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Autore: Sys    10/10/2013    0 recensioni
«Io ti amavo, Liam.» ribatté. «Che tu ci creda o meno, e ti amo tuttora, purtroppo ma è un situazione troppo complicata.»
«Anch’io ti amo, che male c’è?»
«Liam…»
«Charlotte, scappiamo. I soldi li ho, vieni via con me. Ti prometto che mai nessuno ti troverà, che potremmo essere solo io e te.»
«Io non…» iniziò lei, scostando la mano di lui.
«Ti proteggerò.» le promise. Poi le lasciò la mano sinistra che teneva nella sua e la spostò a tastare i pantaloni. Ne uscì con una scatolina blu che conteneva un bellissimo anello a forma di cuore né troppo ingombrante né invisibile firmato. Era bellissimo. «E’ tuo.»
[...]
Si girò e la guardò un’ultima volta non riuscendo a non notare le lacrime che silenziose solcavano il suo volto.
«SALTA.»
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SAME MISTAKES

Il tuo nome è stato scritto a matita,
per poterti cancellare una volta finita.
Tra me e te, sai, sei l’errore più bello della mia vita.

Era stata una cosa da niente quella che per sei mesi aveva tenuto occupata Charlotte Rose Finnigan. O almeno, così diceva. Lei, ragazza semplice a cui piaceva ostentare i propri occhi tanto blu quanto vispi e i capelli biondi lunghi fino alle spalle, aveva trascorso qualcosa come metà anno con Liam Payne. I due si erano incontrati per caso, in una caffetteria mentre lui era intento prendere abbastanza caffè per l’intera band e i tecnici, tutti alle prese con la realizzazione del nuovo album. Avevano gradualmente iniziato a parlare in quella giornata in cui il sole era stato coperto interamente dalle nuvole. La ragazza era così venuta a conoscenza del lavoro propizio di lui, dei suoi interessi e hobbies, delle sue canzoni preferite e perfino dei pettegolezzi che sua madre metteva in giro quando lui ancora era un bambino, riguardanti falsi fidanzamenti o altrettanto false rotture. Lui, invece aveva scoperto che lei era una studentessa di economia al terzo anno, era di origine scozzese, amava i tutti i colori che in qualche modo ricordavano il blu e le giornate di pioggia durante le quali spesso si rifugiava in casa sotto una calda coperta e si abbandonava alla lettura di un libro, qualunque stagione fosse. Amava i romanzi horror, e l’autunno, sostenendo che il paesaggio autunnale è da sempre stato quello più amato da chiunque, anche se loro non erano coscienti. Lui aveva allora obiettato facendole notare il contrasto che si veniva a creare tra i colori dell’autunno da lei amati e quelli che aveva sostenuto essere i suoi preferiti. Lei aveva risposto dicendo che era una ragazza piena di contraddizioni, per questo Liam non era rimasto sorpreso da quello che gli venne raccontato più tardi, quel pomeriggio. Adorava i cani, ma possedeva un gatto di nome “gatto”. Secondo lei non aveva senso dare un nome ad un micio perché questo va e viene. Insomma nella sua ottica un gatto è di proprietà solo di se stesso e di nessun altro. Il suo genere di film preferito non era l’horror come chiunque persona si sarebbe aspettata se l’avesse conosciuta ma il fantasy, tuttavia si era rifiutata di guardare Twilight perché considerata “l’ennesima saga con protagonisti dei vampiri”: ma guai a chi le toccava le prime tre stagioni di The Vampire Diaries che aveva comprato in DVD e che ogni sabato, dopo averle guardate, cambiavano posto: una volta sul comodino della stanza da letto, una sul tavolo in cucina, le aveva perfino ritrovate in bagno, un giorno di maggio. Studiava economia ma era tutt’altro che risparmiatrice. Le piaceva fare shopping, lo adorava: non era di certo ai livelli di  Rebecca Bloomwood, anche conosciuta come protagonista di I love shopping. Nonostante fosse studentessa di economia, la ragazza aveva sempre odiato quella materia, già studiata in precedenza al liceo; quando dovette scegliere quale università frequentare, nulla la entusiasmava ed avendo la fortuna di essere intelligente e di potersela cavare in tutto, aveva deciso per mezzo di una conta come quelle che i bambini fanno per decidere chi è costretto a cercare in nascondino. La sua vera passione, all’epoca, non erano soldi, inflazioni e risparmi bensì vestiti, scarpe e accessori. I suoi genitori, però, due signorotti benestanti di Londra a cui lei aveva pensato bene di voltare le spalle, non l’avevano assecondata nella sua decisione iniziale e, benché Charlotte Rose Finnigan volesse andarsene il prima possibile da quell’enorme casa, non poteva che contare sui finanziamenti dei due. Era da sempre stata una tipa indipendente, senza peli sulla lingua e abbastanza loquace, quando interpellata, altrimenti se ne stava zitta e ferma al suo posto senza recare alcun disturbo agli altri, sperando che anche loro non ne recassero a lei. Era una vera bionda e le faceva rabbia che le persone potessero pensarla tinta. Amava il caffè tanto quanto amava il thè, ma non li beveva mai lo stesso giorno. Una volta, aveva tentato di seguire una scaletta: il lunedì c’è il thè, il martedì il caffè e così via, ma essendo smemorata il suo piano non era durato più che tre giorni. Non amava, invece gli alcolici.
Mentre lei continuava a parlare della sua vita ad uno sconosciuto, quest’ultimo era rimasto incantato dalla ragazza. Talmente preso da chiederle di uscire quella stessa sera. Malgrado l’invito fosse stato uno dei più fantasiosi mai proposti ad una ragazza lei dovette, tristemente, rifiutare e rimandare a giorni più lontani.
Quella sera Charlotte Rose Finnigan non era impegnata con lo studio come aveva sostenuto con Liam. Era invece, occupata a fare quello che le riusciva meglio.
Charlotte Rose Finnigan era una criminale, una di quelle che mai nessuno era riuscito a scovare. Con il suo viso innocente e la sua parlantina incalzante, la ragazza era un’ottima esca per coloro che venivano truffati. Forse per bisogno di più soldi che i genitori le avevano negato, forse perché stanca di essere descritta dagli altri come la figlia perfetta, Charlotte decise un giorno di entrare a far parte di questa losca organizzazione. Il tutto successe per mezzo di una rapina ai danni di una banca, la stessa banca in cui, quella mattina piovosa e tristemente fredda, la ragazza stava litigando con un impiegato in modo da prelevare i soldi che ella voleva. Tuttavia i suoi genitori le avevano chiuso il conto in banca poiché si erano accorti dei numerosi sperperi della giovane. Lei, d’altro canto, sostenne che essendo maggiorenne poteva senza problemi riscuotere i soldi che chiedeva. Pochi secondi dopo, quattro figure armate e vestite di nero fecero irruzione all’interno dell’edificio. Essendo muniti di pistole, diverse persone si sdraiarono a terra, altre iniziarono a pregare che non succedesse loro niente. Charlotte era tranquilla, senza nulla di cui preoccuparsi, anzi, se fosse stato per lei sarebbe tornata a discutere col banchiere anche subito se lui non se ne fosse andato. A lei sembrò di vivere una di quelle scene dei film di avventura, e la cosa, dal suo punto di vista, fu anche più che eccitante. I rapinatori si accorsero di quest’indole un po’ temeraria e fin da subito la accolsero nella banda ben sapendo che li avrebbe aiutati. Infatti, fu così. La missione, se così si può chiamare, fu portata a termine anche grazie a Charlotte che aveva aiutato i ragazzi a tirar fuori dalla cassaforte i soldi. Da quel momento lei divenne una di loro e, sfortunatamente, ne andava fiera. Lei non maneggiava armi e tutti ne erano consapevoli, poiché pur essendo difficile da spaventare non avrebbe mai avuto il coraggio di sparare a qualcuno se mai fosse stato necessario. Lei aveva il compito di attirare la preda fino in trappola, ben imbacuccata di parrucca e sciarpe, e da lì entravano in scena gli altri. Lei se ne andava, dopo aver preteso la sua quota e ricominciava la sua normalissima vita da studentessa diciannovenne di Oxford.
L’incontro con Liam era stato puramente casuale, niente in atto, nessuno progetto di distruggere la band e rubare tutti i soldi o altro. Era semplicemente successo. La giovane non poté, certo, mentire: Liam Payne aveva il suo fascino. Infatti quel pomeriggio non fu l’ultima volta in cui i due si videro.
Si incontrarono una volta al parco, una a bere un caffè e una addirittura a Parigi quando lui le chiese di raggiungerlo in tour. Lei aveva obiettato premendo sul costo dei biglietti e sulle lezioni universitarie perse, che ovviamente erano una grandissima scusa. Il biglietto era già pagato e la giovane sarebbe dovuta partire il sabato mattina e fare rientro a Londra la domenica sera, quindi fu costretta ad andarci non avendo altre possibili impegni. La ragazza era già un mese e mezzo che teneva nascosta la loro relazione ai suoi, si può dire, compagni di avventura perché già sapeva che se loro fossero venuti a sapere che usciva con un cantante di fama mondiale avrebbero architettato qualche piano per far del male a lui o a qualcuno vicino a lui. Non che a lei importasse, Liam non era altro che uno svago, a sua detta. Sta di fatto che arrivata a Parigi venne scortata in hotel nel quale si rinchiuse per quasi due giorni, uscendo solo per mangiare, partecipare al concerto del sabato sera o fare un giro nelle boutiques dell’albergo, tra l’altro lussuoso come pochi ne aveva visti in vita sua.
Nel corso di quei sei mesi volarono troppi baci e troppe carezze tant’è che, appena lei se ne accorse cercò di mettere fine a tutto questo: cambiò numero telefonico, sia quello del cellulare che quello fisso, si cancellò da facebook e rinnovò i suoi orari universitari. Lui, però non si diede per vinto e riuscì a trovarla proprio mentre stava per lasciare l’università. Lei non poté far altro che abbandonarsi nelle sue braccia che tanto le erano mancate in tutta quella settimana, inventandosi scuse stupide per le chiamate perse e il cambiamento nei suoi orari quotidiani. Quella sera lui la invitò a mangiare qualcosa e lei, ingenuamente accettò, troppo sopraffatta dalle emozioni che le stavano facendo perdere il controllo di se.
Fu proprio quella sera in cui uscirono le loro prime foto insieme; non ci volle molto prima che tutti si accorsero di ciò che stava accadendo tra i due.
La medesima sera Charlotte trovò a casa sua delle figure familiari ad aspettarla. Erano loro, e le ben sapeva cosa volevano.
I soldi, non avevano mai voluto altro.
La stessa notte venne passata da Charlotte insonne, nonostante le pastiglie ingerite e le due camomille bevute, nulla era riuscita a distoglierla dal fatto che avrebbero potuto fargli del male. Fu lì che si accorse quanto tenesse al ragazzo, fino a quel momento se qualcuno le avesse chiesto cos’era Liam per lei avrebbe risposto senza troppi problemi ma ora, ora che stava per vederselo strappare da sotto il naso con la consapevolezza che se lui se ne fosse andato anche i loro momenti sarebbe svaniti, bè, capì che forse lui era diventato un po’ importante.
Pensò e ripensò quella notte. L’unica soluzione plausibile a cui arrivò fu lasciarlo, sparire e non farsi più vedere. Come lo strappo di un cerotto, veloce e indolore… o almeno così doveva essere.
Il giorno successivo gli mandò un messaggio dove dichiarò chiaramente di non voler più stare con lui, e che l’aveva perfino tradito; in questo modo fu sicura che lui non sarebbe più tornato a cercarla e nessuno si sarebbe fatto male.
Nessuna risposta e nessuna chiamata.
Troppe lacrime e troppo dolore, almeno da parte della ragazza.
Questa fu la fine della storia d’amore tra Liam Payne e Charlotte Rose Finnigan.
Oggi sarebbero stati tre anni precisi dal loro primo incontro. Chissà se lui ancora ricordava qualcosa, si chiese lei.
  «… Se ti distrai anche per un solo secondo, tu farai la fine di quella ruota e di tutti i suoi passeggeri, ci siamo intesi?» Garret Smith, o meglio, il capo, le stava illustrando per l’ennesima volta il piano che quella sera avrebbero dovuto eseguire distogliendo Charlotte dai suoi pensieri. Era da molto tempo che la “Death Note”, così si erano fatti chiamare o almeno così li aveva soprannominati la gente e di conseguenza loro si erano adattati, non attentava qualche edificio monumentale di Londra o qualche banca. Benché non fossero stati loro i responsabili delle catastrofi di cui la capitale britannica era rimasta vittima nell’ultimo anno e mezzo, non poche volte erano all’apice delle liste di sospettati.
In quell’anno di assenza la banda di criminali non si era di certo divertita giocando a scacchi o progettando vacanze in posti sconosciuti nel pianeta, bensì aveva architettato un piano perfetto che sarebbe dovuto andare a colpire l’apice della gerarchia della Gran Bretagna così che essa potesse rendersi conto della magnificenza di quel gruppo.
E quella sera sarebbero tornati per non andarsene mai più.
«Finnigan! Mi stai gentilmente a sentire? Se sbagli qualcosa non ci sarà più rimedio, ricordatelo. Non è una rapina in banca: se ti accorgi di aver preso una quantità di soldi minore rispetto al previsto puoi rimediare. In questo caso no!»
  «Ti sto ascoltando, Smith!» rispose lei, svogliatamente. «Ripeti queste cose da un anno, ormai.»
  «E’ solo che ho paura, ho un presentimento strano.»
  «Nessun presentimento. Abbiamo lavorato a questo progetto per quasi due anni, nulla potrà andare storto.» lo confortò lei, avvicinandosi. Garret le scostò una ciocca che le era caduta distrattamente sul viso e lentamente posò le sue labbra su quelle della ragazza.
  «Non so che farei se ti succedesse qualcosa.» sussurrò lui, nell’orecchio della giovane.
  «Cosa potrà mai succedermi? Sono addestrata abbastanza e poi avrò quasi tre minuti di vantaggio prima che loro capiscano ciò che succederà.» esclamò lei mentre era intenta ad accarezzare la guancia all’uomo.
  «Lo so, ma non sono tranquillo.» ribatté lui, scostandosi e dandole le spalle.
  «Non mi succederà nulla, hai capito?»
  «Possiamo sempre mettere qualcun altro al tuo posto, Eloise per esempio.» rifletté. «Eloise!!» gridò, correndo verso la porta. «Christina, chiamami Eloise. Per favore.» chiese a gran voce alla ragazza seduta sul divanetto fuori dall’ufficio del capo.
  «Christina, non chiamarla.» lo contraddisse Charlotte. «Garret, devi calmarti, okay?» gli bisbigliò lei mentre si faceva chiudere tra le braccia dell’uomo. «Andrà tutto bene.»
  «E se non andasse tutto bene?»
  «Non pensiamoci, non succederà.»
  «Io… ti amo.» confessò velocemente lui.
Charlotte si liberò dall’abbracciò e lo guardò negli occhi. Era ovvio che si aspettava che lei ricambiasse ma Charlotte non riusciva. Le parole le si bloccavano in gola. Non teneva così tanto a lui fino a confessargli il suo amore. Non teneva a Garret tanto quanto tenesse a Liam. Per lei ormai era un chiodo fisso. Già da qualche mese dopo la loro rottura lei si era divertita con altri ragazzi ma Liam, lui era talmente speciale da rimanerle impresso nella mente. Era stato lui l’unico al quale aveva detto quelle sette lettere e detto francamente non avrebbe mai pensato di dirle ancora.
  «Smith, noi siamo pronti.» disse qualcuno che dopo aver bussato entrò nello studio.
  «Anche noi.» lo anticipò Charlotte.
Lei prese la borsa e gli occhiali da sole e si diresse velocemente verso la porta. Niente parrucche o trucchi strani, oggi era semplicemente se stessa: quella sarebbe stata la copertura migliore in un posto così affollato.
Sentì qualcuno cingerle il polso e non fu complicato individuare chi fosse.
  «Sei sicura?» domandò lui, ancora incerto. Ma cosa avrebbero dovuto fare? Mandare una dilettante al suo posto in una situazione così delicata? Non potevano, e Garret ben lo sapeva.
  «Mai stata più convinta.» rispose lei, fissando il suolo. «Credimi.» continuò, alzando la testa e puntando i suoi occhi azzurri in quelli castani dell’uomo che repentinamente cercò di avvicinarsi a lei e baciarla ma Charlotte, da brava lottatrice quale era riuscì a scostarsi in tempo e corse fuori dallo studio spoglio e disordinato.
Perché non aveva voluto baciarlo?! Perché si era allontanata proprio dopo i ricordi su Liam?
Salì in macchina e attese. Pochi secondi, il motore si accese e la macchina sfrecciò tra le affollate strade di Londra.

 

FINE PRIMA PARTE.
  
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