Beh, ecco. Sì.
Questo è il mio insulso contributo al KyouTaku day. Ci
tenevo troppo, ma l'ho scritta di frettissima quindi ho paura che sia
piena zeppa di errori- beh più che errori mi è
parsa un po' incoerente e frettolosa - c'è lo gnu madre che
mi strilla di dormire ma io dovevo pubblicare in tempo quindi
l'ho finita di botto çAç
Però l'idea di partenza mi piaciucchiava, ed è un
miracolo :')
Ma ho fatto questo angolo rompiballe all'inizio della storia per
precisare alcune cose. Ovvero.
Qui Shuuya ha 25 anni, Fuusuke 26, Yuuichi 23, Kyousuke e Taiyou 19,
Atsushi e Hakuryuu 5.
E' passata la fata turchina (?) e ha stravolto tutti :'D
Anyway, ci si vede sotto a chi ci arriva! ♥
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ANEMONE.
*
Eppure,
all’inizio, Kyousuke pensava di adorare
quel lavoro.
L’acchiappa sogni di Yuuichi tintinnò assieme alla
porta.
Fece il fiocco ad un nastro rosso ciliegia, che fece scricchiolare la
plastica
sotto un suo sbuffo rumoroso.
“Kyousonic, ci scappano i
clienti se
continui così! – Lo richiamò quella
voce sempre allegra di Taiyou, che
ridacchiava porgendo un mazzo di azalee ad un ragazzo che pareva molto
di
fretta – Secondo me si è ricordato
dell’anniversario con il suo ragazzo all’ultimo
secondo.”
“Perché per te sono tutti gay?”
bofonchiò con un tono esasperato, allungandogli
un mazzo di rose rosse e arancioni.
Questo continuo rimandare di Taiyou ai gay non faceva altro che
ricordarglielo.
Ci aveva messo
una vita, sudore e spesso lacrime, per trovare una
passione, il
calcio.
Ma quella si era sgretolata con una fretta incredibile, senza scalfirlo
minimamente. Era uno di quegli sport che si iniziavano da adolescenti e
caricavano un sacco – al momento. Poi l’entusiasmo
scivolava via come acqua
sulla cera, nel tempo di una singola candela.
Se n’era andato in fretta e inosservato, lasciando spazio al
nervoso del dover
trovare un maledettissimo lavoro mentre si cercava che cosa studiare.
Hakuryuu trotterellò da lui, stropicciandogli i pantaloni
sul ginocchio. “Hanno
chiesto un altro mazzo di rose.”
All’inizio vendere fiori gli piaceva.
Non era mai stato circondato da gente che voleva regalare, in
più all’inizio si
divertiva con Amemiya ad indovinare per che cosa fossero i mazzi
eccessivamente
profumati che lasciavano il negozietto.
Erano divertenti anche le vecchine ficcanaso, i primi tempi, quando
Shuuya
veniva a fargli compagnia in negozio e si baciava con il marito davanti
a
quelle omofobe.
Per poi scoppiare a ridere sguaiatamente quando gli facevano il segno
della
croce e lamentarsi come un bambinone quando riceveva una sberla sul
coppino da
Fuusuke.
Era bello e agrodolce il motivo per cui
si era messo a vendere fiori, per ricordare e per
dimenticare allo stesso
tempo.
Ma quelli erano stati i giorni estivi, afosi, i giorni di piogge
fresche e di
Yuuichi che ricominciava a camminare sotto le nuvole, a piedi nudi
sull’asfalto
umido assieme a lui e ai baci di Taiyou.
Con l’arrivo di Ottobre, invece, Shuuya era stato di nuovo
sommerso da pazienti
– e lui si era ormai abituato al fatto che i clienti non
fossero affatto vari.
Beato Taiyou che si divertiva sempre.
“Tsurugisan?”
Abbassò lo sguardo, scuotendo via quel filo di pensieri per
incontrare gli
occhioni di Hakuryuu con una muta domanda.
“Sì, ho sentito. Un altro mazzo di rose.”
Ed eccola, la monotonia dei clienti. Volevano andare sul sicuro, non
provavano
mai i fiori strani, non ne conoscevano il significato, erano sempre
uomini,
ragazzi o signore anziane quasi sempre omofobe.
Anche se nell’ultimo periodo non aveva avuto occasione di
capire chi di loro lo
fosse e chi no, dato che il biondo stava dall’altra parte
della città con uno
stetoscopio e un battito di cuore nelle orecchie.
Lui voleva vendere quei fiori che simboleggiavano la speranza e gli
amori
perduti, i “torna da me”.
Era l’unico significato che conosceva, e quei pochi che
avevano chiesto quei fiori si erano guadagnati un suo sorriso,
malinconico, ma era pur sempre qualcosa di difficile da ottenere da
Kyousuke.
Il piccolo fece un sorrisino e staccò la mano dai pantaloni,
non prima di
ricevere un’incredibile testata da Atsushi, che non guardava
mai quando correva
in giro mentre reggeva fiori in quantità doppie rispetto
alla sua stazza.
“Oh. Mio. Dio.”
Alzò gli occhi al cielo nel sentirli piagnucolare, mentre
quasi lanciava le
rose all’altro sempre sorridente e stringeva le braccia
grandi attorno alle
schiene minute dei bambini.
“Susu, ora avete cinque anni, non si piange
più.”
Minamisawa gli tirò dietro un insulto e Hakuryuu rise un
po’.
“Minamisawa.
Atsushi. E tu che ti ridi, brutto-!”
E quando lo chiamava per nome e cognome erano guai, ma le due piccole,
perfide
pesti continuavano a ridere, facendo apparire Kyousuke bambino mentre
si
infuriava.
Ora sarebbe arrivato l’intervento idiota di Taiyou.
“Woooh-! Kyou, ma hai
notato che ogni
volta che litigano e poi si tirano una testata fanno pace? Altro che
mignolino,
è una cosa magica!”
“Ma che ho fatto di male.”
“Ma perché sei sempre così truce.
Oh–scusi, ecco a lei. Buona giornata!”
Per un attimo
pensò a quel musicista.
Quello che aveva chiesto all’altro di non nominare, come per
dimenticare le sue
cotte adolescenziali, dicendosi che sarebbero scivolate via assieme
alle altre
passioni, come il calcio.
E quando aveva detto passioni,
Amemiya si era esibito in una delle sue sgomitate.
“Ma si è appena lasciato con la sua
ragazza?”
Sentì una voce rugosa e una risata del ragazzo, una delle
solite solari e
cristalline.
“No, è in preda a una crisi adolescenziale a
diciannove anni per una cotta che
aveva per un ragazzo alle medie.”
“Ah gli piaceva un ragazzo! Chiedo scusa, ho
frainteso.”
Che subito dopo si interruppe con un sospiro sorpreso, un ‘nooo’ incredulo e altre
infinite chiacchiere.
A Tsurugi scappò un sorrisino, pensando alla signora che non
si sconvolgeva
davanti a dei ragazzi “contro natura”,
ma gli scomparve come era nato, quel sorrisetto, ripercorrendo la frase
di
Taiyou.
Ringhiò, scuotendo la testa e mettendo giù i
fiori.
“Taiyou, sono le sei e mezza. Vado.”
Quello lo osservò un attimo, serio. “Non era una
cotta adolescenziale.”
“Stai zitto.”
“Lo sai bene. E hai sempre
sperato di
sentire qualcuno che chiedesse gli anemoni.”
“Smettila di impicciarti.”
Fece per sbattere la porta, sollevando lo zaino sotto gli sguardi
immobili ed
intimiditi dei due bambini, ma Taiyou fermò la porta con un
piede.
Smorzò una minuscola smorfia di dolore, per poi passare poco
delicatamente un
mazzo di anemoni blu mare a Tsurugi.
Kyousuke li guardò un attimo, estasiato, immobile.
Davanti al fiore preferito di quella sciocchissima cotta che aveva
evitato, che
aveva sempre preso in giro perché i fiori erano roba da
femminucce.
Qualcuno aveva chiesto
gli anemoni.
Per un attimo pensò a cosa lui avrebbe potuto
dirgli vedendolo fiorista.
“E smettila di farti paranoie. – Kyousuke
sussultò. – Il solito bar con le
pareti di legno e le brioches che Shuuya ama tanto, quello dove
prendiamo i
bigné a Hakuryuu. Muoviti.”
Gli sbatté la porta in faccia, ma non era capace di fare lo
scontroso che
dispensa ordini, quindi per compensare gli fece l’occhiolino
da dietro ai
riflessi del vetro.
Kyousuke
iniziò a camminare fra le pozzanghere, automaticamente,
sentendo il freddo che
gli spifferava fra le dita e sulle braccia.
Camminò come se seguisse il suo istinto, col cuore in gola e
una corda tirata
al posto dello stomaco, accorgendosi più tardi che aveva
lasciato la giacca
sulla sua sedia verde muschio.
L’ultima
consegna della giornata sempre a lui, mh?
Sentì la voce ovattata e roca di Shuuya in lontananza,
venuto a prendere
Hakuryuu e ad aiutare a chiudere, lo sentì poi gridare, e
un’altro tono freddo
come il vento di
quella sera –che gli
pietrificava le dita già rosse e livide,
strette attorno
alla plastica– dirgli di
starsene un po’ calmo.
Erano pesanti come i suoi passi, quelle voci.
Ancora cinque passi, e guardò nel bar.
Il piccolo Atsushi sarebbe stato più coraggioso di lui.
Perché ogni volta che capitavano gli anemoni era come
risentire l'amaro dei litigi di quattro anni prima.
Ma questa volta erano
molto più vicini.
Mise a fuoco un nido di riccioli di un marroncino dolce legati in un
elastico
nero.
Non vide più le sedie, non si sentì
più le mani, non sentì un clacson, si
bloccò dov’era, quando un cameriere musicista
alzò lo sguardo, e Tsurugi lesse
il labiale incredulo del ragazzo in grembiule, diceva “Kyous’ke.”
*
“Sai
che non ti avevo riconosciuto?”
Takuto alzò un sopracciglio, guardandolo di sbieco e
sistemandosi meglio fra le
sue braccia nude e nella coperta.
“Io invece con quella faccia da baccalà ti
troverei ovunque.”
Tsurugi spostò i capelli di Takuto da una spalla
all’altra, scuotendo il viso
mentre sorrideva. “Non avrei dovuto insegnarti a ribattere
invece di disarmare
con il pianto, ti stai gasando come un ragazzino.”
Ridacchiarono un po’, mentre Shindou dava
un’occhiata al mazzo di anemoni.
Il castano affondò di più nel petto di Kyousuke,
borbottando qualcosa sul fatto che dovesse lasciare i capelli senza gel
più spesso.
Una ragazza alla tv sbraitò, mentre la luce a scatti li
illuminava e Takuto chiudeva gli occhi e si appoggiava ad una spalla
dell'altro, che si irrigidì un po'.
Erano ancora un po' goffi quando stavano insieme così, a
guardare un programma schifoso alla tv, mezzi nudi e scaldati solo da
una coperta - e dall'altro.
Ma dopotutto, nessuno dei due poteva negare che fosse stato incredibile
rivedersi così, con una roba da ragazzetti dei film come un
mazzo di fiori, ed essere tornati insieme, consapevoli e adulti.
Poi sentirono dei passetti. Si scambiarono un’occhiata
complice: non avevano
sorvegliato Atsushi. In una settimana in cui dovevano
tenerlo d'occhio, e di cui erano passati solo quattro giorni, aveva
già lasciato
il segno in casa.
E stavano pure guardando un programma trash su MTV
vietato
ai minorenni.
Quella piccola peste era sgattaiolata fuori dalla stanza un'altra
volta, per combinare chissà quale casino.
Ma prima che potessero girarsi ed immaginarsi tutte le tende per terra
assieme ai vasi, un piccolo indice pallido
e magro
si appoggiò al tasto del fa,
accompagnandolo con un impercettibile sospiro di sorpresa, un sorrisino.
Poi seguirono altre note sconnesse, ma bastò a far
sì che Kyousuke e Takuto si
sorridessero.
Chissà se Atsushi avrebbe portato avanti sia il calcio che
quel nuovo strumento
affascinante, il pianoforte.
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Perdonatemi gli accenni GoGa ma è anche un loro day
çuç
Comunque. Sì. Atsushi qui fa la parte del figliolo di
Kyousuke e Takuto- che mi hanno dato un po' di problemi.
Insomma volevo rendrli un po' più adulti, ma è
difficile cercare di scrivere di una mente adulta quando la mia non lo
è affatto :')
Quindi boh.
All'inizio Kyousuke e Takuto non si dovevano nemmeno conoscere, ma
è uscita così. :'D
Non lo so, li amo e spero di aver reso giustizia a una coppia che ho
scoperto essere meno popolare di quanto mi aspettassi-
Buon KyouTaku day a tutti :') Anzi, buon 9/10 così ognuno
pensa alla sua preferita.
Spero davvero che non risulti frettolosa.
Come bonus vi linko un'immagine di Kyousuke
coi capelli senza gel -e mentre si piastra i ciuffettini a
spirale :')-.
Non so più cosa scrivere, mia madre gnu ne sarà
contentissima perché devo staccare, ma vorrei aggiungere di
più ç__ç -machitivuole-
Beh, grazie mille a chi legge e recensisce ♥
Un abbraccio spaccaossa,
cha.