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Autore: Ginevra Clarke Smith    09/10/2013    2 recensioni
Estratto dalla storia: «Era sempre stato un tipo tranquillo: piangeva silenziosamente, non alzava quasi mai la voce, cercava di essere sempre razionale, di limitare la paura... ma adesso era troppo anche per lui. Non ce la faceva, voleva scappare.» Personaggio: Remus Lupin.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Remus Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Durante l'infanzia di Harry
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Fuori faceva freddo e pioveva, come nella maggior parte dei giorni di Londra.
Remus era seduto davanti alla finestra e guardava fuori con gli occhi spenti, come se non stesse davvero osservando qualcosa.
Nonostante le nuvole scure coprissero il cielo, il sole si affacciava da un timido spiraglio, così da illuminare le strade con la sua lieve luce mattutina.
L'alba era passata da poco e, da qualche parte, probabilmente un bambino veniva preso in braccio da una donna sconosciuta, davanti al portone di una qualche casa chissà dove. Magari ornata con tante decorazione di Halloween.
Non aveva dormito tutta la notte, Remus. Non che fosse una novità, ultimamente - e poi ultimamente quanto? Tre anni? Quattro? Non se lo ricordava nemmeno più - e sotto gli occhi aveva borse scurissime: era rimasto ore a passeggiare per la casa, strofinandosi le mani sudate sui pantaloni, respirando affannosamente, appoggiandosi ai mobili per non perdere la calma.
Era sempre stato un tipo tranquillo: piangeva silenziosamente, non alzava quasi mai la voce, cercava di essere sempre razionale, di limitare la paura... quindi alla fine si era fermato, si era seduto e aveva guardato il sole sorgere. E il sole non gli era mai sembrato così ripugnante. il primo sole di tanti giorni e settimane e mesi e anni che sarebbero ancora dovuti venire.
Così come era passata una notte, ne sarebbero inesorabilmente passate tante altre. E avrebbe solo potuto guardarle andare avanti, mentre lui - al momento ne era convinto - sarebbe sempre rimasto fermo allo stesso momento, magari sempre seduto davanti alla finestra, con il cuore che non si sarebbe mai calmato e il respiro sempre affannato; con la vista costantemente appannata e la testa che girava veloce per lo sforzo di tenere dentro tutto quello che voleva uscire.
Batté le mani sulle cosce e si alzò, facendo stridere forte la sedia. Accese la radio. Di solito non gli piaceva, ma aveva bisogno di distrarsi.
Con un colpo di bacchetta mise il canale magico e alzò il volume.
« ...il Signore Oscuro è scomparso. La guerra è finita! Abbiamo vinto noi! » stava dicendo una voce felice.
Remus trattenne il fiato. Si appoggiò al tavolo e strinse i pugni. Li strinse forte, così forte che sperava di sentire dolore, cosa che non successe.
Chiuse gli occhi e tese i muscoli. Rimase immobile fino a che non cominciò ad avere bisogno di aria.
L'uomo alla radio stava continuando a parlare, a dire 'Abbiamo vinto! Abbiamo vinto!'.
Remus dovette respirare, e poi non riuscì più a trattenersi: gridò, prese la radio e scagliò lontano da lui, dalle sue orecchie, dall'ira che lo stava invadendo.
La mandò a sbattere contro il muro e la guardò andare in pezzi.
Perché aveva mentito. L'uomo aveva mentito: lui non aveva vinto; Remus non ne era uscito vincitore, come James gli aveva promesso, lui aveva perso tutto. Tutto in una sola orrenda notte.
Tirò un pugno al muro, poi un altro.
Infine si mise a piangere e scivolò a terra.
Si abbracciò le gambe e posò la testa sulle ginocchia.
Dondolava.
Avanti e indietro, avanti e indietro, in un movimento ritmico che sperava potesse calmarlo.
Era sempre stato un tipo tranquillo: piangeva silenziosamente, non alzava quasi mai la voce, cercava di essere sempre razionale, di limitare la paura... ma adesso era troppo anche per lui. Non ce la faceva, voleva scappare. Gli venne in mente che sarebbe potuto andare da Sirius, lui c'era sempre quando.... no. No.
Sirius era ad Azkaban.
Lily, allora, gli avrebbe preparato la torta.
No, nemmeno lei c'era più.
James!
No.
Peter?
Morto anche lui.
Erano tutto ciò che aveva, fin dall'età di dodici anni, quando i suoi genitori erano morti.
E adesso li aveva persi. Tutti insieme, inaspettatamente.
Remus era solo adesso.
Solo ad urlare, seduto su uno squallido pavimento, e ad invocare nomi che non avrebbero mai più risposto.











L'angolo di Ginevra Clarke Smith:
Be', che dire... è la prima storia che pubblico e spero che possano essercene tante altre, possibilmente in un futuro non troppo lontano.
Spero di non essere scesa nel banale e di avervi trasmesso anche solo un po' del dolore di Remus.
Vi ringrazio molto per avermi dedicato il vostro tempo.
Un bacio :)
  
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