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Autore: _Angelica__    08/10/2013    1 recensioni
Un uomo ormai anziano che ha avuto una grande perdita. Un sogno che gli ridarà la speranza.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAMPO DI GRANO

Una volta mi era stato detto che la vita è anche morte e che non c’è una vera fine ad essa, noi siamo eterni. Come idea mi aveva sempre affascinato ed avevo finito per sostenerlo anche io. Nei tempi di guerra me lo ripetevo spesso “Non devo aver paura di morire, è solo una tappa successiva.” Anche quando finii al fronte lo ripetevo ai miei compagni, che spesso mi deridevano. Ero il più esile ed il più fragile, e forse la mia forza stava nella mia mente, nei miei valori; agli altri bastava la forza fisica e la tattica, che probabilmente in quella circostanza era più utile. In ogni caso la sorte mi fece tornare vivo dalla guerra e finalmente sposai Serena, una dolce morettina con gli occhi verdi. Negli anni seguenti nacquero Giacomo e Sara, entrambi ereditarono gli occhi della madre e il mio fisico esile. La mia vita era tranquilla, tranquilla fino ad una mattina della primavera 1978.  La mia adorata Serena morì per mano di un pirata della strada. Ricordo ogni singola lacrima mia e dei miei figli. Sara era solo una ragazzina e cadde in una forte depressione, da quel momento il suo carattere mutò radicalmente: ancora oggi se si riescono a scambiare due parole con lei bisogna ritenersi fortunati.  Passarono dieci lunghi anni, il mio subconscio non mi regalò mai un sogno con lei protagonista, mai mi fece accarezzare i suoi morbidi capelli corvini, mai mi fece sentire di nuovo la sua delicata risata. Una notte, dieci anni dopo, la mia mente mi fece questo dono. Andai a letto tardi perché avevo passato tutto il giorno a casa di Giacomo per godermi Matteo, il mio primo nipote. Dopo una breve lettura mi addormentai profondamente.

Un’ immenso campo di grano si apriva davanti ai miei occhi, in cielo il sole estivo riempiva il panorama di felicità ed allegria. Stavo giusto per perdermi in quel panorama quando scorsi in mezzo alle spighe una figura che ben conoscevo, Serena. Ancora ventenne danzava a piedi scalzi nel grano e ridendo metteva in risalto le fossette ai lati della bocca. Mi avvicinai con il cuore a mille, cosa che non faceva bene alla mia ormai veneranda età.

-Serena?- la ragazza si fermò di colpo e appena mi vide mi abbracciò energicamente, avevo le lacrime agli occhi: non ricordavo più il suo profumo di lavanda e la sua pelle morbida e candida.

- Si sono io chi ti aspettavi?-  sorrisi anche io e la abbracciai amorevolmente.

-Ne è passato di tempo, mi sei mancata così tanto..- Serena mi prese la mano e mi trascinò con lei vicino ad un albero. Ci sedemmo.

-che mi racconti di nuovo? Mi sono persa qualcosa?- i suoi occhi brillavano, proprio come tanti anni fa.

-  i ragazzi sono cresciuti sai? Ora è da poco nato Matteo, il figlio di Giacomo, il nostro primo nipotino..- lei curvò la testa, era confusa.

-Ma che dici? Ti sembro una nonna io? Dai non scherzare! E poi Giacomo chi è?- non ricordava, in effetti nel mio sogno non sembrava avere più di vent’anni.

- E’ il nostro primogenito.. e Sara? La ricordi?- Si alzò  di colpo irritata cominciò ad allontanarsi, la inseguii e la tirai per un braccio costringendola a guardarmi negli occhi.

- Non andartene… tu non ricordi proprio i nostri figli?- i suoi occhi divennero di nuovo lucidi, ma furono accompagnati da lacrime e singhiozzi.

-Li ricordo… solo che…. Volevo far finta che non fosse successo… volevo essere ancora giovane e avere ancora tutta la vita davanti..- la abbracciai come facevo con Sara quando si faceva male o quando era triste, era da tanto che non abbracciavo in  quel modo.  Serena si distaccò piano dall’abbraccio e quando le vidi di nuovo il volto era più maturo, era la Serena dell’ultimo anno passato con lei. Insieme alzammo la testa verso il cielo e notammo con meraviglia che si era già fatta notte e le regine della scena ora erano le stelle che brillavano serene.

Uno di fianco all’altra ci coricammo sul prato di grano e osservammo il cielo.

-Ne sei ancora convinto?- Girai il volto verso di lei, Serena continuava ad osservare il cielo.

-Di cosa?- un angolo della bocca si alzò sul suo volto in quell’istante indossava un’ombra di  malinconia.

-del fatto che la vita comprenda anche la morte- Non ci avevo più pensato, almeno non dopo la morte di Serena. Lo sostenevo per me più che per gli altri, me lo ripetevo per farmi passare la paura della morte, per non vederla come una “fine”.

-Non l’ho mai considerata per una persona che non fossi io- se pensavo alla morte di Serena mi veniva solo rabbia, e l’unico aggettivo che accostavo al triste evento era “ingiusto”, non pensavo che mia moglie fosse passata alla tappa successiva, per me non c’era più; non era più nella mia realtà.

- Quindi non ne sei più convinto?-

-No.-

In molti dicono che una persona amata rimarrà per sempre nel proprio cuore, e quindi non scomparirà mai del tutto, certo è vero, ma ormai mi sono aggrappato così tanto ai ricordi con lei che come carta si stanno piano piano logorando, e inoltre la mia età non aiuta.

Ci tenemmo mano nella mano fino a che uno squillo lontano si fece strada nelle mie orecchie. 

-Lo senti anche tu?-

-Cosa?- poi capii, era troppo presto. Dieci anni non potevano essere riempiti da una notte.

- La sveglia.. io mi sto svegliando…- il campo di grano già cominciava a scomparire e la mano di Serena nella mia era quasi impercettibile.

-Non voglio andare, no…..-

- Vai vivi la tua vita, la nostra vita. Prima o poi ci ritroveremo, io ti aspetterò..-

Mi ritrovai nel mio letto, deluso e amareggiato. Cercai di liberarmi dalle coperte per spegnere la sveglia, ma mi fermai di colpo sorpreso di stringere qualcosa in mano… una spiga di grano.



Spazio Autrice:
Beh in effetti non ho molto da dire se non: Grazie per aver letto il mio racconto :) Spero di ricevere qualche recensione. 
Alla prossima!
Angelica
  
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