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Autore: zero2757    10/10/2013    0 recensioni
Era solo un gioco, lo sapevano entrambi eppure non riuscivano a non smettere di vedersi nelle ore notturne; come fossero dei vampiri. Bazzeccole, a nessuno dei due importava delle misteriose sparizioni di donne appena ventenni e di caritidi contadini trovati infilzati o agonizzanti nei loro campi, a loro bastava stare assieme.
[Tratto dal Primo Capitolo]
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rima Toya, Toga Yagari, Yuki Cross, Zero Kiryu
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Non so' davvero da dove mi sia uscita questa cosa di riprendere la canzone di Marilyn Manson e farne una storia, credo che vedere Vampire Sucks al cinema abbia devastato il mio cervello. O forse è il fatto che la canzone che segue ai titoli di coda, If I Was Your Vampire, mi abbia preticamente spezzato in due il mio ultimo neurone sano, bho.
Comunque, in questo periodo mi sento stranamente 'Dark' da scrivere abbastanza cose raccapriccianti. La storia è basata fondamentalmente sulla canzone di Marilyn e su alcune mie deduzioni sull'argomento [Style Hermione], questa storia non è assolutamente convenzionale, anzi, oserei dire che è fuori dagli schemi. Questa long-fiction non so' nemmeno io quanto durerà quindi... divertitevi!
Kiss, Micheila.



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If I Was Your Vampire
Chapter One - Christmas Morning


 

 

6 AM Christmas morning
[Sono le 6.00 della mattina di Natale]
No shadows,
[Nessuna ombra]
No reflections here
[Nessuna immagine riflessa qui]
Lying cheek to cheek
[Sdraiati guancia a guancia]
in your cold embrace
[nel tuo freddo abbraccio]

So soft and so tragic
[Cosi delicato e tragico]
as a slaughterhouse
[come un mattatoio]
You press the knife
[Spingi il coltello]
against your heart
[contro il tuo cuore]
And say,"I Love you, so much you must Kill me now"
[e dici 
Ti amo cosi tanto mi devi uccidere ora]

Marilyn Manson





L'adagiò sul letto ponendosi subito sopra di lei, mille brividi percorrevano i corpi di entrambi. La luna come una testimone sgradita in quell'idiglio, la camicia di cotone bianca era stata alzata dalle mani esperte di lui, la luna metteva in risalto il pallore di quelle gambe così bianche.
Le labbra di entrambi erano rosse dai troppi baci, turgidi i punti mai esplorati da parte della giovane. I capelli biondi, insolitamente raccolti in una capigliatura complicata, le mani nìvee tra i capelli scuri come la notte dell'amante. Tutto così stranamente perfetto, tutto così stranamente passionale.
Le mani del giovane vagavano libere senza imbarazzo, essere pudìco non era nella sua natura; soprattutto con una donna.
La giacca ed il panciotto neri finirono sul pavimento di marmo sepentino[*], non si risparmiò lui che, con violenza, strappò in parte la camicia da notte di lei; anche se il risultato fu deludente. A compensare quella fatica v'era solo una spalla scoperta, gli occhi azzurri di lui scintillarono di una luce strana; mentre quelli della fanciulla completavano il fisico solpito di lui.
Era solo un gioco, lo sapevano entrambi eppure non riuscivano a non smettere di vedersi nelle ore notturne; come fossero dei vampiri. Bazzeccole, a nessuno dei due importava delle misteriose sparizioni di donne appena ventenni e di caritidi contadini trovati infilzati o agonizzanti nei loro campi, a loro bastava stare assieme.
Il giovane la prese per i capelli, tirandola all'indietro. Lei rise divertita, la nobità era strana perché, anche se tutti a modo loro erano pervertiti, lo celavano dietro delle insulse maschere di perbenismo che a entrambi faceva voglia di vomitare.
Fu così che anche quella notte si amarono tra le pareti, Bradford era un posto fantastico per chi, disinibito, voleva essre sé stesso.



L'unica luce presente era quella proveniente dal caminetto, il rosso ed il giallo rendevano quella camera d'albergo sinitra. L'uomo si alzò, incominciò a vestirsi infilandosi la biancheria, i pantaloni la camicia ed il panciotto. «Ve ne andate già via, Touga?» gli chiese la giovane che nel fattempo fumava grazie al suo 
bocchino. La risata mal celata di Touga si sparse per l'ambiente riscaldato, «Vorreste che rimanessi -si infilò un guanto di cachemire- ancora, Rima?» finì con un ghigno beffardo, mentre Rima lo guardava in modo impassibile.
«Ve ne andate sempre dopo... i nostri abituali colloqui, perché non rimanete qui almeno sta notte?» chiese lei mentre si alzava e riprendeva i suoi indumenti, il fuoco metteva in evidenza una voglia a forma di 
rosa sulla scapola sinistra, Touga sospirò.
«Voi neanche immaginate cosa io medesimo, provo per voi. Ma come vi avrò già spiegato mille volte ancora, lei è una nobile mentre io un borghese. Il nostro non può che essere un incontro di una notte effimera» Touga era spossato, troppe volte aveva spiegato quella storia a lei ma, soprattutto, a sé stesso e la cosa incominciava ad indispettirlo.
«E' la mattina di Natale, Touga, ve ne prego. Ri...» Rima non finì la frase perché la finestra si ruppe in mille pezzi, l'artefice era sul davanzale. Il volto ed il corpo coperti da un matntello di velluto rosso, nessuno dei due giovani amanti fiatò. La scena era assai sinistra, erano appena passate due di notte ed il tempo da sereno era mutato in un temporale. I fulmini squarciavano la tenebra, regalando spruzzi di luce bianca che, ad ogni fulmine, rendeva l'uomo avvolto dal mantello rosso ancor più inquetante.
Fu un attimo ed il sangue della ragazza zampillò sui muri e le lenzuola, arrivando anche a macchiare il volto di Touga che guardava con terrore la scena. L'uomo avvolto nel mantello altri non era che un ragazzo appena diciassettenne che, con ingordigia, beveva dallo squarcio fatto sul petto di Rima, proprio dove giaceva il cuore.
Pochi minuti ed il ragazzo finì di sfamarsi, lasciando cosciente solo in parte la ragazza. Gli occhi di questo erano completamente neri, non vi era nessun accenno né di iride, né di pupilla. Si girò di fretta, come un bimbo che aveva appena sentito odore di biscotti allo zenzero, e così che anche il sangue bordeaux di Touga si unì a quello scarlatto dell'amata.
Touga sentiva i denti appuntiti di quell'essere spingersi sempre più affondo, lacerandogli le carni. Succhiava, avidamente e si sentì in tappola; come ogni volta che gli facevano un salasso. Chiuse a fatica gli occhi e, non appena lo fece, la belva si staccò e uscì di fretta e furia dalla finestra.
Quando riaprì gli occhi, Touga, notò che gli schizzi di sangue erano su tutte le pareti ed il fuoco ne risaltava il colore macabro e sinistro. Un attimo e tutto divenne buio sia a gli occhi di Rima, sia a quelli di Touga.



[To Be Continued...]





[
*]Marmo Verde Serpentino

 


 

 

   
 
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