importava, avevo quella sensazione che pochi sentono e capiscono di fianco a me, e stavo male, ma resistetti. "Perché fai così? Perché distruggi solo cose buone? Perché logori?" Chiesi. "Io sono gioia e tristezza, legame e rifiuto, la debolezza e sicurezza, indifferenza e affetto tutti in un'unica sensazione, unico gusto amaro di qualcosa che è solo l'accumularsi di emozioni nascoste nel profondo, venute a galla all'unisono, per un motivo a questo lievemente legato, ma quasi casuale...e tu, quante cose hai respinto? io sono il tuo peso emotivo, e di me ti libererai solo aprendo la gabbia a quella vita che hai dentro il petto, e che nascondi in sorrisi soffocando lacrime sempre più pesanti..." In cielo c'erano nuvole che disegnavano forme indefinite, lasciavano libera interpretazione, ed io vidi un gabbiano, delineato da i bordi di quelle nubi bianche, decisi di volare, di lasciare che i miei pensieri si librassero come falchi, veloci e feroci, in questa disgraziata terra, ma come avrei potuto fare?... Tornai a casa gelante, e dietro di me nessuno, la sensazione se ne era andata, ma non sarebbe stato l'ultimo nostro incontro. Mi stesi sul divano e lessi un libro, uno qualsiasi, senza una particolare trama, era solo una distrazione per non pensare a ciò che mi era successo. Andai in cucina a mangiare qualcosa, così come sfogo, davanti alla televisione che trasmetteva solo serie tv deprimenti e volgari, ma almeno mi portava via dalla quotidianità...d'un tratto sentì la porta di casa aprirsi, era mio padre che tornava dal lavoro, poi mia madre tornata da casa dei nonni, e mio fratello tornato da un suo amico...e la sensazione... Mi apparve come un lampo dietro le spalle: "chiediti perché sono qui? Quale legame ho con la tua famiglia? Disprezzo? rifiuto di qualche affetto? Rabbia?, cos'hai dentro? Sfogati e sparirò... Io me ne andai via, nella mia camera, e mi chiusi dentro. La serratura fece un suono sgradevole ma era proprio quello che volevo, dovevano sentirlo tutti, anche i vicini, che d'all'altra parte della parete il clima era come una chiave arrugginita! Il giorno dopo andai a scuola, classico di tutti i giorni era fare il tragitto con la mia amica C , mia compagna di classe dall'asilo, simpatica, divertente e la mia migliore confidente...mi chiese "Come stai? Ti vedo perplessa" Io persi lo sguardo nel vuoto, montai sulla bici e non risposi. A metà tragitto incontrai la sensazione, quella maledetta emozione, pesante e confusa... Allora perché compaio anche con lei? Cosa provi? Delusione? Tristezza? Odio?....io continuai a pedalare fino alla scuola e arrivata sorrisi, legai la bici e entrai in classe... Alla fine della giornata arrivai ad una conclusione, la sera mi richiusi in camera, aprii la finestra e spendi le luci, e mi fermai a riflettere davanti a questa...la luce della luna illuminava di un leggero blu il pavimento e il riflesso era quasi abbagliante come quello del sole. Ero in silenzio, la aspettavo... "Mi volevi parlare forse?", apparve la sensazione, "su dimmi cosa sono? Cosa mi ha portato da te, e come posso lasciarti in pace..." Allora tirai la tenda, fino a coprire tutto il perimetro della finestra..."la vedi ancora la luce della luna?io si, ed è stupenda, anche se coperta dalla tenda...ma riusciresti a dormire con la finestra aperta la notte? Con la luce che entra? Che ti toglie il sonno?....così sono le persone che mi stanno accanto: sono preziose come la luna, ma contemporaneamente sono anche invadenti e il legame che ho con loro diventa una catena. Sono cresciuta con tanto amore da ognuna di esse, tanta gioia, affetto, sorrisi...ma crescendo, ad ogni natale, riunita la mia famiglia sotto l'albero, o ad ogni pomeriggio passato a fare i compiti con C, il rifiuto di questo legame è cresciuto nella mia testa, senza che nemmeno lo sapessi in una pesante routine con loro, giorno dopo giorno....il punto è: faresti mai a meno della luna, notte dopo notte? Io non lo farei mai, ne accetto i difetti e mi addormento serena...." Dopo queste parole la sensazione mi accompagna ora tutti i giorni come fosse la mia stessa anima, a volte stupisce, a volte fa male, ma cosa ci posso fare io se sono LA RAGAZZA INCATENATA ALLA LUNA?!
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Nonsense / Vai alla pagina dell'autore: AB Alter Ego