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Autore: Jane41258    10/10/2013    4 recensioni
Fic per il compleanno di Naruto ♥.
La notte tra il nove e il dieci ottobre si svolgeva la battaglia finale tra l'Alleanza e Obito/Juubi per il destino del mondo. Non era una notte qualsiasi per Naruto: il dieci ottobre era il suo compleanno e l'anniversario della morte della madre. Il Jinchuuriki sperava ardentemente di poter festeggiare, l'indomani, senza l'incubo terribile di Obito e Madara e si batteva alacremente insieme al suo migliore amico Sasuke e ai suoi compagni. Ognuno combatté con tutte le proprie forze e molti nobili shinobi diedero la vita.
Ambientazione e IC degli ultimissimi capitoli, quindi SPOILER!!!!!!!!!!!!
Primo tentativo di fic battle con accenni HinaNaruHina, NaruSasuNaru, SuiKa, ObitoRin, MadaHashi. Death fic.
Buon compleanno, usuratonkachi ♥
Genere: Azione, Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Obito Uchiha, Sasuke Uchiha, Team 10, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Karin/Suigetsu, Naruto/Sasuke, Obito/Rin
Note: Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza | Contesto: Naruto Shippuuden
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Fanfiction scritta per il compleanno di Naruto, partecipando all'evento ononimo del Kizuna SasuNaru. 
Non è esattamente Naruto centrica come richiede il regolamento dell'evento LOL, è piuttosto corale, ma il compleanno di Naruto è l'ambientazione reale nel manga e in questa storia, in cui è inoltre argomento ricorrente.
Ho provato a rendere lo stile, ambientazione e l'IC dei personaggi più vicini possibili agli ultimi manga e visto che il manga ultimamente sclera sui personaggi, potreste trovare sparate che l'anno scorso sarebbero state OOC XD
Ribadisco l'avvertimento SPOILER, se non seguite le scan iatevenn uscite XD e se restate è a vostro rischio e pericolo.
Primo tentativo di una fic di genere propriamente battle, ci sono accenni HinaNaruHina (io che scrivo sul NaruHina è presagio dell'apocalisse LOL), più lievi NaruSasuNaru e MadaHashi, SuiKa, ObitoRin, ma sono accenni perché la fic è NO PAIRING principalmente.
Death fic, violenza, un po' di splatter.
Non l'ho corretta bene per pigrizia, quindi potrete trovare degli errori. Non esitate a segnalarli e ditemi un po' che ne pensate: questo è il mio primo tentativo sul genere, ma accetto con piacere critiche in modo da raffinarmi ;-)
Bene ribadisco un
Buon compleanno Naruto ♥♥♥ e Buona lettura a voi ♥






Naruto non aveva mai avuto tanta gente a una sua festa di compleanno. Migliaia di uomini e donne non invitati si accalcavano in quel campo. Il ragazzo non era scontento di averli accanto, gli unici due imbucati non graditi erano Madara e Obito Uchiha.
Una parte di lui sperava di eliminarli in fretta: non sapeva che ore fossero, ma a mezzanotte sarebbe iniziato il suo compleanno e non voleva che Madara e Obito fossero ancora in vita per rovinarglielo.
Quella parte di sé pensava che fosse figa la prospettiva di salvare il mondo il giorno della propria nascita. Un’altra parte di sé gli ricordava che quel giorno cadeva anche l’anniversario della morte di Kushina. Era a causa dell’anniversario della morte della madre che non aveva mai festeggiato, gli era sempre sembrato irrispettoso, anzi il dieci ottobre la mancanza dei genitori e il dolore della solitudine si facevano tanto pesanti che solitamente Naruto se ne restava a letto, tutto il giorno abbracciato al pupazzo di Kakashi, ingoiando continuamente lacrime.
Se Madara e Obito fossero stati sconfitti, Naruto si promise che avrebbe festeggiato in grande stile e tutta l’Alleanza sarebbe stata invitata. Con quel pensiero infantile e un po’ egoistico Naruto si lanciò contro Obito, pronto a servire una Bijoudama abbondantemente condita di Amaterasu allo sgradito imbucato alla sua festa.
Il pensiero della morte di sua madre e l’oscuro presentimento che quell’anniversario, per qualche macabro scherzo del destino, fosse una data funesta lo colse all’improvviso, il mondo, il dieci ottobre, era finito per Kushina quindi sarebbe finito per tutti lo stesso giorno, dopo diciassette anni.
Sembrava qualcosa di così logico, inevitabile.
Qualcosa di simile a una forte onda d’urto lo respinse violentemente, scagliandolo in alto di decine di metri. Naruto usò la sua forma da Bijou per atterrare comodamente, mentre Obito gli lanciava uno sguardo annoiato e si accingeva a respingere gli altri attacchi. Stavano ballando tutti in quell’affollato party di compleanno.
I suoi compagni, protetti dal supplemento di chakra di Katsuyu e dallo Dislocazione Istantanea di Tobirama si lanciavano con impeto quasi imprudente, scagliando shuriken e bombe carta su Obito e sul suo mostruoso animale da compagnia.
“SHINOBI!”
Sakura avanzò alzando un fazzoletto sporco di sangue in cielo, per farsi notare, “Sembra che manchino pochi minuti alla fine del mondo! Come volete morire, implorando il nemico di avere pietà o combattendo con le armi in mano? Inoltre tenete a mente che se combattiamo abbiamo una minima speranza, se invece ci arrendiamo è sicuramente finita. Nessuno ci proteggerà!”
Naruto notò che il volto di lei era striato da linee scure e la vide correre verso Obito, da sola.
“SAKURA-CHAN!”
Le corse dietro, seguito da Sasuke.
La ragazza si fermò a pochi metri dal nemico e lo guardò da vicino per la prima volta. Sembrava la morte in persona: era imponente e aveva la pelle pallida, dura e piena di pietre, come se fosse stata ricoperta di stucco; i capelli e gli occhi erano diventati bianchi.
Erano soprattutto gli occhi a farle paura, aveva lo sguardo innocente e carico di aspettativa di un bambino che sta per scartare un regalo. Era completamente pazzo.
L’espressione di Obito si fece triste e lei ingoiò saliva a vuoto. Sasuke si fece avanti in maniera da includerla nel Susanoo.
Mentre si guardavano, come fossero incantati, sul campo la battaglia si scatenava.
Circa venti-trenta kunai al secondo miravano Obito, ma apparentemente senza che l’uomo facesse nulla invertivano il verso della loro traiettoria e tornavano indietro velocissimi.
Molti shinobi venivano salvati dalla Dislocazione Istantanea di Tobirama, ma altrettanti restavano feriti. Sembravano stessero tutti urlando.
Un uomo del villaggio della sabbia riuscì a penetrare ciò che sembrava la barriera invisibile del Rinnegan, ma una radice sbucò dal terreno e lo avvolse.
“La lumaca ci rifornisce di Chakra!” urlò il soldato contro Obito “Non puoi farmi niente, brutto pazzo!”
“Tanto meglio” rispose l’avversario “Ti rendo consapevole che tu sei il canale attraverso il quale sto aspirando chakra da Katsuyu. E ora torniamo a noi” si girò verso Sakura “Ragazza. Mi ricordi una persona a me cara, quindi ho intenzione di risparmiarti. Credo che ci sia qualcosa che tu voglia ancora di più di morire da eroina in una guerra”
I suoi occhi si spostarono su Sasuke.
“Vi innamorate sempre degli stessi soggetti, eh? Sacchi di merda, frigidi, senza nessuna qualità che non sia un bel faccino inutile”
La ragazza tremò dalla rabbia ma non riuscì a ribattere.
Lo fece Naruto al suo posto.
“Sasuke è uno shinobi eccezionale! Ed è un mio amico! Ed è la persona migliore che io conosca! SE TI PERMETTI DI INSULTARLO DI NUOVO, TI FACCIO A PEZZI BASTARDO!”
Velocemente si trasformò nella forma Bijou e si scagliò addosso al nemico, ma una sorta di materia nera lo incatenò, lasciandolo dimenarsi a mezz’aria.
“Non ho finito. Dicevo, tu vuoi vivere la tua vita da favola con lui, vero? Ci penso io. Ti faccio avere una vita perfetta. Vi faccio avere tutti una vita perfetta. Sasuke-kun, tu potrai vivere con la tua famiglia, tuo fra…”
“Non osare nominarlo”
Una getto di fiamme alto come un palazzo si riversò su Obito, fuoriuscendo dalla bocca del Susanoo.
“Non puoi nullificare un cazzo, questo Susanoo è in Sannin Mode.” Lo avvertì Sasuke indicando Juugo a pochi metri da lui. Il ragazzone si limitò ad annuire.
Obito fu costretto a lasciare andare Naruto e a spostarsi di qualche metro, Sasuke invece di seguirlo puntò il getto di fiamme contro il cielo.
“Non te lo lascerò fare” sbottò l’avversario e con un’aria quasi divertita scatenò una pioggia di spuntoni neri.
“VIA!” gridò Naruto afferrando Sakura e correndo sorpassare Obito velocemente, Sasuke lo seguì, attento a mantenere Kyuubi e Susanoo quanto più possibile uniti.
 
“Che bello spettacolo, vero, Hashirama?”
Madara tranquillo e vagamente sorridente si sporse un poco verso quello che una volta era il suo migliore amico e qualcosa di più.
“Devi lasciarmi andare” lo ammonì il primo Hokage, provando a raggiungere il luogo della battaglia.
“Credevo che tu sapessi che nessun corpo estraneo può entrane nel Susanoo e che nessun corpo estraneo può uscirne se il padrone del Susanoo non lo permette”
Rispose Madara, soddisfatto “E qui sei nel mio territorio, non puoi nemmeno provare a usare il chakra se io non voglio”
Il Senju si girò verso l’altro e lo guardò seriamente. Aveva le braccia incrociate e ghignava leggermente, tenendo lo sguardo ostinatamente fisso su Obito.
Non sembrava voler fare nulla, né far fare nulla al suo ex amico.
Doveva aver in mente qualcosa.
“Ti avverto Madara…”
“Non è ciò che hai sempre desiderato, stare io e te nello stesso metro quadro per sempre?” lo schernì Madara e continuò a sorridere beffardo.
 
 
I balli scatenati per il compleanno di Naruto continuavano alla luce della luna.
Tenten e Lee, combattevano alacremente, perché se si fossero fermati avrebbero ricordato che Neji non c’era più, e non riuscivano nemmeno a concepirlo.
Tenten, in particolare, non riusciva a ritenerlo vero, la morte del suo compagno le sembrava come un brutto sogno o una tecnica di dissimulazione.
Lanciò dieci kunai sulla nuca di Obito, dopodiché evocò il ventaglio e iniziò a scagliare ninjutsu di ogni elemento sul mostro. Non riusciva nemmeno a graffiarlo, tutto veniva risucchiato da un punto che le era ignoto, ma se lei non avesse continuato a provare e riprovare si sarebbe dovuta fermare. Neji non era morto, no, era un incubo o uno scherzo, ma le lacrime le uscivano lo stesso dagli occhi e Lee piangeva senza ritegno, mentre prendeva a calci i tentacoli molesti del Juubi.
“Oh il maestro Gai è morto”, la ragazza notò il suo cadavere tra la polvere.
“GAI-SENSEI!”
Lei non si mosse dalla sua posizione, continuando a lanciare inutili ninjutsu.
“NOOOOOOO!” sentiva Lee piangere ancora, urlare parole straziate al cielo.
“GAI SENSEI, SI ALZI, È TROPPO GIOVANE PER MORIRE!”
Tenten, nell’udire gridare Lee, irrigidì i nervi del collo e serrò la mandibola contro la mascella fino a sentire dolore.
Non poteva fermarsi.
“GAI SENSEI!”
Il lamento di Lee sembrava coprire qualsiasi altro rumore.
Non poteva fermarsi, Tenten.
Ma Gai sensei e Neji erano morti.
Non era vero, ma le lacrime le scorrevano sulle guance, implacabili.
Sperò che il mondo finisse in fetta, avrebbe voluto fermarsi ma non poteva.
L’entusiasmo iniziale sembrava essere scomparso, la Dislocazione Istantanea di Tobirama non stava salvando tutti e le urla di dolore sovrastavano le urla di entusiasmo.
Alcuni stavano cominciando a lasciarsi andare, gettandosi a terra per aspettare la fine del mondo, ma la maggior parte continuava a combattere scagliando armi e ninjutsu o addirittura usando se stessi come arma.
Il buio rendeva quella battaglia simile a una ribellione di spiriti infernali, la luna era sinistra e faceva apparire le loro pelli pallide come quelle di cadaveri e i loro volti neri.
I ninja medico si affaticavano passando da un ferito all’altro senza fermarsi un attimo, Tsunade eseguiva guarigioni collettive, Sakura stava curando due pazienti contemporaneamente usando entrambe le mani ma il suo volto era scavato e i suoi occhi dicevano che sarebbero entrambi morti, Ino si mordeva il labbro a sangue mentre cercava di rimettere insieme le membra di Shizune.
Karin era stesa a terra e cinque uomini la stavano mordendo per recuperare le forze.
Non bastava Katsuyu per sostenerli tutti.
“Gang bang con cinque aitanti omaccioni, dovresti avere tutte le mutandine bagnate, Karin” la prese in giro Suigetsu, accovacciandosi di fianco a lei.
“Perché non rispondi, troietta?”
Karin girò la testa verso di lui e sorrise.
Se la bagascia non aveva nemmeno le forze per rispondere alle sue provocazioni, doveva stare veramente male, pensò Suigetsu. Sembrava che quegli uomini la stessero mangiando.
“Non pensate di stare esagerando, voialtri?”
Uno di loro si staccò e guardò Suigetsu come se non capisse cosa intendeva, dopodiché se ne andò. Il ragazzo sospirò di sollievo, ma altri due uomini agonizzanti si avvicinarono strisciando verso di lei. Uno si attaccò al polpaccio, l’altro le salì a cavalcioni sulla vita e le morse il collo.
Karin allungò la mano libera verso Suigetsu, lo vedeva a malapena.
“Dopo… dopo questa guerra, permetterò… solo a Sasuke di usarmi, solo a Sasuke…”
Fissò il cielo con uno sguardo amaro, come se non credesse nemmeno lei di sopravvivere.
Suigetsu le strinse la mano.
“Va bene, sarai la puttanella di Sasuke”
Un soldato ferito si avvicinò e la morse alla spalla, unendosi al banchetto.
Suigetsu si guardò attorno: nessuno attorno sembrava fregarsene qualcosa. Cercò Sasuke con lo sguardo e lo vide combattere spalla a spalla con il suo amico biondo, il suo Susanoo fuso in un abbraccio con il Bijou dell’altro.
Anche Sasuke se ne fregava.
Temari e Kankuro li sorpassarono, alla testa di dieci uomini, i loro passi sul terreno sembravano un rullo di tamburi, erano diretti verso Sabaku no Gaara.
I cinque Kage erano in prima linea: la Mizukage ghignò quasi divertita e ammiccò, si lasciò andare in un commento malizioso: “Devo dire che gli uomini Uchiha sono tutti pazzi, ma belli. È un peccato dover sprecare le notti a combattervi invece di trattenerci in attività più piace…”
Lanciò uno sguardo di intesa a Gaara e una barriera densa di sabbia si alzò attorno a Obito, includendo i cinque kage e Naruto che si era avvicinato troppo. Il ragazzo si sentì mancare il terreno sotti i piedi e si accorse che Gaara li stava sollevando con impalcature di sabbia, così per semplificargli la situazione riassunse una forma umana, ritirando il chakra dorato dentro di sé. Mei Terumi intanto finì soffiando la sua frase “…voli” ed eruttò dalle belle labbra un fiume di lava ardente sul Juubi.
“Posso nullificare qualsiasi ninjutsu, non affannarti, poveretta” rispose l’avversario.
“Vediamo se sei più veloce tu a nullificare o io a inondarti” sussurrò la donna e spalancò la bocca al suo massimo, un fiotto abbondante di lava ne fuoriuscì.
In perfetto equilibrio su una piattaforma levitante di sabbia, Tsunade afferrò il braccio del Raikage e iniziò a ruotare su se stessa per lanciarlo con un effetto fionda.
Naruto rimase scosso dalla forza bestiale della donna e trattenne un fischio quando vide lo yondaime raikage scagliato ad alta velocità verso il fiore. L’uomo raccolse il suo chakra tipo fulmine attorno al suo pugno e puntò il fiore del Juubi.
Obito non sembrava curarsene, preso dall’assorbire la lava di Mei, ma dal nulla sembrò sbucare uno spuntone nero, diretto contro il Raikage
Uno scudo improvvisato di sabbia si erse a difesa del kage ma la lancia lo attraversò e un istante l’uomo fu colpito da una roccia di circa tre metri di diametro, sbalzato violentemente sbattendo contro la barriera di sabbia.
Riuscì a reggersi concentrando chakra nei mani e nei piedi, ma si era rotto il naso.
“MALEDETTO TSUCHIKAGE!” urlò, feroce.
“Ti ho salvato la vita” rispose Oonoki e subito compose i sigilli per un cubo della scomposizione.
“Vecchio, su di lui funziona solo la modalità eremitica” lo avvertì Naruto, poi rivolgendosi a Tsunade chiese: “Nonna, potresti lanciarmi come hai fatto con il vecchietto?”
“Non sono un vecchietto!” protestò vivamente Oonoki e alle sue parole seguirono due grossi bracci rocciosi che sbucarono dal terreno ricoperto di lava.
Tsunade saltò sulla piattaforma di sabbia di Naruto.
“Sei pronto?”
Naruto la guardò dal basso e sorrise. La fiducia della nonna in lui era massima, ciò gli imprimeva la forza di combattere e l’obbligo di non fallire. La fiducia che gli altri riponevano in lui era la sua energia vitale, il suo nutrimento, non se ne sarebbe stancato e lamentato mai e l’avrebbe meritata fino alla morte.
La donna si chinò e lo afferrò per una caviglia. Il genin vide vorticare tutto, chiuse un attimo gli occhi e per un attimo nel buio apparve la figura della madre.
Naruto immaginò che gli dicesse “Sono morta il giorno che tu sei nato, è come se avessi continuato la mia vita. Non sprecarla.” e sentì montare dentro il coraggio e l’entusiasmo per l’azione imminente. Prese il volo.
Pecora, serpente, tigre.
Due bunshin apparvero accanto a lui. L’originale si trasformò nel Kyuubi, mentre i due bunshin in Sannin Mode lavorarono insieme per originare un rasengan gigantesco.
Obito si mostrò indifferente, anzi guardò il cielo preoccupato e un attimo dopo la volta celeste sembrò essere spazzata via da un ondata di fuoco.
Per un attimo tutto sembrò fermarsi e la luce abbagliante delle fiamme si riflesse negli occhi di tutti i combattenti, rendendoli bianchi.
Quando le fiamme si dissolsero, l’azione sembrò riprendere accelerata.
“Cosa stai combinando?”
Tsunade urlò contro Obito.
“Non sono io, è il piccolo Sasuke che si affanna verso la fine”
L’istante successivo i due bunshin furono trafitti dalle sbarre nere del Rinnegan, Naruto sentì un dolore acuto allo stomaco come se fosse stato trafitto egli stesso.
Non si lasciò scoraggiare e lanciò la Bijoudama contro il fiore maligno, ma la vide sparire. Quando le polveri si dissolsero, fu possibile vedere Obito giacere seduto sul fiore, con un ghigno irridente. Aveva le braccia incrociate appoggiate sulle ginocchia piegate. Nel suo occhio sinistro brillava il Rinnegan, il suo occhio destro esponeva un Mangekyou Sharingan rosso come il sangue.
“Avevi dimenticato il Kamui, Uzumaki Naruto? Eppure il tuo maestro fa un abusivo uso massiccio della mia tecnica”
L’aria sembrava un po’ più buia, come se qualcuno stesse risucchiando tutta la luce e la speranza.
A guardò il cielo e sembrò impensierirsi.
“Uchiha Obito!”
Mei riprese la parola.
“Sei tu che hai controllato il mio paese?”
Uchiha non rispose e le dedicò uno sguardo vagamente astioso.
“RISPONDIMI! Sotto il tuo controllo il paese della Nebbia è diventato una carneficina!”
Mei iniziò a eruttare dalle labbra, dal naso dalle orecchie. La sua pelle iniziò a secernere lava in maniera abbondante tale che dopo qualche istante la donna sembrasse una candela incandescente in veloce scioglimento.
La lava ricoprì il fondo dell’interno della barriera, senza che l’avversario si preoccupò di nullificarla. Una porzione del Juubi prese fuoco.
“HAI TRASFORMATO IL MIO PAESE IN UN INFERNO!”
Un fiotto di lava ardente colpì Obito in pieno viso.
“Lo era già prima” obiettò l’uomo, indifferente all’attacco “Avete ammazzato l’amore della mia vita”
Mostrò per la prima volta in quella battaglia un’espressione umana. Rabbia e dolore gli deformarono i tratti, spaccando la pelle pietrificata.
“Cos…?”
Naruto registrò l’informazione con sgomento, quell’uomo agiva per amore?
“Avete ammazzato l’amore della mia vita” ripeté Obito, immediatamente dopo ci fu un esplosione di sangue e carne e della Mizukage non era rimasto più nulla.
Obito si ripulì il volto, ora aveva un’espressione persa, quasi stordita “Avete ammazzato l’amore della mia vita” sussurrò piano.
Nessuno osò parlare.
Gaara aveva gli occhi lucidi mentre fissava sgomento la sua sabbia imbrattata di rosso.
Dopo qualche istante Naruto affermò: “E tu hai ammazzato mia madre.”
In quel momento il ragazzo capì che Obito era diverso da tutti i nemici che aveva affrontato precedentemente, era un mostro bastardo in grado di far esplodere una donna, era il mostro bastardo che aveva ucciso i suoi genitori e l’aveva condannato a una vita di solitudine, era il mostro bastardo che aveva peggiorato scaricato l’attacco del Kyuubi sul clan Uchiha, provocandone lo sterminio e rovinando per sempre la vita di Sasuke. Era il mostro bastardo che aveva ucciso Neji, Gai sensei e la povera Mizukage. Si era vagamente chiesto durante quella battaglia perché non provasse a convincere Obito invece di combatterlo, perché non provasse compassione per lui, perché non cercasse di capirlo come aveva fatto con tutti i suoi nemici precedenti, persino Nagato.
Ora lo sapeva: odiava Obito Uchiha, lo trovava disgustoso e voleva soltanto ucciderlo. Non gli interessava nemmeno che stesse agendo per amore, non gli sarebbe fregato nulla nemmeno se Obito avesse perso i suoi figli.
Non gliene fregava un cazzo delle sue ragioni, voleva ucciderlo, perché lo meritava, voleva dilaniargli le viscere con un rasenshuriken e vederlo schiattare in una pozza illimitata di sangue, gridando di dolore.
Il buon Uzumaki Naruto aveva la sua eccezione, forse non era così buono come si riteneva, ma non gliene importava in fondo.
“OODAMA RASENGAN!”
Attaccò Obito con tutte le proprie forze, inasprite dall’ardente desiderio di spaccargli il cranio. Magari gli sarebbe entrato qualcosa in quella zucca marcia, pensò il Jinchuukiki.
Vide il riflesso del bagliore della propria arma negli occhi del nemico, stavolta avrebbe visto il suo sangue.
Obito alzò velocemente le mani e “Shinra... tensei”
Nessuno capì più nulla, la barriera di sabbia di Gaara finì in polvere, i kage e Naruto furono travolti da un onda di energia, scagliati via come marionette vecchie.
Naruto non riusciva a tenere gli occhi aperti, ma sentiva caldo: la Volpe lo stava proteggendo. Frenò bruscamente la sua corsa contro il Susanoo di Madara, che non si scompose e si limitò a guardarlo con divertimento.
Si rialzò in fretta e cercò gli altri kage con lo sguardo. Gaara doveva stare quasi bene perché una sfera compatta di sabbia stava atterrando dolcemente dopo la furia dell’attacco di Obito.
Degli altri tre kage non c’era traccia.
Guardò l’alleanza e si sentì quasi mancare. Molti erano stati protetti dal suo chakra e Tobirama aveva teletrasportato via circa diecimila uomini, ma migliaia di shinobi non ce l’avevano fatta e i loro corpi si ammassavano sul terreno, irriconoscibili.
Il campo sembrava ricoperto di fango rosso.
Naruto si mise a piangere involontariamente.
Il respiro gli si fece affannoso mentre cercava di individuare i suoi amici e nonna Tsunade.
Anche Hashirama stava piangendo, imprigionato dal Susanoo di Madara.
Naruto lo guardò, confuso, poi più avanti, vicino ad Obito notò il Susanoo di Sasuke.
“SAS’KE!” urlò. “SASUKE!”
Violentando le proprie gambe, caracollò verso il suo migliore amico.
 “Naruto” lo salutò l’altro, sgranando leggermente gli occhi.
Gli sorrise brevemente, poi fissò Obito davanti a loro.
Naruto entrò nel Susanoo e abbracciò Sasuke. Ormai non aveva più il controllo delle proprie azioni. Sentì il corpo dell’Uchiha rilassarsi tra le sue braccia per qualche decimo di secondo.
“Oh, ma che carini”
Sasuke, ancora stretto nella morsa calda del suo migliore amico, sollevò il braccio del Susanoo al cielo.
“Kirin”
Naruto vide un mostro di luce bianca abbattersi su Obito e realizzò immediatamente che Sasuke ormai era eccezionale come ninja, ma non ne era invidioso, riusciva a provare soltanto ammirazione ed emozione davanti alla sua grandezza.
Qualche istante dopo pensò che quella volta Obito non ce l’avrebbe fatta.
“Wo Sasuke!” gridò “GRANDE! L’HAI FRITTO!”
“Fossi in te non ne sarei così sicuro”
“Ma chi…”
Obito attirò la loro attenzione, da destra. Era impossibile anche solo da concepire, ma aveva evitato l’attacco. Mentre ancora si muoveva a destra, tre-quattro serpenti giganteschi, lunghi più di un palazzo e larghi come il tavolo nella sala del consigli di Konoha, lo aggredirono simultaneamente.
Tre si dissolsero, ma uno riuscì ad infiltrarsi e morse il Juubi dove era più sottile.
“Maledetto Orochimaru” bisbigliò Obito girandosi leggermente verso di lui.
Il sannin lo ignorò, “Ottimo lavoro, Sasuke” invece disse rivolto al suo allievo.
“Mh” rispose lui e finalmente si liberò dall’abbraccio di Naruto.
Era sempre così sentimentale quel dobe, non capiva che loro non avessero niente in comune e che non fossero più amici.
Tuttavia, quando aveva visto Obito scagliare lo Shinra tensei, aveva pensato a Naruto e aveva iniziato a tremare, riusciva a controllare la sua mente, non il suo corpo, e quando l’aveva visto vivo i suoi muscoli tanto tesi da rischiare di spezzarsi si erano rilassati all’improvviso e lui aveva rischiato di perdere l’equilibrio. Era una fortuna che Naruto l’avesse abbracciato, altrimenti sarebbe crollato al suolo e ora che si erano allontanati, aveva freddo.
Obito continuava a lottare con il serpente gigante. La bestia aveva morso il Juubi e sembrava nutrirsi del suo chakra, diventando sempre più grande e aggressiva.
I guerrieri sopravvissuti avevano ricominciato ad attaccare, seppur con più cautela di quanto ne avessero avuta durante il precedente attacco.
Naruto riconobbe tra i sopravvissuti Killer Bee, il team 10, Gaara e sua sorella Temari.
Altri shinobi, guidati da Tobirama e Minato stavano arrivando dal punto di raccolta in cui erano stati teletrasportati.
Tsunade e Sakura erano tra loro e subito si adoperarono per distinguere i feriti gravi dai morti e iniziare a curarli.
Naruto rivolse un cenno di saluto alla compagna, che gli rispose sventolando la mano e gli sorrise.
Il giovane Jinchuuriki si piegò su se stesso, poggiando le mani sulle ginocchia e respirò affannosamente.
Sembrava che qualcosa all’altezza della gola bloccasse il libero passaggio dell’aria e il cuore gli batteva troppo forte. Doveva rilassarsi, se avesse continuato a combattere come fosse una bestia senza raziocinio, con i muscoli contratti e le arcate dentarie che battevano tra loro senza controllo, avrebbe avuto a breve un crollo fisico. Sentiva ormai che il proprio corpo era al limite, stava per scoppiare come se avesse accumulato troppe ferite, troppo dolore, troppi tentativi inutili, troppo sangue, troppe speranze e aspettative. Non poteva arrendersi, perché arrendersi non era contemplato nel suo vocabolario ma soprattutto perché se si fosse fermato, tutti i suoi amici sarebbero stati perduti, il mondo sarebbe stato perduto. Era in prima linea, era l’ultima difesa contro l’apocalisse di Obito, non poteva permettersi di cedere ancora. Già aveva vacillato due volte ed era stato soccorso prima da Hinata, poi da Sasuke: era stato fortunato che il nemico non ne avesse approfittato.
Il ragazzo si girò verso il compagno Uchiha e lo vide alto e fiero, aveva i vestiti quasi puliti e lo sguardo tranquillo. Era come se combattesse dentro una bolla, niente sembrava scalfirlo.
Naruto era diviso tra la felicità di averlo di nuovo accanto, di poterlo guardare senza che l’altro gli urlasse contro “Che cazzo vuoi da me?”, di poter combattere con lui come ai vecchi meravigliosi tempi, quando tutto era facile e bello, di poter immaginare un futuro insieme a lui e la paura che Sasuke lo stesse ingannando e non avesse intenzione di tornare a Konoha ma che stesse macchinando qualcosa di sbagliato.
Da quando era tornato, Sasuke sfuggiva alla comprensione di Naruto: un momento salvava la vita dell’amico e gli sorrideva, solo un attimo dopo assumeva espressioni –Naruto rabbrividì nel realizzarlo- da psicopatico.
Era rimasto scosso dal sadismo che aveva sconvolto i delicati tratti di Sasuke quando aveva cercato di bruciare il Juubi e dall’indifferenza che aveva mostrato davanti al massacro dei suoi compagni, come se non gliene fregasse niente o –Naruto tremò- gli facesse addirittura piacere.
Non riusciva a smettere di pensare alla frase dell’amico “Sarò io a cancellare il passato”, non l’aveva capita, ma aveva addosso l’agghiacciante sensazione che Sasuke volesse ucciderlo.
L’aveva sempre capito alla perfezione, come fossero un’anima in due corpi, ora non ci riusciva più e faceva male come se avesse una ferita aperta.
Privo di energie, Naruto posò ancora gli occhi su Sasuke. Nonostante tutto, guardarlo gli piaceva, gli era sempre piaciuto.
Perché Sasuke stava correndo verso di lui? Sembrava stesse pure parlando, ma Naruto non riusciva a capire ciò che diceva. All’improvviso vide il braccio bluastro del Susanoo allungarsi verso di lui e per un attimo temette che volesse attaccarlo, poi si sentì spingere potentemente all’indietro.
Un nugolo di lance nere gli sfrecciò davanti, veloci e letali. Se solo fosse stato lì, non avrebbe avuto scampo.
Obito lo aveva attaccato. Quando si era mosso? Probabilmente mentre Naruto si era distratto a riflettere, in battaglia bastava un attimo di imprudenza e si moriva senza nessuna seconda possibilità. Non si poteva premere il restart, non si compariva al check-in, non si poteva riprovare a giocare, al primo shot down si moriva senza appello.
Il corpo di Neji giaceva ancora lì dove era caduto, riposando in un’enorme pozza di sangue.
“A che cazzo stavi pensando?” Sasuke lo riprese e Naruto quasi rise dal sollievo nel notare che si era fermato prima di poter essere sfiorato dalle lance “Perché…”
Non ebbe tempo di finire la frase che Obito attaccò ancora provando a raggiungerlo con le propaggini del Juubi. Velocemente compose i sigilli per fare dei bunshin e distrusse i tentacoli aggressivi con un grosso rasengan.
Si fermò, di nuovo stanco, appoggiandosi alla spalla di Sasuke e si guardò intorno per qualche istante, mentre recuperava le forze. Notò Hinata che correva da sola con il Byakugan attivo, le vene più che mai evidenti.
Non aveva mai avuto bisogno di incoraggiamenti, Hinata, era forte contro ogni assalto esterno e tremore interno, perché la sorgente della sua forza aveva bisogno di lei.
Sorpassò Obito e il suo albero, cercando con il Byakugan punti deboli da attaccare. Sapeva che la sua azione non era utile, ma non poteva starsene con le mani in mano mentre il suo futuro marito rischiava la vita per tutto il mondo e se il mondo stava per finire, allora lei sarebbe morta combattendo per lui.
Attivò la tecnica dei leoni gemelli e la combinò con il taijutsu dei Centoventotto Palmi degli Otto Trigrammi, colpendo il fusto della pianta dove aveva visto i nodi del reticolo dello scorrimento del chakra.
Obito la guardò, annoiato, e le sembrò di vederlo sorridere. Ebbe leggermente paura di cosa potesse passare nella testa di quel mostro, ma non si distrasse, né si fermò.
Quando ebbe finito però non era cambiato nulla.
“Hinata!” lei si girò e notò il suo compagno di squadra Kiba sbracciarsi verso di lei, affiancato da Akamaru in forma umana.
“È inutile combattere da sola contro un mostro di tali proporzioni” continuò Shino “Proviamo una combo”
Lei annuì e li raggiunse.
Kiba respirava pesantemente, forse era reduce da un intenso sforzo fisico e si appoggiò a lei, stringendole una spalla con la mano sinistra.  Aveva le unghia sporche di sangue.
“Hai ragione, Shino-kun” mormorò la ragazza, sentendosi in colpa perché il proprio gioco di squadra non era buono “A quale modulo avevi pensato?”
“Alla…” non terminò e si dissolse in una nube di insetti.
“Cosa…”
Un tentacolo del Juubi, con un diametro di più di tre metri, invase il campo visivo del Byakugan di Hinata. Li stava raggiungendo a una velocità di 80 miglia orarie.
“KIBA-KUN!” gridò per avvertirlo mentre si abbassava, ma il ragazzo doveva già aver capito cosa stava succedendo, perché le afferrò saldamente la vita e saltò via.
Vedeva girare tutto, probabilmente il ragazzo stava effettuando Gatsuuga.
“Shi-shino-kun dove…” chiese, balbettante per la difficoltà a respirare ma si interruppe quando vide un muro nero di insetti, alto e veloce come un onda di maremoto, abbattersi con violenza su Obito.
Gli altri due compagni capirono di dover agire e così Kiba trasformò la sua fuga in attacco e mentre stringeva saldamente la ragazza, si scagliò vorticando contro la base dell’albero. Hinata saltò via a pochi metri dall’impatto e si preparò ad attaccare col Juken.
L’indomani sarebbe stato il compleanno di Naruto, pensò. Avrebbe voluto passarlo con lui, fargli una torta e guardarlo strafogarsi e sorridere. Era così adorabile. Deglutì, piegò leggermente le gambe e si preparò ad attaccare, sperando che di non rompersi i polsi.
 
Shikamaru non pensò nemmeno di allungare la sua ombra verso Obito. Il problema non era la mancanza di luce, sarebbe bastato accendere un fuoco, ma l’abilità nullificatrice dei ninjutsu del Rinnegan.
“HINATA!”
Il genio della Foglia sentì Naruto urlare e lo vide correre verso una ragazza che rotolava sul terreno, sbalzata via da un colpo violento “Come stai?”
Dopo un po’ lei arrestò la sua corsa, fermandosi con il viso a terra.
Non si muoveva, così Naruto la voltò delicatamente. Kiba si aggrappò alla spalla di lui, improvvisamente incapace di mantenere l’equilibrio.
La ragazza aveva il volto lucido di sangue.
“Hinata”
Naruto le pulì il volto con le mani sporche.
“No, dai…”
Aveva il naso spezzato e le mancavano i denti davanti. Una macchia nera, provocata da una grossa contusione, si allargava sotto la pelle delle guance e della fronte.
“È stata colpita da una un coso nero enorme, mentre attaccavamo il Juubi. Quel tizio ha aperto la mano e ha creato quella sfera e poi…” spiegò Kiba confuso e tra le lacrime.
“Sakura-chan” la voce di Naruto suonò spenta e triste come se già sapesse la risposta della domanda che stava per porre “Si risveglierà, vero?”
La ragazza tirò su con il naso e scosse il capo.
 “No…”
Naruto la sollevò delicatamente e la abbracciò, stringendola piano contro il proprio petto.
Sentiva dentro di se una tristezza corrosiva, che liquefaceva tutto ciò che toccava. Non era in grado di fare niente, non aveva voglia di parlare, non aveva voglia di muoversi per molto tempo.
Non voleva nemmeno spiegare ciò che provava.
Sentì suo padre accovacciarsi al suo fianco e la sua mano grande posarsi sulla sua spalla.
“Naruto”
“Era innamorata di me.” rispose il ragazzo.
Parlava a fatica e la sua voce era bassa e profonda, come se provenisse dal fondo di un pozzo “Mi ha salvato la vita così tante volte. Voleva stare al mio fianco per sempre. Se solo…”
Non riuscì più a continuare e la strinse un po’ di più.
Cercò di accarezzarle il viso, ma ormai aveva le mani imbrattate di sangue e riuscì soltanto a sporcarla.
Era solo una ragazza di sedici anni.
“Cominci a capire, Naruto, che questa realtà è l’inferno? Non può esistere amore senza dolore e come la morte vince sempre sulla vita, così il dolore trionfa sempre sull’amore.
Se passi dalla mia parte e smetti di intralciarmi, smetterò di uccidere i tuoi amici.”
Naruto alzò la testa e lo guardò, senza dire nulla.
“Hai presente cosa stai provando, Naruto?” continuò Obito “Io l’ho provato cento volte più forte. Il mondo è una discarica e noi uomini non facciamo altro che farci del male a vicenda. Anche tu ne hai fatto, ignorando i sentimenti di quella ragazza e ora è troppo tardi. Ora…”
Ino stava in piedi dietro Naruto, piangeva a dirotto e cercava di mantenere sotto controllo il dolore tirandosi i capelli.
“Ino”
Shikamaru la chiamò a bassa voce.
“Come stai?”
“Come vuoi che stia?”
“Senti, so che è difficile per te, ma dovresti fare un ultimo sforzo”.
Ino alzò la testa per guardarlo, ma non smise di lacrimare.
“Guardalo, continua a blaterare, inchiodato sul posto”
“Ho capito”
“Sicura di potercela fare?”
“Sì”
La ragazza prese un respiro profondo, posizionò le mani per il capovolgimento spirituale e si lanciò in Obito.
Si ritrovò in uno spazio nero e inizialmente non capì di avercela fatta. Poi sentì il proprio chakra scorrere lungo il corpo di quel mostro. Si sentiva soffocare, la sua personalità era forte e il Juubi era una pressione cieca e impetuosa che la schiacciava da ogni direzione.
Non vedeva il chakra di Obito, in compenso ovunque guardasse scorgeva l’immagine deformata di una ragazzina dai capelli castani che bruciava tra le fiamme.
Provò a muoversi ma non ci riuscì. Tutto ciò che riusciva a fare era bloccare i movimenti di Obito, irrigidendo i muscoli.
Guardò Shikamaru e lui percepì lo sguardo come un via, così urlò “Ino sta bloccando il corpo di Obito. Attaccatelo adesso, non si difenderà! Potreste non avere una seconda occasione!”
Velocemente allungò la propria ombra verso di lui per aiutare la sua compagna a mantenerlo fermo.
Nessuno si mosse, dopo un po’ Killer Bee si avvicinò e sferrò un pugno di media intensità sul viso del nemico. Ino sentì un dolore atroce ma si sforzò di restare immobile.
Pian piano tutti iniziarono ad attaccare. Qualcuno lanciò dei kunai e non vennero fermati.
Kiba si scagliò verso il nemico con le zanne perforanti e dopo un istante Shino lo raggiunse, aizzando milioni di insetti su Obito. Ino provò tanto disgusto da voler vomitare e si sentiva pungere, mangiare ovunque.
I pochi kunai divennero decine e centinaia. Gli shinobi urlavano e a turno lanciavano le proprie armi, alcuni si avvicinarono per colpirla direttamente. Orochimaru scatenò di nuovo i serpenti e faceva malissimo.
Ino continuò a restare ferma, mentre migliaia di ninja la aggredivano, erano un’orda inarrestabile ormai.
Alcuni giunsero con le spade e cercarono di affondarle nel suo corpo: era duro ed entrava solo la punta ma doleva lo stesso ovunque.
Kiba la attaccò di nuovo con le zanne perforanti, Sasuke la guardò con odio e le accese Amaterasu addosso.
Il dolore era insopportabile, avrebbe voluto urlare ma non ci riusciva mentre le carni che sentiva come fossero le sue bruciavano.
Vide Temari sventolare forte il ventaglio per alimentare Amaterasu, mentre il giovanissimo Uchiha aveva iniziato a colpirla con le frecce di Susanoo. Il Juubi si rigenerava, ma le ferite dolevano maledettamente.
Le vennero le lacrime agli occhi ma non poteva piangere.
“Naruto!” urlò Shikamaru “Va a tagliare quel cazzo che lo collega al Juubi!”
“S-sì”
Il ragazzo posò Hinata a terra, vicino a suo cugino Neji, dopodiché diede informazioni a Sasuke di seguirlo.
I due ragazzi si guardarono intensamente e subito dopo Sasuke sincronizzò il proprio chakra con quello del compagno; combinandosi attaccavano l’appendice di collegamento con rasenshuriken incendiati con l’Amaterasu.
Il primo si rimarginò completamente, ma i due ragazzi non lasciarono passare nemmeno un attimo che attaccarono di nuovo.
Bruciava tantissimo per Ino, era come se qualcuno le stesse amputando una gamba con un coltello rovente.
Gaara stava tentando di soffocarla inviando sabbia nella sua bocca e nelle sue narici.
Lei guardò ancora Shikamaru, ma non gli intimò con gli occhi di far fermare l’alleanza, perché mancavano pochi minuti alla fine e non poteva arrendersi adesso. Soltanto lo salutò.
Lui spalancò i suoi occhi e scosse il capo, lo vide interrompere il controllo dell’ombra e parlare concitatamente con Chouji. Prese a scuotere il corpo di lei, mentre Chouji si avvicinava al Juubi per parlarle.
“Basta, Ino, non fa nulla. Smettila e torna da noi, per favore, Ino. Sei stata brava”
Ino lo guardò triste, ma non si mosse. Non poteva farsi scappare un’occasione del genere.
Anche Sakura le si avvicinò.
Ino si preparò ad essere attaccata.
“Ino”
Mormorò Sakura.
Stava piangendo.
“Ho capito cosa vuoi fare e ti appoggio.”
Si avvicinò ancora e posò una mano sul viso di Obito.
“Mi dispiace per tutto il dolore che ti ho provocato, voglio che tu sappia che ti voglio davvero bene e non ho mai smesso di volertene. Non posso guarire le tue ferite ma farò il possibile per anestetizzarti.
Scusa per tutto.”
Ino pensò confusamente che la sua fronte fosse diventata ancora più alta, che i suoi capelli rosa sporchi fossero inguardabili e che le volesse tanto bene anche lei.
La guardò mentre le faceva delle iniezioni alla carotide e le posava le mani delicate sul petto, infondendole il chakra verde per non farle sentire dolore.
Non sapeva come dirle grazie, sperò che i suoi occhi bastassero.
Intanto nessuno smise di attaccarla, com’era giusto che fosse.
Il ragazzo dai capelli bianchi amico di Sasuke le ferì profondamente il fianco con un colpo di mannaia. Cercò Sasuke con lo sguardo ma non lo trovò accanto a Naruto, lo individuò nel suo Susanoo con Karin.
Naruto la stava ancora attaccando usando le Bijoudama.
Il giorno seguente sarebbe stato il suo compleanno.
A Ino sarebbe piaciuto fargli gli auguri e partecipare a una sua festa, le erano sempre piaciute le feste.
Un improvviso abbassamento della pressione la informò che il Juubi era stato staccato dal suo corpo. Non sapeva se tornare indietro, Obito era ancora una minaccia, pure senza Juubi.
Crollò al suolo insieme a Obito prima che potesse affrontare il dubbio e sorrise tra sé e sé: ce l’aveva fatta.
Lei, che era considerata la troia del villaggio, aveva salvato il culo a tutti.
Da quel momento per sempre, Sakura avrebbe dovuto riconoscere la sua superiorità.
Yamanaka guardò in alto: l’immagine della ragazza che aveva visto bruciare prima nella testa di Obito giganteggiava nella luce.
Non era per lei quell’allucinazione.
“Rin”
Obito in quel momento era piccolo, le sembrava un tredicenne.
“Rin”
Anche la sua voce suonava infantile.
Aveva indosso una divisa nera e arancione, come Naruto e un paio di occhiali anti-vento sulla testa.
Era un bel bambino.
“Vieni Obito, non hai bisogno di fingerti invulnerabile, non c’è niente di male a perdere se hai provato con tutte le tue forze”
La voce della ragazza le suonò melodiosa alle orecchie ma non era per lei.
Lei non vedeva nulla.
“Padre, sto per raggiungerti” mormorò, poi senza alcun motivo le venne in mente di nuovo che ormai doveva essere il dieci ottobre, il compleanno di Naruto.
“Auguri Naruto” e il buio della morte la ingoiò.
 
Naruto guardò Obito cadere a terra con un tonfo, non riusciva quasi a crederci.
Aveva desiderato così tanto la sua morte, ma in quel momento non provava nulla. Non era dispiaciuto, ovviamente, ma non era nemmeno felice.
Sua madre non era tornata in vita.
Doveva essere ormai passata la mezzanotte, pensò, era il suo compleanno, registrò senza nessuna emozione.
Cercò Sasuke con gli occhi ma trovò il ragazzo dai capelli bianchi che cullava tra le sue braccia la rossa amica di Sasuke, morta. Era secca e disidratata, la sua pelle sembrava quella di una vecchia, molti capelli bianchi infestavano la sua chioma fulva.
“Naruto”
Naruto alzò lo sguardo verso Sasuke e non si scompose, già sapeva cosa avrebbe visto. Forse da quando lui era tornato che lo sapeva.
Sasuke stava di fronte a lui, splendido.
In un occhio brillava lo Sharingan Ipnotico Eterno, l’altro era bianco, segnato da dei cerchi concentrici.
Aveva succhiato tutto il chakra Uzumaki di Karin per riuscire ad avere quell’occhio.
“Oh!” commentò Orochimaru “Oltre le mie più rosee aspettative”.
Madara finalmente si mosse, probabilmente aveva sempre considerato Obito un pagliaccio che non meritava alcuno sforzo per contrastarlo.
“Non penserai che ti possa lasciare attivare lo Tsuki no Me al mio posto” disse calmo ma palesemente irritato “Bimbo, ti posso fare a pezzi in tre secondi e mezzo”
Sasuke lo ignorò.
“Naruto, saremo felici. Insieme, con mio fratello Itachi e i tuoi genitori. Ho capito che oggi è l’anniversario della morte di tua madre, non sarebbe meraviglioso risvegliarla lo stesso giorno?”
Naruto ingoiò la sua stessa saliva.
Non sarebbe stata sua madre a risorgere lo stesso giorno che era stata uccisa, sarebbe stato lui a morire lo stesso giorno in cui era nato.
Lui e Sasuke non sarebbero morti insieme, Sasuke lo avrebbe semplicemente ucciso.
Eppure Naruto amava così tanto Sasuke, non poteva farne a meno.
Hashirama si avvicinò velocemente.
“Mi dispiace di non essere riuscito a salvarti” si scusò malinconico “Ora purtroppo devo ammazzarti”
 “Tu e Madara potete farmi fuori in un secondo.” Rispose Sasuke “Ma non lo avete.
Al mio migliore amico: buon compleanno e mi dispiace tanto, tu sei prezioso per me come la mia stessa vita, ma non posso vivere senza di Lui, mi capisci?
Vorrei ringraziare anche la mia compagna Sakura che mi ama così tanto. A questo mondo maledetto…”
Naruto si lanciò contro Sasuke urlando e piangendo, non si sarebbe arreso solo perché era Sasuke il suo avversario, avrebbe combattuto per ciò che era giusto sempre.
Vide Sakura correre accanto a lui.
Madara evocò  di nuovo il Susanoo e Hashirama il suo Buddha gargantuesco di legno.
Lo Sharingan eterno di Sasuke brillò tra i petali del Juubi e la luna si fece rossa sanguigna, com’era la notte dello sterminio del clan Uchiha.
“…Tsukuyomi.”

 






Note:
-Sì, me lo sono inventato io che il Susanoo può trattenere ''prigionieri''.
-Non è corretto dire che Sasuke non ha lo Tsukuyomi. Non conosciamo i poteri del MSE, potrebbe anche avere tutte le abilità dell'Ipnotico, come potrebbe aver conservato solo le proprie. Non si sa e nel racconto mi sono presa la libertà di ipotizzare che abbia anche Tsukuyomi ;)

 
 

 
   
 
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