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Autore: bsalvatore    10/10/2013    4 recensioni
Sono passati 20 anni dalla battaglia finale tra i nostri beniamini e Silas, l'immortale.
Caroline torna a Mystic Falls dopo tutto questo tempo per andare a trovare qualcuno, qualcuno che non c'è più.
E proprio davanti alla consapevolezza che la sua vita non è andata così come avrebbe voluto, comprende quanto sia diventata forte, anche grazie a questi imprevisti, talvolta anche tragici.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Klaus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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A volte la vita non va così come l’avremmo voluta o semplicemente così come ce la saremmo aspettata.
 
A volte la vita va e basta e poi arrivi a un certo punto e ti accorgi di quanto le cose siano cambiate, di quanto tu sia cambiata, a discapito delle previsioni che avevi fatto.
 
Basta guardami, io ne sono la prova evidente.
 
Ho passato i primi anni della mia vita vivendo all’ombra di Elena, volendo essere come lei, invidiandola per quello che era e per quello che aveva, cose che io, ne ero convinta, non avrei avuto mai.
 
Come per esempio una famiglia unita e felice, una risata contagiosa, un ragazzo meraviglioso che non pensava solo al sesso, ma che l’amava davvero.
 
Ero convinta che probabilmente avrei passato l’intera vita così, comportandomi da finta amica mentre intanto bramavo nell’ombra di essere lei.
 
Ero convinta che mi sarei sposata con un uomo egocentrico, un poco più grande di me, che io avrei amato senza sapere che cosa fosse l’amore e che lui mi avrebbe soltanto tenuta come giocattolo.
 
E invece non è andata proprio così.
 
Mi sono ritrovata a dover affrontare una situazione a me sconosciuta come il vampirismo, ho avuto paura, convinta di non essere abbastanza, di non essere all’altezza e alla fine mi sono ritrovata più forte di prima, forte come non lo ero mai stata, come non avevo mai osato sperare di essere.
 
Ho scoperto cos’era l’amore, quello vero.
 
Ho amato dando tutta me stessa e sono stata riamata allo stesso modo.       
 
Alla fine ho perso quell’amore grande, il mio primo amore, per qualcosa di diverso, qualcosa di assolutamente nuovo e incontrollabile.
 
Ho combattuto una battaglia che credevo fosse invincibile eppure abbiamo vinto.
 
Anche se probabilmente questa frase è molto relativa.
 
Perché vincere non vuol dire sempre sconfiggere il cattivo, soprattutto se questo significa perdere i tuoi più cari amici.
 
Quindi forse, alla fine, è Silas quello che ha vinto perchè ha distrutto pezzi del mio cuore, pezzi che non potranno più essere rimessi insieme.
 
Eppure sono qui, ancora in piedi e sono stata, di nuovo, più forte di quanto pensassi, anche se mi trovo nell’unico luogo in cui non vorrei essere, a fare la cosa che più non vorrei fare.
 
È il primo di novembre.
 
Fa freddo, piove a dirotto, ma del resto questo è caratteristico di Mystic Falls.
 
Non ci torno mai se non in questa ricorrenza.
 
Sono ormai passati vent’anni e a me sembra ancora ieri.
 
Non mi rendo conto che ho ripetuto tutti gli anni gli stessi gesti, ma del resto quando si perde qualcuno è così, senti il vuoto dentro.
 
Per fortuna che, con me, c’è lui: Klaus, colui che è stato il mio amico, il mio confidente, il mio capro espiatorio, il mio amante,  sostituendo ciò che ho perso e che ora sono qui a commemorare.
 
Il cimitero della piccola cittadina in cui vivevo tanto tempo fa sembra non cambiare mai di anno in anno, l’unico cambiamento c’è stato vent’anni fa quando furono aggiunte tre nuove tombe.
 
Ricordo ancora quel giorno, il più struggente della mia vita.
 
Jeremy era praticamente a pezzi, tanto che a un certo punto della cerimonia cadde a terra sulle ginocchia, piangendo e tenendosi la testa tra le mani.
 
Matt cercò di consolarlo, mentre io stringevo forte la mano di Klaus, mentre le lacrime scendevano inesorabilmente.
 
Mi pareva quasi di essere morta anch’io con loro e invece sono ancora viva, viva per poter essere felice come loro avrebbero voluto e come mi hanno insegnato a essere.
 
Ho portato tre mazzi di bucaneve.
 
Uno per ognuno di loro.
 
Il bucaneve è un fiore bellissimo, nasce nel freddo e riesce a sopravvivere anche nelle condizioni più precarie.
 
Questo perché la sua forza, la sua energia provengono dall’interno della pianta.
 
E quindi quale fiore potrebbe meglio rappresentare questi tre grandi meravigliosi eroi, i quali erano stati più forti della roccia?
 
Poggio delicatamente il primo mazzo davanti alla lapide più a sinistra, mentre Klaus regge l’ombrello con cui mi copre.
 
“Bonnie Bennet” vi è inciso sopra.
 
La mia Bonnie, piccola grande donna.
 
Lei che è stata in grado di ascoltarmi, anche quando dicevo una miriade di cavolate.
 
Lei che ha asciugato tutte le mie lacrime e che ha ascoltato tutte le mie lamentele.
 
Lei che mi ha insegnato a essere forte e a pensare con la mia testa.
 
Lei che ha avuto uno scontro aperto con le mie paure e, alla fine, ha vinto.
 
Lei che mi ha sempre tenuto la mano quando avevo bisogno e aanche quando credevo di non averne.
 
Ricordo ancora quando Jeremy ci disse della sua morte.
 
Ricordo come trattenni il fiato e contai fino a dieci, così come si fa quando si sta facendo un incubo da cui ci si vuole svegliare.
 
Quella fu la prima volta, la prima volta in cui venni derubata di un pezzo di me.
 
Ma io ed Elena sopravvivemmo, facendoci forza l’una con l’altra e vivendo comunque il suo ricordo.
 
Era già cominciato il “periodo”.
 
Il “periodo buio”, quello durante il quale la guerra con Silas era aperta.
 
Mystic Falls appariva molto più lugubre all’epoca, forse anche a causa di quell’immortale creatura che andava di casa in casa a mietere vittime.
 
Vivevamo nel terrore, poiché lui stava reclutando un esercito per annientarci, ottenere Katherine e distruggere il mondo.
 
Una notte decidemmo, Stefan, Elena, Damon, Matt, Jeremy ed io, di chiamare Klaus, di ritentare un’altra volta, anche se lui aveva rifiutato.
 
Perciò Stefan, Matt e Jeremy partirono alla volta di New Orleans.
 
Silas ne approfittò e ci attaccò con il suo esercito di vampiri.
 
Katherine morì nello scontro, suscitando le ire dell’immortale, il quale si scagliò, a velocità della luce, su Elena.
 
Damon, però, non l’avrebbe mai lasciata morire, così le si pose davanti, ma sfortunatamente il paletto di legno era lungo abbastanza.
 
Il un colpo solo, trapassando i loro due corpi, si conficcò nella loro carne, unendoli anche nella morte.
 
Tutto questo davanti ai miei occhi impotenti.
 
Ero troppo distante per salvarli.
 
Questo è ciò che mi ripete sempre Klaus, ma lui non c’era, non lo può sapere.
 
Ormai, però, per poter vivere relativamente in pace con me stessa, devo ingannare la mia memoria e ricordarmi così: semplicemente troppo lontana per salvarli.
 
Per salvare lei, la mia migliore amica, tutto ciò che mi era rimasto.
 
Lei che aveva sempre combattuto a testa alta, che aveva sempre affrontato tutto con me, senza mai tirarsi indietro.
 
Eppure non l’ho salvata.
 
Dove andavo io veniva anche lei e, sempre, anche viceversa.
 
Eppure non mi sono posta davanti a lei, come ha fatto Damon.
 
Lui che io criticavo sempre, a cui davo sempre dell’egoista.
 
Lui che è morto per lei e, forse, il suo premio è stato morire con lei.
 
Lui che era diametralmente opposto a me, che mi ha resa diffidente verso gli altri e che tante volte mi ha fatto litigare con la mia migliore amica.
 
Lui che mi rendeva nervosa, pessimista e autoritaria.
 
Lui che ha reso felice un pezzo di me, perché Elena lo era.
 
Che l’ha fatta sorridere, piangere, vivere.
 
Lui che mi ha insegnato a fregarmene del giudizio della gente e che mi ha dimostrato che l’amore, quello vero, esiste e che è, anche, ossessione, passione, pura follia.
 
Avrei dovuto dirgliele queste cose e questo è un mio grande rimpianto.
 
Come ho detto la vita non va così come l’avremmo voluta o semplicemente così come ce la saremmo aspettata.
 
Ho creduto per anni di non poter combattere contro quel dolore atroce, di dover fare come Stefan, spegnere le emozioni.
 
E infondo lo capisco, perché quel dolore sembrava davvero troppo reale, semplicemente troppo per me.
 
E invece sono stata forte, ancora una volta, ho tenuto duro.
 
E adesso sono qui, davanti a loro ed è un po’ come quando la maestra delle elementari fa l’appello in classe.
 
Non vuole veramente sapere gli assenti perché le basterebbe chiedere chi sono e segnarli, vuole vedere un’altra cosa.
 
Vuole vedere chi c’è, chi è “Presente”.
 
E allora io sono qui per questo, per dire: “Presente! Sono qui, viva, forte e matura. Pronta a vivere nel vostro ricordo, con il vostro ricordo e per il vostro ricordo.”
 
E, ovviamente, grazie.
 
 
 
 
ANGOLO AUTRICE
 
Ciao a tutti!
Non so esattamente cosa sia questa cosa che ho scritto, so solo che ce l’ho da qualche tempo salvata sul computer e che mi andava di postarla.
 
Spero che vi sia piaciuta (anche se è deprimente, lo so), però io mi sono impegnata molto, spero davvero di aver fatto qualcosa di buono e piacevole da leggere.
 
Lasciate un commento, se vi va e pensate che la storia ne valga la pena.
 
Grazie!
  
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