non ricado sui tasti per noia. Succede qualche notte fa che sogno un coro greco serio ed immobile su di un palco;
in pochi fotogrammi di sogno, il coro è trucidato da malanni vari, giavellotti e scannamenti di molteplice natura.
Due giorni di cupo pensamento finchè non decido di provare a scriverlo ed ecco che raccatto parole che vagano
frullevoli per l'aria. Intendiamoci, non scrivo da tanto tempo, almeno un anno e allora riguardo quello che ho scritto in passato.
Lirismi allegorici, sacrali e noiosi. Ogni volta che capitavo su un racconto introspettivo, qui o altrove, mio o altrui,
leggevo tizi che parlavano di un uomo poi riempivano la pagina di simbolismi più o meno ermetici, molto o
poco erotici. Assolutamente sublime il primo, notevole il secondo, il terzo lo leggo velocemente, il quarto
lo commento per esser commentato e dal quinto in poi non commento nemmeno più nemmeno.
Per la meritocrazia, come per l'allegorismo spicciolo, o ci nasci o ti ci annoi.
A seguito di questo riesumato grecismo da dormiveglia torno alla tastiera, rubo un posto qui per questa mia introduzione,
spero mi sia perdonato, e dedicherò tutti i prossimi ritagli di rete per scrittura del come-viene e del tanto-per.
Un omaggio a voi,
LeBaccanti