Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: MadLucy    09/10/2013    2 recensioni
-Nessuno ti ha mai detto che mangio le persone?-
(Rickon/Myrcella. Future!fic.)
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Myrcella Baratheon, Rickon Stark
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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RM

Leucofobia.





Graecia capta ferum victorem cepit.
Orazio.





Si abbandonava inerme sul suo candido sporco calore, affondava fronte ed artigli nel suo grembo, come un animale moribondo, e ringhiava fra i denti. Da quanto tempo andava avanti quella storia?
-Nessuno ti ha mai detto che mangio le persone?- 
Myrcella calò le sue dita a scorrere dolcemente fra quei capelli fulvi, zanne di leone dietro le labbra tenere.
-Mio audace guerriero... mio prode carceriere. Da troppo tempo non scorre sangue su di me, mio lord.-
Rickon disegnava con l'indice fantasie astiose sulla pelle annerita di polvere, mugugnava sottovoce, quasi che così gli dei non potessero udirlo.
-Non ti devi preoccupare di questo. Un giorno caverò le membra dal tuo ventre e le scardinerò con le unghie. Un giorno leccherò le tue ossa nude e infilerò le mani nelle fosse spolpate del tuo corpo, poi ingollerò la tua linfa vitale fino ad ubriacarmene e mi si spanderà sul mento, e io riderò. Un giorno ti aprirò a morsi questo bel petto bianco, sì, a morsi, e cercherò il tuo maledetto cuore di Lannister, e lo sbranerò quando sarà ancora fumante...-
Rickon ricordava ancora il giorno in cui egli stesso l'aveva trovata, nella torre più alta della Fortezza Rossa, sciolta in ginocchio a tossire lacrime e preghiere, perchè Myrcella l'aveva già percepito, l'effluvio della pira della sua famiglia, le loro ultime grida soffocate in un pietoso gorgoglio d'agonia; quando la fanciulla l'aveva visto irrompere nella stanza, non aveva detto una parola: lo stava aspettando. S'era alzata in piedi, fiera d'un nome che s'era innalzato fino al trono e che ora le spade facevano sanguinare, forte di forza domata, orgogliosa d'orgoglio oltraggiato, in attesa che una lama le squarciasse la gola. Purtroppo, Rickon aveva altri progetti per lei.
Frustrate ed imploranti si aggiravano quelle grinfie sulla pelle nivea violata di sconcezza; affogavano nella saliva, i suoi denti, e le mascelle scattavano a divorare quel profumo, quel profumo di morte -Myrcella profumava di morte, come lui. Debiti d'altri sul collo e nomi altrui negli occhi, gli occhi di mostro buono di Myrcella. Un lutto unanime, perchè quel velo nero ordito di colpe antiche e sangue essiccato lo portavano entrambi.
-Non oggi.- La voce di Myrcella aveva la musicale intonazione d'un canto e la sommessa devozione d'una preghiera. -Non domani. Quando ti sarai stancato di me.-
Umili e dimesse le sue parole, brandelli logori le sue vesti, ma era ancora una principessa, Myrcella Lannister; c'era ancora l'imperio nella sua fronte d'alabastro ed il rigore nel collo eretto. Un leone non bisogna addomesticarlo, nutrirlo, stuzzicarlo: ucciderlo, prima di offrirgli un'occasione per azzannare la gola.
Ma Rickon rise, una risata brutta di ruggine, una risata roca di disillusione. -Avrei dovuto divorarti prima. Prima, quand'ero ancora in tempo.-
E fece un cenno largo e vago con la mano, spiegando che quel prima era mai. Non era la sua schiava di lusso, Myrcella, non era una collana di smeraldi da giocherellare fra le dita. A tal punto ella lo affamava di altra fame, che doveva ottenere ogni giorno la grazia della sopravvivenza, perchè perduta la vita una volta non avrebbe potuto perderla mai più, e il gioco allora avrebbe avuto fine -l'ameno supplizio d'un predatore, mentiva Rickon; l'istinto di sopravvivenza d'una preda, tale era l'ultima speranza di Myrcella.
Queste catene ingannano, pensava Rickon, non è lei la prigioniera.
Non sapeva chi volesse prendere possesso di chi mentre liberava il suo esile corpo, puro e laido come un gambo di margherita, di quei pochi, maledetti stracci che la coprivano, mentre il sorriso di Myrcella ammiccava compiaciuto e magnanimo ed ella si lasciava benevolmente sfogliare come una rosa -lacerare come una carogna- perchè non stava seducendo un ragazzo ma nutrendo una bestia, perchè tutto funzionava come previsto.
Questo non piacerà a Bran, no, non gli piacerà, protestava Rickon; perchè Myrcella, da bambina, s'assopiva al suono delle Piogge di Castamere, e questa era l'unica cosa che davvero doveva contare nel buio d'una cella. Ma c'era soltanto da odorare la fuliggine nei capelli di lei, l'ultimo oro dei Lannister, da squarciare quelle labbra di frutto e quelle braccia di seta, da oltraggiare quel bianco e quel nero nel trionfo del rosso, da credere di starle facendo del male -da perdere l'ennesima battaglia. Per quanto tempo ancora sarebbe andata avanti quella storia?
Fra le tenebre delle segrete, il carnefice urlava e la vittima sorrideva.






































Note dell'Autrice: Provate ad immaginare che materia stavo studiando mentre postavo questa flashfic? XD Cioè: una citazione in latino. Ma che tristezza.
E che crack pairing sia... *-* Che dirvi? Li trovo disgraziatamente belli insieme. Grazie mille per aver letto, chi volesse recensire mi farebbe un gran regalo. ^-^
Lucy
  
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