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Autore: Evangeline_Litium    10/10/2013    1 recensioni
Questa storia narra di un gruppo di ragazzi che si fa chiamare i Whikans che vuole prendere il potere del proprio Paese, la Russia, e terminare la guerra contro la Cina. Soltanto che non andrà tutto per il verso giusto, anzi quasi niente.
Questa storia mi è venuta in mente mentre ascoltavo una canzone. Accetto suggerimenti anche se ho già in mente un finale. Grazie a tutti quelli che la leggeranno e spero vi piaccia.
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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CAPITOLO 4
"Hey..." Tomas con passo felpato era entrato nella camera di Evangeline.
La ragazza era appallottolata sotto le coperte come un armadillo e di lei si vedevano solo i capelli color rame.
"Sei sveglia?" le diede un leggero colpo alla spalla.
"Non mi toccare" Litium uscì fuori dalle coperte.
Gli stava puntando la pistola contro. Lui rimase paralizzato qualche secondo, poi prese un profondo respiro
"Che c'è? Vuoi uccidere un tuo compagno?" le mise una mano sull'arma e gliela fece abbassare.
Il ragazzo si sedette accanto a lei e gli cinse con il braccio il collo come era solito fare.
"Scusa... ti avevo scambiato per quello strano signore..." appoggiò gentilmente la testa su di lui.
Era caldo. Tutto il corpo di quel ragazzo era caldo e in quel momento era solo per lei.
"Non riesci a dormire?" chiese Tomas scompigliandole i capelli e ridendo.
"N-non tanto..." rispose cercando di non fargli notare che era in imbarazzo.
"Perché stai così attaccata? Hai freddo? Io sto morendo di caldo con questa maglia" rise come sapeva fare solo lui.
Sorrise come sapeva fare solo lui. Si aggiustò i capelli come sapeva fare solo lui. Respirò come sapeva fare solo lui. Evangeline era completamente presa dalla sua immagine che non si accorse nemmeno che il ragazzo si stava togliendo la maglia.
"Con questa avrai meno freddo" la avvolse dolcemente nella sua maglia.
Lei era completamente rossa, riusciva a malapena a respirare. Non era mai stata così vicina a lui in tutti quegli anni. Per due anni aveva avuto una cotta per un ragazzo di un altro gruppo. Era un ragazzo alto, occhi azzurri e capelli biondi. Principalmente e piaceva solo per l'aspetto, ma all'epoca era troppo infantile per capirlo. Poi aveva conosciuto Tomas: un ragazzo dolce, scherzoso, intelligente... che non era però la persona più bella del mondo. Era semplicemente un ragazzo alto un metro e ottantaquattro, occhi scuri e capelli ricci, che però aveva qualcosa di strano.
Non era come gli altri. Certo, faceva anche lui le solite battute a sfondo sessuale, come tutti a quell'età, ma lui era semplicemente... semplicemente se stesso.
Così perfetto nella sua stessa esistenza. Così intelligente da essere riuscito a superare brillantemente l'esame di ammissione con quasi il massimo dei punti studiando 1 ora per quattro giorni; mentre lei aveva dovuto studiare molto per prendere il suo stesso voto.
Glielo rinfacciava spesso, ma a lei ora non importava. Erano solo lui e lei. Soli, abbracciati l'uno all'altro come se avessero paura di veder scomparire l'altro.
"Tomas..." Evangeline spiccicò a malapena il suo nome.
"Che c'è?" il ragazzo aveva una voce più calda del solito.
Adorava quando faceva così. Di solito aveva quel tono di voce solo quando le doveva dire qualcosa di dolce o importante.
Di colpo Litium ricordò il giorno in cui si incontrarono. Era il 6 Agosto. Era una giornata torrida e la ragazza era seduta a sorseggiare il suo tè al limone da sola. Amalia era uscita con il ragazzo che al tempo le piaceva e l'aveva lasciata da sola. Il ragazzo le era passato davanti e si era fermato a fissarla. 
"Capelli arrugginiti!" 
L'aveva salutata così e lei aveva alzato il capo.
L'aveva guardato, a occhio sembrava avere la sua età.
Da quella frase era cominciato tutto. Da quelle due parole che a quel tempo le suonavano come un insulto, era nata la loro speciale amicizia che non sarebbe stata rotta da nessuno, o almeno allora lei credeva così.
Certo, non era sempre stato tutto perfetto anche loro a volte avevano litigato, ma avevano sempre messo da parte l'orgoglio e avevano fatto pace.
Lui era stato con varie ragazze e molto spesso, diciamo pure sempre, erano state loro a lasciare il povero Tomas. Ma lui non era da solo. Evangeline l'aveva sempre aiutato nei momenti difficili e l'avrebbe continuato a fare finché ne avrebbe avuta la forza.
"Ti amo..." le parole le uscirono strozzate e arrossì di colpo.
Il ragazzo la fissava, sorridendo, e le accarezzò dolcemente i capelli, facendola diventare ancora più rossa di quanto non fosse già.
"Lo so." Tomas la strinse al petto più forte che potè. 
Non poteva permettersi di lasciarla andare. Era una delle poche cose che gli davano la forza di continuare a vivere quell'esistenza fatta solo di sofferenza e guerra.
Era la sua luce nel buio dell'oscurità, era come la Stella Polare per gli antichi. Unica e insostituibile. Non l'avrebbe scambiata per nulla al mondo e sapeva perfettamente che lei non l'avrebbe abbandonato mai.
Evangeline ormai sembrava un pomodoro. Era riuscita a dichiararsi dopo mesi e mesi che cercava di farlo. Ci provava allo specchio centinaia di volte, ma quando se lo trovava davanti non riusciva a spiccicare una parola del discorso che aveva preparato.
"Posso?" il ragazzo si avvicinò alle labbra di lei e le sfioròleggermente.
"Solo se prometti che resterai per sempre..." le parole le erano uscite spontanee e se ne meravigliò molto.
Senza pensarci nemmeno, Tomas la baciò, spingendola dolcemente sul letto.
Evangeline era completamente rossa, aveva gli occhi socchiusi e assaporava lentamente le labbra del suo amato. Erano così calde e morbide, le voleva ancora poter baciare. Lui cercava di staccarsi, per riprendere fiato, ma lei non glielo permetteva; alla fine furono obbligati a staccarsi per la mancanza di ossigeno.
"Ti ricordi cosa ti dissi alla tua festa per i sedici anni quando ero mezzo ubriaco?" Tomas ridacchiò.
Certo che lei lo ricordava. Ironicamente, lui le aveva detto che un giorno l'avrebbero fatto.
Evangeline fece cenno di sì con la testa e cercò di non guardarlo negli occhi.
"Ti prometto che quando tutto sarà finito lo faremo... ok?" il ragazzo la strinse a sé e le accarezzò di nuovo e la prese in braccio, alzandosi sul letto con lei fra le proprie braccia.
"Che fai?" la ragazza ridacchiò e cinse con le proprie braccia il suo collo.
"Ti rapisco!" iniziò a saltare sul letto mentre la principessa che aveva appena rapito cercava di trattenere le risate.
Si rimisero stesi sul letto dopo aver saltellato qualche minuto come degli idioti.
"Io resto qui, scema" Si mise sotto le coperte, stringendola al petto.
"Va bene, va bene..." sapeva che non sarebbe riuscita a mandarlo via da lì, ma non è che le dispiacesse più di tanto.
Si addormentarono così, abbracciati, mentre la luce delle stelle e dell'amore li cullava.
  
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