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Autore: Hibei    09/10/2013    6 recensioni
cit/ «Come sta il tuo amico?».
«Di chi sta parlando?».
«Quel ragazzo biondo che è venuto spesso a trovarti», Sasuke giurò d'aver sentito un che d'allusivo, in quella frase. «È da un po' che non lo vedo gironzolare per il palazzo».
«Probabilmente sarà in attesa di un polmone nuovo da consumare».
«Stesso vizio di Madara?».
«Già».
«Oh. Per questo non viene più? Avete litigato perché fuma?».
Il più giovane si morse il labbro, nervoso, chiedendosi mentalmente perché stesse dando corda a quella conversazione e non mandando semplicemente al diavolo quel ficcanaso del suo vicino. Eppure, sentiva come il bisogno di avere la comprensione di Hashirama. «Diciamo così».
[Sasuke x Naruto][Accenni Madara x Hashirama]
Sasuke Uchiha odia tutto e tutti ー come al solito ー, in particolar modo la gente che fuma, in seguito alla morte del padre. Eccolo dunque andare contro ai propri principi per comprare un biglietto dell'autobus, mettendo piede, per la prima volta dopo anni, in una tabaccheria. Ucciderà chiunque gli capiti a tiro (non è una battuta fatta volutamente.) o non se ne pentirà poi così tanto? O, magari, andrà pure peggio.
A voi il piacere di scoprirlo. Hope you enjoy it!
Genere: Angst, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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{ Hibei dice ~ Promemoria per me stessa: Non devo mai più programmarla, una fanfiction, ormai è assodato. Ne ho una che è praticamente a metà, manca la lemon e poi sarebbe pronta per la pubblicazione, ma mi è un po' caduta dal cuore, è mancato anche il tempo e, diciamo che non mi ci sono dedicata come avrei dovuto, nel mentre ho scritto pure altro. ç_ç A giorni, comunque, dovrei pubblicare un'altra Bi-Shot (se tutto va bene e non mi uccido/dete prima ♥) più diciamo romantica. Non sto neanche a dirvi il pairing. xD E... il rating. u////ù
Comunque, premetto già da ora che:

 Questi personaggi non mi appartengono. E non lo dico mai perché mi sembra sciocco farlo, ma vabbè, a che ci sono!
 NON ho assolutamente nulla contro chi fuma, è solo una fanfiction e il caratteraccio acido di Sas'ke è conosciuto anche dalle cicale. Tra l'altro, ha i suoi motivi.
L'immagine (che non potevo non mettere!) è presa da una doujinshi, “Gold Feather, Silver Death” di Piero/Fuyumoe Makomo. Prima che qualcuno me lo chieda, ho screennato la scena dal sito Genjutsu. Se qualcuno lo conosce ma non l'ha ancora letta, la trovate nelle NC17, se avete la password. E ho fatto pure pubblicità involontaria. BENE!
Per vostra sfortuna, m
i rivedrete a fine fanfiction anche stavolta. ♥ O sarebbe meglio dire Fine capitolo? Oddio, la mia prima mini(ssima)-long, che emozione! (?) *~*
Ehm, sì, ecco, stavolta vi lascio davvero.


Buona lettura! 





 
Capitolo 1.

In una nuvola di fumo [L'aiuto che non sei disposto ad accettare]


~•~



 

Sasuke odiava il fumo. E le persone. Soprattutto le due cose messe insieme. Riteneva, perciò, che fosse pressoché inutile l'esistenza della gente che fumasse, tutti convinti di poter smettere nello stesso modo in cui avevano iniziato; quando volevano. E che si beavano ignari del mutamento della loro patetica condizione in balia di un cilindro di carta, da semplici padroni a dipendenti. 

Sei esagerato! gli veniva detto, ogni qual volta rifiutasse l'offerta di “farsi un tiro” e, allo sguardo interrogativo dei coetanei, rispondesse con un semplice Ci tengo a non crepare così presto. Perché ne aveva viste anche troppe, Sasuke, di persone morte per infarto o un tumore ai polmoni sporcati d'un nero maligno. Aveva visto suo zio Madara, stroncato da uno scoppio del cuore, trovato esanime nel bagno del signor Senju, il suo vicino; anche se lui s'era limitato a vederlo già nella bara, durante l'ultimo sguardo concesso ai parenti nella veglia funebre, troppo piccolo per realizzare che lo zio non stesse facendo un sonnellino, quando ancora ignorava il perché quell'uomo dai lunghi capelli scuri sembrasse morire dentro di un dolore ben più grande del familiare più stretto.
Non appena Sasuke realizzò la propria condizione, otto anni più tardi, capì. 
Non ebbe più notizie del suo compagno di scuola Gaara, che secondo alcune voci di corridoio, era sparito insieme a due senpai, Sasori e Deidara, entrambi amici di suo fratello. Poi, al tg, trasmisero l'ennesima notizia moralista della gioventù che si sfaldava come il fumo che sostituiva loro l'aria; Sasori era già malato, non aveva i soldi per curarsi, e Deidara non lo seppe mai fino al momento fatale. Per entrambi, poiché il biondo lo seguì subito dopo. 
Circa tre anni prima di quell'attuale giorno d'ottobre, invece, era toccato a suo padre. E fu lui a scovarlo, stavolta. Steso sul proprio letto, in una mano il distintivo e la cintura con annesso il fodero della pistola. Sasuke aveva mirato a diventare un buon avvocato, per aiutare suo padre nel lavoro ed incastrare il criminale più scaltro, fino a quel giorno; infarto. Di nuovo; nell'altra mano, una sigaretta giaceva ancora integra, incastonata fra medio e indice. L'ombra di una scintilla sulla punta e l'accendino abbandonato sul pavimento in legno; l'ultimo sospiro di Fugaku.
Da quel giorno, a Sasuke non importò più nulla, perché nel futuro che aveva dipinto, l'immagine di suo padre non c'era più.
Da quel giorno, Mikoto aveva smesso di comprare il giornale.
Da quel giorno, suo fratello Itachi lo aveva abbandonato.

Provi troppo odio per le persone sbagliate, otouto., gli aveva detto l'ultima volta che l'aveva chiamato. L'ultima volta che Sasuke gli aveva rinfacciato di essere egoista come loro padre. Di aver lasciato lui e sua madre perché troppo deboli; incapaci di smettere, l'uno, e ricominciare, l'altro.

Sasuke odiava il fumo, le persone ー che fumavano ー ed anche il cielo grigio. Troppo simile ad una nuvola di fumo nociva, schiavizzante l'indifeso passivo che s'intrufolava nella sua coltre marcia. Marciava a passo spedito, trasudante ira da ogni spiffero della felpa blu troppo larga, le mani infilate nella grande tasca centrale, avvolte in un paio di guanti neri che coprivano appena un quarto delle dita, i jeans scuri che non davano alcun calore alle gambe slanciate, le scarpe da ginnastica consumate dal tempo e sporche di fango, le calze umide dell'acqua delle pozzanghere su cui il piede si era poggiato. 
Da anni non entrava in quel posto. E mai più desiderava entrarvi. Ma casa sua era troppo distante, le condizioni metereologiche traditrici ed instabili; tornare a piedi sarebbe stato sciocco ed irragionevole. 
Tra l'altro, l'Università vantava una certa vicinanza alle fermate più comuni degli autobus. 
Un biglietto, nulla di più. Gli serviva un biglietto. Entrava, pagava, usciva, aspettava. 

Magari avrebbe dimenticato perfino di esserci entrato.

Camminò per altri dieci minuti a zonzo, trascinandosi dietro il peso della tracolla scura che gravava sulla spalla con i suoi pesanti volumi di Giudizio. Contò distrattamente centoventi passi, prima d'intravedere un'insegna dall'arancione sgargiante tanto agognata come mai avrebbe creduto, svettante la scritta Tabaccaio, cerchiata d'un blu oceano, in tutto il suo squallore. Fece un altro passo, si fermò; sentiva già l'odore del tabacco e delle cartucce nuove.

Pensare che a Sasuke piaceva fabbricarle lui stesso, le sigarette. Quelle di suo padre. Gli piaceva quello strano aggeggio con cui le faceva, più che altro. Costa di più, diceva Fugaku, perché il tabacco devo comprarlo da me. Per questo ne prendo sempre più di quanto dovrei, dura più a lungo. E Sasuke prendeva il tabacco, lo spolverava sulla cartuccia e tack; sigillava il cilindro. La condanna di suo padre.

Ti divertivi, Sasuke?

Digrignò i denti e sibilò un inacidito tsk, voltando il capo dall'altra parte, come indignato da quei ricordi.

Sciocchezze.

Strinse i pugni, protetti dall'involucro caldo della felpa, facendo per entrare nell'angusto locale, quando una saetta arancione ー cominciava ad odiare anche quel colore ー sfrecciò alla sua destra. 

Pestandogli un piede.

Sporcandogli le scarpe.

E, cosa ancor più grave, s o r p a s s a n d o l o.

Quella macchia sgargiante, in cui scorse un rapido e fugace guizzo azzurro, si era appena fatta un nemico potente. Così, più per senso innato di supremazia e offesa, nonché naturale bramosia di vendetta sgorgante nelle vene, che reale bisogno di entrare e acquistare il biglietto, Sasuke oltrepassò la soglia. E subito se ne pentì; distratto dalla scortese scia colorata, agendo inconsuetamente d'impulso, smosso dalla pretesa di ricevere delle scuse, chiunque egli fosse, l'Uchiha junior non aveva fatto i conti con le reali, microscopiche dimensioni della tabaccheria. Non si era nemmeno accorto di quanto dannatamente piena fosse, tra gente accalcata alle slot machine ー da quanto non ne vedeva una? Da quanto non assisteva alla rovina di un uomo, per uno stupido gioco d'avidità? ー , al bancone delle ricariche per schede telefoniche, della biglietteria, e delle sigarette.
Si fece spazio in quel groviglio di braccia, busti stretti l'uno contro l'altro, gambe rese un tutt'uno, fino a giungere alla fila della biglietteria. Un uomo, nel mentre, si accendeva una sigaretta; la prima del pacchetto appena comprato. Sasuke storse la bocca in una smorfia di disgusto. 

L'aria circostante si faceva sempre più satura di tutta quella putredine, il naso arricciato in un'espressione contrariata; non sarebbe mai dovuto entrare lì, sentiva già la paranoica sensazione che il fumo stesse cominciando a corroderlo. Fu quindi con suo sommo sollievo che, toltosi finalmente di mezzo l'individuo stanziato fra sé e la donna bionda dietro il vetro del bancone, mosse il passo decisivo e fece per aprire bocca, quando alla sua voce se ne frappose un'altra.

«Un biglietto dell'autobus, per favore».
«Un pacchetto di Camel Light, dattebayo!».

L'istante dopo, quando entrambi i proprietari dei due toni differenti si voltarono per guardarsi, chi stupito e chi orripilmente scioccato, scoppiò la guerra.

«Scusami, ma sono arrivato prima io», fece lo sconosciuto, guardandolo di traverso. Sasuke lo riosservò da capo a piedi, per un momento, come a cercar conferma che quello fosse lo stesso individuo che lo aveva investito poco prima; giovane, più o meno la sua età, era biondo con le guance segnate da tre cicatrici, forse, ciascuna. Questo, Sasuke non lo aveva notato, prima, ma indossava una felpa arancione ed i suoi occhi erano d'un blu intenso. Discretamente bello. E decretò che fosse lui. 
Si concentrò talmente su quei particolari che non notò il rossore sulle guance dell'altro ragazzo, imbarazzato dal modo in cui il moro lo stesse fissando.
«Veramente,» sibilò Sasuke, visibilmente innervosito. «sono io ad essere arrivato prima, e altrettanto sarei uscito, se tu non mi avessi rallentato schiacciandomi il piede».
Il biondo lo guardò confuso.
«Ma di che diavolo stai parlando, teme? Chi ti ha mai visto!».
Una vena di pura irritazione cominciò a pulsare sulla fronte nivea, quasi avesse reagito alla presenza della sua nemesi.
«Tu- dannato dobe! Sei entrato con la stessa grazia di un elefante in una vetreria, mi hai spinto, la mia scarpa è color merda per colpa delle tue zampacce da cane idrofobo e hai pure il coraggio di ammettere implicitamente di non essertene neanche reso conto?!». 
«Cosa vuoi che faccia, che ti chieda scusa? Per quanto ne so io, potrebbe anche essere stato qualcun altro!».
Sasuke sbatté lentamente le palpebre mentre, contemporaneamente, inarcava un sopracciglio corvino. «Vedi qualcun altro, oltre te, ad andare a nozze con l'orrido e la tua felpa arancione?».
L'altro sgranò gli occhi e rispose, piccato: «Non osare insultare la mia felpa!».
«Secondo me fa schifo anche a chi l'ha prodotta. Te l'hanno venduta per sbarazzarsene».
«Tsk, parli tu che te ne vai in giro con un sacco a pelo!».

Ops.

«Cos'hai detto?» chiese Sasuke in un filo di voce, il viso pericolosamente adombrato da un mal celato desiderio omicida. D'altro canto, il giovane biondo, che lo guardava strafottente e un sorriso sardonico stampato sulle labbra, non esitò a cogliere la palla al balzo, gonfiando il petto e sporgendosi quel tanto che bastasse a sfiorare il naso di Sasuke col proprio. O quasi.
«Ho detto-».
«Un bel niente!», tuonò una voce alle loro spalle, che li fece sussultare e girare all'unisono verso la sua direzione.
«Ma, Tsunade no obaa-chan!» esclamò lamentoso il biondo, come un bambino non ancora pronto a tornare a casa dopo una lunga giornata di giochi. Il moro lo guardò di sbieco, sorpreso da quanto quell'individuo potesse essere maleducato e odioso. Bello, sì; ma terribilmente odioso.
«Niente ma!», lo fulminò ancora la donna, chinandosi a prendere il pacchetto richiesto, dando generosa vista del prosperoso seno; un uomo dai lunghi capelli grigi, alla cassa, estrasse un fazzoletto e se lo premette sul naso in piena epistassi.
«Tieni», quasi gliele sbatté in faccia, le sigarette. «E questo è tuo, scusa per l'attesa. Ogni volta questo baka mi rallenta la fila!», fece poi, porgendo il biglietto a Sasuke, il quale sfoggiò un ghigno divertito in direzione dell'altro ragazzo, visibilmente indignato dal commento della donna. Adesso, se non altro, aveva un po' intuito che non fossero del tutto estranei. Un po' si somigliavano, magari erano madre e figlio.
«Non si preoccupi,», iniziò cordiale, mantenendo intatta l'espressione tronfia di prima. «ho a che fare con dei baka tutti i giorni».
La bionda sghignazzò, salutandoli entrambi con un cenno della mano e indirizzandoli alla cassa. Prima che l'altro ragazzo dalla chioma dorata, già ringhiante, azzannasse la carotide dell'Uchiha, però, aggiunse sottovoce, più materna: «Ma dovresti davvero smettere, Naruto».

Naruto?

Si voltò in sua direzione, smosso dall'inspiegabile curiosità di scoprire se quello fosse il nome a cui l'altro rispondesse. Lo vide tacere un attimo, quasi quel commento l'avesse turbato. L'istante dopo risollevò il viso, sorridendo ー un po' troppo tirato ー e sollevando il pollice in posa trionfante. «Nah, sto bene!».

Sasuke sgranò impercettibilmente gli occhi, e quel pensiero gli sorse così spontaneo che neanche si accorse di averlo formulato: bugiardo. Naruto poi lo raggiunse, mettendosi in coda alla cassa, poco dopo dietro di lui; sentiva il suo respiro caldo sulla pelle scoperta del collo, i capelli della nuca dolcemente solleticati da quella sensazione piacevole. 
Quando l'uomo alla cassa gli fece poco garbatamente notare di star bloccando il traffico prese rapido una banconota da cinque, uscendo ancor più velocemente da quel posto che gli stava sin troppo stretto, dimenticandosi del resto. 

Mossi i primi passi verso l'esterno, respirò a pieni polmoni l'aria circostante; l'odore nausenta dei gas fuoriuscito dai tubi di scappamento delle macchine ferme al semaforo fu come uno schiaffo in pieno volto, l'insulto peggiore che potesse rivolgese al proprio olfatto. Avvertiva, in sottofondo, un leggero accenno di pioggia.
Gettò un'occhiata rapida al cielo e lo constatò plumbeo, minaccioso di scariche elettriche e acqua a palate.

Non si accorse che, nel frattempo, il biondo era uscito e gli si era avvicinato.
«Ho a che fare con dei baka tutti i giorni», gli fece il verso Naruto, il viso scomposto in un broncio infantile. Sasuke indirizzò le proprie iridi verso la sua sinistra, guardandolo con un po' più di sufficienza di quanta non gliene avesse riservata quand'erano dentro il piccolo locale.
«Che c'è, ho urtato il tuo animo dobe?».
«Non hai urtato un bel niente, teme».
«Giusto, qui quello che urta sei tu. Grazie per avermelo ricordato, aspetto ancora le tue scuse».
«Credo che farai prima ad andartene in Antartide e tornare qui a piedi!».
«A meno che l'Antartide non sia il nome di una discoteca, sono stupito dal fatto che tu la conosca. Immagino che i tuoi genitori siano dei pinguini».
«Veramente, sono morti».

Silenzio. Mancava solo la tipica folata di vento ad irrompere nel loro tacere, per rendere ancor più palpabile l'imbarazzo del momento. L'uno perché non aveva considerato la possibilità che quello sconosciuto se ne uscisse con una frase del genere; l'altro per lo stesso motivo del primo.

«Scusa», disse Naruto, dopo un po', grattandosi la testa,  visibilmente a disagio. «Non dovevo dirlo così all'improvviso... veramente non avrei dovuto dirlo e basta».
Sasuke, dal canto suo, parve ancora sconvolto. Lui, che dopo la morte di suo padre non aveva più provato nulla del genere. E non si trattava dell'accaduto in sé, le persone muoiono tutti i giorni e lo sapeva meglio di altri; era stata la facilità con cui quel ragazzo l'aveva detto, a lasciarlo di stucco, come se ormai fosse una ferita così a lungo tormentata tanto che si era formato il callo. 
«No», aggiunse immediatamente, quando si accorse che il suo silenzio stava dando l'impressione sbagliata al biondo. «Non fa nulla». E, senza che ce ne fosse davvero bisogno ー forse perché la sua, di ferita, era stanca di bruciare ancora così tanto. ー , confessò: «Anche mio padre è morto».

Naruto lo guardò sorpreso, sgranando gli occhi, ora più chiari, azzurri; dannatamente belli, si ritrovò ancora una volta a pensare Sasuke. 
«Ah».
«Infarto», rispose il moro al tacito come? dell'altro, quasi atono.
«Oh», fu il semplice commento di Naruto, che non sapeva davvero che dire, come un uomo che dopo aver innescato la bomba non sapeva quali fili toccare per stroncarla.
«Fumava» disse ancora, con una lieve nota canzonatoria nella voce.
«Oh», fu la seconda, ripetitiva, esclamazione del biondo, ora più che mai intenzionato ad interrompere quella conversazione, prima che degenerasse. Non aveva bisogno dell'ennesima predica. Non aveva bisogno dell'aiuto di nessuno.
Permise ancora una volta al nulla, se non il rumore dei claxon e del brusio creato dai passanti, d'infrangersi in quel momento. Vedendo poi che neanche il ragazzo dai capelli corvini avesse intenzione di prolungare quel povero scambio di battute, gettò le mani nelle tasche arancioni e fece per girare i tacchi, senza neanche salutare. Come avrebbe potuto dire un arrivederci a qualcuno che gli risultava ancora anonimo, passante transitorio nella sua vita, se non era neanche stato in grado di dire addio ai suoi genitori?

Quando il piede si mosse, la voce del giovane dalla pelle particolarmente chiara e gli occhi scuri, come il cielo sopra le loro teste, lo fermò, a mezz'aria.
«Stai bene?», domandò, facendo eco a ciò che Naruto aveva affermato poco prima alla tabaccaia, ancor più improvvisamente di come lui aveva fatto, tanto che questi sussultò, gli occhi e le labbra spalancati; boccheggiava, come in assenza d'aria, allora guardò il pacchetto che, si accorse, stesse stringendo convulsamente nella mano destra, come se quelle parole fossero veleno e stessero scombussolando il suo corpo fin dalle membra più nascoste, togliendo con violento impeto l'involucro di plastica ed estraendo una sigaretta con disperata rapidità. La portò alle labbra, vagamente conscio di avere lo sguardo dell'altro puntato addosso; occhi neri, intrisi di disprezzo e rabbia verso ciò che stava facendo.

Perché? Che te ne importa?

«Nulla», esordì poi. Ancora Sasuke. Nulla, che non aveva detto, o nulla, che non gliene importava?

Nulla che Naruto aggiunse; la suola delle converse rosse toccò l'asfalto, le gambe, pesanti come il macigno che gli gravava sul cuore, si mossero in automatico, verso la direzione opposta a quella di Sasuke, ancora inerte, il viso coperto dalle ciocche scure, il biglietto in mano. 

L'odore della pioggia seguito dal fumo di Naruto.






Fine prima parte.




Quelle che ormai non son più note ma scleri in piena regola: Sono combattuta. Ho una SasuNaru tra le mani. È finita. La fine l'ho scritta prima dell'inizio, ovviamente, per tutta logica. Le battute di conclusione, puff, mi sono venute in mente e le ho buttate giù, su WordPad. E poi? Ecco che l'angst ritorna, non appena oso accennare ad un genere più leggero come Commedia. Che, a questo punto, mi domando se sia ancora adatto o meno; sapete, io lì m'immagino del fluff implicito, o un accenno al Sentimentale non troppo spudorato... il giusto. E invece? Da One-Shot diventa Bi-Shot. E questo solo perché sono stronza e curiosa di vedere come crediate che finirà tra Sasuke e Naruto, perché giuro ch'ero tentata fino all'ultimo di sfociare anche in una Mega-One-Shot e infilare tutto qui. Ma, ahimè, ho preferito dividere, col risultato che n'è venuto fuori un primo capitolo misero. Credo, però, che il secondo sarà più lungo. Dovrò dire tante cosette, e non ho il coraggio di scriverne un terzo. C'è da scrivere per Nacchan, che domani fa pure il compleanno! (Se domani non ci fossi per ragioni arcane o tardassi, auguri, Dobe! ♥)
Tornando a questa; per chi ha letto i miei ultimi due lavori e ormai avrà notato che ho la sadica tendenza a terminare le cose nel modo più interrotto possibile, avrà la possibilità di suppore ad un finale aperto, dal lieto fine o meno, stabilito dal lettore stesso, o uno che così è e così dev'essere, senza possibilità di replica alcuna. Questo perché ero troppo indecisa se farla finire bene o male, metterci l'angst o meno; alla fine ho optato per una sorta di via di mezzo. Ma in positivo o in negativo? Ehehe. 
Dal canto mio, il finale è quello che ho scritto, perché a quelle battute sono affezionata e non me la sento di mandarla a quel paese, ecco. Dakedo, sono molto curiosa della vostra reazione. 

PREMETTO ANCHE CHE il secondo, nonché ultimo, capitolo non è ancora scritto, ma solo abbozzato. Quindi non garantisco d'aggiornarla domani, perché prima di tutto voglio concludere la One-Shot per il compleanno di Naruto e magari rivedere l'altra Bi-Shot. C'è pure una HashiMada nei lavori in corso, se a qualcuno può interessare. A proposito di ciò, non sottovalutate Hashirama-san. ♥ 

Poooi. Doveva essere a rating rosso, ma per la storia che è/sarà sono sicura che con una scena lemon avrei rovinato tutto. Ci ri-tengo a precisare che che sono due completi estranei vicendevolmente e questa non è Attimo fuggevole (per vostra fortuna, aggiungerei! XD), ma qualcosa che almeno un briciolo di raziocinio ci tiene a conservarselo. Voi cosa ne dite? Per giudicare se sia adatto o meno l'arancione, immagino dovrete attendere il prossimo... dopotutto io ho parlato di SasuNaru. Deheheheheh~
Va bene, basta. Spero che vi possa incuriosire per il seguito e... chiedo venia per errori di ogni tipo che potrete trovare qui in mezzo, ma al solito pubblico quando dovrei essere già a dormire ed ho ancora un capitolo di storia da studiare. Aiuto.

Un bacio a tutti e grazie per essere tanto pazienti da leggere - se lo fate XD - i miei papiri da NdA. ♥


 
  
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