Correva quanto più veloce le sue gambe le permettevano.
Quando quei tre uomini avevano sfondato la porta ed erano entrati in casa sua, sua madre si era frapposta fra lei e loro e le aveva ordinato di scappare.
Era rimasta come paralizzata, non poteva abbandonare sua mamma così, ma d'altronde sapeva che non avrebbe potuto fare niente. L'urlo della donna l'aveva ridestata dai suoi pensieri e così, all'ennesimo “Scappa!”, era uscita dalla finestra e aveva cominciato a correre in quel bosco che era la sua seconda casa.
Il respiro era rotto dalla fatica, i polmoni le bruciavano e le gambe sembravano non reggerla più. Ma continuava a correre, come le aveva detto sua madre.
La sua mente si rivolse a quella donna che tanto amava e che tanto la amava: sperava che sarebbe riuscita a sconfiggere quei ninja, che sarebbe tornata a prenderla, e così avrebbero potuto ricominciare a vivere normalmente, insieme.
Il sorriso le morì sulle labbra quando sentì le risate sguaiate dei tre. La stavano inseguendo, e sembravano molto vicini.
Aumentò la velocità, ai limiti dell'impossibile, animata da rabbia e dolore. Dagli occhi color pece sgorgavano lacrime amare, che le rigavano il volto.
- È inutile che scappi, ragazzina, tanto ti prendiamo!
Altre risate si levarono alle sue spalle, sempre più forti.
Girò la testa per constatare la distanza che la divideva dai suoi inseguitori, ma inciampò e cadde carponi, maledicendosi per non aver visto la radice in quel luogo che conosceva come le sue tasche.
Non fece in tempo a rialzarsi che i tre le furono addosso.
Si voltò, vedendo i loro sguardi minacciosi, e indietreggiò di qualche passo, andando a sbattere contro il tronco di un albero.
Uno di loro era di fronte a lei, un'orribile cicatrice che gli solcava il viso, le labbra incurvate in un sorriso crudele e gli occhi spietati che la squadravano dall'alto al basso.
Ai lati, leggermente più indietro, c'erano gli altri due, pronti a scattare nel caso in cui avesse tentato di fuggire.
Era in trappola.
Ma se c'era qualcosa che sua madre le aveva insegnato era non arrendersi mai e continuare a combattere sempre.
E certamente non poteva rinunciare così facilmente, quando sua madre probabilmente aveva dato la vita per lei.
I suoi occhi si tinsero di rosso, in essi si poteva leggere una grande determinazione.
Era consapevole del fatto che contro tre le possibilità di vittoria erano scarsissime, ma non per questo avrebbe reso loro la vita facile.
- Cavolo! Ho capito perché il Boss la vuole, questa marmocchia ha lo Sharingan! - disse quello rivolto ai suoi compagni. - Ma non credere di riuscire a batterci solo perché sei un'Uchiha, ragazzina!
Si lanciò all'attacco, ma la ragazza, con sua grande sorpresa, riuscì a prevedere il colpo e lo schivò agilmente.
L'uomo, sconcertato, continuò ad attacarla, ma senza successo: i suoi occhi prevedevano tutte le mosse del nemico.
Dopo aver assestato un potente calcio allo stomaco del ninja, gli altri due, divertiti dal fatto che il loro compagno non riuscisse a colpire una ragazzina, le si fiondarono addosso.
Si sentiva forte come non mai: riusciva a tenere testa persino a due shinobi, lei che non aveva mai imparato niente dell'arte dei ninja. Ma quando l'uomo con la cicatrice si rialzò e ritornò all'attacco, lo scontro cominciò a farsi più difficile e pericoloso.
Era provata dalla corsa e da quei minuti di combattimento e loro sembrarono accorgersene, visto che avevano aumentato il ritmo, finché un pugno non la colpì in faccia, scaraventandola al suolo.
L'uomo la sollevò per il collo, con un ghigno che rendeva più brutta la sua faccia già deturpata. Prese un kunai dalla bisaccia e lo puntò alla gola della ragazza, pronto a farla finita.
Non fece in tempo ad inveire di nuovo contro di lei che una spada lo trapassò.
Lasciò la presa sulla ragazza, che cadde malamente a terra, e, quando la spada uscì dal suo petto, si accasciò al suolo, esanime, in una sempre più crescente pozza di sangue.
La ragazza poté finalmente vedere il volto del suo salvatore: un bel ragazzo, magro e slanciato, con i capelli scuri, gli occhi nerissimi, che non lasciavano trasparire nessuna emozione, e un coprifronte di Konoha.
Dietro di lui, due biondini, completamente identici, avevano atterrato gli altri due ninja.
Era felicissima, avrebbe voluto saltare addosso al moro, che si stagliava imperturbabile di fronte a lei, e ringraziarlo, ma il suo corpo non voleva muoversi e la sua gola si era fatta terribilmente secca.
Vide lo sguardo sorpreso del ragazzo mentre si avvicinava a lei.
Poi fu il buio.