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Autore: STOP IT    09/10/2013    8 recensioni
'Sorrise Phil , sì , un sorriso stanco , cupo , spento . Era il sorriso più triste che avessi mai visto'
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dan Howell, Phil Lester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Mi sono sempre chiesto cosa significasse la frase: ‘mi è crollato il mondo addosso’. Il mondo non può crollare, mi ero sempre ripetuto. Il mondo è un puntino nell’universo che gira intorno a se stesso senza fermarsi mai, fa un lavoro immenso, ma è lì. Stabile. Mi sono ricreduto. La casa non è mai stata tanto silenziosa, sapete? Che poi pensandoci il silenzio è più insopportabile di qualsiasi altra cosa. Il rumore puoi evitarlo, puoi tapparti le orecchie, puoi uscire dalla stanza. Il silenzio no, non fai altro che sentirlo e ti rimbomba in testa. Stai attento, rimani ad ascoltarlo, ti ci abitui. Ti abitui a non sentire più le sue risate, ti abitui a non sentirlo canticchiare la commercialissima canzone del momento, ti abitui a non sentire le porte sbattere, ti ci abitui. Guardo la porta di ingresso e solo ora mi accorgo di quanto sia malmessa, rovinata, vecchia. Quando comprammo la casa Dan me lo disse ‘La porta fa cagare ma dai, le diamo una riverniciata‘. Ovviamente nessuno aveva mai più toccato quella porta, eppure io non la vedevo brutta. Forse perché di solito quando si apriva appariva lui con il suo sorriso, con i suoi occhi enormi e quella dannata fossetta. Adesso quella porta fa davvero schifo. Quando si apre fa entrare solo persone spente, tristi, che piangono, che ripetono quelle stramaledettissime frasi fatte, frasi d’occasione. Fa entrare anche persone false, cattive, ‘eh già, mi è dispiaciuto tantissimo, lo conoscevo ed era un bravo ragazzo.’ Puttanate. Solo io conoscevo Daniel. Solo io so tutto quello che aveva passato, solo io conosco la tempesta che aveva dentro prima della quiete. ‘Tu, Phil, sei la mia tranquillità.’ Mi guardava con quel modo di guardare che ha solo l'amore. Come se mi curasse dentro. Come se riuscisse ad aprirmi il cuore, come se riuscisse a baciarlo, lo faceva con una delicatezza che mi cambiava il modo di respirare e me lo ripeteva sempre. Mi manca ogni cosa di lui. E' qui da giorni dentro di me questa cosa. E non so tenermela per me, devo farla esplodere, non voglio essere compatito, consolato, guardato con pena negli occhi, voglio solo sfogarmi con voi perché avete creduto in noi ancora prima che ci credessimo noi stessi e ve lo dobbiamo.”

Phil si fermò. Gli occhi si fecero lucidi.

“O meglio.. Ve lo devo..”

Un’altra pausa. Più lunga stavolta. Quei suoi occhi azzurri ormai arrossati vagarono per la stanza.

“Sento spingere le lacrime da dentro gli occhi. Non escono, nessuno riesce a portarmele via, restano in me, e mi allagano. Vorrei capire perché non riesco più a piangere. Vorrei che qualcuno me le asciugasse lo stesso, che riuscisse a vederle lo stesso. Per caso. Forse è questo che vogliono. Essere viste anche quando non ci sono. Anche quando si sorride, anche quando sono fuori luogo, anche quando non hanno motivo di scendere sulle guance. Anche se si ride, anche se si ama forte. Mi chiedo cosa aspettano. Chi aspettano. Cosa s'aspettano da me.”

La sua voce esausta, rauca, era la prova dei suoi mille pianti. Non ne aveva più di lacrime. Però se non piangi ti allaghi dentro e credo che lui fosse una marea in piena. Respirò profondamente e strinse i pugni.

“Vi sembrerà scontato ma ci tengo a precisarlo, io ricordo tutto di lui. Ogni volta che cerco di dormire la mia mente inizia ad inviarmi immagini che speravo di reprimere, nascondere, tenere a bada, mai cancellare, sia chiaro. La prima volta che mi accarezzò, non più come un amico, smisi di credere alla morte, al dolore, alla bomba atomica, all’invidia, alla guerra, alla fine del mondo, alla malattia, ai terremoti, alla pioggia di meteore, alla tortura, al buio assoluto, al mal di pancia, ai ladri che rubavano ai poveri per dare ai ricchi, alla brutta musica, alla brutta poesia, alla miseria umana. La prima volta che mi sorrise mi fu così facile credergli che sarà difficile smettere, sarà stupido. Sarà stupido perché ora lui non c’è più. “

Si coprì il viso con entrambe le mani ma non emise un suono. Eppure io sentii qualcosa. Il suono di una porta che sbatte, un cuore che rinuncia a tutto. Si passò una mano fra i capelli e ricominciò a fissare la telecamera .

“Odio il fatto che voi mi dobbiate vedere così. Io dovrei essere forte per tutti voi, e invece.. Vedete questa foto?”

Mise davanti alla videocamera una cornice nera lucida. All’interno c’era una foto di Dan con la camicia di Phil a scacchi rossa. La stringeva così tanto che le nocche gli si fecero bordeaux.

“Questa foto gliela feci prima che partisse. La camicia gli andava un po’ larga ma a lui non importò, almeno avrebbe avuto il mio odore sempre con sé, mi disse. Se solo si potesse entrare dentro le fotografie. Lo fermerei, gli direi di restare con me, di non andare a nessun meeting fuori città, di non guidare di notte.. In realtà direi al governo di eliminare gli alcolici dalla faccia della terra, direi alle concessionarie di non vendere macchine grandi, direi a Dio di togliere dalla terra tutti gli ubriaconi. Mi diceva sempre che le cose passavano come gli aerei. Lui non passerà mai. Vi voglio raccontare il nostro primo approccio da ragazzi che si piacevano e non più da migliori amici. E’ stato strano perché pensavo, beh dai è sempre Dan, è sempre lui da una vita, è il tuo coinquilino, è l’unica persona che ti fa ridere e che ti ascolta. Non avevo mai pensato a Dan come l’amore della mia vita, e a quanto pare nemmeno lui. Eravamo impacciati manco fossimo due bambini alle materne. Iniziò a parlare lui, ovviamente: ‘Andiamo al cinema o a cena? O al cinema e a cena? O prima cinema e poi cena? O niente cinema, solo cena? O evitiamo sia cena sia cinema? evitiamo? O vuoi che ci baciamo subito? Tanto sappiamo che ci baciamo, no? Tanto sappiamo che si va a cena e cinema così solo per rompere il ghiaccio ma poi ci baciamo? Tanto vale, penso io, che siccome tutti e due dentro di noi ci vogliamo baciare, dico io, tanto vale, baciamoci subito, poi magari sì, che si va a cena che poi sarà più bello mangiare sapendo che ci siamo già baciati, che non ci sarà più quella tensione, ‘ché a me viene la tensione e penso “accidenti speriamo che ci baciamo, ‘ché se poi non ci baciamo, che brutto” invece così tutto sarà più buono, più saporito, più digeribile. E poi anche al cinema il film sarà più bello senza tutta quella tensione, ‘ché la tensione non mi fa seguire bene la trama, ‘ché non c’è nulla di peggio per me essere al cinema con una persona che vorrei baciare ma non è ancora mai successo e non riesco a seguire la trama perché, mi dico, tutti si baciano al cinema sia in sala, sia sullo schermo e allora, mi dico, magari forse lei, la persona che vorrei baciare, lei si aspetta che la bacio adesso, ma per me baciarsi la prima volta al cinema è una roba difficilissima, scomodissima, che non so mai la tecnica. Tipo io la guardo fisso insistente ma lei non si gira, guarda lo schermo. Magari le piace il film lei non se la perde mica la trama, lei , come faccio se lei non si gira? Come faccio? Le do un bacio sulla guancia? O le piglio la testa con le mani e la giro? O le metto un braccio intorno le spalle che quello l’ho proprio visto al cinema, sia sullo schermo, sia in sala? Comunque una volta una mi ha detto che i grandi amori non si baciano subito, che per noi lenti è una bella consolazione.’ Mi ricordo che disse altre cose sconnesse dopo, parlando velocemente, pieno di imbarazzo. Parlava in continuazione e quando non aveva più nulla da dire, canticchiava. Non avevo mai incontrato nessuno che avesse così tanta paura del silenzio. E sapete alla fine cosa feci? Lo baciai. Se ci ripenso mi viene ancora da ridere, se ripenso alla sua faccia.”

Sorrise Phil, sì, un sorriso spento, stanco, cupo. Era il sorriso più triste che avessi mai visto. Gli occhi perennemente lucidi.

“A volte vorrei potergli scrivere, non per sapere come sta, ma per sapere come si sta senza di me. Io non sono mai stato senza di me e quindi non lo so. Vorrei sapere cosa si prova a non avere me che mi preoccupo di sapere se va tutto bene, a non sentirmi ridere, a non sentirmi canticchiare canzoni stupide, a non sentirmi parlare, a non sentirmi sbraitare quando mi arrabbio, a non avere me con cui sfogarsi per le cose che non vanno, a non avermi pronto lì a fare qualsiasi cosa per farlo stare bene. Forse si sta meglio, o forse no. Però mi è venuto il dubbio, e vorrei anche sapere se ogni tanto questo dubbio è venuto anche a lui. Perché, sapete, io a volte me lo chiedo come si sta senza di lui, poi però preferisco non rispondere, che tanto va bene così. Ho addirittura dimenticato me stesso per poter ricordare lui. Se potessi averlo qui accanto soltanto per un attimo forse non gli direi niente, forse lo guarderei soltanto. La mattina mi sveglio tardi ed ho pensieri confusi. Pensate che stamani ho pensato questo: Mi alzo tardi, tanto a nessuno importa. A nessuno importa di me, non ho appuntamenti, treni da prendere. Non c'è nessuno. Non ho nessuno. Non più. Che assurdità da pensare! La sera ho pensieri lucidi. La sera vado a letto tardi e penso poco perché pensare fa malissimo. Sentire fa malissimo. La sera vorrei uccidere le mie orecchie, e i miei occhi, e la mia lingua, e il mio tatto, e il mio olfatto che sente ancora il suo profumo. Ma non credete che io ricordi solo cose belle. Ricordo anche quella maledetta chiamata. Mi dissero che una Range Rover aveva ridotto la sua mini in poltiglia come se fosse nulla. Con quella naturalezza che fa male. Ricordo anche come stavo, anche se credo possiate lontanamente immaginare. Quel nodo alla gola che da quando era partito m’attanagliava si manifestò in un lampo. Smisi di respirare. Ora, quando si dice che qualcuno ha smesso di respirare, si pensa ad uno scherzo, ad un'esagerazione iperbolica di una sensazione diffusa, quella del "groppo alla gola". Invece no: quando si dice ‘smettere di respirare’ si intende che l'aria non passa per la gola, si ferma al palato e lì soffoca. Ed infatti il mio corpo è qui, ma la mia anima è morta lì. Dopo quella chiamata. Proprio quel giorno. E l’unico motivo per il quale non mi sono ancora sparato un colpo in testa per far congiungere la mia anima e il mio corpo, siete voi. Voi mi date la forza, quella che non ho mai avuto normalmente, figuriamoci ora. Ed ecco il motivo di questo video patetico. Volevo ringraziarvi. Ringraziarvi perché non conosco nessuno di voi, e mi siete vicini come fratelli. Sappiamo tutti che la cosa a cui teneva di più Dan era il suo canale youtube perciò ho deciso di chiudere il mio, che non avrebbe più senso, e lasciare il suo. Così che tutti possiate rivedere il suo viso, sentire la sua risata, guardare le sue facce buffe ogni qual volta lo vogliate. Per quanto riguarda me.. Non so più cosa dire.. Mi sa che è questo il mio limite: mi mancano le conclusioni, nel senso.. Ho parlato per quanto? Un’ora? Di più? Di meno? Adesso ho in testa solo lui e il fatto che me l’hanno portato via. Che non lo rivedrò mai più. Che non potremmo più fare i video, lo show alla bbc, l’amore.. Quando le parole che non sanno diventare voce diventano lacrime, quello è il momento di andare via.
Ciao a tutti.”

Avrò rivisto questo video centinaia di volte da quando Dan era morto e Phil l’aveva raggiunto dopo qualche mese. Non ce l’aveva fatta. Non gli bastavamo più . Non aveva bisogno dei fans, non aveva bisogno della sua famiglia, non aveva nemmeno più bisogno della sua vita, aveva solo bisogno di lui.
Alcune persone sono destinate ad innamorarsi l’una dell’altra ma non a stare insieme. A phil questa cosa non era andata giù, lui voleva stare con la persona che amava, con il suo mondo. Che fosse giù sulla terra o su sulle stelle. La foto di una parte del bigliettino che lasciò fu resa pubblica poco dopo il ritrovamento del suo cadavere:
“Il mio corpo ha troppo bisogno della sua anima. Vi vogliamo bene.”
                                                                                                           - AmazingPhil e Danisnotonfire.
  
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