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Autore: iwantdream    09/10/2013    2 recensioni
Sono una donna più che felice, direi. Mentre questi pensieri attraversavano la mia mente, sentii dei passettini dal corridoio, oltre la porta. Mi voltai leggermente, e vidi la maniglia abbassarsi. Una piccola mano spuntò dalla porta socchiusa, seguita da una testa di folti ricciolini dorati, e due bellissimi occhi marroni. Due occhi luminosi, di un colore perfetto, tra il marrone scuro ed il nocciola, con un leggero, leggerissimo accenno di verde intorno alla pupilla. Diede un’occhiata veloce al letto, e in punta di piedi venne da me. Aprii le gambe e lasciai che ci si infilasse in mezzo. Strinsi le mie braccia forte intorno alle sue spalle, ed annusai il buonissimo profumo dei suoi ricciolini. Si staccò dal mio abbraccio e sorridendo mi diede un bacino sulla guancia. ‘’adesso svegliamo il papà’’. Le dissi sussurrando.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il sole batté sulle mie palpebre, e quando le aprì inondò i miei occhi marroni.
Dopo aver ammiccato un paio di volte, infilai la testa sotto il mio piumone candido.
Inspirai profondamente, assaporando il profumo di lavanda del lenzuolo soffice, prima di riportare la testa fuori e mettermi seduta sul letto. Sbattei le palpebre, abituandomi lentamente alla luce che filtrava dalla parete di vetro della mia camera: alla mia destra, una parete completamente di vetro inondava di una bellissima luce la stanza, mostrandomi il panorama del centro di Londra. Silenziosamente mi alzai e mi diressi verso il vetro. Scostai leggermente una delle due pesanti e spesse tende color crema, e mi appoggiai con la spalla alla parete, osservando la vista su Piccadilly Circus.
‘Londra, io vivo a Londra.’ Pensai tra me e me. Persone di ogni tipo girovagavano per la strada.
Ombrellini, cappelli con piume, tacchi neri, cardigan color beige, bastoni da passeggio, baffi. Londinesi.
I londinesi, sono i miei preferiti in assoluto. Ogni tipo di londinese: dalla signora di sessant’anni, con la collana di perle che passa la giornata a rendere perfetta la sua casa rivestita di moquette azzurro chiaro, alla ragazza con i capelli riccissimi e tatuaggi ovunque, che per andare alla sua università d’arte, si alza tutte le mattine alle cinque e alle cinque e mezza è già nella Tube, nel sottosuolo di Londra. Magari seduta, con accanto la stessa signora con la casa rivestita di moquette, che però ha dovuto prendere la decisione di uscire di casa per fare la spesa.                      
Oh magari è in piedi, pigiata tra un personal trainer, che in pieno dicembre va in giro con i pantaloni della tuta e una canottiera, e il solito uomo con gli occhiali e la 24 ore in ritardo per il lavoro, che non fa altro che pregare che il treno non ritardi ancora. Oh forse quella ragazza ero io un paio fa.
Un sorriso spontaneo si formò sulle mie labbra, pensando al mio passato.
Automaticamente le mie dita andarono a sfiorare la pelle appena sotto il seno sinistro, sotto al cuore.
In quel punto c’era la data.
La mia data, impressa su di me con l’inchiostro, impressa in me con i ricordi.
La mia data, il 20 maggio del 2013. Quel giorno.
Quella notte avevo visto l’amore della mia vita la prima volta.
Quella notte la sua voce, l’unica cosa che mi tratteneva ancora ancorata al pianeta, mi aveva dedicato delle parole per la prima volta. Alzai lo sguardo, e lo focalizzai sulla figura che dormiva beata sotto le mie coperte: il suo corpo era quasi del tutto coperto dal piumone color crema; solo le spalle nude ne fuoriuscivano, insieme alla testa, con il viso rivolto verso di me. Poggiai la nuca al vetro e lo guardai, lo studiai. Impressi quell’immagine nel mio cuore, insieme a molte altre che già vi abitavano.
Osservai come le sue nere ciglia si appoggiavano sulle sue guance, leggermente arrossate, immaginandomi il suo sguardo su di me, dolce come sempre, i suoi occhi color nocciola nei miei scuri. Osservai come piccoli sbuffi di aria, fuoriuscivano con regolarità dalla sua bocca semi aperta, secondo me resa perfetta dalle labbra carnose che la delineavano. Studiai ogni minimo centimetro dei muscoli delle sue spalle, che già conoscevo perfettamente, tante erano  state le volte che avevo preso un foglio, un carboncino, e ce le avevo impresse. Un angelo, ecco come mi appariva.
Avrei solamente voluto avvicinarmi, e passare leggermente le dita sulla sua pelle, delineare quei muscoli, oppure toccarlo, semplicemente.
Ma mi trattenni dal farlo. Non potevo rovinare quell’immagine, non potevo.
Troppo perfetta per sembrare reale. Troppo perfetta, per esserne parte.
Non resistetti comunque all’impulso di avvicinarmi a lui. A lui che era sempre stato la mia calamita.
A lui al quale ero sempre appartenuta. A lui al quale ero destinata. Con cautela ed attenzione gattonai sul letto, fino a trovarmi seduta accanto a lui. Ancora una volta i miei occhi studiarono la figura che avevano davanti a loro. Il mio angelo emise un sospiro più profondo degli altri, facendomi sussultare, e sempre dormendo si voltò, portando il torace verso il soffitto. Appena si fu girato, il desiderio che fosse sveglio, di avere i suoi occhi nei miei, il suo sorriso per me, la sua voce nelle mie orecchie, e le sue labbra sulle mie, si fece spazio dentro di me, ma nonostante questo rimasi immobile, incantata. Ammirai i lineamenti del suo viso, l’espressione di serenità dipinta su di esso.
Come il torace si alzava e abbassava con regolarità. Come le sue clavicole formavano un leggero chiaroscuro sul suo petto, ricoperto da una leggera peluria. In un secondo i ricordi della sera prima balenarono nella mia mente: i baci, le carezze, gli sguardi, le risatine ed i sorrisi, i sussurri, i sospiri, i gemiti, la sua pelle contro la mia,  il piacere. L’amore. Avevamo fatto l’amore.
Oppure dire che avevamo ‘fatto l’amore’ non basta. Avevamo fatto molto di più. Ci eravamo vissuti.
Mi sforzai di girarmi, di interrompere quel contatto, perché altrimenti sarei potuta rimanere a guardarlo per ore ed ore, forse per sempre. Mi voltai e mi sedetti sul bordo del letto. Feci passare le dita tra i miei capelli corti, spostando le ciocche ricce più lunghe oltre la fronte. Otto anni fa i miei capelli erano lunghi fino a sotto le scapole, d’oro e completamente ricci, adesso sono corti, a boccoli spumeggianti. Perché gli ho tagliati? Avevo bisogno dell’ennesimo cambiamento. La mia vita, fino a cinque anni fa, era un continuo cambiamento. Non ho rimpianti, neanche uno. Mi sono trasferita a Londra, ho studiato quello che volevo studiare, ho sposato l’uomo che amo.
Sono una donna più che felice, direi. Mentre questi pensieri attraversavano la mia mente, sentii dei passettini dal corridoio, oltre la porta.  Mi voltai leggermente, e vidi la maniglia abbassarsi. Una piccola mano spuntò dalla porta socchiusa, seguita da una testa di folti ricciolini dorati, e due bellissimi occhi marroni. Due occhi luminosi, di un colore perfetto, tra il marrone scuro ed il nocciola, con un leggero, leggerissimo accenno di verde intorno alla pupilla. Diede un’occhiata veloce al letto, e in punta di piedi venne da me. Aprii le gambe e lasciai che ci si infilasse in mezzo. Strinsi le mie braccia forte intorno alle sue spalle, ed annusai il buonissimo profumo dei suoi ricciolini. Si staccò dal mio abbraccio e sorridendo mi diede un bacino sulla guancia. ‘’adesso svegliamo il papà’’. Le dissi sussurrando.
Annuì energicamente sorridendo e salì sul letto insieme a me. Piano piano ci avvicinammo a lui, mia figlia si posizionò alla sua destra ed io alla sua sinistra.  Ci avvicinammo entrambe al suo viso, prima di cominciare a tempestarlo di teneri bacini su ogni centimetro della sua pelle. Baciai labbra, naso, guancia, fronte, occhi. La sua espressione pacifica lentamente si corrucciò, prima che aprisse finalmente gli occhi.Un’iniziale espressione di confusione, venne sostituita all’istante da un sorriso.
E poi accadde.
Scoppiò in una risata, una risata enorme, e a quel punto io scoppiai a vivere.
Il mio cuore accelerò i battiti, tanto fino a non distinguerli più. I miei occhi si illuminarono, colpiti dalla luce che lui emanava. Un sorriso enorme si formò sul mio viso in una frazione di secondo, tanto grande da farmi male. Scoppiai  in una fragorosa risata anche io, accompagnandolo, ma ovviamente senza sminuire la sua di risata, che ancora pervadeva l’intera stanza. Le leggere rughe ai lati dei suoi occhi andavano a delinearsi via via che le risate crescevano, aumentando. Spostai lo sguardo sulla mia bambina, che rideva insieme ai suoi genitori, tenendosi quasi la pancia. Gli occhi esattamente come il padre, affiancati da piccole e fitte rughe, in naso arricciato e le labbra aperte in un sorriso. Lo sguardo di lui andò a finire nel mio, e non credo di saper descrivere le emozioni che provai, che provo ogni volta quando succede. Quando i nostri occhi si incontrano, quando le nostre anime si vedono.
Il suo marrone luminoso si tuffò nel mio, trasmettendogli quella luminosità che solo i suoi occhi emanavano. Sorrisi.
E cos’altro potevo fare, altrimenti? Si tirò su, poggiando la schiena al bordo del letto, senza staccare i suoi occhi dai miei. ‘’Buongiorno’’. Disse semplicemente, eppure rendendomi così felice. ‘’Buongiorno.’’ risposi. Il suo sguardo si spostò sulla nostra bambina. ‘’Buongiorno Nenna.’’ Le disse sorridendo. Le porse la mano, e quando lei l’afferrò rispose ‘’ma papà, il mio nome è Sienna! Io sono Sienna! Non ‘Nenna’!’’ disse con tono accusatorio ed infastidito, mettendo su un finto broncio. Attirò la piccola a sé, facendola posizionare sulle sue gambe.‘’ah si? Come ti permetti di usare questo tono con me signorina? Hai solamente quattro anni e già hai tutto questo coraggio? Adesso ne pagherai le conseguenze!’’ e senza darle neanche il tempo di capire, invertì le posizioni, portandola sotto di lui, e cominciando a farle il pizzicorino. Sienna rideva e rideva, mentre le mani di suo padre si muovevano veloci sulla sua pancia, e il suo naso sul suo collo, provocandole immagino milioni di brividi. Oh almeno succedeva a me quando il suo naso passava sul mio di collo. Dopo un paio di minuti, mio marito smise la sua tortura alla mia bambina, mettendosi in ginocchio davanti a me, che raggiunsi con il viso la sua altezza. Sienna stava ancora riprendendo fiato, quando lui mise le mani sui miei fianchi. La seta della mia camicetta da notte divideva la sua pelle dalla mia, ed in quel momento fu’ probabilmente la cosa che odiavo di più. Con le mani, mi attirò verso di lui, facendo quasi scontrare i nostri bacini. I nostri occhi erano vicini, come le nostre labbra. Il desiderio che c’era tra di noi era palpabile. Sorridendo osservai ogni sfumatura dei suoi occhi a due centimetri di distanza da loro. Posso giurare che quella volta vidi colori così belli, da poter dire che in natura non si trovano. Il suo sorriso contro il mio. ‘’Baciami.’’ Disse in un sussurro. Le mie mani si mossero da sole fino al suo collo, sul quale le poggiai, attirandolo a me e tagliando la distanza tra le nostre labbra.
Ed in quel momento, il paradiso non mi sembrò tanto irraggiungibile, anzi, ci ero dentro.
Le sue braccia si allacciarono dietro la mia schiena, comprimendomi contro il suo corpo caldo.
Mi strinse talmente forte che ebbi il dubbio che mi amasse almeno un decimo di quanto lo ami io.
Mi strinse talmente forte, che mi sembrò volesse assorbirmi.
Ma non sa che io sono già parte di lui, da sempre. Mentre le nostre labbra ancora si fondevano, sentì un lamento dietro di noi: ‘’mamma, papà, è troppo tempo che vi state vivendo, ci sono anche io qua con voi!’’ rimasi stupita dalle parole che usò: ‘’è troppo tempo che vi state vivendo.’’ E all’improvviso mi ricordai: qualche tempo prima, Sienna mi chiese cosa c’era di bello quando baciavo suo padre, cosa provavamo, entrambi. E la mia risposta fu questa:
‘’Quando bacio tuo padre, io vivo, e lui vive me.’’
Quel bacio terminò, e entrambi ponemmo le mani verso Sienna, attirandola nel nostro abbraccio.

Mezz’ora dopo la mia testa era sul petto di quel ragazzo, che non oso chiamare ‘uomo’, che mi donava tanta felicità, mentre la sua mano sinistra mi accarezzava i capelli e le sue labbra baciavano la mia fronte. Sienna era sparita in salotto appena il nostro abbraccio familiare si era sciolto, probabilmente a giocare con il nostro cane. ‘’ho sete.’’ Annunciai. ‘’aspetta qui.’’ Con grande sforzo alzai la testa dal suo petto caldo, scesi dal letto e andai verso il mobile di fronte ad esso, sul quale c’era una bottiglia d’acqua. ‘’hey tesoro, non puoi farmi questo di prima mattina.’’ Lo guardai con aria confusa, quando mi accorsi che la mia camicetta da notte si era alzata, mostrandogli buona parte del mio fondoschiena.
Una risata lasciò le mie labbra. ‘’prima mattina? Probabilmente sono quasi le undici e mezza!’’ risposi sistemando la camicetta. Si tirò su e assunse un’espressione seria. ‘’forse, fatto sta che io ti voglio ogni giorno, ad ogni ora, ogni secondo, accanto a me, in ogni modo, e questo non potrà mai cambiare.’’
La stessa espressione seria si dipinse sul mio viso. ‘’Sei la donna che mi ha reso felice. Mi hai dato l’amore, mi hai dato Sienna. Mi hai dato tutto quello che non sapevo di volere.’’
Tornai verso il letto, e mi inginocchiai davanti a lui, incantata dalle parole che aveva detto.
‘’vedi questo tatuaggio?’’ mi indicò il tatuaggio sul suo avambraccio sinistro.
‘’Everything I Wanted, But Nothing I’ll Ever Need.’’ Lessi ad alta voce.
‘’Tutto quello che ho sempre voluto, ma nulla di cui avrò mai bisogno.’’ Ripetè dopo di me.
‘’ho fatto questo tatuaggio quando ancora non sapevo, che tu, Camilla, saresti entrata nella mia vita. Ci sei entrata dentro senza preavviso, sconvolgendomi completamente, cambiando il mio modo di vedere. Vedevo te, ovunque, in ogni cosa, in ogni mio gesto, azione, parola, c’eri te.’’
Sentivo gli occhi lucidi, la gola bruciare, tanto avrei voluto gridare che lo amavo, che lo amavo con tutta me stessa. ‘’mi ritrovo spesso, quando ti guardo dormire, quando ridi grazie a me, quando ti vedo giocare con nostra figlia, a pensare, a ringraziare chiunque ci sia nel cielo sopra di noi, che tu abbia deciso di fare la fotografa, e che ti abbiano assunta per fare il set fotografico sul quale ci siamo conosciuti…’’ avrei ascoltato quelle parole per tutto il resto della mia vita, ma prima che potesse andare oltre mi misi a cavalcioni su di lui, e gli premetti un dito sulle labbra per farlo star zitto, con buona parte della mia forza di volontà. ‘’quando sei entrato a far parte della mia vita, tutto mi sembrava in ordine: era come se ti stessi riconoscendo in me, ti stavo riscoprendo, mi sembra di conoscerti da sempre. So che noi eravamo destinati, come se fossimo stati legati anche nella vita prima di questa, e in quella prima ancora, e così via dicendo nel tempo. Io sono sicura, di esserti sempre appartenuta.
Le mie mani sono state create per entrare nelle tue. I miei occhi per incatenarsi ai tuoi e le mie labbra per combaciare con le tue.’’ Con il pollice sfiorai le sue labbra perfette. ‘’Io sono sicura, di essere stata destinata a te. Sono sicura, che non potrebbe mai esserci nessuna donna che ti amerebbe quanto ti amo io, non c’è. Perché io ti amavo prima di conoscerti, ti amavo prima di ascoltare la tua voce per la prima volta, ti amavo prima di incontrare il tuo sguardo per la prima volta, ti amavo. Ti amavo e non sapevo di farlo. Ti ho amato, con tutta me stessa, soffrendo, aspettandoti, guardandoti dallo schermo di un computer, vivendoti durante quei concerti a cui ho preso parte. E mi sentivo così sola. Sola.
Io ero sola, senza di te. Mi sentivo sola anche circondata da migliaia di persone. Tu non eri con me.
E nonostante tutto io ti ho amato. E continuerò ad amarti, per sempre, perché è per questo che sono stata creata.’’  Leggevo l’amore nei suoi occhi. Non ci era mai capitato di parlarci così. Non so perché sta succedendo. ‘’perché tutto questo ce lo diciamo ora?’’ chiese. ‘’ho aperto il mio cuore ora, con te, per la prima volta, perché non poteva più sopportare di stare chiuso. E tutto l’amore che ho trattenuto negli ultimi vent’anni è uscito. Si è librato in aria, nelle parole che ti ho detto.’’ Mi abbracciò.
Mi abbracciò e in quel momento pensai che ero esattamente dove dovevo essere. ‘’Assorbimi.’’
Lo sentì sussurrare. E allora strinsi. Strinsi le braccia, e provai sul serio ad assorbirlo.
‘’io non posso assorbirti, perché sono già dissolta in te.’’ Strinse. ‘’e allora fondiamoci.’’ lui era così bello, così perfetto e io così sbagliata; ed ogni volta che ero con lui i miei muri crollavano, troppo vecchi e cadenti per esistere ancora, mentre il terreno mi svaniva da sotto i piedi, lasciandomi sospesa e in balia dei suoi occhi castani. Sienna entrò nella stanza correndo. Si fermò infondo al letto osservandoci. Incontrai il suo sguardo, mentre ancora non mi accennavo staccarmi da lui. Mi sorrise, un sorriso bellissimo, quasi quanto quello di suo padre. Com’ero umana rispetto ai miei due angeli.
Sciogliemmo l’abbraccio, e Sienna salì sul letto con noi. Si sdraiò su suo padre, che poggiò le mani grandi sulla sua pancia, coprendola quasi completamente. ‘’voglio fare una cosa.’’ Mi alzai dal letto, presi la mia macchina fotografica professionale, e mi sistemai accanto a loro. Afferrai le loro mani e le feci sovrapporre, mettendo la mia tra le loro due.
Scattai.
La foto era bellissima. La piccola mano di Sienna contro la mia, e la mia contro la grande mano di suo padre. Osservai a lungo l’immagine, pensando a quando avevo quindici anni, e passavo le notti ad immaginare la mia vita con lui. Ad immaginare nostra figlia. A sognare ciò di cui facevo parte.
Mi avvicinai al suo orecchio e sussurrai ‘’ti amo, Liam.’’ Facendolo sorridere.
 
6:15, la sveglia. Aprì gli occhi. Guardai il poster di Liam accanto al mio letto, e cominciai a piangere.



Spazio Autrice.
hey gente! sarò sintetica: ho scritto questa One Shot basandomi su un sogno che ho fatto davvero, il più bello della mia vita. ho messo in questa cosa buona parte di me stessa, dei miei sentimenti, di quello che provo per Liam. Spero che lo appreziate.

alla prossima.
iwantdream xx

 

  
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