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Autore: Commy    10/10/2013    5 recensioni
Alec e Magnus si amano ma il Cacciatore già pensa a come sarà quando lui invecchierà. Alla fine riusciranno a stare insieme?
-Città di Vetro-
Genere: Angst, Fluff, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Altri, Magnus Bane
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ed alla fine, staremo insieme per sempre.










Quando Clary disegnò quella runa sapeva che, grazie ad essa, avrebbero vinto perché non si possono sconfiggere dei Nascosti addestrati o dei Nephilim potenziati. Quello che non sapeva -e come poteva, neanche lei capiva appieno il proprio potere- era che la runa non era perfetta.

 

Non era perfetta come non lo è una medicina, bisogna sempre controllare le avvertenze, ma un marchio non è provvisto di istruzioni e sei costretto a fidarti del potere che può darti ed a passare sopra a ciò che può rivelarsi fatale.

 

Quel giorno era il giorno: stavano per andare a combattere Valentine, Jocelyn era tornata, i Nascosti ed i Cacciatori lavoravano finalmente insieme ed Alec era riuscito a fare il primo passo.

 

Perché quel bacio nella Sala degli Accordi, per il giovane Lightwood, significava una marea di cose: il coraggio di esporsi, il bisogno dell'altro, la forza ed allo stesso tempo debolezza di capire chi amava, la fiducia che poneva in Magnus in quel momento, insomma... significava tutto.

 

Ed erano andati in battaglia con quel “tutto” marchiato a fuoco nel cuore, dove nessuno avrebbe potuto toccarlo ma dove tutti potevano vederlo.

 

Aveva iniziato a combattere come un'anima sola in due corpi, completandosi, come solitamente solo un parabatai è in grado di fare.

 

Ed andava tutto bene perché sembrava che stessero vincendo, che stessero avendo la meglio e per un attimo Alec si distrasse e pensò a ciò che lo aspettava. Pensò al fatto che ora era libero e che, una volta finita la battaglia, avrebbe potuto dire quelle parole allo stregone sapendo che corrispondeva alla realtà, che per lui era tutto: era aria, anima, vita e morte. Era tutto ciò di cui aveva bisogno ed anche di più, era ciò che lo manteneva in vita ma comunque ciò che, già sapeva, l'avrebbe distrutto.

 

Il Cacciatore conosceva già la fine della loro storia, con lui che invecchiava e imbruttiva giorno dopo giorno, e con Magnus, sempre splendente e perfetto, che si stancava di lui e che lo lasciava per un altro, o un'altra, più attraente e giovane. Lo sapeva e non gli importava: avrebbe vissuto quell'esperienza al momento. Avrebbe amato come non aveva mai fatto, un amore diverso da quello che provava per la famiglia e per il suo parabatai, un amore che poteva davvero essere definito tale da quanto distruttivo e piacevole sarebbe stato.

 

Perché non c'è storia d'amore che non faccia soffrire e forse è proprio questo il segreto dell'amore eterno, il fatto di riuscire a tenere a quella persona più di te stesso anche dopo che ti ha demolito pezzo per pezzo.

 

Il problema è che si distrasse, nel pensare al futuro con il suo stregone, e non vide il demone Raum venirgli incontro. Il Nephilim prese una freccia dalla faretra e cercò di utilizzarla come pugnale ma non fu abbastanza veloce e i tentacoli del demone lo intrappolarono.

 

Urlò.

 

Urlò ma il suo non fu l'unico grido di dolore perché, a pochi metri da lì, uno stregone si sentì soffocare come se tanti fili di ferro lo stringessero e altrettanti aghi gli perforassero la pelle.

 

Il Cacciatore si accasciò a terra quando il demone allentò la presa su di lui e, mentre sentiva il veleno come acido nelle vene che gli bruciava i vasi sanguigni, cercò di strisciare verso l'origine del grido gemello al suo.

 

Magnus non era sicuro di cosa fosse successo, o almeno non lo era finché non vide un Alec sanguinante trascinarsi a fatica verso di lui.

 

Gli corse accanto, cercando di ignorare l'atroce sensazione dell'essere corroso dall'interno come se il sangue gli bruciasse nelle vene.

 

-Alexander stai bene?- Chiese, con la voce spezzata, mentre il Nephilim si accasciava tra le sue braccia e lui si sedeva, come se intorno a loro non ci fosse in atto una battaglia.

 

-Un demone Raum, quello stronzo mi ha preso in contropiede: ero distratto. Sono un pessimo Cacciatore. Tu invece? Stai sanguinando, fammi vedere non vorrei che foss- Disse, iniziando ad agitarsi nel vedere l'evidente dolore trasparire del volto del compagno.

 

-Sei sempre stato un Cacciatore fantastico: sempre ligio alle regole ed al dovere ma in grado di fare qualche strappo alla regola se si parla di persone alle quali tieni. Comunque credo che la runa di Clary avesse una controindicazione. Sono sicuro che sto subendo l'effetto del demone e non riesco a curarti, dev'essere l'effetto del veleno.- Sussurrò, frustrato verso le ultime parole, stringendo il viso dell'altro tra le mani e cercando di fare qualcosa.

 

-Lascia perdere Magnus. Sono troppo debole, piuttosto cerchiamo un modo per eliminare la tua runa: non voglio vederti soffrire.-

 

-E io non voglio vederti morire tra le mie braccia Alexander!- Gridò lo stregone abbracciando il Cacciatore ed iniziando a cullarlo.

 

-Lascia perdere... E ti ho detto di chiamarmi Alec.- Disse il Nephilim sorridendo ed accarezzando il volto del figlio di Lilith con il dorso della mano.

 

-Ed io ti ho detto che è un orripilante storpiamento del tuo nome.- Rispose con una risatina nervosa.

 

Magnus aveva capito che Alec non voleva essere salvato e, anche se avesse voluto, non poteva salvarlo e non gli importava che, se fosse morto avrebbe fatto la sua stessa fine, pensava solamente al fatto che era troppo debole.

 

Ed per colpa di questa sua debolezza quegli stupendi occhi azzurri che amava tanto non avrebbero vissuto abbastanza per vedere le bellezze del mondo.

 

Lui ormai aveva vissuto in così tante epoche e in così tanti posti che tendeva a confondersi, e questo gli dava sui nervi, ma se pensava a ciò che avrebbe potuto raccontare ad Alec il dolore delle ferite e del veleno si faceva secondo al malessere dell'anima.

 

E, dopo che lo stregone approfittò del silenzio creatosi per trascinare il giovane Lightwood vicino ad un masso dove appoggiarsi, Alec parlò.

 

-Sai perché ero distratto quando mi ha colpito?- Chiese.

 

-Perché eri impegnato ad ammirare il tuo magnifico compagno di battaglia?-

 

Sia Magnus che Alec si girarono per guardarsi negli occhi e, seppur i loro viso fossero decorati da sorrisi stanchi, in quei pozzi così diversi si leggeva una disperazione devastante. Una disperazione provocata non dall'imminente morte, ma dalla ormai certa morte dell'altro.

 

La morte di quella persona che ormai era diventata fonte di vita e di gioia.

 

-Pensavo a te, a noi.- Continuò il più giovane non riuscendo più a sostenere quello scambio di sguardi privi di speranza.

 

-Immaginavo la nostra vita dopo questa battaglia. A ciò che avremmo visto, vissuto, insieme. Al nostro amore destinato a finire con la mia vecchiaia.-

 

-No.- Protestò il Nascosto.

 

-Il nostro amore destinato a non avere fine. Alexander tu sei ciò che stavo cercando da secoli. Tu saresti potuto morire di vecchiaia, se io non avessi trovato un modo per renderti immortale o per rendere me mortale, ma io avrei continuato ad amarti fino alla fine dei tempi. Anche se non avremmo potuto stare insieme io avrei continuato ad amarti.- Confessò.

 

E non si era accorto dello stato semi-cosciente dell'altro finché non si voltò a guardarlo.

 

Sembrava che dormisse, ed in un certo senso era così ma nell'altro senso stava per morire e lui non poteva lasciarlo morire, ma non poteva fare niente. Aveva guarito milioni di volte i suoi amici ed ora non era in grado di salvare il ragazzo che amava.

 

Era un incubo.

 

Però cercò di abbandonarsi, di lasciarsi andare al torpore che stava avendo il sopravvento su di lui e, mentre sentiva i battiti del cuore diminuire di frequenza e le palpebre farsi pesanti, prese la mano, sempre più fredda, del giovane Lightwood e se la portò alla bocca.

 

Fece un gesto che, in tutta la sua lunga vita non aveva mai fatto, neanche quando era educazione presentarsi alle dame con il baciamano. Lui l'aveva sempre vista una cosa troppo intima per farla con uno sconosciuto perché, poteva anche sembrare sciocco, per lui il semplice gesto dello stringersi la mano era sempre stato come due mondi che si incontravano e che, a volte, non potevano essere accostati.

 

E gli baciò il dorso della mano e la strinse tra le sue mentre, con le forze che lo abbandonavano, sussurrò l'ultima frase che avrebbe voluto dirgli ma che non era sicuro che sentisse:

 

-Staremo insieme per sempre.-
 

 

 

 

 

 

 

Ed alla fine della battaglia i cuori di tutti erano più leggeri, c'era chi iniziava già a festeggiare e chi, come Jace e Isabelle, andavano al campo di battaglia per trovare i genitori ed il fratello maggiore e dire loro che sarebbe andato tutto bene.

 

Ma non sarebbe andato tutto bene.

 

Entrambi lo capirono appena Jace sentì un dolore atroce al cuore, dov'era situata la runa del parabatai. Cadde a terra senza fiato ed iniziò ad annaspare in cerca d'aria, non aveva mai provato un dolore simile.

 

Appena riuscì a mettersi in piedi iniziò a correre senza metà in cerca del suo parabatai.

 

Ed infine lo vide. Lo vide appoggiato ad una roccia, talmente pallido da rassomigliare ad una vampiro, se non fosse stato per i marchi tracciati sulla pelle, e seduto in parte a lui c'era l'unica persona al mondo che, ne era certo, teneva ad Alec più di lui stesso. Lo stregone era nella medesima posizione ma gli occhi erano aperti e senza vita.

 

Corse da loro, si inginocchiò stringendo a sé l'altro Nephilim e pianse.

 

Pianse come la volta che Valentine aveva ucciso il suo falco.

 

Pianse per la prima volta dopo quella orribile e brutale lezione di vita.

 

Amare è distruggere ed essere amati è essere distrutti.” e lui aveva amato Alec, era suo fratello, il suo parabatai, era una parte di sé stesso.

 

Una parte che ormai era morta.

 

 

 

 

 

 

 

I funerali furono uno strazio per tutti ma ce ne fu uno diverso dagli altri. Ci fu un funerale di un Cacciatore ed un Nascosto morti insieme da compagni di battaglia ed amanti. Ci fu un funerale che venne ricordato da tutti perché non erano riusciti a separare la mani dei due ragazzi, perché non erano riusciti a dividerli.

 

Ci fu un funerale che viene ricordato ancora oggi di un Cacciatore ed un Nascosto, morti da compagni in battaglia ed amanti, morti insieme come lo erano state le loro anime dopo il loro primo incontro, morti per una causa più grande di loro.

 

Morti insieme.

 

Ed insieme sarebbero stati per sempre.

   
 
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