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Autore: Ally M    08/10/2013    9 recensioni
"Tu mi hai fatto venire qui, hai bisogno di sentirti dire qualcosa e hai scelto me per farlo"
"Perchè?"
"Perchè sono il tuo più grande rimorso"
( Spoiler 3X02 Lost Girl)
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Aurora, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'I Can Give You The Sea and The Horizon'
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<< And every once in a while I'd sing a song for you
That would rise above the mountains and the stars and the sea
And if I wanted it to it would lead you back to me >>

The Lion’s Roar, First Aid Kid

 

 

 

 

 

 

 

Si girò più e più volte sotto la coperta, la schiena a contatto con la dura terra e il pianto disperato dei Bambini Sperduti che gli perforava le orecchie, martellandogli le tempie fino a quando i suoi occhi non si spalancarono, fissi dove avrebbe dovuto esserci il cielo, oscurato  dagli alberi della giungla.

Si alzò a sedere, sbattendo le palpebre un paio di volte prima che i suoi occhi riuscissero ad abituarsi all’oscurità che lo circondava.

Osservò per qualche istante i suoi compagni di viaggio, dormivano tutti profondamente a parte Emma che continuava a girarsi e rigirarsi in preda a quello che sembrava un sonno particolarmente difficile.

Si domandò se anche lei sentisse il pianto disperato dei bambini: era qualcosa che gli stringeva il cuore, capace di riportarlo indietro a quando lui stesso era stato uno dei Bambini Sperduti, a quando suo padre l’aveva abbandonato e l’Ombra era andata a prenderlo.

Si alzò in piedi e mordendosi il labbro fece qualche passo in certo, lanciando poi un’occhiata all’inizio della Selva Nera, dove sperava con tutto se stesso di non dover metterci piede nuovamente.

Quel luogo era oscuro, la luce della luna faticava a filtrare fra le pesanti e umide foglie scure, l’aria era pesante, come se ne venisse risucchiato tutto l’ossigeno.

Vi aveva trascorso tantissimo tempo la prima volta che era arrivato a Neverland: vi si era rifugiato per fuggire dai Bambini Sperduti una volta che l’Ombra l’aveva lasciato sulla spiaggia.

Aveva corso fino a quando i suoi piedi nudi non aveva cominciato a sanguinare, fino a quando le gambe, tremanti non lo avevano abbandonato ed era finito con il volto nel fango.

Ricordava come se stesse succedendo in quel momento – o forse era solo quel luogo, quei pianti che gli stavano friggendo la testa -  il puro terrore che lo aveva invaso quando Rufio lo aveva preso su per il colletto della sua camicia sporco e, dopo avergli assestato un calcio nello stomaco, lo aveva portato davanti a Peter Pan.

Le labbra di Killian si piegarono in un ghigno al ricordo di quello che aveva fatto a Rufio quando era tornato a Neverland per seconda volta: il cuore oscurato dalla vendetta e il bisogno, quasi primordiale di  fare del male a qualcuno e quando, per puro caso, si era scontrato con lui nella Selva, il desiderio di provare l’uncino sulla tenera pelle di quel ragazzino che anni prima era stato il suo incubo, era troppo dolce e gustoso per essere ignorato.

And I held tight to the Captain's might
As he pulled up his trews.
"You haven't slept," heave ho, he said,
"In many suns and moons.”

Il respiro si fermò da qualche parte nella sua gola e la sua mano, l’unica sua mano, tremò febbrilmente, mentre quel dolce canto gli accarezzava le orecchie, portandolo indietro di anni, quando ancora la gioia e l’innocenza facevano parte di lui.

Quelle parole le ricordava cantate da una voce maschile, profonda e roca per la troppa erba gatta, ricordava suo padre cullarlo con quella canzone di notte, accompagnando quella melodia a delicate carezze sui capelli.

Le lacrime – quanto era che non piangeva? Nemmeno riusciva a ricordarlo – gli appannarono la vista mentre il canto continuava.

"Oh, I will sleep when we reach shore,"
"And pray we get there soon."
He said, "Now hush love, here's your gown."
"There's the bed, lantern's down."
But I don't want to go to sleep; in all my dreams, I drown

A cantare però, questa volta, non era sua padre, era una donna con la voce più dolce e delicata che lui avesse mai sentito, miele colato sulle dita e dolce ronzio di api.

Fece qualche passo, superando il confine ed entrando nella Selva Nera: non era riuscito ad impedirselo, era come se con quel canto i suoi piedi avessero presa vita propria, seguendo un percorso noto solo a loro, che non necessitava di una luce o di una mappa, ma solo di quelle parole.

Il suo cuore era gonfio di lacrime e i suoi occhi talmente appannati che quasi non vedeva dove metteva i piedi, ma non importava, fino a quando avrebbe sentito la ninna nanna sarebbe andato tutto bene.

Per un attimo il volto di suo padre, con la linea volitiva della mascella, la cicatrice che gli tagliava crudelmente la guancia sinistra e il suo sorriso storto, comparvero davanti ai suoi occhi, talmente vivido che pensavo di poterlo toccare semplicemente alzando la mano.

La canzone continuava, sempre quella voce quasi angelica che intonava le parole dolcemente, come se le stesse cantando a un bambino per farlo addormentare.

Arrivò a una piccola radura, illuminata da un ribelle raggio di luna che era riuscito a farsi strada nell’oscurità e qualcuno era lì, seduta su un tronco di albero caduto, ad aspettarlo.

Era una donna, la stessa che stava cantando la canzone, gli dava le spalle ed era avvolta da un lungo abito color lavanda, un drappo bianco, che alla luce della luna sembrava di impalpabile seta a coprirle le spalle, i capelli portati davanti,  raccolti sul petto, le dita che li accarezzavano e la ninna nanna che continuava.

"Captain! Captain!
I will do your chores
I will warm your cot at night
And mop your cabin floors

Sicuramente lo aveva sentito avvicinarsi a lei, ma non aveva dato segno di volersi girare verso di lui, continuava a cantare e ad accarezzarsi i capelli.

Killian fece qualche passo avanti verso la donna, girandole intorno e il cuore gli si fermò dolorosamente nel petto quando riconobbe il volto madreperlaceo della principessa Aurora.

Lei lo osservò per un attimo, accennò un sorriso innocente e continuò a cantare, come se il fatto che lui fosse lì ad ascoltare non la imbarazzasse, ma al contrario, stesse addirittura cantando per lui.

Scold me, hold me
I'll be yours to keep
The only thing I beg of you
Don't make me go to sleep"

Gli rivolse poi una lunga occhiata carica di qualcosa di molto simile al rancore e alla rabbia.

“Non provi anche questa volta a strapparmi il cuore, Killian?”

Aveva pronunciato il suo nome come se fosse il peggiore degli insulti, qualcosa che le labbra di una principessa non avrebbero dovuto conoscere.

Scosse poi il capo, lunghe onde castane che si muovevano nel candore abbacinante del suo scialle, si alzò in piedi, guardandolo intensamente negli occhi.

“Non ti odio come pensi, non più almeno.”

Aurora gli tese la mano perché lui la stringesse, ma l’unica cosa che ricevette fu l’uncino di Killian ad accarezzarle la pelle morbida e bollente della gola.

“Molto gentile Peter Pan farti apparire davanti a me. A che gioco vuole giocare? Non sei reale, non puoi essere qui!”

Lo sguardo chiaro di lei, dello stesso colore del cielo quando incontra il mare al crepuscolo, era sereno, le piccole labbra rosse stese in un sorriso dolce.

“Non è stato Peter Pan a portarmi qui, ma tu o la tua immaginazione.”  Dichiarò tranquilla lei, lo sguardo innocente e sereno di una bambina.

Killian fece un passo indietro, il cuore in gola e la schiena contro il tronco di un albero.

“Perché ti avrei portata qui?” ringhiò diviso fra la confusione e qualcosa di molto simile alla paura.

“Perché mi hai fatto del male, mi hai strappato il cuore come Rumplestiltskin ha fatto con Milah. Perché quando hai avuto a che fare con me sei diventato come lui.”

Fece una pausa e sorrise nuovamente “O almeno questo è quello che credi tu. Non sono tanto sicura che sia così.”

Si tornò a sedere sul tronco dell’albero caduto e picchiettò piano la mano accanto a lei “Forza, siediti.”

Le gambe di Killian tremavano mentre prendeva posto vicino all’ombra della principessa, i suoi occhi continuavano a scrutarle il viso alla ricerca di un qualsiasi particolare che ne rivelasse la vera natura.

Non era reale, Aurora, la Bella Addormentata  non poteva essere lì con lui, doveva essere la sua immaginazione, la magia di Neverland, qualunque cosa, ma non la realtà.

“Si, non sono reale, Killian, la vera me è nell’Enchanted Forest, smettila di pensare così forte, mi fai venire il mal di testa!”

La sua voce era risuonata carica di rimprovero ma allo stesso tempo estremamente dolce, come una madre con il figlio, si aspettò quasi che gli desse un leggero scappellotto sulla nuca.

“Tu hai bisogno di sentirti dire qualcosa e hai scelto me per farlo, perché dopo aver abbandonato Baelfire sono il tuo rimorso più grande, perché se potessi tornare indietro non mi avresti mai strappato il cuore e consegnato a Cora.

Fece una pausa e si leccò le labbra “Io ero sempre dalla tua parte, mi fidavo di te, prendevo sempre le tue difese e tu…

Non riuscì a finire la frase che Killian intervenne, la voce acuta e l’ansia a stringergli la gola.

“Ho recuperato il tuo cuore e fatto in modo che la guerriera te lo riportasse.” Le fece notare con un tono più duro di quanto avrebbe voluto.

Aurora rise e nemmeno mille piccole campanelli insieme avrebbero potuto produrre un suono tanto melodioso e dolce.

“E’ proprio questo che voglio farti capire!” cinguettò lasciandoli una dolce carezza sulla guancia.

“Non sei cattivo come pensi, non hai un cuore marcio, non sei incapace di amare, non sei un codardo.”

Killian sbatté le palpebre, non riuscendo a credere alle parole che uscivano dalle labbra della ragazza.

“Cosa ne sai?” ringhiò, sentendo il peso di quella cieca fiducia nei suoi confronti.

“Hai rinunciato alla tua vendetta per salvare il figlio di Bae, perché?” gli domandò dolce e retorica insieme, come se sapesse già la risposta ma avesse comunque bisogno di sentirla.

“Perché era giusto così.” Rispose subito e piccato Killian, come se fosse ovvio, quasi offeso che lei glielo avesse chiesto.

Aurora scosse il capo e gli prese la mano, stringendola fra le sue.

“Non è solo questo e lo sai.”

“Cosa ne vuoi sapere tu?”

“Hai bisogno di sentirtelo dire, per andare avanti, per poter fare ciò che è giusto.”

Killian si alzò in piedi, liberando la mano dalla dolce stretta di lei e abbaiò “Io non posso fare ciò che è giusto, NON POSSO!”

Aurora rimase a lungo in silenzio, guardandolo intensamente negli occhi e mordendosi il labbro.

“Il tuo cuore è pieno di dolore, Killian. Ti sei perso come la prima volta che sei arrivato qui.”

Gli fece segno di tornare a sedere al suo fianco e incatenò i suoi occhi a quelli cupi e desolati di lui.

“Non sei come tuo padre. Non abbandonerai Henry come ha fatto lui con te.”

Aveva detto quelle parole, quelle che sapeva aveva bisogno di sentire, quelle che si portavano dietro un dolore e una sofferenza in lui che non avrebbe mai potuto immaginare.

“L’ho già fatto, con Bae” esalò nel dolore di una dichiarazione che gli costò l’ultimo briciolo di forza che gli era rimasto.

“Ho abbandonato Bae, ho lasciato che Peter Pan lo prendesse, che Tamara e Greg lo uccidessero, avrei dovuto difenderlo e..”

Aurora non gli permise di finire di parlare, gli posò un dito sulle labbra morbide e piene, mentre con l’altra mano gli accarezzava prima la tempia e poi la guancia.

“Si è sempre in tempo per rimediare, per essere gli eroi della propria storia.”

Cancellò con un dito una leggera lacrima che aveva lasciato gli occhi del pirata e stava attraversando la guancia.

“Non posso essere un eroe. I principi sono degli eroi, io sono solo un pirata.” Mormorò con lo sguardo basso.

Aurora lo costrinse a guardarlo negli occhi, lo sguardo serio e penetrante al punto che Killian pensò che gli stesse leggendo la mente, che riuscisse a vedere addirittura oltre ad essa.

“Chi ha detto che un pirata non può essere un eroe? Non mi sembra che ci sia una legge che lo vieta!” disse in fine scrollando le spalle.

“Dipende solo da te. Il tuo cuore è buono, Killian, e non è necessario che continui a fare la scelta sbagliata.”

Si alzò in piede e fece un passo lontano da lui.

“Torna dagli altri, hanno bisogno di te e della tua guida.” Lo incoraggiò poi con un sorriso.

Killian sentì il cuore fermarsi dolorosamente nel petto all’idea che lei sparisse, che lo lasciasse  e smettesse di parlargli.

“No, aspetta, non andare” quasi la pregò, rendendosi conto di quanto aveva bisogno delle sue parole.

“Non hai bisogno di me adesso. Sai cosa devi fare, sai di aver abbastanza forza per farlo.”

Il pirata scosse il capo, cercando nuovamente di fermarla “Non mi hai dato nemmeno il tempo di chiederti scusa per quello che ti ho fatto!”

Aurora piegò il capo, ancora quel luminoso e brillante sorriso a stenderle le labbra, era meravigliosa, era luce e si rese conto solo in quel momento di quanto la desiderasse.

“Ci rivedremo, cioè, la rivedrai prima di quando pensi.”

Si alzò indietro e fece per fermarla, afferrarla per il polso, portarla contro il suo corpo e stringerla perché un po’ della sua luce e della sua bontà lo invadesse, ma lei era già scomparsa.

Il suo respiro era affannato mentre si guardava intorno nervoso, fece per chiamarla, urlarle il suo nome, pregandola di tornare indietro, quando un cespuglio si mosse vicino a lui.

Regina gli rivolse una lunga occhiata scocciata

“Invece di girare da solo per la foresta, perché non torni al campo? Abbiamo avuto visite”

“Chi?” domandò immediatamente

“Peter Pan.”

Seguì Regina da dove era venuto, si guardò solo una volta indietro, sperando di scorgere Aurora seduta sul trono di albero caduto dove l’aveva lasciata, ma la radura era vuota, gelida e buia senza di lei.

 

 

 

 

Noticine di Ally:

L’idea per questa storia è nata già due settimane fa in realtà, quando era uscito lo sneak and peak di Emma che incontra per la rpima volta Peter Pan.

Venivano inquadrati tutti ma non Hook e mi sono chiesta, dove è finito?

Questa è la mia risposta che da vita alla mia OTP, lo Sleeping Hook, come sa chi ormai mi segue da un po’.

Il titolo della storia, come anche la canzone che Aurora canta è In All My Dreams I Drown di Jessica Lowndes e Terrance Zdunichln, che sembra davvero un inno allo Sleeping Hook.

Non sappiamo ancora con certezza se Killian è mai stato a Neverland prima della morte di Milah, ma nella mia testa è così, quindi pace!

Spero che vi sia piaciuta, un abbraccio a tutti!

 

 

 

 

 

 

 

 

 



   
 
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