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Autore: Giuls_4292    08/10/2013    2 recensioni
Poi prese a baciarle il collo, lentamente, facendola sussultare e distrarre dalla sua contemplazione dell’infinito.
Lily abbassò le palpebre, abbandonandosi a quel piacevole contatto, consapevole che fosse un altro semplice gesto d’amicizia. Ma poi la strinse più forte e cominciò a porsi delle domande: “E se Nate ricambiasse i miei sentimenti?”, “È il mio migliore amico, non potrebbe mai innamorarsi di me, giusto?”.
Nate si bloccò, scosso da un pensiero: “Lei non vuole”.
- Lily, ti voglio bene. – mentì, scrollato dalla necessità di farle sapere che a lei ci teneva.
“E io ti amo. Che brutti scherzi che ci gioca il cuore, eh?” pensò Lily, che intanto aveva posto fine ai suoi dubbi: solo amicizia. Null'altro.
*Storia fantasy-romantica. Perdonatemi per l'assenza di immagini, ma non sono molta brava con il computer... Spero vi piaccia.*
Genere: Fantasy, Horror, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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LILY
 
 
 
Lily aveva un debole per le cose delicate, perché con quella mente colma di pensieri pudichi e mielosi che si ritrovava le riusciva difficile non fluttuare tra le nuvole, e considerando la vita semplice che viveva non capitavano spesso occasioni che potessero impedirle di farlo.
Viveva con la nonna, che l’accudiva dal giorno in cui sua madre se n’era andata per sempre, lasciandola sola con un padre che se ne avesse avuto l’occasione non avrebbe esitato a barattarla per un singolo sacchetto di monete d’oro. Così Lily, scombussolata dall’atteggiamento del suo unico genitore, si era rifugiata da sua nonna, che le aveva sempre voluto bene incondizionatamente.
La dimora della nonna era calda e accogliente, sia durante la stagione fredda che quella calda. Lily considerava il giardino che l’attorniava un paradiso di fiori dai colori e dai profumi più particolari e delicati; tra di essi spiccavano le rose, i gigli, i tulipani, le lavande. E i suoi preferiti: le peonie bianche; probabilmente perché le ricordavano sua madre. La donna era solita coglierle e comporne degli adorabili fasci o crearne dei fermagli, che a loro volta le affibbiavano una delicata aurea di profumo che le impregnava i capelli e giungeva al piccolo nasino di una Lily di cinque anni. Quando poi la lasciò, la bambina cominciò a coglierle lei e ad infilarsele tra le lunghe e crespe ciocche di capelli dello stesso colore dell’oro, in modo da rammentarle il dolce profumo della mamma.
Gli alberi del giardino erano poi tempestati di albicocche, e di nessun altro frutto… Lily non ne aveva mai dedotto la ragione, eppure comprendeva che il giardino non aveva bisogno di altri frutti: le albicocche erano grosse e di un colore timbrico, succose e incredibilmente dolci.
Le piaceva far compagnia alla nonna, ma mai quanto rifugiarsi in spiaggia… o meglio, nella baracca del nonno di Nate, il suo posto preferito in assoluto.
Nate aveva un paio d’anni in più a Lily, alto, capelli scuri e occhi azzurri penetranti. Si erano conosciuti un mattino del 1943, durante il quale un’ingenua ed innocente Lily di soli otto anni, incuriosita e attirata verso gli scogli dal profumo delle cozze maturate e pronte per essere raccolte, che tra l’altro non gradiva neppure mangiare, fu morsicata sul braccio da una tarantola.
Non riuscendo a muoversi a causa del dolore quasi allucinante, aveva lanciato un grido d’aiuto a chiunque fosse nelle vicinanze. Dalla punta di uno scoglio, scorse il capo di un bambino di circa dieci anni osservarla con meraviglia e preoccupazione. Le chiese come si chiamava e cosa le era successo, per poi aiutarla ad alzarsi e a camminare fino ad una piccola baracca dietro la scogliera.
Nate l’aveva portata da suo nonno, che le aveva immediatamente somministrato una particolare lozione alle alghe marine, viscida e puzzolente, ma sorprendentemente curativa. Lily non sapeva se essere spaventata o riconoscente, così mostrò entrambe le emozioni: la baracca era angusta e traboccante di oggetti bizzarri probabilmente provenienti dal mare; il nonno era zoppo e parecchio anziano, ma lucido. Quest’ultimo parve incuriosito dall’atteggiamento della bambina, così cominciò – e continuò per tutta la mattinata – a raccontarle macabre storie di vascelli fantasma, tesori maledetti, vecchi lupi di mare e mostri marini, storie che il nipote aveva già ascoltato innumerevoli volte, ma che nonostante ciò lo travolgevano come un uragano.
Da quel giorno, Lily faceva visita al suo amico ogni giorno, all’alba o al tramonto: si incontravano all’alba per nuotare o al tramonto per esplorare il percorso terrestre (Nate riteneva che le cose più interessanti sbucassero solamente quando non c’era luce: era più semplice incontrare del mistero).
E nonostante l’età continuasse ad avanzare impetuosamente, i due bambini rimasero tali, e l’unica cosa che si modificò fu il loro aspetto fisico e la loro voce: Nate divenne piuttosto muscoloso, alto, la mascella ben squadrata e la voce più profonda. Lily assunse prosperose forme, le labbra sottili divennero carnose e i capelli non erano più crespi e pomposi, ma lisci e lunghi.
E credo sia inutile dire che iniziarono a provare qualcosa l’uno per l’altro, ma senza darlo a vedere, a causa del terrore di rovinare una splendida amicizia che durava da ben otto anni.
Lily cominciò a vedere Nate sotto una luce differente: il cuore le palpitava rapidamente ogni volta che increspava quelle labbra perfette in un dolcissimo sorriso, ogni volta che i suoi occhi color ghiaccio penetravano nei suoi, ogni volta che la sua mano le accarezzava delicatamente i capelli. Soffriva in silenzio, perché sapeva che il cuore di lui non sarebbe mai sussultato nello stesso modo in cui batteva il suo. Lei era dell’idea che Nate la vedesse come la sua migliore amica, e basta.
Ma si sbagliava… perché mentre Lily elaborava tutti quei complessi mentali, lui la desiderava più ardentemente di quanto lei non potesse neanche lontanamente immaginare. E il ragazzo più che soffrire, si irritava! Tentava di farle dedurre dai suoi atteggiamenti l’ardente desiderio che lo attanagliava, ma lei pareva non accorgersi di nulla. Il difetto di Lily era che non era mai stata sicura di sé. Era sempre stata impacciata, svampita, e Nate l’amava per questo, nonostante non fossero dei pregi.
Lui non era timido. Per niente. Lui era sfacciato, veemente, coraggioso ed estremamente protettivo nei confronti della sua migliore amica, nonché ragazza che amava; ma lei vedeva tutti questi gesti come degli atteggiamenti puramente affettuosi, non amorevoli.
Più i giorni passavano, maggiore era il suo impulso di stringerla forte a sé, mettere da parte ogni formalità e baciarla come non aveva mai fatto con nessuna. L’avrebbe custodita come la gemma più preziosa degli abissi…
 
- Profumi di albicocche – le disse per l’ennesima volta Nate. Seduto sulla sabbia, la schiena contro uno scoglio, il corpo minuto di Lily tra le braccia, le labbra fra i suoi morbidi capelli.
- È uno shampoo che prepara mia nonna con i frutti e i fiori del nostro giardino. Non ha mai voluto svelarmi la ricetta – ripeté la ragazza sorridendo. Tra le sue braccia si sentiva protetta e il suo stomaco pareva essere colmo di quelle graziose bestioline che spesso si divertono a volteggiare in tutti quelli delle ragazze innamorate.
Lily osservava il mare con sguardo assente: era limpido e piatto come una tavola, e se non ci fosse stato l’infinito ad accarezzarla, non sarebbe stato difficile confonderlo con un lago. Il naturale calore dei raggi solari rimanenti, che presto sarebbero svaniti perché prossimi al tramonto, si rifletteva sull’onda cristallina, che a pause s’infrangeva sulla riva di sabbia. I detriti e le rimanenze di colorate conchiglie giacevano imperterriti sulla sabbia color ebano, mentre l’aria era impregnata dell’intenso profumo che gli scogli bagnati dall’acqua salmastra emanavano.
Nate, invece, studiava il volto della ragazza. Ne esaminò ogni singolo tratto: la cascata di morbidi e lunghi fili di topazio che le incorniciava il viso candido, le lunghe e folte ciglia chiare le attorniavano i grandi occhi grigi incavati, il piccolo naso all’insù, le rosee labbra carnose e il mento pronunciato.
Poi prese a baciarle il collo, lentamente, facendola sussultare e distrarre dalla sua contemplazione dell’infinito.
Lily abbassò le palpebre, abbandonandosi a quel piacevole contatto, consapevole che fosse un altro semplice gesto d’amicizia. Ma poi la strinse più forte e cominciò a porsi delle domande: “E se Nate ricambiasse i miei sentimenti?”, “È il mio migliore amico, non potrebbe mai innamorarsi di me, giusto?”.
Nate si bloccò, scosso da un pensiero: “Lei non vuole”.
- Lily, ti voglio bene. – mentì, scrollato dalla necessità di farle sapere che a lei ci teneva.
“E io ti amo. Che brutti scherzi che ci gioca il cuore, eh?” pensò Lily, che intanto aveva posto fine ai suoi dubbi: solo amicizia. Null’altro.
In risposta, Lily sorrise e gli strinse la mano affettuosamente. Poi si sciolse dal suo abbraccio e si alzò. Pulì con le mani la veste bianca che indossava e porse una mano a Nate, che era rimasto a guardarla.
- Alzati, è ora della nostra escursione. – disse Lily.
- Non possiamo saltarla, oggi? – chiese speranzoso Nate – Le facciamo ogni pomeriggio e non c’è mai nulla di nuovo! Io proporrei di rilassarci in baracca e ascoltare qualche storia del nonno.
- Ma sono sempre le stesse!
- Vale anche per le escursioni.
Lily poggiò le mani sui fianchi e alzò un sopracciglio.
Nate sbuffò, ma poi un’idea gli balenò in mente: - Facciamo un’escursione marina!
- Ovvero? – chiese Lily confusa.
- Hai presente le grotte che a volte visitiamo la mattina quando nuotiamo?
Lily annuì, rammentando le volte in cui si rifiutava di entrare a causa della sua lieve claustrofobia. Poi Nate le faceva notare che non erano così anguste come credeva e che poteva entrarci benissimo.
- Magari al tramonto hanno un aspetto diverso! Ti va di nuotare, o hai troppo freddo? – chiese Nate speranzoso.
- Sai bene che non è il freddo il problema. – rispose Lily secca.
- Ti ripeto per l’ennesima volta che non è chiusa del tutto, dato che affaccia sul mare!
Lily esitò un paio di volte prima di acconsentire. Nate ne fu entusiasta, così non perse tempo a sfilarsi le scarpe e la maglietta e a gettarsi in acqua.
Osservò Lily liberarsi del leggero abitino di cotone. Avendo la carnagione chiarissima, il costume – bianco – era quasi dello stesso colore.
Impiegò tempo maggiore ad entrare in acqua. Quando raggiunse Nate, lui non perse tempo ad avanzare, diretto all’ultima grotta incastonata nella lunga scogliera.
Nate nuotava rapidamente, ma Lily non trovò difficoltà nello stargli dietro, dato che lo aveva fatto innumerevoli volte.
Giunsero in poco tempo all’apertura della grotta che avevano già esplorato in precedenza, con la differenza che questa volta lo avrebbero fatto al buio.
- Nate, sei sicuro…? – balbettò incerta Lily, che si reggeva alla scogliera, stanca per aver nuotato abbondantemente.
- Sei con me, Lily. Non ti succederà nulla, okay? – la rassicurò il ragazzo, rivolgendole uno sguardo di conforto.
Lily annuì e gli diede ragione mentalmente. “Sono con lui” si rassicurò.
Entrarono insieme nella grotta. Lunghe stalattiti calavano dal soffitto di pietra grigia, che si rifletteva nell’acqua cristallina completamente ombrata. Una tonda e bianca luna piena splendeva chiara nel cielo dipinto da numerose sfumature: il tramonto colorava il cielo di rosa, arancio, azzurro e blu, mentre anche l’ultimo raggio di sole svaniva dietro l’orizzonte.
Una cosa era strana: il sole era calato troppo rapidamente. Appena Nate e Lily erano entrati nella grotta, era letteralmente balzato dietro la marina e il buio aveva preso il sopravvento.
Nate notò che Lily iniziava ad agitarsi, dato che si era letteralmente aggrappata alla sua schiena.
- Sta’ tranquilla, Lily. C’è la luna ad illuminare la grotta. – tentò di rassicurarla Nate.
- Ciò che mi spaventa è il fatto che il buio sia arrivato da un secondo all’altro: solo un minuto fa c’era il sole, Nate.
Il ragazzo deglutì. Fortunatamente l’acqua era bassa, così che Nate non dovette sforzarsi per tenere Lily sulla schiena.
E fu allora che lo udirono: una melodia. Rilassante e sublime. O meglio un canto. Sembrava lirico.
- Nate, senti anche tu?
Ma Nate pareva essersi improvvisamente sconnesso dal resto del mondo. I suoi occhi fissavano il vuoto e le braccia avevano perso sensibilità, poiché non erano più in grado di reggere le gambe di Lily.
- Nate? – lo chiamò Lily. Scosse una mano davanti al viso di Nate, ma questo rimase impassibile.
- Che ti succede? Nate? – scese dalla sua schiena e avanzò piazzandosi davanti a lui. Notò l’espressione vacua dipinta sul suo volto, gli occhi chiari fissi su un punto inesistente, il resto del corpo immobile.
Poi il ragazzo prese ad avanzare. Pareva intento a raggiungere la fine della grotta, ma senza pensare che Lily ne era terrorizzata.
- Nate, non puoi andare laggiù! – lo avvertì Lily, che non comprendeva cosa stesse accadendo.
Il canto quasi disumano diveniva sempre più intenso man mano che si avvicinavano alla fine della galleria, ma Lily non riusciva nemmeno ad immaginare da cosa o da chi potesse provenire.
Erano quasi al limite quando Lily riuscì finalmente a distinguere nell’oscurità il viso sfocato di una donna che emergeva dalla superficie dell’acqua: cantava intensamente con la bocca quasi spalancata, e il suo canto era piacevole e stordente contemporaneamente. I suoi occhi di un verde acceso scintillavano nell’oscurità, e Lily notò dopo, quando la donna cessò per un momento di cantare e allargò le labbra in un sorriso maligno, che nella bocca erano presenti due file di denti bianchissimi messi in evidenza dai canini estremamente lunghi e appuntiti. A parte il contesto, era davvero bellissima: scura di pelle; i lunghi capelli corvini erano tirati all’indietro dall’acqua; era appoggiata ad una sporgenza, priva di reggiseno. Poi Lily notò con profondo stupore che sulle sue braccia erano presenti delle strane escrescenze, simili a delle pinne, accerchiate poi, su tutta la pelle, da squame argentee e verdi.
L’eco della sua voce si spense lentamente nella grotta, ma Nate non dava segni di conoscenza.
- Nate, ti prego, andiamo via – sussurrò Lily aggrappandosi al braccio dell’amico.
La creatura rise sonoramente, mostrando bene i due lucenti canini. Lily, terrorizzata, si chiese che genere di mostro potesse essere la creatura davanti ai loro occhi. Ripensò rapidamente alle storie che innumerevoli volte il nonno di Nate aveva raccontato loro… “Ninfe, Naiadi, Nereidi… Pensa, Lily, pensa!” rifletté Lily. Possibile che le storie che il nonno aveva raccontato non fossero solo leggende?
Continuava a scrollare il braccio di Nate, ma lui pareva completamente in trance, privo di cervello.
Non riusciva a crederci… aveva davanti ai propri occhi un mostro marino. Se avesse potuto vedere cosa aveva al posto delle gambe avrebbe potuto carpirne qualche nome.
- Lui non andrà via, umana. – disse la creatura sorridendo malignamente – Il mio canto lo ha attirato fin qui, e non so perché sei venuta anche tu. Beh, più carne per noi.
Lily deglutì. Si aggrappava saldamente al braccio di Nate, che continuava a non battere le palpebre.
Il mostro tolse le braccia dallo scoglio e si mosse verso destra. Lily fu in grado di scorgere gli arti inferiori della creatura: una lunga coda verde scuro ricoperta di squame e terminante con una pinna dorsale. Aveva il torace che brillava di verde e argento, ricoperto da una corazza sottile come un velo, ma più spessa sui seni.
“È una sirena” rammentò Lily “È chiaro”, maggiormente terrorizzata e saldamente aggrappata al braccio dell’amico.
Ma non una sola… dalla superficie dell’acqua cominciarono a spuntare diverse teste dai grandi occhi brillanti e i canini splendenti nell’ombra. Poi, improvvisamente, una sirena dai capelli rosso fiammante balzò al collo di Nate, spalancando le labbra in una sorta di ruggito.
Lily gridò e, istintivamente e scioccamente, ficcò le unghie nella pelle squamata della sirena… errore madornale, perché spinse il resto del branco ad attaccarli.
Nate tornò in sé quando la creatura marina affondò i denti nella sua carne. Gli sfuggì un unico, flebile gemito e gli occhi riacquistarono colore. Senza sforzi, se la scrollò di dosso, gettandola contro il muro di pietra.
Subito dopo, un’altra sirena si aggrappò al suo collo, e poi un'altra, e un’altra ancora, finché non fu più in grado di muoversi senza fatica. Allora gli risultò difficile scrollarsele di dosso, fino a quando in mente non gli balenò un pensiero: Lily.
Si guardò attorno cercandola con lo sguardo, senza far caso ai morsi che le sirene gli stavano recapitando e al sangue che sgorgava senza sosta dalle sue braccia e dal suo torace. Gli graffiavano, gli affondavano i denti nelle braccia e nel collo e urlavano come forsennate. Ma lui pareva quasi non accorgersene, perché pensava solamente a dover salvare Lily.
La vide impegnata in un duello contro una sirena dai capelli argentei. Notò la chioma di Lily intrisa d’acqua e sangue, così come il suo corpo pallido.
Il silenzio della grotta si era gremito di urla, dolore, terrore. Le sirene si divincolavano nell’acqua e tentavano di afferrare Nate, che le rispediva all’altro capo della grotta senza fatica: per essere forti, erano magre come dei fuscelli.
Raggiunse Lily e la strappò dagli artigli della sirena dai capelli d’argento, che non si arrese a rigettargli contro il suo corpo.
- Nate, stai be… - stava per dire Lily, bloccata poi dal resto delle sirene che tentavano di braccarli.
Il ragazzo afferrò un aguzza e grossa pietra, strappata dalla scogliera, e la ficcò direttamente nello stomaco della creatura che stava per assalire Lily. Quest’ultima si portò una mano alla bocca, quando la sirena dai capelli d’argento rimase con le labbra spalancate e gli occhi completamente vuoti, perse tutto il suo colore divenendo scura come la pece, e poi, dissolvendosi in una chiazza d’acqua marrone, lentamente si unì alla sabbia sul fondale.
Anche la sirena dai capelli rossi fece la stessa fine, riuscendo però a strappare un pezzo di carne dal braccio già insanguinato di Nate.
Dopo di lei nessun’altra sirena osò avvicinarsi ai due, anzi, si rifugiarono dietro la sporgenza su cui era poggiata quella che li aveva attirati fin lì col canto. Quest’ultima digrignò i denti e scese dallo scoglio.
Nate, che si era piazzato davanti a Lily, rimase impassibile sotto lo sguardo tagliente del mostro, che non perse tempo a sprofondare sotto la superficie, seguito dal resto del branco, e a dirigersi estremamente veloce, sorpassando incolumi i due ragazzi, verso l’apertura della galleria.
Nate si voltò immediatamente verso Lily, stringendola tra le braccia come non aveva mai fatto prima.
- Lily, stai bene? – le chiese fissando preoccupata i suoi specchi d’argento, che lacrimavano rigando le guance bagnate e graffiate.
Il suo corpo minuto era ricoperto di graffi e morsi. In alcune parti delle braccia mancavano addirittura dei pezzi di pelle, che creavano dei profondi squarci rossi come le sue labbra sanguinanti.
Nate non era messo meglio: le sirene gli avevano completamente squarciato il braccio, tanto che gli riusciva difficile muoverlo.
Poi notò che Lily teneva sollevata una gamba.
- Sì, sto bene – disse abbassando lo sguardo.
Nate la sollevò e la poggiò sulla sporgenza. Le esaminò la gamba e, con orribile disgusto, notò che il ginocchio non aveva più pelle: l’osso era visibile e le bruciava ardentemente.
- Lily… riesci a muovere la gamba? – gli chiese già consapevole della risposta.
La ragazza strinse i denti e scosse piano la testa. Mentre Nate le tastava con estrema delicatezza il ginocchio, tratteneva profondi gemiti di dolore, strizzando gli occhi e tenendosi allo scoglio.
Il ragazzo portò le dita alle sue labbra, accarezzando lievemente le screpolature sanguinolenti che si erano formate.
E poi non resistette. Avvicinò il suo viso a quello di Lily e catturò le sue morbide labbra in un dolce bacio. Nonostante il sapore del suo sangue e l’acqua salmastra che le impregnava la pelle, erano dolci come il miele.
Il cuore di Lily sussultò impazzito, perdendo qualche battito. Non era in grado di credere a ciò che stava accadendo. Così ebbe il terrore che da un momento all’altro potesse svegliarsi e accorgersi che era un sogno. Circondò il collo di Nate con le braccia e rispose al suo bacio con mellifluità.
Il ragazzo le accarezzò la schiena, stando attento alle ferite. Erano entrambi così fragili in quel momento, eppure così masochisti.
- Lily, non è vero che ti voglio bene. – disse Nate tra le labbra della ragazza.
Lily accarezzò i capelli bagnati di Nate e penetrando i suoi occhi in quelli color ghiaccio di lui rispose: - Nemmeno io te ne voglio, Nate.
Lentamente, le sbottonò i gancetti del reggiseno, gettandolo nell’acqua. Non lasciando le sue labbra, Nate le prese con delicatezza i seni tra le mani e ne carezzò le cicatrici che pian piano andavano formandosi. Col consenso di Lily, ci lasciò una dolce scia di baci.
La ragazza accarezzò il fisico a scacchiera di Nate, evitando accuratamente le ferite fresche che gli squarciavano il petto. Ma lei era la sua medicina.
Nate non fu capace di resisterle. Le sfilò anche il pezzo inferiore del costume, come lei fece con il suo.
Avevano bisogno l’uno dell’altro, e tra un bacio, una carezza e qualche piccolo, innocente morso anche quella grotta così angusta parve il luogo più magico che un umano non avesse mai potuto neanche lontanamente immaginare. Quel piccolo spazio era occupato dalla passione e dai baci ardenti che Nate e Lily si scambiarono per interminabili istanti.
Nel freddo si scaldarono e nel sangue si curarono.
Ogni razionalità fu messa da parte e l’amicizia che li aveva legati per otto lunghi anni svanì come per magia per lasciare spazio al sentimento più ardente e tremendo che possa esistere: l’amore.
 
Ma ciò che sfuggiva, sfortunatamente, alle loro menti, erano le parole del nonno di Nate in una delle sue storie, che alla fine non si erano affatto rivelate delle semplici leggende: “La giovane Diane non era consapevole del fatto che presto avrebbe dovuto lasciare la sua dolce metà: sirene ed umani non avrebbero mai potuto convivere… la sua fame sarebbe aumentata ogni giorno che avrebbe trascorso al suo fianco, e così la carne di Ethan ogni giorno più appetitosa.”
“Diane non era consapevole del fatto che presto il veleno della sirena che le aveva infettato il braccio si sarebbe insinuato per sempre nel suo spirito.”
“L’avrebbe resa esattamente come lei: un mostro dalla pelle verde e squamosa, con una lunga coda di pesce al posto delle gambe e un paio di appuntiti e scintillanti canini pronti a mordergli la pelle.”
“Il canto non era stato fatale per Ethan, ma il morso lo era stato per Diane.”
Ben presto sarebbe divenuta terribile come una di loro… Ah! Ragazzi miei. Se mai doveste avere a che fare con una sirena, tu, Lily, dovrai starne alla larga più di Nate, perché semmai dovesse iniettarti del veleno, diverresti crudele come lei!”
Allora i due bambini erano scoppiati a ridere e in parte avevano creduto alla storia. Ma col tempo, le leggende ti risultano semplici leggende.
Dimenticare le parole del nonno costò loro caro.
 
La pelle di Nate era dolce, allettante… Lily fremeva dall’eccitazione. Sulle sue braccia gli squarci lasciati dalla sirena erano quasi scomparsi, o meglio erano stati coperti da un sottile strato di squame argentee. I suoi occhi grigi brillavano nell’oscurità e le sue gambe pian piano si stavano unendo in un’unica, lunga pinna dorsale.
Nate si allontanò dal suo viso per poter scorgere quel grosso arto inferiore. Rimase basito, privo di parole da rifilarle.
Il costume bianco era svanito nell’acqua e i seni erano coperti da uno strato più spesso di squame verdastre e argentee, che si assottigliava per tutto il resto del torace.
Era terribilmente bella.
Nate la fissava incantato, mentre lei teneva le palpebre socchiuse.
- Cosa ti hanno fatto… - mormorò il ragazzo in preda ad una crisi di panico.
Lily aprì gli occhi e osservò la paura dipinta sul volto di lui.
- Ti amo, Nate. Non potrei mai farti del male… - disse Lily.
Lacrime salate le rigarono il volto. Un’espressione malinconica si era tatuata sul suo volto non più pallido.
- Ti prego, non lasciarmi! Pensa a ciò che abbiamo appena fatto… ti ho donato me stessa– lo supplicò tendendo una mano verso Nate. Era seduta con la schiena contro il muro di pietra della galleria, con una forte ed intensa speranza accesa dentro di sé che il suo amato non l’abbandonasse.
Era combattuta, oltretutto, dal desiderio di mordere la sua carne. Ma non l’avrebbe fatto… lo amava troppo.
Il problema stava nel convincere lui, che intanto, fra un ricordo e l’altro, aveva rammentato la storia del nonno.
- Lily, io… - ma non fu in grado di continuare la frase. Quando finalmente ebbe il coraggio di guardarla negli occhi, vide questi brillare come dei diamanti.
La ragazza abbassò lo sguardo, ormai delusa dalle sue esitazioni. Staccò la schiena dal muro di pietra e si avvicinò con cautela a Nate. Vide con orrore che quest’ultimo si spostava.
Profondamente ferita, si allontanò con le lacrime agli occhi e, gettando la testa nell’acqua, lasciò per sempre il suo migliore amico.
Lo avrebbe amato per sempre, e così avrebbe fatto lui.

 
 
 
 
 
*Spazio autrice*
Premetto immediatamente che questa NON è la mia prima Fan Fiction. Se non ne trovate nel mio profilo è perché ho una scarsissima autostima e le storie che scrivo raramente credo che potrebbero piacere (io le adoro).
Non ho molto da scrivere… posso dirvi che se mai vi doveste imbattere in una mia storia, questi non sarà mai a rating rosso.
Se state leggendo questo spazio è perché siete arrivati fino alla fine di questa romantica e tragica storica (ho un debole per gli amori dolorosi) e non sono così terribile come penso.
Vorrei però che me lo dimostraste… gradirei infinitamente delle recensioni, anche brevi! Spero davvero che vi sia piaciuta questa One Shoot, perché ci ho lavorato parecchio…
Infine, distribuisco un biscotto a chiunque si sia soffermato a leggere questo piccolo pezzo della mia misera arte e una torta alle fragole a chi ne farà una recensione (se ne riceverò… in caso contrario credo che cancellerò lo storia).
Un bacio
Giuls.
  
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