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Autore: ladymisteria    09/10/2013    2 recensioni
Jack Harkness visita il Dottore nel cuore della notte per chiedergli aiuto.
Ma riuscirà a convincere il vecchio amico a seguirlo al Torchwood, per risolvere una faccenda che sta mettendo lui e Gwen Cooper in seria difficoltà?
Colpi di scena, vecchi rancori e molto altro per il mio primissimo Crossover.
La fanfiction è stata revisionata per implementare dettagli da "Il Giorno del Dottore"
Versione riveduta e corretta.
Genere: Avventura, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Doctor - 11, Jack Harkness, River Song, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Baby Time for Doctor and River'
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La segreteria del TARDIS era già pronta a scattare, quando il Dottore alzò la cornetta, soffiando un velocissimo: «Avevo sentito».

«Ehilà, Dottore! – Esclamò un’allegra voce maschile all’altro capo del filo. – Ti spiace se ti faccio una visita improvvisa?».

«Ma che…? Jack?! Sei tu?»

«Esattamente. Allora ci vediamo tra poco. Ho giusto ottenuto le coordinate precise».

«Cosa? No! Ora non ho tempo!».

L’uomo ripensò con orrore all’ultima frase detta.

«Anzi, ignora quest’ultima cosa. Ci sono frasi che perdono significato, una volta dette ad alta voce. Ad ogni modo, non ho intenzione di ricevere alcun tipo di visita…».

Ci fu il rumore di una scossa elettrica, seguita da un lampo bianco; ed improvvisamente vicino alla porta del TARDIS comparve il Capitano Jack Harkness.

«…improvvisa» concluse il Dottore, rimettendo la cornetta al suo posto.

«Fammi capire… Un Signore del Tempo, con una macchina del tempo… Che dice di non avere tempo?!» domandò Jack, divertito.

Si guardò intorno.

«Beh, mi sembra che sia tutto tranquillo. Nessun pericolo imminente… Quindi esattamente perché hai detto di non avere tempo?».

Il Dottore lo osservò per un po’, poi scosse il capo.

«E’ un piacere anche per me vederti, Jack. Ma prego, fai pure come se fossi a casa tua».

L’uomo di fronte a lui rise, sedendosi sulla poltroncina più vicina.

«Mi sembra che il tuo umore sia notevolmente migliorato, dall’ultima volta che ci siamo incontrati».

Lo squadrò per bene.

«Dì un po’… Il tuo abbigliamento è pensato per me?» ghignò.

Il Dottore infilò la camicia nei pantaloni e si sistemò i capelli disordinati in un gesto nervoso.

«Considerando che non mi aspettavo minimamente una tua visita, no».

Jack rise di nuovo.

«Lo supponevo… Beh, peccato. Allora: cosa ti occupava a tal punto?».

«Stavo dormendo» replicò il Gallifreyano.

Jack lo fissò scettico.

«Credevo avessi sempre detto di non averne bisogno quanto noi essere umani»

«Non vuol dire che non lo faccia, ogni tanto» ribatté secco il Gallifreyano.

L’uomo sulla poltroncina sorrise sornione.

«Allora suppongo di dovermi ritenere onorato ad aver indovinato il momento. Ad ogni modo, non hai l’aria molto affaticata»

«E’ perché non lo sono».

«Hai dormito a lungo?»

«A dire la verità no. Appena un’ora. Sei venuto per sottopormi a un interrogatorio?!» s'informò il Dottore.

«Oh, no. Ma non ti ho mai visto appena sveglio, sfortunatamente. La straordinaria occasione di coglierti impreparato in qualcosa, inoltre, mi alletta moltissimo. Quindi… Perché dormire, se non sei stanco?».

Il Dottore stava per rispondere, quando qualcuno - alle sue spalle - lo anticipò.

«Perché gliel’ho chiesto io, Capitano».

- FLASHBACK -

Il Dottore si passò una mano sugli occhi, esausto.

Doveva fare qualcosa per quegli incubi.

Assolutamente.

Quanto tempo ci sarebbe voluto, altrimenti, prima che la follia - quella vera - si impadronisse di lui, rendendolo poco più di un misero burattino?

Sospirò.

Nonostante continuasse a ripetersi da giorni di aver fatto la cosa giusta, non riusciva ad accettare completamente l’idea di aver detto addio a River, senza aver minimamente combattuto.

Aveva semplicemente lasciato che la storia facesse il suo corso.

In fondo, la donna era stata una delle pochissime cose davvero belle che quella vita maledetta – a cui lui stesso si era malgrado condannato – gli aveva concesso.

Avrebbe meritato molta più resistenza, da parte sua...

Ma d’altronde, che avrebbe potuto fare?

Avvisarla di non andare alla Biblioteca, o del pericolo che correva?

Conoscendola, avrebbe accettato con maggiore convinzione la spedizione propostale…

Eppure, nel corso della sua lunghissima vita, aveva anche lui imparato qualche trucchetto per “aggirare” certi tipi di ostacoli.

Gli serviva soltanto un’idea.

Qualcosa che cambiasse il suo passato, senza però modificarlo drasticamente.

Forse avrebbe potuto raggiungere River, la notte precedente la spedizione, e convincerla in qualche modo ad usare anch’ella il Teselecta.

Scartò l’idea.

Serviva qualcosa che le permettesse di essere al sicuro, lontano dal pericolo.

Sgranò gli occhi.

Una soluzione, in effetti, esisteva...

Ma era in assoluto una delle cose più rischiose che avesse mai provato.

C’erano in gioco moltissime vite - compresa la sua.

Oltre che il benessere di un intero pianeta, ricordò mentalmente.

Era davvero disposto a rischiare tutto per un’idea folle?

Dopo i recentissimi avvenimenti di Gallifrey, temeva di conoscere la risposta…

Eppure qualcosa gli diceva che, per quanto assurdo e impossibile, il suo piano aveva buone probabilità di andare a buon fine.

Si diede mentalmente dell’idiota.

Certo che sarebbe andato tutto nel modo giusto, come poteva essere altrimenti?

Lui sarebbe morto in battaglia.

L’aveva visto, vissuto.

Qualsiasi cosa avesse fatto nel suo passato, persino nel suo futuro, avrebbe comunque dovuto trovarsi su Trenzalore per esalare il suo ultimo – e definitivo – respiro.

Prese fiato, lentamente.

Una parte di lui – quella ancora razionale – gli suggeriva che il sapere con esattezza il dove e il come sarebbe morto non lo rendeva invincibile.

La sua linea temporale era probabilmente la più fragile che esistesse nell’intero universo.

Ne aveva avuto la prova grazie alla Grande Intelligenza.

Bastava il più piccolo paradosso per far collassare ogni cosa, una volta per tutte.

La sua vita era diventata una bomba ad orologeria pronta ad esplodere.

Scosse il capo, caparbio.

Doveva assecondare di nuovo la follia del momento, finché ancora aveva una briciola di coraggio in corpo.

Era ora di smettere di essere razionale.

 
 
 

 

 
Ed eccomi qui, un nuovo stadio di follia pronto ad essere condiviso con voi :D
Questa è in assoluto la prima fanfiction Crossover che scrivo, e in assoluto la prima fanfiction a capitoli nel fandom di “Doctor Who”.
Spero non si riveli un fiasco completo ;)

 

   
 
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