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Autore: PostBlue    08/10/2013    2 recensioni
Non significa niente.
Lui non è lì.
Non è seduto per terra, appoggiato al bordo di un letto disfatto da giorni.
Non è mezzo vestito per andare ad una cerimonia alla quale non è stato invitato.
Non sta cercando di chiamare il suo uomo per impedire che si sposi con un’altra.
Genere: Angst, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Muse, Placebo | Coppie: Brian.M/Matthew.B
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Brian, davvero, è la cosa più stupida che abbia mai sentito.
- -------------
- Brian?
- ------------
- Brian, cazzo, dove sei finito?
 
Stef si alza dal divano senza avere la minima voglia di farlo e comincia a vagare per casa cercando di individuare la sagoma di Brian nella penombra del tardo pomeriggio. E' novembre, a Londra, e le giornate sono ormai corte, fredde e inadatte a tutto.
Lo trova in cucina, seduto al tavolo, di fronte ad uno dei suoi soliti intrugli di tè, zenzero e chissà cos'altro ci mette dentro per evitare che la sua voce risenta eccessivamente delle troppe sigarette che continua a fumare.
Non ha acceso la luce e se ne sta lì, quasi al buio, senza guardare niente in particolare, senza fare niente.
Stef avverte un preoccupante campanello d'allarme perché tutta quella situazione lo riporta di colpo indietro di troppi anni. Era tantissimo che non vedeva più Brian così. Era tantissimo che quella specie di non-sguardo non si affacciava più nei suoi occhi.
Non vuole pensarci.
Non è il caso.
Sono passati tanti anni, appunto. E' tutto diverso ora.
E' tutto diverso ora?
Esattamente in cosa?
Stef stronca la domanda sul nascere, accende la luce provocando uno sbuffo infastidito di quel fagotto di magliette sformate che è in quel momento il suo frontman, e si siede al tavolo anche lui.
 
- Brian?
- mmm?
- La smetti?
- Di fare cosa?
- Di fare lo stronzo viziato come stai facendo.
- Non sto facendo un cazzo Stef.
- Appunto.
- ------------
- Da quant'è che non esci di casa?
- Da qualche giorno, e allora? Fa freddo. Lo sai che patisco il freddo.
- Vaffanculo Bri, vivi a Londra da sempre, non dire cazzate.
- ----------
- Da quant'è che non ti togli quella roba che hai addosso?
Stef indica con un cenno del mento il berretto di lana che Brian indossa anche in quel momento, in cucina, e dal quale spuntano ciocche disordinate di capelli che chiaramente non vedono uno shampoo da un po'.
Brian, per tutta risposta si limita a rivolgere uno sguardo distratto al frigorifero che ha incominciato a ronzare.
Stef sospira, si appoggia allo schienale e si passa una mano sul volto, come a cercare di rimuovere un po' della stanchezza che vi si è accumulata nell'ultimo mese.
Brian continua a non dire una parola.
 
- Sinceramente, c'è qualcosa che io possa dire o fare per farti cambiare idea?
- No.
Niente esitazioni.
- E' una cazzata, lo sai vero?
- Perché?
- Perché sì. Perché non servirà a niente se non a ridurti ancora peggio di così.
E poi perché non sei invitato a quel cazzo di matrimonio.
Brian si alza rivolgendogli un'occhiata carica di odio.
- Bè cosa ti aspettavi, che mi mettesse nella lista ufficiale degli invitati? Ma non me ne frega un cazzo. Voglio conoscerla.
- Cristo Brian, ma ti ascolti?
- Ma si può sapere che problema hai Stef? Cos'è, sei geloso?
Stef ignora volutamente l'ultima domanda.
- E dopo che l'hai conosciuta? Cosa speri? Che vedendovi uno di fianco all'altro si renda improvvisamente conto di quanto state bene insieme e ti ceda il posto all'altare?
Brian lo zittisce con un gesto stizzito.
- Sta facendo una cazzata. Non è innamorato di lei.
- E' la madre di suo figlio!
- Non vuol dire un cazzo.
- Ah, e da quando?
- Non è adatta a lui.
- Certo. Gli ex sono sempre le persone più indicate per dare questo tipo di giudizi.
- Non sono un suo ex!
- Ah no? E cosa sei Brian? L'amore della sua vita? E magari si sta sposando con un'altra solo perché è costretto? Me la vedo Kate in versione strega cattiva che lo tiene rinchiuso e lo libera solo per i concerti.
- Vaffanculo, hai capito cosa volevo dire.
- Sì, purtroppo ho capito fin troppo bene.
Silenzio. Brian è davanti alla finestra e guarda un punto imprecisato della cucina riflessa nel vetro ormai nero. Da qualche parte sa che Stef ha ragione. Solo che saperlo non gli serve a niente.
- Da quant'è che andava avanti questa cosa?
- Da maggio.
- E perché non mi hai mai detto niente?
- Perché non sono cazzi tuoi quello che faccio nella mia vita privata.
- No, certo. Diventano cazzi miei solo quando ci sono da raccogliere i pezzi.
Stef si pente quasi subito di quest'ultima frase perché vede che colpisce più a fondo di quanto avrebbe voluto, ma Brian si limita a fissarlo per un momento con un'espressione vuota.
- Vattene.
- Ma non dire cazzate.
- Mi hai comprato le sigarette?
- Col cazzo, esci e te le compri.
Brian sbuffa e attraversa il soggiorno diretto alla porta di ingresso. Infila un paio di scarpe da ginnastica abbandonate malamente in un angolo, si butta addosso un giaccone e una sciarpa e istintivamente afferra gli occhiali da sole, anche se li posa subito perché ormai è praticamente notte.
- Aspettami che arrivo - bofonchia prima di tirarsi dietro la porta.
 
Stef si alza dal tavolo della cucina e si sposta di nuovo in soggiorno, accendendo qualche luce in giro per la casa e chiedendosi come diavolo abbia fatto Brian a ridursi così per uno come Matthew Bellamy.

________________
 

PRIMA
 
- Bellamy, smettila di rotolarti, sembri una foca spiaggiata.
La voce di Brian suona ancora mezza addormentata e se non fosse stato per i continui movimenti di Matt probabilmente starebbe ancora dormendo.
- E tu fammi più spazio. Guarda dove mi hai spinto a forza di appiccicarti addosso a me. Tra un po' cado dal letto - protesta Matt mentre afferra una mano di Brian per fargli sentire che la fine del materasso è effettivamente molto vicina.
- E poi non sono io che ho messo su la ciccia di una foca - aggiunge mollando un pizzicotto su fianchi morbidi di Brian.
- -------
- Brian?
Ma Matt non fa in tempo a finire il nome che un brusco spintone di Brian lo fa volare davvero giù dal letto.
- E allora tornatene da quel secco di merda del tuo batterista.
Matt impiega un attimo a districarsi dalle lenzuola che si è trascinato dietro ma poi la sua testa spettinata riemerge oltre il bordo del letto con un'espressione a metà tra l'imbronciato e l'incredulo e fissa Brian che si è voltato di schiena.
- Molko ma sei scemo?! Potevo farmi male sul serio!
- Sì, potevi diventare intelligente di colpo - voce soffocata dall'ammasso del piumino.
Matt si riarrampica goffamente sul letto, lo scopre, lo costringe a mettersi supino e gli si piazza sopra a cavalcioni. Gli occhi di Brian ora sono completamente svegli. E ostili.
Matt lo fissa per un attimo e poi scoppia in una sonora risata.
- Cazzo c'è da ridere?
- Sei veramente una donna, Brian.
- E tu sei veramente un coglione, Bellamy.
Brian tenta di liberarsi di lui ma non ci riesce. Matt si china su di lui. Occhi azzurri dentro occhi verdi.
- Fai così solo perché vuoi sentirtelo dire.
- Cosa?
- Quello che sai già.
- E sarebbe?
- Che sei senza ombra di dubbio la più bella creatura, uomo o donna, che abbia mai calpestato questa terra.
Brian rimane in silenzio per un attimo. Incastrato negli occhi di Matt. Incastrato nella sua voce bassa e nell'odore della loro notte trascorsa insieme.
- E tu sei l'essere più falso e bugiardo che io abbia mai incontrato, anche tu lo sai vero Bellamy?
Ma non riesce a finire la frase perché le mani di Matt in giro per il suo corpo reclamano di colpo tutta la sua attenzione.
 
________________
 

- Brian ma hai bevuto?
- Ma figurati.
Stef molla il giaccone sulla spalliera del divano e segue Brian che barcolla visibilmente nel tentativo di centrare il corridoio che porta in camera da letto.
- Bri…?
- mmmm.
- Quanto hai bevuto?
- Ma non ho bevutoooo – replica spazientito l’altro voltandosi a guardarlo per essere più convincente ma ottenendo solo l’effetto opposto visto che l’odore di vodka nel suo alito raggiunge immediatamente il naso di Stef.
- Quanto sei coglione.
Stef si volta e si avvia verso la cucina scuotendo la testa e sentendo i passi di Brian accelerare dietro di lui.
- Ok, sì ho bevuto un paio di bicchieri, e allora?
- Come sarebbe e allora? Mi erano giunte voci che avessi smesso.
- Infatti ho smesso. Due bicchieri non vogliono dire un cazzo.
Stef non risponde ma si limita a guardarlo con un’espressione mista di rabbia ed esasperazione.
- Avevo solo bisogno di qualcosa per non essere troppo nervoso…
- Troppo nervoso per cosa…? - ma Stef si blocca di colpo realizzando che Brian ha addosso la giacca di un completo smoking su un paio di pantaloni neri attillatissimi. E che si è anche lavato i capelli, anche se la cosa dev’essere stata un po’ improvvisata perché sembra più che altro che abbia cacciato la testa in lavatrice.
- Brian dove cazzo credi di andare? Mi pareva che ne avessimo parlato abbastanza.
- Non sono cazzi tuoi dove voglio andare Stef. E non fare finta di essere tanto sorpreso. Non dirmi che sei passato di qua proprio oggi per caso.
- No, Brian, però ero passato di qua proprio oggi per vedere come stavi, non per rifare da capo la stessa discussione idiota dell’altro giorno.
Brian lo pianta lì e comincia ad andare avanti e indietro per il soggiorno cercando qualcosa che improvvisamente sembra di vitale importanza.
- Non puoi impedirmi di andare.
- Non esserne troppo sicuro.
- Anzi, forse è il caso che ti levi dal cazzo. E ridammi le chiavi di casa mia. Non vedo perché tu debba averne una copia.
Stef soffoca l’improvviso impulso di fargli seriamente male e si limita a sbuffare.
- Mi mancava il carattere amabile che ti viene fuori quando sei ubriaco.
- Non sono ubriaco.
- No, certo.
- Levati quel tono condiscendente del cazzo.
- Brian, cristo, vuoi fermarti un attimo?! Cos’è che stai cercando? Mi stai facendo venire malditesta.
- Le mie sigarette, cosa credi che cerchi?
Stef gliene allunga una delle sue e si affretta a passargli anche l’accendino prima che l’altro ricominci a rimbalzare da un lato all’altro della stanza.
- Ti dai una calmata?
- Sono calmo.
- ----------
- Stef, io sto per uscire, tra un po’ arriva il mio taxi.
- Brian, io volevo evitare di arrivare a questo ma mi stai costringendo.
- ---------- sguardo interrogativo.
- Se vai a quel matrimonio ti cerchi un altro bassista.
Brian apre la bocca per rispondere ma rimane a boccheggiare senza che ne venga fuori alcun suono.
Stef non dice mai niente solo perché è arrabbiato. Stef è una delle poche persone che Brian conosca – e forse una delle poche persone sul pianeta – che dice esattamente quello che vuole dire.
Restano lì a fissarsi per un po’, poi di colpo Brian sembra sgonfiarsi. Di colpo i suoi occhi si spengono, la giacca sembra improvvisamente troppo grande per le sue spalle e la sigaretta rimane a consumarsi tra le sue dita abbandonate lungo i fianchi.
Passa un tempo lunghissimo di silenzio e immobilità.
- Questa notte sarà con lei.
Sono le ultime parole che Brian pronuncia prima di chiudersi in camera.
 
_________________
 

PRIMA
 
- Non voglio che tu te ne vada.
- Bellamy, non essere stucchevole, devo andare a prendere mio figlio.
- Non può andarci la madre?
- Certo che può, ma non hai capito un cazzo.
- -----?
- Voglio andare a prendere mio figlio.
- Poi sarei io ad essere stucchevole.
- Solo perché tu hai l’istinto di paternità di un portaombrelli non significa che siano tutti così.
- Io sono un ottimo padre.
- Sì, quando ti serve per scrivere qualche canzone tamarra.
- Sei veramente un idiota Brian.
- ------
- Quando ci rivediamo?
- Non lo so.
- Stasera?
- Ovviamente no
- Perché?
- Perché, anche se ti sembrerà strano, ho una vita al di fuori di te.
- Perché?
- --------- Come perché?
- Perché hai bisogno di qualcos’altro oltre a me?
- --------
- --------
- Bellamy sei profondamente disturbato.
- E tu sei bellissimo.
- Oh cazzo.
- Cosa c’è?
- La smetti con queste cose?
- Perché? Ti mettono in imbarazzo?
- No. Mi danno semplicemente fastidio.
- Peccato.
- ----------?
Matt gli si avvicina. Non ha addosso niente, mentre Brian sta finendo di rivestirsi e si sta guardando allo specchio per cercare di dare un aspetto vagamente presentabile al disastro che sono i suoi capelli.
- Smettila di contemplarti, stai benissimo.
- Sto di merda. Ma sei sicuro di non avere almeno del mascara?
Matt ride e lo abbraccia da dietro.
- Sì sono sicuro. Ma se resti qui giuro che esco e te lo vado a comprare.
- Piantala Bellamy.
Brian si divincola ma senza troppa convinzione.
- E non puoi metterti qualcosa addosso?
- Perché? Per farti andare via? Non ci penso neanche.
- Matt, davvero, devo andare.
- Non è vero che devi, l’hai detto tu. Vuoi andare.
Brian nasconde una risata in uno sbuffo.
- Sei impossibile Bellamy.
- E tu sei in ritardo, quindi tanto vale che resti qui.
- Non sono in ritardo se mi lasci andare.
- Vai. Non ti sto trattenendo.
E in effetti il fatto che Matt sia nudo e avvinghiato a lui e che le sue dita lunghe e affusolate stiano vagando pigramente sotto la sua camicia, seguendo la curva della sua schiena non si può definire esattamente come trattenere.
- Aspetta che avviso Helena.
 
________________
 

Il telefono squilla.
Non pensava di trovarlo acceso e il suo cuore sprofonda da qualche parte quando sente il segnale della linea libera.
Uno squillo
Due squilli
Tre
Quattro
Cinque
Sei
La concentrazione di Brian è completamente assorbita dal ripetersi di quel suono. Non pensa ad altro. Non c’è altro. Solo un suono nel suo orecchio.
Non significa niente.
Lui non è lì.
Non è seduto per terra, appoggiato al bordo di un letto disfatto da giorni.
Non è mezzo vestito per andare ad una cerimonia alla quale non è stato invitato.
Non sta cercando di chiamare il suo uomo per impedire che si sposi con un’altra.
Non sta pensando ad una fede nuziale intorno all’anulare di Matt.
Non lo sta vedendo mentre si veste, probabilmente mettendo qualcosa come non deve essere messo.
Non lo sta vedendo mentre cerca i gemelli della camicia che ovviamente ha perso.
Non lo sente mentre scherza con Dominic che lo prende per il culo.
Non lo sente mentre parla al telefono con Kate, che quella notte ha voluto dormire da sua madre.
Non lo sente mentre spiega a suo figlio che per il papà è un giorno importante.
Non lo vede fermo di fronte all’altare, con quel sorriso stupido che gli si stampa in faccia quando è particolarmente felice.
Non pensa che quel sorriso era abituato a vederlo quando arrivava da lui.
Non vede l’azzurro dei suoi occhi brillare quando Kate arriva.
Non pensa a quando quell’azzurro era l’unico posto dove si sentisse a casa.
Non sente la sua voce bassa che promette quello che non saprà mantenere.
Non sente le risa, le lacrime, la musica.
Non vede le telecamere e i fotografi.
Non vede le valigie pronte per quando tutto sarà finito.
Non sente la voce di Matt impastata dall’alcool.
Non lo vede ballare, goffo e inadatto come in ogni altra cosa.
Non lo vede ridere come un bambino.
Non vede le sue mani che cercano di avere la meglio sul complicato vestito di Kate.
Non vede le sue mani.
Non le sente insinuarsi sul corpo di Kate come le sentiva sul suo.
Non sente le sue labbra sottili e l’odore di tabacco.
Non sente l’odore della sua pelle accaldata e dei suoi capelli
Non sente l’odore delle loro notti insieme. Notti che a volte duravano giorni interi.
Non sente l’odore di Matt.
Non immagina come sia mischiato a quello di qualcuno che non è lui.
Non sente le parole esagerate, le dichiarazioni d’amore, le promesse di eternità.
Non si chiede come suonino ad orecchie diverse dalle sue.
Non vede gli occhi di Matt che si socchiudono e la sua bocca che si apre quando sta per perdersi.
Non sente la sua pelle.
Non vede il bianco della sua schiena che sembra quasi illuminarsi nel buio.
Non sente il suo corpo irrigidirsi dentro qualcuno che non è lui.
Non lo sente lasciarsi andare.
Non vede il suo sguardo smarrito subito dopo.
Non sente il suo respiro calmarsi.
Non lo sente muoversi nel sonno.
Non lo guarda dormire.
Non lo sente alzarsi.
Non lo cerca per avere la certezza che sia stato tutto reale.
Brian non fa niente.
Brian ascolta solo gli squilli del telefono che vanno avanti all’infinito e poi si schiantano sul segnale dissonante della linea che viene interrotta.
 
________________
 

PRIMA
 
- Matt, davvero, è un’idea del cazzo.
- Ma perché?
- Perché sì, ecco perché. E perché non voglio.
- Non è vero.
- Scusa?
- Non è vero che non vuoi. L’idea ti piace almeno quanto piace a me, solo che hai paura.
- Perché diavolo dovrei avere paura di uscire a cena con te?
- Perché vuol dire ammettere che io e te stiamo insieme.
- Bellamy, il fatto che scopiamo non vuol dire che stiamo insieme, non farti strane idee.
- Ecco appunto...
- Appunto cosa?
- Guardami negli occhi.
- E quindi?
- Adesso dimmi che io sono solo un tizio con cui scopi.
- Ma smettila Bell…
Brian fa per alzarsi ma Matt lo immobilizza.
- Dimmelo Brian. E io giuro che non ti chiederò mai più di fare niente che non sia sesso.
Brian sente qualcosa di molto simile ad una morsa che gli si stringe intorno al petto e per qualche secondo l’aria fatica ad arrivargli ai polmoni.
- Ti odio Matt.
Un sorriso grande come tutto quello che può contenere. Come tutto quello che si vuole dire ma rimane incastrato in gola. Come tutto quello che viene smascherato dall’alba in infinite camere da letto.
- Anch’io Brian.
- ------------
- ------------
- Il posto lo scelgo io. Non mi fido delle tue abitudini alimentari.
 
________________
 

DOPO
 
- Steve, hai visto Brian?
- No perché? Non era con te?
Stef sbuffa e si dirige verso l'uscita del locale.
Lo trova poco lontano, appoggiato al cofano di una macchina. Una sigaretta mezza fumata incastrata tra le labbra per non dover tenere le mani fuori dalle tasche.
Gli si piazza di fianco e si accende una sigaretta anche lui.
- Non hai freddo?
- Sì ma volevo fumare. E poi mi sono rotto il cazzo di stare lì dentro. Possiamo andarcene o dobbiamo ancora fare finta di divertici per molto?
Stef ridacchia.
- Se Ant ti sentisse potrebbe venirgli un infarto.
- Se Ant facesse meno casini non dovremmo sorbirci queste serate.
- Quanto sei perfido.
Sbuffo di fumo. Quasi una risata.
- Come stai Bri?
- A posto.
- Sicuro?
- Ma sì, perché non dovrei?
- Non so. Forse perché è passato un anno.
- Da cosa?
- Non ci provare neanche.
Stavolta a Brian scappa una vera mezza risata.
- Davvero Stef, se non me lo ricordavi non ci pensavo neanche più.
- -------
- Davvero!
- Certo. E suppongo che l'ultimo testo che hai scritto non abbia assolutamente niente a che fare con quella storia.
Brian ha un momento di esitazione. Un momento di ombra in cui i suoi occhi si staccano e non guardano Stef, non guardano la strada lucida di umidità, non guardano niente.
Tira un'ultima lunga boccata dalla sigaretta ormai consumata e soffia fuori il fumo in un sospiro profondo.
- Cosa vuoi chiedermi Stef?
- Niente. Solo...il fatto che tu ne abbia scritto forse vuol dire che sei pronto a lasciarlo andare.
Occhi lontani. Mani affondate nelle tasche e respiri intrappolati nella condensa.
- Forse.
 
Want you so bad I can taste it,
But you're nowhere to be found.
I'll take a drug to replace it,
Or put me in the ground.



NOTA DELL'AUTRICE
Ovviamente io non c'entro niente in quello che combinano quei due. Per eventuali rimostranze rivolgersi ad Exit Wounds.
E' una realtà incontrovertibile che è tutta colpa sua.
 
 
   
 
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