Storie originali > Generale
Ricorda la storia  |      
Autore: BekySmile97    09/10/2013    3 recensioni
Rimangono per un po’ così, seduti entrambi a contare l’impossibile senza guardarsi, fin quando la ragazza, per un minuscolo attimo, spezza il silenzio domandandogli: “Ti ricordi cosa mi avevi promesso?”
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Storia vincitrice del Premio Mentore nel concorso "Misfit Contest" indetto da Lilith in Capricorn.

Con il conforto di un cielo che resta lì  
Words like violence
Break the silence
Come crashing in
Into my little world
Painful to me
Pierce right to me
Can’t you understand
Oh my little girl?
 
Notte.
Il cielo è blu scuro e luccicante di stelle.
Gli è sempre piaciuto il cielo: silenzioso, infinito, mutabile e pieno di segreti.
Come lui in un certo senso…
Guarda le stelle e le conta con la sicurezza di un bambino a cui hanno detto che il cielo e la luna sono delle perline appuntate da un gigante su una spessa coperta blu scuro incredibilmente grande.
Le conta come se la vita girasse intorno solo a quell’inutile sforzo che usa per ammazzare il tempo che tende sempre a scappargli via come sabbia tra le mani.
L’erba umida è stropicciata sotto il suo corpo e un venticello gli scompiglia silenziosamente i capelli, mentre l’aria umidiccia di giugno odora di superalcolici; la tranquillità della sera è spezzata solamente da un lontano rimbombo di una canzone da discoteca che sembra non terminare mai mentre il neon dell’insegna traballa e lentamente si spegne rendendo il cielo ancor più bello.
Senza dar peso a tutte queste distrazioni, lui conta tranquillo, senza pensare a nient’alto che al numero che pian piano aumenta nella sua testa.
È talmente concentrato che non la sente neanche sedersi rumorosamente accanto a sé.
Rimangono per un po’ così, seduti entrambi a contare l’impossibile senza guardarsi, fin a quando la ragazza, per un minuscolo attimo, spezza il silenzio domandandogli: “Ti ricordi cosa mi avevi promesso?”
Lui intanto continua a contare le perline con il naso all’insù, senza darle apparentemente corda.
Sa perfettamente cosa le aveva promesso, ma sa anche che non ne è capace.
Intanto, sospirando, lei si chiede per l’ennesima volta come mai è così attaccato al cielo e alla calma della sera: lei ama il sole, i rumori, la frenesia, le risate e tutto quello che sembra illuminarle la vita, mentre lui è il suo opposto, con quella calma maniacale, il silenzio che cerca in ogni cosa e la sua innata passione per i libri che ha letto e che leggerà.
Quindi come fa a rischiarare i suoi periodi bui come nessun altro?
Come fa a renderle la vita così incredibilmente bella e tremenda?
Domande su domande a cui trova un’unica e semplice risposta, che rischia di spezzarsi in piccoli frammenti se lui non farà quello che le aveva promesso.
Questo, intanto, continuando a seguire l’indice della mano sinistra che segna costellazioni immaginarie, alza la destra.
Sì.
“Allora perché non lo fai?” gli chiede nuovamente vedendolo continuare imperterrito il suo inutile lavoro.
Il silenzio cade tra loro come una coperta talmente spessa che il ragazzo si ritrova costretto a staccare gli occhi dal telo di stelle e a spiare il nero dello sguardo della ragazza, nella vana ricerca di una risposta all’interrogativo, nel tentativo di raccontarle tutti i suoi pensieri, di fare quello che gli chiede... ma non può, non ne è più capace.
Ha provato tante volte, troppe volte, spinto dalla gente sbagliata, da quel desiderio di cambiare che spesso lo prendeva la notte quando era solo con i suoi pensieri, e ormai farlo va contro tutto quello che ha costruito faticosamente negli ultimi anni.
La lingua rimane attaccata al palato e le corde vocali ferme e mute, arrugginite dal poco utilizzo e congelate in quella posizione di stallo fin troppo inutile.
Non può più farcela.
Eppure ci deve provare.
Deve farlo per lei.
Deve farlo per lui.
All I ever wanted
All I ever needed
Is here in my arms
Words are very unnecessary
They can only do harm
 
Sospira e scuote la testa, cercando di trovare il coraggio per farlo.
Alla fine, dopo una piccola lotta con se stesso, prende dalla sua tasca un piccolo blocco di carta bianca e scrive in un corsivo leggero e ordinato: “Non ci riesco.”
Lei legge alla luce del suo cellulare quell’ennesimo messaggio che la trascina giù, sempre più giù in un pozzo profondo e incolmabile.
“Ti prego…” sussurra con gli occhi lucidi muovendolo a pietà, prima di aggiungere con un fil di voce: “Non potremo giocare per il resto della nostra vita al telefono senza fili, lo sai questo vero?”
Lui comunque non ci riesce, si maledice per vederla soffrire e le da ragione in tutto, ma non ne è più capace.
Ha tante di quelle parole incollate sulla punta della lingua, pronte a volar via come un pezzo sottilissimo di carta velina e dolci come zucchero filato, ma pensanti come piombo sulle sue corde vocali inutilizzate da anni.
E intanto lei piange, si scioglie in piccoli e sottili singhiozzi perché non ce la fa più, non riesce più a capirlo, non riesce a comprendere perché un ragazzo così brillante e intelligente non sia capace di compiere la più semplice ed elementare delle azioni: parlare.
Lui la abbraccia, la stringe a sé cercando di consolarla, mentre lei mormora un “va bene” velato da lacrime salate di delusione e tristezza; ha solo bisogno di un po’ di tempo per guadagnare quei venti secondi di coraggio (*) che serviranno a non perderla.
Illuminato, scrive nuovamente sul blocco.
“Ti ho mai raccontato perché non parlo più?”
“No, non lo hai mai fatto.” risponde lei scuotendo la testa, basita da quello slancio generoso di fiducia.
Lentamente lui inizia a scrivere una parola, che diventa frase e racconto in pochi attimi di tempo che sembrano durare in eterno.
“Dieci anni fa ho smesso di parlare e sinceramente, in questo momento della mia vita, non saprei spiegarti il perché… probabilmente a quattordici anni devo aver pensato che fosse l’unico modo per ricordare e ricordarmi di aver perso un genitore per la violenza delle parole. Non riuscivo a sopportare il fatto che mio padre, a causa di una lunga ed inutile discussione, si fosse ucciso; tutto questo accadde perché un altro architetto, invidioso dell’ultimo progetto di mio padre, cambiò un piccolo numero e lo fece ricoprire di ridicolo, mostrando ai suoi clienti come il progetto risultava instabile e pericoloso. Si è impiccato a causa di una diatriba tenuta con parole tali da portar alla rovina la nostra famiglia e da farlo precipitare in un abisso di tristezza, paura e incapacità di vivere.  Tutto per colpa di una stupida frase urlata al momento sbagliato nel posto sbagliato. Nei pochi giorni che passarono tra la sua morte e il funerale capii che ogni cosa che dicevo veniva pesata, controllata e rigirata fino a fargli perdere significato... tutto quel tempo passato a spiegare cosa fosse accaduto, tutte quelle parole sprecate perché la gente non riusciva a capirne il senso. “Le parole sono veramente inutili. Possono solo ferire” canta la mia canzone preferita, anche prima della tragedia. Dopo la cerimonia funebre smisi di parlare, chiusi la mia bocca per sempre dopo aver detto a mia madre che le volevo bene e promisi a me stesso che non avrei mai detto neanche una parola pur di non sentirle volar via sprecate. Ecco, in sintesi, la mia storia... spero solo che dopo questo non inizierai a pensare che sono un pazzo furioso…”
 
Vows are spoken
To be broken
Feelings are intense
Words are trivial
Pleasures remain
So does the pain
Word are meaningless
And forgettable
 
Lei legge calma, concentrata e pronta a qualsiasi cosa lui le scriva.
Le lacrime si seccano e i palmi puliscono il viso mentre quella piccola serie di grandi rivelazioni le spalanca la porta che guarda in una dimensione misteriosa ed affascinante.
“Non sei pazzo… hai solo un modo diverso di vedere il mondo. Per esempio a me pare tremendamente insensata la tua avversione per le discoteche e il tuo disprezzo per chi non riesce a tenere la bocca chiusa, ma per altri può sembrare una cosa normale…” mormora aprendosi in un piccolo e tenero sorriso, mentre gli occhi le si illuminano per la fiducia che le ha dato.
“Sai, forse stasera ho tirato un po’ troppo la corda. Scusami se ti ho portato con me, ma volevo averti vicino durante questa festa di fine anno... forse hai ragione a non voler parlare...” continua mesta dopo un attimo, appoggiando la sua testa sulla spalla di lui, stretta in un abbraccio tenero e pieno di calore.
Lui la stringe ancor di più e scrive: “No, non scusarti: hai fatto bene a portarmi con te. Avevo bisogno di cambiare aria, di provare almeno una volta quella che voi amate chiamate “vita”… peccato che i tuoi compagni non siano come te.”
“Come in che senso?” chiede maliziosa dopo aver letto il messaggio.
Lei è fatta così, ogni cosa che riesce ad illuminarle la vita cancella le più grandi disgrazie; anche una frase messa al posto giusto nel momento giusto può risultar più utile di una giornata passata a ridere e scherzare con gli amici.
“Bellissime, deliziosamente intelligenti e testarde come un mulo.” scribacchia sorridendole di nuovo.
Immediatamente prende di nuovo il blocco e scrive un’altra cosa, mentre lei ridacchia contenta: “Ti ricordi la prima volta che si siamo incontrati? Tu eri in prima liceo e io in quinta… quando mi hai visto seduto per terra a leggere in mezzo a tutta quella gente che faceva avanti indietro ti sei seduta affianco a me e hai iniziato a parlarmi come se niente fosse. Mi ricordo ancora la tua faccia quando ti ho scritto su un pezzo di carta che ero muto per scelta…”
Scoppiano a ridere insieme, scatenando quel simpatico coro che non sentono tanto spesso.
“Sei stata incredibile: hai passato un anno a tentar di farmi parlare solo perché ti eri intestardita e avevi deciso che ci saresti riuscita, fosse anche l’ultima cosa che facevi.” scrive ancora, mentre lei sorride divertita.
Rilassandosi e perdendosi nei ricordi inizia a contar le stelle come se niente fosse, cercando di frenare la domanda che le rode il cervello.
“Come farai?” chiede dopo un attimo di esitazione.
“A far cosa?” scrive lui seguendo la traiettoria ben conosciuta dei pensieri della ragazza.
“A vivere in questo mondo. Per adesso è stato relativamente facile: sei riuscito a fare il liceo, in un certo senso, tranquillamente; hai fatto mormorare di te corridoi e classi intere e hai distrutto ogni possibile logica di quegli uomini che chiamiamo “professori”, ma poi? Già adesso hai dei problemi… quindi come farai ad andare avanti in un mondo in cui la cosa più importante è saper comunicare con quelli che ti stanno davanti?” domanda preparandosi alla tempesta.
“Farò come ho sempre fatto, come sto facendo con te.” scribacchia lui rendendo il punto finale più nero e marchiato possibile, segno che non vuole portare avanti questo discorso già fatto altre volte.
Ma, sospirando, lei riprende: “Non puoi farla così facile. Forse ti sembrerò una mamma chioccia preoccupandomi così tanto e adesso mi odierai per la frase fatta che sto per usare, ma se non l'hai ancora capito qui si tratta di noi due, non solo di te. Riesci a comprendere come mi sento?”
“No. E comunque non ti ho chiesto io di metterti con me!” ribatte forando il foglio e distribuendo dell’insulsa cattiveria gratuita uscita fuori nell’attimo sbagliato e che erompe ogni volta che qualcuno tocca un tasto dolente della sua vita fatta come un castello di carte esposto alla furia del vento.
Con una freddezza micidiale non sua, lei risponde: “Allora perché non mi lasci?”

All I ever wanted
All I ever needed
Is here in my arms
Words are very unnecessary
They can only do harm

 
Una stoccata perfetta, un colpo preciso che va a segno in un secondo.
Una cattiveria gratuita uscita quasi inconsciamente anche dalla sua testa, una risposta corretta da un certo punto di vista, una difesa semplice ed efficace... ma pur sempre qualcosa di tremendamente sbagliato ed incontrollabile.
“Sai, mi piacerebbe sentirtelo dire...” gli sussurra lei, senza lasciar intendere cosa.
Lui intanto cerca di stringerla nuovamente a sé, ma questa si alza e inizia ad allontanarsi incerta con l'orgoglio ferito dall'infinità di stupidaggini dette pochi secondi prima da entrambi.
Perché, dopo tanti anni che lo conosce, non ha ancora imparato a frenare la sua lingua?
Perché non sta mai zitta quando deve?
Perché è ancora così stupida?
Si alza anche lui e la segue a pochi metri di distanza, alla ricerca di quel coraggio che gli manca per parlare, per non perdere l'unica ragazza che l'ha capito fin dal primo momento è che ha compreso il suo bisogno di aver qualcuno con cui stare quando sentiva crollare tutto addosso, per fare finalmente nella sua vita qualcosa di buono.
Seguendola, annaspa ancora alla ricerca dell’aria necessaria per parlare.
E lo dice.
“Ti amo.”
Eccole le due parole cambiano il mondo di una persona.
Le ha dette.
Ha parlato.
Ci è riuscito.
Lei, girandosi sconvolta, lo guarda prima di corrergli incontro e sussurrargli: “Anch’io ti amo.”
Lui le prende il volto tra le mani e la bacia, la stringe a sé il più forte possibile: è sua, nessuno può toccarla.
“Hai parlato…” biascica ancora incredula interrompendo per un attimo il bacio.
“Grazie a te...” bisbiglia lui con la sua voce roca e profonda che non sentiva da anni.
E si baciano, con il conforto di un cielo che resta lì ad osservarli silenziosamente come fa dall’inizio del mondo.
Silenzioso, infinito, ma soprattutto mutabile.
 
Depeche Mode – Enjoy The Silence
 
 
(*) quei venti secondi di coraggio: è un pezzo di una frase del film “La mia vita è una zoo” (a volte bastano solamente venti secondi di coraggio)
 


Angolo Autrice:

Sto pubblicando dall'iPad.
Mi sento estremente potente, considerando che l'ultima che ci ho provato non è finita molto bene...
Comunque, cose ne dite della storia? Non è proprio bellissima, ma avendoci lavorato per ben tre mesi abbondanti, ormai mi sono affezionata tremendamente a questi personaggi :)
Beh, ditemi cosa ne pensate senza peli sulla lingua ;)

BekySmile97
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: BekySmile97