Anime & Manga > Cyborg 009
Ricorda la storia  |      
Autore: telesette    08/10/2013    2 recensioni
Il corpo di Françoise fu scosso da violenti brividi, nel mentre che le lacrime continuavano a rigarle il volto senza sosta, tuttavia costei sapeva che l'altro stava dicendo il vero. Per quanto le pesava accettarlo, non poteva essere "Cyborg e madre" allo stesso tempo...
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dr. Isaac Gilmore, Françoise Arnoul, Joe Shimamura, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Alla mia amica meg9, e alla sua forza di mamma nei momenti difficili...

 

***

 

Col cuore di una madre

 

Nessuno dei Cyborg pareva in grado di comprendere l'ostinazione di Françoise.
Dopo l'ultimo grande attentato ad opera dei Fantasmi Neri, oltre agli importanti stabilimenti industriali del dottor Gigamo ( lo scienziato che stava mettendo a punto un formidabile progetto nutrizionale per debellare la fame nel mondo ), l'esplosione aveva coinvolto anche un vicino orfanotrofio. Joe e Françoise, trovandosi lì ad indagare sotto mentite spoglie, non erano riusciti ad impedire la distruzione... Tuttavia 003, una volta compreso che la missione principale era saltata, aveva messo a repentaglio la propria incolumità per salvare la vita di un bambino di otto anni sopravvissuto per miracolo.
Ora il bambino stava dormendo tranquillo nel Quartier Generale dei Cyborg, dove 003 e 009 lo avevano portato per medicarlo, tuttavia ciò che Françoise stava dicendo ai suoi compagni non aveva alcun senso. Malgrado i tentativi di dissuaderla, infatti, lei continuava a ripetere di voler "adottare" quel bambino e prendersene cura personalmente.
Il professor Gilmore s
cosse più volte la testa.
Come faceva 003 a non capire?
Il compito dei Cyborg, in qualità di "agenti-ombra", è quello di servire e proteggere l'umanità ma senza stringere alcun tipo di legame affettivo che possa distoglierli dal loro compito principale. Oltretutto, anche volendo, la loro stessa natura è il motivo per cui gli esseri umani li odiano e li disprezzano.

- Posso capire che tu sia preoccupata per la sorte di quel bambino - osservò gravemente Gilmore. - Ma devi renderti conto che non puoi conciliare il tuo essere cyborg con le responsabilità di una madre di famiglia!
- Non intendo venir meno ai miei doveri, professore - rispose lei fermamente. - Anche se mi rendo perfettamente conto della gravosità, ho comunque le mie ragioni per assumermi un simile impegno!
- E se dovesse succederti qualcosa? - sottolineò dunque Jet. - Non fraintendermi: lo so che è spiacevole parlarne ma, per quanto sgradevole, non puoi escludere questa eventualità... Tutti noi siamo consapevoli che potrebbe accaderci di perdere la vita in qualsiasi momento, è un rischio che viviamo praticamente ogni giorno, non ha senso nascondercelo!
- Si tratta di una mia scelta - protestò Françoise vivamente, le dita strette sul tavolo e lo sguardo fisso ai presenti. - Anche se voi non lo approvate, non potete decidere per me!
- Basta, adesso - scattò Gilmore adirato. - Ti comporti peggio di una bambina, quasi non sembri neanche tu... Non puoi fare da mamma a quel bambino, devi rendertene conto e accettare la situazione per quella che è!
- E allora, forse, non sono più disposta ad accettarla !!!

Tutti ammutolirono di colpo.
La dolce e tranquilla Françoise, così calma e rispettosa, non si era mai permessa di rispondere a quel modo... figuriamoci poi col professore. Invece adesso, scattando rabbiosamente, si era drizzata in piedi con occhi pieni di fuoco. Gilmore e gli altri rimasero scioccati per un istante, tanto che perfino lo scienziato non sapeva come replicare, tuttavia fu proprio lo stesso Gilmore a risponderle in tono ancor più adirato.

- Se è questo che pensi, ritieniti sollevata da ogni incarico a tempo indeterminato - urlò lo scienziato furibondo. - Sono troppo vecchio per cercare di discutere con una sciocca ragazzina capricciosa!

Françoise inghiottì quelle amare parole, assieme al resto, e corse fuori dalla stanza in lacrime.
Gli altri evitarono rispettosamente ogni tipo di commento.
Solamente Joe, immaginando cosa le stesse passando per la testa, si alzò a sua volta per correrle dietro nel tentativo di farla ragionare. Françoise aveva percorso solo metà del lungo corridoio, non sapendo neppure dove nascondersi per piangere in silenzio, quando d'un tratto si ritrovò davanti il suo amato che la pregava di calmarsi.

- Oh, Joe...

009 non disse nulla, nel mentre che Françoise sfogava il proprio dolore piangendo tra le sue braccia, e anzi attese pazientemente che fosse lei a confidarsi e a raccontargli tutto dal principio.

- Ricordi quando abbiamo visto quel bambino, prima che gli stabilimenti Gigamo prendessero fuoco?

Joe annuì.

- Era tutto felice: lo avevano portato all'orfanotrofio appena nato e oggi, se non fosse stato per quell'inferno, una giovane coppia aveva appena firmato le carte per l'adozione; avrebbe finalmente ritrovato una vera famiglia, come tutti i bambini più fortunati, e invece...
- Capisco quello che vuoi dire - mormorò comprensivo l'altro. - Ora che i suoi genitori adottivi sono morti, lui verrà trasferito in un'altra struttura e non è detto che altri lo adotteranno!
- Non è giusto - singhiozzò lei, stringendosi ancora di più al compagno. - Perché, Joe, perché devono succedere cose del genere... Perché ?!?

009 chiuse semplicemente gli occhi e, accarezzandole piano i morbidi capelli biondi, le sfiorò la fronte con le labbra affinché lei potesse udirlo parlare sottovoce.

- Tu hai ragione - disse lui sincero. - Non siamo né tu né io, è il mondo ad essere sbagliato, perciò quelli come noi esistono... per mettere le cose a posto!
- Anche tu pensi che io sia pazza, nel volerlo adottare?
- Penso che non puoi assumerti una simile responsabilità da sola - ammise Joe. - Non sarebbe giusto, né per lui né per te!

Silenzio.
Il corpo di Françoise fu scosso da violenti brividi, nel mentre che le lacrime continuavano a rigarle il volto senza sosta, tuttavia costei sapeva che l'altro stava dicendo il vero. Per quanto le pesava ammetterlo, non poteva essere "Cyborg e madre" allo stesso tempo... era qualcosa che andava oltre le sue possibilità, e lei lo sapeva.

- Forse c'è un'altro modo - proseguì poi 009, senza smettere di abbracciarla. - Potremmo parlarne con tuo fratello: ha scritto che si è appena sposato, che vivono in una casa grande e confortevole e che sua moglie non vede l'ora di avere bambini... Sarebbe la soluzione migliore, e tu potresti andare a trovarlo o sapere sempre come sta, non sei d'accordo?

Françoise ci pensò, prima di rispondere.
Certo, dal punto di vista logico, l'idea era tutta nell'interesse del bambino. Tuttavia, lei stessa doveva ammetterlo, il desiderio di essere "donna" e "madre" era ciò che più le faceva male. Ormai lei non era più Françoise Arnoul, e non lo sarebbe mai stata, perciò non poteva essere altro che il Cyborg 003.
Mai un figlio l'avrebbe chiamata "mamma".
"Mamma", un nome semplice e dolce allo stesso tempo, fonte di tutta la vita dell'universo.
Un impegno, il più delle volte anche gravoso, ma anche una gioia e un motivo in più per amare la propria umanità.
Probabilmente lei non avrebbe mai vissuto quell'esperienza ma, nel suo cuore, Françoise desiderava davvero essere madre e dare tutta sé stessa per il bene di suo figlio. Non poteva comportarsi in modo egoista, solo per sentirsi chiamare allo stesso modo di tante altre donne molto più fortunate di lei, perciò si disse d'accordo con Joe.

- Joe - fece lei, guardando l'amato negli occhi. - Dimmi la verità, se le cose non fossero come sono, pensi che io sarei mai potuta essere una buona madre?

L'altro sorrise.

- Non ho dubbi - rispose convinto. - Lo sei già, nel cuore, e lo sarai per sempre!

FINE

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Cyborg 009 / Vai alla pagina dell'autore: telesette