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Autore: Daerea    09/10/2013    7 recensioni
Tratto dal testo:
"Il teschietto di legno era lì sotto al freddo e sembrava che lo fissasse con uno sguardo accusatore. Di chi sa che hai commesso un errore e sta aspettando che tu lo rimedi.
Lo accolse fra le mani e si accorse di una piccola incisione nel retro del cranio.
Era scritta con una calligrafia perfetta, rovinata solo dall’inesperienza in materia scultorea.
Un piccolo istante vissuto intensamente è capace di dare una vita di ricordi.
Ti amerò per sempre.
                                         -C.
La sua principessa.
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Courtney, Duncan | Coppie: Duncan/Courtney
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Salve popolo di Efp.
E' da un sacco di tempo che non scrivo qui....
Spero davvero che vi piaccia e a tutte le fan della Duncney: 
Continuate a sperare, perchè finchè c'è speranza, c'è amore!
Dopo aver visto la quinta puntata di Total Drama All Stars (no spoilers) 
non potevo non postare questa storia.
Spero che leggano anche tutti gli altri fan di questo magnifico reality, senza discriminazioni sulle preferenze
"Dico a voi fan della Gwencan, ci terrei molto"
Detto questo 
Hope you enjoy it

 




Heartless





La pioggia scorreva a fiumi in quel momento.
Camp Wawanakwa risplendeva sotto tutte quelle goccioline. Forse, era proprio la prima ed unica volta che riusciva ad apprezzare quel posto.
Sarà stata l’emozione dell’ultimo giorno lì o chissà cosa, ma ogni angolino sembrava racchiudere un ricordo speciale.
 La mensa, con tutti i pasti orribili e le tante risate.
La spiaggia, con tutto il sudore e le lacrime versate per le sfide.
Il bosco, con le sue storie intorno al fuoco e i suoi animaletti alquanto simpatici.
E i bungalow, con i loro momenti insieme agli amici e le litigate furibonde.
Chris aveva annunciato poco prima che sarebbero partiti a distanza di qualche minuto e i ritardatari sarebbero rimasti in quella topaia.
Uno sconosciuto avrebbe pensato che stesse scherzando, ma dopo quattro stagioni passate insieme a lui, lei sapeva benissimo che ne sarebbe stato capace.
Ma c’era una cosa che doveva fare prima di andare via.

Raggiunse l’ex casetta delle carpe assassine, che aveva poi ospitato chissà quanta gente fra la quarta e la quinta stagione. Ma per lei sarebbe sempre rimasta quella della sua prima squadra.
Arrivò alle scale e si sedette.

Con chi avrebbe dovuto condividere quell’ultimo momento speciale? La risposta classica sarebbe “con le persone che ami” ma lei non poteva.
Chi le era rimasto? Nessuno. Ecco, l’aveva ammesso. Non si era comportata bene e questo era quello che si meritava. Le persone a cui faceva affidamento l’avevano tradita, usata e le altre non si erano neanche volute avvicinare.
Chi era lei per costringerle? Alla fine però, l’unica che rimaneva sola era lei.
Ma nonostante questo, chi si era mai fermato a pensare perché reagiva così? Chi aveva mai avuto il coraggio di non giudicarla subito male? Nessuno. Per loro, lei era quella acida, la “so tutto io” perfettina che neanche un sasso voleva come amica. Ma c’era un motivo se si comportava così.
Forse era per non apparire debole. Forse era proprio per non creare dei ricordi per poi piangerci sopra come stava facendo in quel momento.
Nessuno lo avrebbe mai saputo.

Aprì con un gesto secco la tasca anteriore della sua valigia e ne estrasse fuori qualcosa.
Era rimasto intatto nonostante il tempo. Perfettamente intagliato e levigato con mano di chi era abituato a scolpire quella figura.
Così maledettamente perfetto che quasi le facevano male gli occhi solo a guardarlo.
Prese la cordicella dell’oggetto e la appese al lato della ringhiera del balconcino.
Chiunque l’avrebbe presa per pazza. “Perché l’hai tenuto?” “Dopo tutto quello che ti ha fatto, ancora ne lo vuoi con te?” “L’hai conservato nonostante tutto e lo lasci lì così?”
Si, domande lecite, ma se quella metà del suo cuore era nata lì, era lì che doveva restare.
Per sempre.
Diede un piccolo bacio all’oggetto e lasciò che una lacrima vi cadesse sopra.
Per sempre doveva essere.
 

-La barca parte a momenti, muovete quegl’inutili corpi che vi ritrovate e raggiungete il molo, ex campeggiatori! Chris non aspetta-
Ex campeggiatori.
Era veramente tutto finito.

 

 
Stupido Chris.
Sempre con i suoi programmi del cavolo e il suo dannato egocentrismo. Beh, quella volta poteva benissimo aspettare.
Si era accorto all’ultimo momento di aver lasciato il suo inseparabile coltellino nella casetta e non poteva non tornare indietro a prenderlo.
Insomma, lui era il ribelle. Che persona insulsa poteva essere un criminale senza arma a portata di mano?

Si avvicinò al bungalow e raccolse l’oggetto dalle scale dove l’aveva lasciato.
Quanti scherzi aveva fatto con quel coltellino, quante persone aveva spaventato? Non potevano essere contate da quanto erano numerose. Ormai la sua mano aveva la forma della sua impugnatura perfetta. Si fa per dire.
Quante cose aveva scolpito da quando gliel’avevano regalato? Tante, ma solo poche con il cuore. Le altre erano solo pezzi di legno freddo e duro, segno del suo “inconfondibile e terribile passaggio”. Così lo definivano al riformatorio.

Mai una lacrima. Mai un lamento. Mai la tristezza lo aveva scalfito.
Con una maschera da duro non si potevano far trapelare certi sentimenti. Sarebbe apparso debole e questa non era un definizione adatta a lui.
La solitudine. Quella si che lo aveva fatto soffrire.
Quella ti colpisce una volta e te puoi essere forte quanto vuoi, ma non ti riprenderai tanto facilmente. Tutti hanno sofferto di solitudine almeno una volta nella vita.
Fa parte di chi siamo.

Ma questi pensieri erano troppo sdolcinati per lui, perciò si alzò di fretta e iniziò ad allontanarsi a passo svelto. In quel momento, sentì qualcosa sbattere.
Si girò e, appeso alla ringhiera, trovò un oggetto.
Gli si mozzò il respiro.
Era lì, luccicante sotto la pioggia, l’unica cosa che aveva scolpito con il cuore. L’unica cosa a cui aveva veramente donato la sua anima.
Il teschietto di legno era lì sotto al freddo e sembrava che lo fissasse con uno sguardo accusatore. Di chi sa che hai commesso un errore e sta aspettando che tu lo rimedi.
Lo accolse fra le mani e si accorse di una piccola incisione nel retro del cranio.
Era scritta con una calligrafia perfetta, rovinata solo dall’inesperienza in materia scultorea.

Un piccolo istante vissuto intensamente è capace di dare una vita di ricordi.
Ti amerò per sempre.
                                         -C.

La sua principessa.
Per la prima volta nella sua vita, si rese conto di aver sbagliato. Aveva commesso l’errore più grave.
L’aveva lasciata andare. Non sarebbe più tornata.
E quella era la prova. Aveva lasciato il loro amore libero il quel luogo. Dove tutto era cominciato.
Frugò nella sua tasca posteriore e ne estrasse una coroncina intagliata perfettamente.
 La aggiunse alla cordicella del teschio e lasciò che si unissero fra loro.
 
Per la prima volta, Duncan aveva versato una lacrima.
Non era di tristezza, né di dolore, né di solitudine.
Era per amore.
Si era reso conto di essere innamorato.
Ma era troppo tardi. Era ora di andare anche se i ricordi lo avrebbero seguito.
Era stato Insensibile.
  
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